Donnerstag, 3. Januar 2013


"Satirical" drawings against Islam.   

I published following article on February 2006. I defend in it the freedom of opinion but I collocate this  basic right in the specific present historical context. And I find it completely out of place and basically hypocrite, then while talking about freedom, leading "self defining democratic" nations (USA, GB and their devote servants in Europe and elsewhere) lead murderous and criminal aggressions against other countries (the chief idiot in the White House at that time even used the word "Crusade", showing his deep ignorance of history).  Since then and until today there have been numberless similar aggressions (drawings, films, etc.) concealed under the label of "freedom of opinion" against the religious and cultural goods of other civilizations, particularly the Islamic. Therefore I am afraid that unfortunately this article has not lost  its sad actuality. 
  
Vignette “satiriche”. Decenza, libertá di  stampa e un di storia (webgiornale.de - 9.2.2006)

Da alcuni giorni rifletto sulle reazioni nei Paesi arabi, generate dall'infausta pubblicazione delle vignette "satiriche" su un quotidiano danese. Volevo scrivere  la mia opinione ma ero indeciso, tanto complesso è il problema.  Mi ha convinto a dire la mia un articolo, che condivido pienamente, scritto da Gorbaciov (La Stampa, 6.2.06), che considero l'unico grande personaggio della nostra epoca, ancorché dimenticato, uno che con la sua intelligenza politica ha cercato di dare una svolta positiva ai destini del mondo. Progetto mancato: basta pensare a chi ora gioca i destini del mondo, e permettetemi di non scriverne i nomi arcinoti, dall' Italia all'America alla Russia e altrove: che cadano tutti al più presto nella pattumiera della storia, che nessuno li rimpiangerá, sono politici "padri di tutte le menzogne".
Ho vissuto tre anni a Parigi, dove ho frequentato tutti i centri culturali della metropoli, e studiando l'arabo,  l'armeno ed il curdo ho avuto modo di conoscere attivisti sia israleliani che palestinesi, tutti dediti alle iniziative di pace fra i due popoli. Ricordo in particolare  l'accorato intervento di un ebreo dopo la proiezione in anteprima del film "Il muro" (di una regista israeliana), che disse testualmente: "I sionisti ci avevano convinti ad arruolarci per andare a difendere 'una terra senza popolo per un popolo senza terra', ed invece ci siamo accorti ben presto che era una perfida menzogna, e che ci avevano trasformati in terroristi per  compiere contro un altro popolo quello che il nostro aveva subito".
Nessuno lo zittí, forse perché era un ex combattente, anche se certamente in sala c'era qualche esponente del Mossad. Lo accompagnammo fuori dal cinema per assicurarci che nessuno lo minacciasse. Non  aveva paura. Mi disse: mi conoscono, sanno che dico il vero, ma non si sentono toccati. Sanno di poter fare tutto quello che vogliono.
Però, aggiunse, se invece di  dirle io, che sono ebreo, queste cose le dicessi tu, saresti immediatamente un antisemita.
Risposi che, storicamente, tutti i popoli mediorientali sono semiti, dunque antisemita significherebbe anche antiarabo. Mi rispose: certo, questo lo sanno tutti, ma soltanto la storia si sposa con la verità, la politica invece è una ... (e qui nominò il mestiere più antico). Una volta creati gli slogan, che sono etichette, chi ci resta attaccato é perduto. La nostra era una cultura di pace, vedete dove siamo finiti. Abbiamo spinto milioni di palestinesi nella diaspora, occupiamo odiosamente le terre altrui, siamo armati fino ai denti, abbiamo tutto quello che vogliamo, solo una cosa non avremo mai se non cambiamo: la pace, che era la base della nostra cultura!
Lo ringraziai e  gli promisi che la mia prossima lingua di studio sarebbe stata l'ebraico. Mi disse: se sai lo yiddis, ti basta. Riferii il colloquio ad amici arabi, i quali mi dissero:  ma lo sai quanti secoli hanno vissuto ebrei, arabi e  anche cristiani pacificamente  in Palestina?  No, risposi. Ebbene, non è colpa tua: i  vostri vergognosi libri di storia questi fatti non li riportano: eravamo  in pace fra di noi tutti, senza distinzione di religione, sono stati gli europei a portarci in casa la guerra. E ora che noi arabi ci difendiamo, e che i nostri fratelli  palestinesi, che non hanno altre armi e si sacrificano per liberare la loro terra dall'occupazione sionista (i deportati sono ormai quattro milioni) vengono chiamati terroristi, voi europei vi arrogate il diritto di insegnarci la tolleranza.
Dichiarai che ero dalla loro parte, per tradizione partigiana in famiglia e per convinzione personale, ma precisai la mia assoluta contrarietà agli atti terroristici, poiché oltre a colpire indiscriminatamente innocenti, in quanto a metodo di lotta pongono agli occhi del mondo le vittime palestinesi sullo stesso piano dei loro oppressori sionisti.
Ciò premesso, la  cosa che mi sconvolge e mi ripugna è il veder ipocritamente svendere come "libertà di stampa"  l'arrogante pretesa di impunemente offendere con vignette stupide sentimenti  religiosi e identificazioni culturali di  popoli interi  e di voler per somma ingiuria valutare le loro reazioni sul metro di una supposta superiore cultura occidentale.
Nessun quotidiano pubblica caricature unicamente per riempire le pagine, né tantomeno per oltraggiare i propri lettori. Al contrario, cerca di ingraziarseli e di aumentare con ciò la tiratura: e si sa che le vignette portano un messaggio immediato e più forte della stessa parola scritta. Dunque o ci troviamo di fronte ad irresponsabili o il messaggio era purtroppo voluto: sappiamo che da tempo la politica danese risulta orientata al contenimento degli stranieri, con leggi fra le più restrittive d'Europa.
E dunque la denigrazione del mondo arabo non può essere stata un episodio casuale o una semplice gaffe, ma va interpretata purtroppo in funzione della politica danese in atto. Dunque, altro che indipendenza della stampa, come invoca l'irresponsabile direttore del quotidiano!  Che le reazioni del mondo arabo siano esagerate, pilotate, aizzate dai fondamentalisti è evidente, innegabile. Non soltanto: ciò era purtroppo probabilmente anche previsto. Che senso avrebbe avuto altrimenti  la provocazione? Cui prodest? Evidentemente è stata un regalo ai fondamentalisti, ed uno schiaffo all'Islam moderato  e progressista, che da questa radicalizzazione ne esce indebolito. 
E poi, in quanto a scuola di tolleranza, suvvia, l'Europa  e l'Occidente in generale non hanno propriamente una veste candida. Abbiamo dimenticato che la nostra "superiore" cultura non soltanto ha tollerato, con tanto di decreti napoleonici e bolle papali, ma ha  vantato e praticato per secoli la schiavitú,  spopolando  un continente intero, l'Africa,  distruggendone per i secoli futuri  fino ad oggi le possibilitá di progresso ?  O che in quanto ad intolleranza e reazioni sproporzionate, nel cuore dell'Europa, 136 anni or sono non c'è stato bisogno di vignette satiriche, ma per scatenare la guerra fra Francia e Germania nel 1870 é bastata un'offesa ridicola  (chi non lo ricordasse vada a cercare nei libri di storia alla voce "Telegramma di  Ems") !
Credo che sarebbe compito dei giornalisti di tutti gli organi di stampa, il chiedere scusa ai popoli arabi per la schiocchezza commessa da un loro collega,  e umilmente cominciare ad ascoltare le ragioni di coloro che l'arrogante supremazia economica e militare dell'Occidente  considera  dall'alto in basso, ignorando che una parte sostanziale della nostra supposta "superiore" cultura  occidentale  è di matrice araba, a cominciare dai numeri. E che l'anno 1492,  tralasciando la valutazione sulla scoperta dell'America, dovrebbe essere comunque "festeggiata" come data della vergogna  per l'Occidente, poiché coincide con la caduta di Granada e la "liberazione" della Spagna dalla presenza araba. Da quel momento ebbe fine una grande civiltà  nella penisola iberica, dove arabi, ebrei e cristiani convivevano pacificamente o comunque cercavano un modus vivendi di tolleranza reciproca.
Se mi fosse concesso un appello, sarebbe il seguente: amici Arabi, Ebrei, Palestinesi e di ogni altra nazione e religione: non accettiamo provocazioni,non bruciamo bandiere.  Difendiamo invece insieme i  valori delle nostre culture, che devono essere di pace, ma combattiamo coi mezzi della cultura per evitare che il bene indiscutibile chiamato libertá di stampa venga  svenduto per turpi fini di politica interna di qualunque Paese e svilito come "libertà di oltraggio" contro  altri popoli.
Popoli privi di diritti, coi quali si può fare ciò che si vuole, e che se appare utile per mantenere la supremazia economica e militare, si possono bellamente aggredire a mano armata ed occupare, spacciando criminali violazioni del dititto internazionale come "esportazioni di democrazia".


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