Mittwoch, 2. Januar 2013


Gli stranieri minacciano la cultura tedesca? "Leitkultur": le due anime tedesche allo scoperto  


(prima pubblicazione 2000, revisione 2013)
     


Pubblicai questo  articolo su un settimanale in Germania nell'anno 2000.  Con una versione in tedesco. Da allora sono cambiati i personaggi al potere (alcuni) ma il problema é identico, potrei riscrivere oggi le stesse cose. Magari aggiungendo che l'allora Ministro della Cultura del Baden-Württemberg  ha nel frattempo fatto carriera ed è nella stessa carica a livello federale (ma forse non più per molto, sembra abbia copiato anche lei la tesi di laurea...). E nel frattempo sono divenuto cittadino tedesco, dunque mi sento ancora più toccato dal problema.  

Questo fu anche l'ultimo articolo da me pubblicato in Germania. Allora ero docente collocato alle dipendente del Ministero Affari Esteri e un console zelante credette di applicare nei miei confronti la limitazione vigente nei confronti del personale diplomatico consolare e cioè l'obbligo di sottostare a censura preventiva sulle pubblicazioni anche se firmate come privato cittadino e non come docente. 
La mia immediata petizione al Parlamento europeo venne esaminata soltanto 4 anni più tardi, dopo  innumerevoli solleciti, e col risultato seguente: "Il Parlamento Europeo si pronuncerá solo dopo che tutti i gradi di giudizio interni allo Stato in questione saranno stati esperiti senza successo". 
Un risultato un po' deludente se si pensa che la libertà d'opinione dovrebbe essere in Europa un principio base dell'Unione: ma abbiamo visto nell'esempio greco (referendum impedito) che il parere dei popoli conta come il due di briscola per i politici europei, e quindi sia il Parlamento che le istituzioni comunitarie sono soltanto paraventi burocratici per giustificare la democrazia ... dall'alto.    Ma anche la burocrazia ha i suoi punti deboli: ed infatti chiesi ed ottenni il trasferimento a Parigi dove trovai personale diplomatico più intelligente e potei continuare indisturbato a scrivere ed a pubblicare.  
Non sapendo più che pesci pigliare e nella disperata ricerca di una rimonta elettorale, dopo gli scandali legati alla disinvolta gestione dei fondi dell‘ex cancelliere Kohl,  la CDU ha creduto di trovare nella magica parola „Leitkultur“ (che ha immediatamente conquistato il poco ambito titolo di „peggiore parola dell‘anno“) un cavallo di battaglia utile ad acquisire voti dal settore.... stavo per scrivere... „più  ignorante“ dell‘elettorato, ma forse invece soltanto il più influenzabile da parole ignoranti.

Non sfuggirá a nessuno  come l’idea di imporre una cultura sia già di per sé un incredibile ed enorme assurdo: la cultura la si offre, la si cerca, la si conquista, ma da quando mondo è mondo, prima dell‘alzata d‘ingegno della CDU/CSU  mai si era immaginato che la si potesse anche imporre, magari con una legge.
Invece proprio questo é apparentemente lo scopo del gran parlare di „Leitkultur“, che concretamente significa via libera alla discriminazione verso gli stranieri che in qualche aspetto possono risultare „devianti“ dalla „Leitkultur“.
Che cosa sarà in concreto questa „Leitkultur“ nessuno lo dice con precisione, anche perché se una cultura la si potesse cosí facilmente catalogare per definire chi è „dentro“ e chi è „fuori“ sarebbe ben povera cosa.
Io ad esempio, come professore di letteratura tedesca, potrei citare Goethe a memoria: però in ventotto anni di vita in Germania, avendo palato e stomaco latini, non ho mai potuto mandar giù un solo „Bratwurst“ e odio la birra: cosa conterà di più di fronte all‘esame di „Leitkultur“?  Temo, se si arriverà a tal punto, una solenne bocciatura.  
Per chi come me ha trascorso ormai metà della propria vita in terra tedesca, con moglie tedesca e figli con doppio passaporto, uscite come quelle sulla „Leitkultur“ preoccupano molto di più degli attentati delle teste rapate. Costoro pur nella loro criminale bestialità, sono infatti a loro volta le prime vittime di un sistema educativo che non è stato in grado di dargli nemmeno quel minimo di cultura di base e di coscienza civile da permettergli di capire dove sta andando il mondo. Ma paradossalmente le loro violenze sono contraddistinte da tale vigliaccheria da non destare in fondo preoccupazioni politiche: colpiscono solo persone di colore, senzatetto, addirittura handicappati. Come a suo tempo la Wehrmacht, che giustamente assumono a loro modello, questi vigliacchi attaccano solo se hanno dalla loro parte una schiacciante superiorità, ma si guardano bene dal toccare quelli che sanno difendersi, ed infatti non abbiamo mai letto che abbiano attaccato gruppi di giovani turchi o slavi o anche italiani, ben sapendo che avrebbero trovato pane per i loro denti.
Sembra dunque strano che i politici sentano la necessità di intervenire laddove sarebbero sufficienti forze di polizia efficienti e giudici imparziali, poiché si tratta evidentemente di criminalitá comune.
E vietare la NPD per dare un „segnale politico forte“: è semplicemente ridicolo. Sarebbe come se un politico italiano dicesse „metto fuorilegge la mafia e risolvo il problema“.  Più pragmaticamente sembra che altissime personalità dello Stato abbiamo invece condotto trattative con la mafia, ma questo è un altro problema.
I comportamenti criminali dei simpatizzanti o aderenti alla NPD sono già fuorilegge. E le idee, per perverse che siano, non si possono combattere coi divieti.  Si combattono con gli argomenti migliori e con i  buoni esempi: due cose che anche agli altri partiti, sia di governo che di opposizione, mancano nel modo più assoluto.
 Regna invece, seppure in misura diversa, anche in questi partiti l‘ipocrisia e la mancanza di orientamento.
Che politici di ogni colore parlino di difesa della cultura tedesca minacciata dagli stranieri è per me una grande delusione: sono venuto in Germania 40 anni or sono proprio perché attratto dalla sua cultura: arti figurative, musica, letteratura, filosofia, ma anche dal modo di vivere, dalla civiltà di uno Stato che, funzionando in modo efficiente, mi sembrava rispettare i diritti dei cittadini infinitamente di più di quello che lasciavo alle spalle: e almeno su questo punto non mi sono sbagliato. E in tutti questi anni di vita in Germania non ho mai avuto un solo istante la sensazione che la cultura tedesca fosse minacciata da alcuno, tanto meno dagli stranieri.
Ma allora, probabilmente, se i politici aizzano la folla contro gli stranieri facendo leva su di una presunta minaccia alla cultura tedesca, essi hanno qualcosa da nascondere (trattandosi di politici la cosa non stupisce, poiché come diceva Reagan, la politica, che è la seconda più antica professione del mondo, ha molti punti di contatto colla prima). Costoro parlano di cultura, ma la vera ragione sono come sempre i soldi ed il potere.
Quello cioè che i politici vogliono difendere non è la cultura, bensì l‘ignoranza, poiché è più facile conquistare e mantenere il potere dominando gli ignoranti piuttosto che le persone di cultura. Che non sono solo i letterati o filosofi, ma anche e sempre le persone che hanno imparato a ragionare colla propria testa e, anche se non hanno diplomi, si vogliono rendere conto di tutto e non credono ad ogni sciocchezza messa in circolazione dai politici.
 E, nei discorsi colla gente come nelle lettere che semplici cittadini scrivono ai giornali, si vedono sempre più chiaramente emergere le due anime della societá tedesca. Una, quella critica ed indipendente nei confronti delle autorità e aperta al nuovo, alle altre culture, caratterizzata dalla „Gastfreundlichkeit“, parola che non traduco poiché considero tipicamente e simpaticamente tedesca, modello di quello che dovrebbe essere l‘ atteggiamento fra residenti e migranti.
L‘altra anima è invece quella supina alle opinioni che vengono dall‘alto „Obrigkeitstreue“, caratterizzata dall‘incredibile velocità e capacità di assorbimento delle parole d‘ordine più ignoranti („Kinder statt Inder“, „Integration ja, Doppelpass nein“, e per finire, appunto „Leitkultur“). Quanti dei grandi filosofi e pensatori tedeschi si rivolterebbero nelle loro tombe sentendo con quanta cretineria certi politici credono di parlare a difesa della cultura tedesca!
Credo che sia anche un nostro dovere di immigrati, un nostro debito verso la società che ci ha accolti, aiutare la prima delle due anime tedesche, quella che seppure in modo diverso, ma altrettanto come noi stranieri, soffre delle perversioni politiche, della cecità colla quale per meschini interessi immediati si vuole continuare a tenere in vita un sistema di caste (tedeschi, stranieri comunitari, altri stranieri, immigrati in cerca d‘ asilo, ecc.ecc) ciascuna con diversi diritti e quindi di fatto in contrasto colle altre, cosa che, come la storia insegna, è il maggior blocco allo sviluppo economico, civile ed anche culturale di un Paese.
Dobbiamo dunque associarci a tutte le sane forze della società tedesca che vogliono uscire dalla menzogna politica che parla di „cultura nazionale minacciata dagli stranieri“ per continuare a divulgare l‘illusione che la Germania non sia „Paese d‘immigrazione“, e che possa progredire restando chiusa in sé stessa senza confrontarsi  colle altre culture.
Dobbiamo identificarci con questa parte più sensibile del popolo tedesco, e considerare ogni attacco alla vera cultura tedesca un attacco a noi stessi ed associarci alle giuste reazioni di quei concittadini tedeschi che si sentono offesi dall‘ ignoranza dei loro governanti.
Quando ad esempio, per evidentissimi motivi di compiacenza politica, il Ministro della Cultura del Baden-Württemberg decide di cancellare dall‘elenco delle letture scolastiche il noto romanzo di Hochhut sulla Germania nazista, uno degli autori che più hanno contribuito al buon nome della Germania all‘estero, ebbene,
contro questi misfatti dobbiamo levare anche noi, stranieri residenti in terra tedesca la nostra voce ... a difesa della cultura tedesca.

Graziano Priotto, de.it.press (anno 2000 ca.)



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