Freitag, 4. Januar 2013


Racconti brevi e non sempre edificanti. Ovvero: petizione contro l'eccesso di serietà.
("gegen den tierischen Ernst")

In molti sono a credere, vuoi a sostenere:
la serietà con l'ingegno ha poco a che vedere:
tanti nascondono con  severità  apparente
l' intelletual capacitá carente
e spesso ad inventiva, divertimento
serietà antepongono e non discernimento.

L'arguzia certo non garante è d'ingegno
ma essa più della serietà richiede impegno.
Troppo sul serio prender l'esistenza
non certifica altrettanta intelligenza
furon sempre gli ingegni più dotati,
che giocondi ci hanno affascinati.

Questo preambolo modesto
per introdurre un libertino testo.
Mi oriento all'esempio di quel grande
che la scienza moderna ha ben fondato
dico di Galileo, che ritenne sprecato
scriver libelli sol per educande
e dilettossi a scriver la seguente ballata
che a scuola mai ancor fu menzionata:

""CAPITOLO CONTRO ‘L PORTAR TOGA
(...)
Il maggior mal che si trovi nel mondo;
Il quale ognun che vede senz’occhiali,
Che sia l’andar vestito, tien per certo;
Questo lo sanno in sino gli animali,
Che vivono spogliati e allo scoperto;
Non istan mai vestiti o al coperto.
Volgo poi l’argomento, e ti conchiudo,
E ti fo confessare a tuo dispetto,
Che ‘l sommo ben sarebbe andare ignudo.
(...)
E troverai che tutto quanto l’anno
Andava nud’ognun, picciol e grande,
Come dicon i libri che lo sanno.
Non ch’altro, e’ non portavon le mutande,
(...)
Non occorreva andar per cognettura,
Perchè la roba stava in su la mostra,
E si vendeva a peso e a misura.
E quest’è la ragion che ci dimostra
Ch’allor non eron gl’inconvenienti,
Che si veggon seguire all’età nostra.
Quella sposa si duol co’ suo’ parenti,
Perchè lo sposo è troppo mal fornito,
(...)
                              (Galileo Galilei)

Galileo non la predica in chiesa stava ad ascoltare:
le oscillazioni del lampadario lo facevan meditare
e scoprì cosí del pendolo la legge
mentre invano il prete ammoniva il suo gregge.
Se l'esempio valer può da giustificazione
posso andare anch'io un po' contro il pudore
e dallo spunto di scientifico argomento
cercar di trarre un po' divertimento.

Carico di punta

„Lei non ha capito un cazzo“ urló il docente, „si riprenda il libretto, studi seriamente e si ripresenti quando avrà capito la statica!“
Gigi si alzó pallido e frastornato, l’esame era cominciato bene, si sentiva ormai quasi salvo, poi avrebbe presentato la tesi e nel giro di un anno si sarebbe laureato ingenere civile.
Maledizione, aveva scambiato le formule di Eulero con quelle di Rankine. E dimenticato il metodo omega, la sintesi del problema.
Che il peso sopportato da un pilastro dipendesse anche dall’altezza era cosa evidente, la possibilitá di snervatura dovuta a flessione era in evidente funzione dell’altezza. E sia lo svizzero Eulero che lo scozzese Rankine avevano trovato ingegnose formule per determinare esattamente la sezione ottimale per garantire la resistenza dei solidi soggetti a carico di punta.
„Un cazzo non ho capito“ ripeteva tra di se Gigi scendendo le scale del politecnico mentre guardava una delle rare studentesse di ingegneria, una certa Claudia, gran figa e quel giorno con una minigonna vertiginosa. „Glielo farei vedere io il carico di punta“ pensava Gigi, ed intanto stava rifacendo mentalmente i piani per i prossimi mesi. Avrebe dovuto ripetere l’esame, rimandare la scrittura della tesi, ed intanto trovare un lavoro nei mesi estivi per sbarcare il lunario.
Mi dovró rassegnare alla solita rottura di palle – anzi di cubi – si diceva.
La legislazione impone infatti rigorosamente ai direttori dei lavori di prelevare campioni del calcestruzzo usato durante i lavori, etichettarli scrupolosamente, e sottoporli poi in laboratorio a prove di rottura per determinare se la resistenza è quella corrispondente ai dati del progetto.
Questo sulla carta, poiché la ditta dove lavorava nei periodi di vacanza altro non faceva che produrre cubetti, romperli e fornire la cartaccia prevista dalla legge. Ne aveva rotti ormai a migliaia di quei cubetti, senza sapere né dove fosse il cantiere di provenienza né il progetto: infatti un reparto della ditta costruiva i cubetti, un altro li rompeva. E il suo compito era quello di compilare la documentazione fasulla in osservanza del Decreto Ministeriale 14 Gennaio 2008.
„Mi consolerei volentieri con Claudia“, pensava Gigi mentre saliva le scale dietro di lei guardandole le bellissime gambe fin dove la vista poteva arrivare sotto la minigonna…  e rischierei anche di rompermi il cazzo caricandomela di punta!
In quel momento gli venne un’idea geniale per rendere meno monotono il lavoro coi provini.
Perché proprio cubetti? La legge non prescrive una forma particolare, potrebbero anche essere cilindri … magari con una semisfera al colmo … insomma visto che mi dvró rompere le palle per mesi facendo le prove di rottura coi provini, perché non foggiarli a mo' di cazzi? In fondo visto il sistema corrotto, una vera farsa, la prova non vale veramente un cazzo!
Detto fatto, la settimana seguente convinse il caporeparto che per una modifica del Decreto ministeriale i provini avrebbero dovuto essere di forma cilindrica. Non trovó resistenza, in fondo tutti sapevano che si trattava di una finzione. E Marco, il capoturno accettò anche la variante con la semisfera in cima. Mancavano soltanto le palle. Ma non fu un problema, coi resti delle semisfere si potevano aggiungere quante se ne volevano.
Fu un divertimento per tutti, dopo anni passati a rompere cubetti di calcestruzzo, poter sottoporre a prove di resistenza manufatti di calcestruzzo che imitavano il membro maschile  era una sfida. Invece di farli a macchina si divertivano di piú a farli a mano: dimensioni disumane, di tutti i diametri e lunghezze.
Gigi scoprí grazie a questi esperimenti la debolezza intinseca delle leggi di Eulero e di  Rankine, ambedue perfette in teoria, ma inesorabilmente invalidate nella pratica della rottura dei cazzi. Infatti le rigorose leggi matematiche non tengono conto delle variazioni di diametro e di curvatura dei cazzi - pardon provini - di calcestruzzo formati manualmente.
Gigi aveva iniziato a studiare la cosa scientificamente, ed aveva già sviluppato alcune formule aggiuntive con le quali correggere sia Eulero che Rankine: l’indeterminatezza delle sezioni e l’imperfezione dell’asse dei solidi soggeti a carico di punta potevano effettivamente essere circoscritte e calcolate con i metodi della matematica differenziale, Leibnitz docet.
Ma nel frattempo gli era venuta un’idea ancora più spettacolare. Invece delle macerie informi come risultato della rottura dei cubi, i cazzi di calcestruzzo si rompevano sempre in „tre parti uguali e distinte“ : capppella, parte intermedia e palle. Su questo risultato empirico comprese che poteva scrivere una tesi che avrebbe ricevuto la dignitá di stampa (ovviamente descrivendo con termini meno espliciti i provini).
Ma oltre a ció, avendo scoperto che gli operai si portavano via ogni tanto qualche pezzo, probabilmente per fare qualche scherzo, gli venne un’idea ancora più promettente.
Si accordó col caporeparto, e una parte die provini venne etichettata in modo inconfondibile.
I singoli pezzi erano identificati ed era impossibile riprodurli.
Con tanto di registrazione notarile e campagna di stampa finanziata da un noto cementificio,
si aprí la caccia al tesoro: chi avesse per primo trovato i tre frammenti dello stesso membro frantumato durante le prove di carico di punta avrebbe vinto centomila euro.
I pezzi venivano sparsi accortamente in luoghi completamente diversi: mercati, negozi, pubbliche vie, insomma dopo un paio di mesi c’erano palle di cemento e cappelle ovunque nella zona. Qualche mascalzone aveva fatto incetta di palle e le aveva mese nella pila dell’acqua santa in alcune chiese, scatenando l’ira dei parroci, i quali avevano notato che non poche vecchiette, immersa la mano nell’acqua santa e trovatesi in mano un framento di membro maschile in calcestruzzo, invece di lanciare un grido d’orrore se l’erano messo bellamente in tasca, sperando anch’esse di trovare le parti rimanenti per vincere il concorso (o se proprio non erano quelle giuste, per avere un robusto membro completo a disposizione).
La gente aveva presto capito che era impossibile trovare nella stessa zona i tre pezzi, e grazie ad internet i più astuti si erano messi in collegamento organizzando incontri per ricomporre i pezzi trovati.
Arrivavano persone di ogni ceto ed etá con borse piene di palle, parti intermedie e cappelle, che piazzavano sui tavoli appositamente predisposti provando a connettere: manco per il cazzo che i pezzi andavano bene.
Fu una suora ad avere la mano felice col cazzo di calcestruzzo: aveva trovato una cappella gigantesca davanti alla chiesa, una sua consorella aveva trovato palle di sproporzionata misura nei giardini del convento, e la parte intermedia l’aveva trovata una novizia nella cesta della verdura. Unite andavano perfettamente insieme al millimetro. Fu una giornata gioiosa, la madre superiora fece recitare un rosario di ringraziamento poiché coi 100.000 euro di premio avrebbero potuto far restaurare gli affreschi della … cappella del convento.
Ovviamente era altamente sconveniente che fossero proprio delle suore a riscuotere il premio, quindi le Carmelitane decisero di consegnare il tre pezzi del cazzo gigantesco ad un avvocato di fiducia, con tanto di delega per garanzia.
Gigi aveva fatto di tutto per scoprire l’identitá delle persone che avevano trovato i pezzi  del membro smisurato, ma l’avvocato era stato irremovibile: per nessun motivo avrebbe mai rivelato l’identità delle mandanti.
Tuttavia, pedinadolo, Gigi era arrivato fino al convento: non ne aveva la certezza, ma come ottenerla? Fu uno dei pittori a metterlo sulla via giusta: sí, da anni le Carmelitane volevano restaurare la cappella, attendevano fondi che non arrivavano mai, e poi improvvisamente  li avevano trovati. E non potevano essere arrivati da Roma, poiché di certo si sapeva che i sussidi vaticani per i conventi erano stati tagliati.
Invece di buttarla via inorridita, la novizia aveva raccolto la cappella di calcestruzzo deposta abilmente da Gigi senza farsi notare ed era rientrata di corsa in convento: evidentemente l’esca aveva funzionato.
„Ma in fondo che cazzo me ne frega ormai“, pensava fra di se Gigi. Aveva appena concluso il corso di laurea, sputtanato il docente di statica con le formule sviluppate e spiegate nella tesi di laurea di cui aveva pubblicato un estratto in alcune riviste specializzate, ed era stato assunto dal cementificio con uno stipendio di tutto rispetto.
Era come si suol dire un uomo arrivato … una carriera precoce…. grazie ai cazzi di cemento…
Ma invece no, ... maledizione, ogni volta che andava a letto con una ragazza e questa si metteva a cavallina su di lui, come piace soprattutto alle giovinette, non poteva far a meno di pensare alle sue formule sul carico di punta …ed ecco che gli veniva molle di colpo: non reggeva il carico di punta !

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