Chez George ovvero : i dipinti ritrovati
----------------------------------------------------------------------------------
(*) “Cuando la realidad se
vuelve irresistible, la ficción
es un refugio. Refugio de tristes,
nostálgicos y
soñadores.” (Mario Vargas Llosa),
(*) Quando la
realtà diviene insopportabile, la finzione letteraria è un
rifugio. Un rifugio di tristi, nostalgici, sognatori…
---------------------
(**) “Kdyby
se věci děly tak, jak je přirozeno naší duši, dály
by se zázraky.” (Karel Čapek, Boží_muka)
**) … se le cose avvenissero così, come sembra naturale al nosto animo, accadrebbero miracoli
Premessa
Questo breve racconto è stato scritto da me in tedesco e questa traduzione parimenti da me eseguita non è ancora stata rielaborata (lo sarà per l'eventuale stampa).
Un ringraziamento a tutti coloro che trovando interesse a leggere questo testo mi segnaleranno gli inevitabili svarioni di scrittura o le debolezze stilistiche ed espressive.
Il racconto serviva da accompagnamento all’esposizione delle mie riproduzioni dei cinque dipinti che nella
notte del 20 maggio 2010 furono sottratti al Musée de l’Art Moderne
della città di Parigi e che, secondo le più recenti informazioni, sono stati
poi tutti distrutti dai ladri per cancellare le prove del furto.
Nell'edizione a stampa si trovano anche le riproduzioni fotografiche, qui omesse.
Così come le riproduzioni, anche questo
racconto è un semplice tentativo d’imitazione, e nel caso specifico vale nei
confronti di un particolare genere: l’arte come tema letterario. Sui furti e
sulle falsificazioni delle opere d’arte esiste notoriamente un’ampia
letteratura in molte lingue.
Una fortuita occasione mi ha motivato a
riprodurre i dipinti ed a scrivere una breve finzione letteraria su questo
specifico furto d’opere d’arte: pochi giorni prima del misfatto ero stato nel
museo alla ricerca di quadri da copiare: sono dunque uno degli ultimi
visitatori ad aver potuto ammirare questi dipinti.
La riproduzione di capolavori artistici è
notoriamente una tappa irrinunciabile nella formazione di tutti i grandi
pittori, ma anche per i semplici dilettanti rappresenta un fruttuoso esercizio:
da un lato serve ad una più profonda comprensione delle opere, dall’altro é
utilissima per affinare la propria tecnica pittorica.
Ciò che
ovviamente rimane impossibile da imparare è l’atto creativo, che è unicamente
prerogativa dei veri artisti.
Un particolare ringraziamento va a Mareen
Bohnsack (Master in Media e comunicazione) che ha professionalmente elaborato
il manoscritto per la stampa.
Radolfzell, aprile 2012, Graziano Priotto
§
Venerdì sera “Chez George”
„Oggi Michel arriva tardi, ma ha una grossa sorpresa per noi tutti” disse Claude,
“mi ha telefonato proprio adesso che deve ancora portare due clienti
all’aeroporto di Rossy, poi per oggi ha finito”.
Ciò dicendo aveva mosso
il cavallo in posizione ‘g6’ e passando il calice di vino nella mano sinistra
aveva sollecitato Corinne:
“Ora tocca a te, ma stai
più attenta questa volta , io non sono un campione di scacchi come Michel, ma
contro di te vinco quasi sempre!”
„Non più per molto,
vedrai“, rispose Corinne con uno sguardo ironico. Poi sicura di sé spostò
rapidamente una torre continuando poi la conversazione con Henri.
Ma Claude insistette e
si rivolse all’altro interlocutore:
„Henri, lasciala in pace invece di annoiarla
con le tue chiacchiere sull’arte. Lei ne deve già ascoltare a iosa tutta la
settimana all’accademia”.
„Ma no, continua Henri. Mi aiuta addirittura, nella partita a scacchi, se
ascolto qualcosa d’interessante. Rilassati si gioca meglio. E fra l’altro
stavamo appunto parlando di giocatori.“, rispose Corinne.
Henri cercò invece la ritirata:
„E’ meglio se ti
concentri sul gioco ora, Corinne, se vuoi ne parliamo più tardi, ti posso anche
mostrare il quadro, é quasi finito. E’ la decima volta, credo, che copio su
commissione i ’giocatori di carte’ di Cézanne, ma come ti stavo dicendo, questa
volta probabilmente ho scoperto perché ha dipinto tante volte e in modo quasi
identico questo motivo. Ma ne parliamo più tardi, davanti al quadro, se hai
tempo.“
„Questa volta interesserebbe anche a me – sebbene
per oggi di quadri ne abbia già visti abbastanza.”, disse Claude che di
mestiere era impiegato presso il Museo d’Orsay e come hobby fa il pianista dilettante. Tre sere la settimana
suona in un piano bar: le solite canzoni evergreen e solo quando nel bar sono
rimasti un paio di clienti ha il permesso di suonare una o due delle sue
composizioni.
Il proprietario del bar era stato tollerante ma si
era spiegato senza mezzi termini: “Non ho nulla contro la tua musica caro
Claude, ma capisci, i clienti vogliono conversare e la musica è soltanto un
sottofondo, non devono sentirsi obbligati ad ascoltarti. Per questo non devono
essere pezzi sconosciuti, solo motivi che tutti conoscono e che risvegliano
magari bei ricordi. Cosi ordinano
magari qualcosa in più, e noi in fondo siamo qui per vendere bevande, non
musica.
Per i nostri clienti la
serata comincia soltanto dopo, tu mi capisci, sono sempre “donne
giovani con uomini generosi”come si dice con un eufemismo. Quando
arrivano qua da noi, la decisione è già stata presa, ma ciononostante ambedue,
uomo e donna devono recitare la propria parte, come se lui facesse la corte e
lei si lasciasse sedurre. Per dare l’illusione al “cavaliere benestante” che
per il successo siano state decisive le sue arti di seduttore e non unicamente
il suo portafoglio.
Soltanto pochi vengono
qua per sfuggire la noia o perché si sentono soli, di solito sono due o tre
uomini, talvolta anche donne che si vogliono raccontare qualcosa
reciprocamente.
E sono anche gli ultimi
ad andarsene. Per questi clienti il nostro bar non é una tappa ma rappresenta
l’intera serata: per loro puoi suonare i tuoi pezzi, per addolcirgli la
serata. Intendo dire che la tua è buona
musica, soltanto non corrisponde alle intenzioni della maggior parte dei nostri
clienti. Ma mi sta bene che tu abbia anche qualcosa per gli altri.”
„Ehi, ci siete già quasi tutti, soltanto
Michel come al solito no, lavora troppo, poverino !”
Questo era Tristan, un
redattore locale di Le Monde, che non è mai ancora stato inviato fuori
Parigi, ma che avrebbe lavorato volentieri come reporter in giro per il
mondo.
Lui compensa questo
desiderio insoddisfatto scrivendo
reportage ed interviste inventate di sana pianta, dalle più diverse parti del mondo e con personaggi famosi, con i
dettagli più divertenti e grotteschi, sicché gli amici durante l’incontro
settimanale del venerdì sera lo pregano di leggere uno dei suoi fantastici
reportage.
A volte anche
nell’osteria “Comptoir des Canettes”, nella via omonima, dove anche
altri clienti si associano al gruppo per ascoltare questi racconti
divertenti.
Questo locale, chiamato
anche „Chez George“ è forse l’ultima osteria tradizionale rimasta
nelle vicinanze di Saint-Germain des Prés. Consta di un unico spazio,
lungo circa dieci metri e largo otto, tutto nello stile anni ’50 del secolo
scorso, e sembra che da allora sia rimasto tutto invariato, stessi tavoli,
bancone, quadri e specchi appesi alle pareti.
E’ anche un’osteria “intergenerazionale”: ai
tavoli siedono sia clienti anziani, pensionati che giocano a carte o a scacchi,
come pure studenti e talvolta anche un paio di turisti capitati lì per caso.
Una scala strettissima,
simile a quella di un sottomarino o di un vecchio piroscafo conduce nella
cantina con il soffitto a volta, in una discoteca così piccola e bassa che non
ultimo a causa della mancanza d’aria, non ci si può restare a lungo.
Per questo i giovani
clienti fanno la spola fra discoteca ed osteria
e non di rado finiscono
per restare di sopra perché si lasciano coinvolgere in discussioni o non
vogliono sopportare la musica ad alto volume e l’aria pesante nel locale
sotterraneo.
Da questi
condizionamenti ambientali si originano i contatti fra giovani ed anziani
frequentatori del locale.
E quando all’una o alle
due di notte l’osteria chiude e i giovani frequentatori escono in fila indiana
dalla stretta scaletta della discoteca, si ha l’impressione di vedere marinai
uscire dal ventre di un bastimento.
Spesso al venerdì o
sabato sera i giovani si soffermano
nella viuzza e quando le conversazioni durano troppo a lungo e diventano
rumorose alcuni abitanti dei piani superiori lanciano secchi d’acqua sui
clienti che si attardano di fronte all’osteria finche essi si disperdono e la
via ritrova la sua pace notturna.
Gli studenti si
riconoscono dalla scelta dei mezzi di trasporto: la fermata del metrò
“Mabillon” inghiotte quelli che possono
permettersi una piccola camera di servizio per un prezzo esorbitante nelle
vicinanze della Sorbona, mentre altri di famiglie meno abbienti ma che godono
di una borsa di studio si recano alla fermata
„Saint- Germain des Prés“ e
viaggiano poi in direzione della Città Universitaria, dove abitano studenti di
ogni nazionalità in una ventina di collegi dei più svariati Paesi.
Buon
ultimo arriva Michel
Michel arriva
regolarmente dopo tutti gli altri, spesso un’ora soltanto prima della chiusura
del locale, ma ciononostante rimangono numerosi frequentatori fino al suo arrivo,
poiché da quel momento inizia l’ora scacchistica.
Michel fa il tassista di
mestiere, ma la sua esistenza è dedicata al gioco degli scacchi. Quando arriva
i tavoli sono di solito già preparati. Lui gioca sempre contemporaneamente
contro Claude, Corinne, Henri e Tristan, ai quali talvolta si aggiungono un
paio dei frequentatori rimasti nel locale.
Ogni volta che qualcuno
manca una buona mossa, lui spiega – dopo il suo turno – l’occasione perduta e
le possibilità che essa avrebbe aperto.
Anche durante il lavoro
gioca spesso a scacchi: nella sede centrale della ditta di taxi presso cui
lavora c’è Louise, una signora anziana addetta ai contatti radio.
Anche lei é
un’appassionata giocatrice di scacchi, e quindi non è raro che durante le
chiamate, oltre a “Per favore vai a prelevare fra dieci minuti due clienti
all’Hotel Excelsior e portali
all’aeroporto”, aggiunga un’informazione come: “torre b4” oppure “alfiere f5”.
E non è raro che dopo la conferma dell’avvenuto trasporto le arrivi una notizia
meno gradita da parte di Michel, ad esempio “torre a6-a8:scacco matto”. Ma
Louise non se l’ha a male, non è geniale come Michel, ma desiderosa di
imparare, e poco dopo già è in corso la prossima partita.
Dopo la chiusura del
locale, verso le due del mattino al più tardi, il gruppo ha l’abitudine di
andare nell’atelier di Henri, un professore di educazione fisica e pittore
dilettante, andato in pensione in anticipo sull’età per potersi dedicare
completamente al suo hobby. La sua è una variante particolare di pittura: si
limita riprodurre quadri famosi. In un primo tempo li faceva soltanto per sé,
poi scoprì che con i quadri copiati poteva guadagnare soldi, e poiché comunque
non aveva abbastanza spazio nel suo atelier, aveva iniziato a venderli per
arrotondare la sua piccola pensione anticipata.
I primi clienti li aveva
ricevuti grazie a Claude, che in qualità di sorvegliante nel Museo d’Orsay gli
aveva mandato alcuni visitatori che si erano rivolti a lui per sapere dove
reperire buone riproduzioni dei quadri lì esposti.
La cosa si era presto
ben sviluppata ed ora Henri faticava a soddisfare le sempre più numerose
richieste.
Giapponesi o americani
benestanti e negli ultimi tempi addirittura russi e cinesi erano disposti a
pagare forti somme per acquistare riproduzioni d’autore dei quadri appena
contemplati nel museo.
Così Henri aveva potuto
prendere in affitto un atelier nella vicina rue de l’Université. L’affitto era
sì molto caro ed inghiottiva la maggior parte dei proventi della vendita delle
riproduzioni, ma Henri aveva nello stesso tempo realizzato il sogno della sua
vita.
Spesso venivano nel suo
atelier anche studenti d’arte e in questo modo aveva conosciuto Corinne ed
aveva finito per invitarla agli incontri settimanali nell’osteria „Chez
George”.
Gli altri amici
l’avevano immediatamente accettata come una di loro perché era una ragazza
divertente, spiritosa e non disdegnava la compagnia di uomini tutti ben più
anziani di lei. Nei primi tempi veniva accompagnata da uno dei vari ragazzi che
continuamente cambiava, ma che col gruppo di amici del venerdì sera da “George”
finivano sempre per annoiarsi e quindi col tempo preferiva venire da sola.
La serata si concludeva
normalmente verso le prime ore del mattino nell’atelier di Henri, che l’aveva
arredato come abitazione, e cucinava volentieri qualcosa per gli amici, a volte
facendosi aiutare da Corinne.
Anche lei aveva piazzato
un cavalletto nell’atelier di Henri, dove il posto abbondava, al contrario
della stanzetta piccolissima in cui abitava nel quartiere latino. Da Henri
poteva lavorare meglio e anche chiedere consigli tecnici.
Per Henri la cosa era
altrettanto proficua, poiché come amava ricordare, spiegando qualcosa ad altri
spesso si acquista maggior consapevolezza sul proprio modo di lavorare, cosa
che nell’arte non è mai cosa scontata.
Durante queste serate
conviviali Claude suona sempre un paio delle sue ultime composizioni.
Michel aveva procurato a
Henri già anni prima un vecchio ma ancora molto ben funzionante pianoforte: una
vecchia signora che si era trasferita in una casa per anziani aveva dovuto
liquidare il suo appartamento ma non si voleva separare definitivamente dal suo
pianoforte. Il patto era stato presto concluso: nell’atelier di Henri c’era spazio a sufficienza e Francine –
così si chiamava la signora, poteva venire a suonare quando lo desiderava. Era
stata insegnante di musica e per la sua età – ottanta anni avanzati – suonava ancora con ammirabile
perizia.
Veniva dunque una o due
volte la settimana, e per Henri costituiva un diversivo intrattenersi con lei
mentre dipingeva ed ascoltarla suonare.
Henri apprezza la musica
classica, anche se non tutti i pezzi suonati da Francine sono di suo gusto.
A volte c’è anche
Corinne durante questi concerti privati, e Francine le chiede spesso quali sono
i pezzi che desidera ascoltare.
La risposta arriva
sempre la settimana successiva, Corinne non ha alcuna conoscenza di musica
classica ma si informa da Claude, che in quanto appassionato di musica le
suggerisce i titoli che secondo lui corrispondono ai gusti suoi e di Henri.
Michel ha un regalo per Henri
Quando alla sera Michel
finalmente arriva da George gli altri già attendono curiosi di conoscere la
novità promessa, lui è noto per avere sempre sorprese interessanti.
Lui ha quotidianamente a
che fare con un mucchio di gente come autista di taxi, e con tutte le sue
conoscenze potrebbe benissimo fare l’agente di mediazione immobiliare o il
procuratore d’impiego. Quando va a prendere clienti dall’Operá o da un concerto
mentre li porta a casa si fa sempre raccontare qualcosa sullo spettacolo e così
impara nomi di cantanti,direttori d’orchestra, solisti famosi e poiché ha una
memoria prodigiosa può sfoggiare le informazioni ricevute come proprie esperienze di spettatore, cosa
che gli ha procurato un gran numero di clienti affezionati: un tassista istruito e competente di musica
e teatro non è cosa da tutti i giorni.
Questa sera tuttavia
Michel procrastina la sorpresa: „Non una parola al proposito qui, prima si
gioca a scacchi, poi nell’atelier di Henri vedrete la sorpresa”.
Un annuncio laconico che
ovviamente fa crescere la curiosità.
Sebbene non lo voglia
far vedere, questa serata Michel deve essere nervoso poiché arriva ad un
pareggio con Tristan ed un altro cliente casuale, una cosa ben rara poiché le
sue partite in simultanea finiscono quasi sempre con uno scacco matto a suo
favore. Corinne e Henri sono sempre i
primi a finire la loro partita, il pensiero
strategico non è il loro forte.
Mentre gli altri
finiscono di giocare per venire poi più tardi in taxi con Michel, loro due
vanno all’atelier in bicicletta.
Quando appena un’ora
dopo suona il campanello Henri si stupisce al vedere Michel che porta un grosso
rotolo, chiaramente materiale per pittura: spesso procura a Henri vecchie tele
che acquista da un venditore di anticaglie per pochi soldi.
Sono quadri di
dilettanti dai quali gli eredi volentieri si liberano insieme ai mobili
restanti per poter vendere immediatamente
l’alloggio ricevuto in
eredità.
Henri libera le tele dalle
pitture insignificanti e ricava così materiale che sembra veramente antico e
conferisce alle sue riproduzioni un soffio di autenticità.
Questa volta tuttavia
nota che Michel deve avere qualcos’altro poiché dice:
“Forse mi sbaglio, ma se
non, dobbiamo fare qualcosa che serva di aiuto a noi ed alla città. Ma non è
una cosa senza rischio, dobbiamo essere tutti d’accordo altrimenti non se ne fa
nulla.”
„che noi si accetti le
tue proposte è certo, premesso che in questi rotoli non ci siano armi, droghe o
soldi falsi” : il solito commento di Tristan.
“Qui dentro c’è
possibilmente denaro, ma non falso.
Però devo prima
raccontarvi come sono entrato n possesso di questo rotolo di tele. Questa volta
non le ho comprate da un venditore di cianfrusaglie. Le ho pescate da un
container per i rifiuti, o meglio le ho acchiappate prima che ci finissero
dentro.”
Tutti ascoltavano
interessati, Michel sa raccontare in modo molto convincente, anche il fatto più
banale con le sue parole e la sua mimica diventa interessante da
ascoltare.
„Ieri sera avevo giusto
accompagnato a casa un cliente vicino alla stazione metrò Stalingrado e stavo
viaggiando in via Faubourgh St. Martin in direzione della Gare de l’Est. Poco
prima dell’incrocio con rue Lafayette il semaforo era rosso, e mentre aspettavo
il verde che cosa vedo? Uno che direttamente vicino alla mia auto cerca di
buttare in un contenitore di rifiuti un tappeto che portava sulla spalla. Il
tappeto però gli rotola sulla strada, lui lo rincorre ma il tappeto si srotola e qualcosa che era dentro continua a
rotolare via. Proprio in quel momento passa un’auto della polizia che però non
si ferma. L’uomo col tappeto torna sui suoi passi e corre via. Io scendo
dall’auto, raccolgo la cosa: tele come avevo immaginato – vedi Henri che penso
sempre a te, ed anche a Corinne, sebbene lei usi solo materiale nuovo e lasci a
te le vecchie tele da scrostare. Messo il rotolo nel bagagliaio sono
ripartito.”
La curiosità degli
ascoltatori era cresciuta ma nessuno immaginava il seguito del racconto.
“Dapprima non ho pensato
a nulla di speciale: ecco di nuovo un pelandrone che è troppo pigro per mettere
via i suoi rifiuti. Ma dopo aver portato gli ultimi clienti dalla Gare de l’Est
ai loro alberghi ho prelevato il rotolo dal bagagliaio e mi sono guardato il
contenuto. Non ci potevo credere e sono ansioso di sentire che cosa ne dite
voi.“
Mentre finiva
quest’ultima frase Michel aveva slegato il rotolo delle tele ed era apparso
così il primo quadro.
Questo quadro mi sembra
maledettamente noto!“ era il primo commento di Tristan.
Dopo che anche gli altri
quadri erano stati srotolati sul pavimento e per un lungo momento nessuno aveva
proferito motto, Corinne aveva commentato per prima: “Deve trattarsi veramente
di un copista professionale, questi quadri sembrano autentici! Ma allora chissà
perché li voleva gettar via?”
„Credo che non si tratti
di copie“. Henri aveva esaminato tutte
le tele, davanti e sul retro, senza proferire parola.
“Se è vero, e ne sono
abbastanza sicuro, qui sul pavimento giace un valore di almeno 100 milioni di
euro.
Questi quadri sono stati
rubati il 20 maggio 2010 dal Museo
d’arte moderna della città di Parigi.
Allora le foto erano
apparse su tutti i giornali in Francia ed all’estero. Questi quadri erano e
sono invendibili. Perché il ladro
Li volesse semplicemente
buttare fra i rifiuti non lo sapremo probabilmente mai, forse non ha veramente
trovato nessun compratore, questa “merce” è di fatto troppo pericolosa.
Ma la persona onesta che
li ha trovati ha legalmente diritto al 5% di premio per il ritrovamento.
Michel, suppongo che tu stia per diventare milionario!”
„Devi soltanto pensare
se nella notte del 20 maggio 2010 eri in servizio, poiché naturalmente devi
poter dimostrare in modo credibile e documentato che tu questi quadri li hai trovati così come hai raccontato a noi”.
„La sera del 20 maggio,
lasciatemi contare … era un giovedì: sì,li ricordo, ero sicuramente come al
solito all’aeroporto Charles de Grulle in servizio notturno. Dunque con
precisione al minuto tutti i miei percorsi sono registrati, per l’intera notte.
Inoltre durante il “salvataggio” delle tele in rue du Faubourg St.-Martin ho
addirittura un testimone: il mio collega Louis viaggiava immediatamente dietro
di me ed aveva seguito certamente tutta
la scena poiché mi gridò: “Giochi a fare il cittadino modello che raccoglie i
rifiuti degli altri o stai facendo orario straordinario per il servizio di
nettezza urbana?!”
“Io naturalmente l’avevo
mandato al diavolo, ma lui si ricorda certamente l’episodio.
“Cordiali auguri al
neomilionario, purtroppo Parigi perderà un ottimo tassista.” gli augurarono
Claude e gli altri.
„Perché?“ rispose
Michel, „intanto noi siamo amici e se ci sarà veramente un premio per il
ritrovamento dei quadri lo dividerò con voi. Se non conoscessi Henri, non sarei
certo sceso dal taxi per raccogliere un rotolo di tele. E se non fossi amico
con tutti voi non parteciperei agli incontri settimanali del venerdì sera e mi
mancherebbe qualcosa di importante nella vita, intendo dire non soltanto le
partite a scacchi ma anche le interessanti conversazioni.”
“Inoltre, per me fare il
tassista è una missione, non soltanto un mestiere: posso conoscere gente di
tutti gli strati sociali, ricchi e poveri, giovani ed anziani, simpatici e
insopportabili, in breve, in nessun altro mestiere si riesce ad avere
quotidianamente contatti con così tanta gente diversa. Altri devono andare al
cinema o a teatro per conoscere storie e destini umani, io ricevo tutto gratis
dai racconti dei miei clienti.
“Con molti di loro sono
anche diventato quasi amico, mi chiamano direttamente quando vogliono essere
portati in qualche posto. Dunque, anche
come milionario – sempre che questo si realizzi, continuerò a fare il tassista,
ma per conto mio. Fonderò una “ditta di una sola persona” e lavorerò soltanto
quando ne avrò voglia. Un pochino di libertà me la voglio concedere, visto che
non ho abbastanza tempo per dedicarmi agli scacchi, o almeno questa è la mia
impressione.”
Una
decisione non priva di conseguenze
A queste parole di
Michel fece seguito una lunga pausa, tutti tacevano e contemplavano i quadri,
un po’ stupiti ed in parte chiedendosi se quelli erano veramente i famosi
capolavori che la notte del 20 maggio 2010 erano usciti da una finestra del
Museo d’arte moderna della città di Parigi in compagnia di uno sconosciuto
ladro d’arte.
Tristan cominciò a
riflettere ad alta voce sulla concreta procedura da adottare: „E’ chiaro che se questi sono i quadri autentici,
sarei molto interessato ad un’intervista esclusiva con te, Michel, nella quale
tu racconti le circostanze del ritrovamento.
Anche Corinne avanzò una
proposta: “Sarebbe così bello tenere ancora per qualche tempo questi quadri qui
con noi, li potremmo copiare … non
sarebbe possibile spostare la data del ritrovamento di qualche settimana? Che cosa ne pensi, Henri?
Non è nulla di illegale,
questi quadri li restituiremo ed il museo
deve essere già
riconoscente che Michel li ha salvati.”
“ Non è una cattiva
idea, ma le decisione deve venire da Michel. E dobbiamo trovare una spiegazione
per il tempo durante il quale tratteniamo i quadri. “ aggiunse Claude, che come sempre aveva pensato subito ai
dettagli.
„Ma questo è semplice:
chi può dire quando, cioè in quale momento preciso ho visto i quadri? Io ho
semplicemente pescato un rotolo di vecchie tele dalla strada e l’ ho portato ad
una amico pittore, proprio come faccio sovente quando compro tele dai venditori
di cianfrusaglie al mercato delle pulci di Clichy.”
„Das ist einfach: wer sagt, wann, also zu welchem
genauen Zeitpunkt ich die Bilder gesehen habe? Ich habe einfach eine Rolle alte
Leinwände aus der Straße gefischt und einem befreundeten Maler gebracht, wie
ich üblicherweise oft mache, wenn ich sie von den Trödlern vom Flohmarkt con
Clichy kaufe.“
„Inoltre non sono un
esperto d’arte, anche se avessi visto le tele non avrei potuto sapere di che
cosa si trattava.
„È vero, ma Henri non può dire altrettanto.
Io so che lui ha già copiato un paio di questi quadri su commissione di
clienti”.
Dicendo ciò Tristan era
sicuramente già impegnato nella sua mente a scrivere un articolo, questa volta
su un avvenimento reale.
“Sì, è vero, il Léger
l’ho già copiato”. Per questo Henri conosceva bene quel quadro, e dopo un breve
esame aveva capito di avere di fronte a sé l’originale.
“Il Modigliani l’ho
copiato una volta anch’io “ disse Corinne, siamo stati al museo col mio corso e
abbiamo eseguito soltanto uno schizzo, poi a casa l’abbiamo dipinto. Durante
questo esercizio sono stata sicuramente almeno cinque o sei volte al museo per
controllare se i colori corrispondevano all’originale, ma non abbiamo potuto
dipingere là, purtroppo è vietato.
Alla fine il quadro non
mi è riuscito, lo devo rifare prima dell’esame finale. Ma ora davanti
all’originale sarebbe molto più facile!”
Vennero discussi
dettagliatamente altri rischi ed obiezioni ma alla fine si giunse ad una comune
decisione, che Henri così riassunse: “Va bene, possiamo rischiare e tenere
ancora un po’ di teso i quadri qui, ma dobbiamo garantirci di non essere
sospettati di essere stati noi i ladri.”
“La cosa più sicura
sarebbe” consigliò Claude “deporre una dichiarazione giurata presso un notaio,
con menzione di tutti i dettagli e dei testimoni a scarico delle responsabilità
di Michel.”
„Corinne, tu avrai una seconda occasione con
Modigliani“ scherzò Henri “ma questa volta non copiando dalla foto di un
catalogo bensì dall’originale. E gli altri quadri li facciamo noi due insieme,
se vuoi. Richiedono tecniche così svariate e sono di stili così diversi:
cubismo, fauve, astrazione, … se fai bene queste riproduzioni superi l’esame
col massimo punteggio !”
“Claude, non dici più
nulla, che cosa ne pensi?” chiese Michel.
„Stavo giusto pensando …
scusatemi, per favore, ecco io … contemplerei ancora per un po’ di tempo questi
quadri, in tutta tranquillità, e non appena mi venisse l’ispirazione giusta,
comporrei qualcosa … tutti conoscono i “Quadri di un' esposizione” di
Mussorgsky, ma per quanto ne so, nessuno finora ha mai composto una ”Suite per
quadri rubati e ritrovati”. Se mentre Henri e Corinne copiano questi quadri
posso stare qui un paio d’ore al pianoforte e comporre …”
„Ma naturalmente!!“ fu
la risposta di tutti. E Corinne aggiunse
“Che rara e strana
situazione: mentre noi semplicemente riprodurremo i quadri un altro lavorerà
creativamente su di essi con un’altra arte!”
Quella sera la cucina
dell’atelier rimase inutilizzata, poiché andarono tutti insieme in un bistrò di
rue Mazarin.
Henri nascose le tele
arrotolate nel pianoforte: „rubati una volta è già grave, ma pensate per un
attimo se qualcuno li rubasse per la seconda volta a noi!”
Léger
„Natura morta con candeliere“
Il giorno seguente venne Francine a suonare al suo
pianoforte.
Era sovente di sabato
nell’atelier di Henri poiché era il giorno in cui nella casa per anziani veniva
la maggior parte dei visitatori e non aveva tranquillità restando là.
In più era anche un
pochino triste poiché non aveva mia visite: la sua vita era stata dedicata alla
musica, non aveva discendenti e di tutti i parenti ancora vivi le rimaneva
soltanto una cugina negli Stati Uniti.
Henri aveva estratto le
tele dal pianoforte e le aveva ben nascoste; soltanto quella di Léger l’aveva
fissata su di una telaio piazzandola poi fra il suo cavalletto e quello di
Corinne.
Francine non era
un’esperta d’arte pittorica, ma da ormai due anni frequentava regolarmente
l’atelier ed aveva già visto una gran quantità di riproduzioni, quindi sapeva
riconoscere la somiglianza dei quadri.
“Ancora un Léger, Henri?
Nuovamente per un giapponese?”
“Sì, è evidente che ai
giapponesi piace particolarmente la pittura astratta. Chi me l’ ha
commissionato è un architetto di Osaka, ritorna fra un mese a Parigi, io e
Corinne facciamo una riproduzione ciascuno, ma questa volta da questa copia:
non l’ho fatta io, ma mi sembra molto riuscita.”
„Come esprimeresti il
messaggio o detto più semplicemente, l’idea centrale di questo quadro, Henri?
chiese qualche giorno più tardi Corinne che già aveva eseguito lo schizzo dei
contorni ed era intenta a scegliere i colori.
„Léger ha dipinto questo quadro nell’anno
1922, quando aveva quarant’anni. Tre anni prima si era sposato nel 1920 aveva
stretto amicizia con l’architetto Le Corbusier che ebbe un grande influsso su
di lui. Questo periodo della pittura di Léger è comunemente designata col nome
di “periodo meccanico”.
Tendeva all’armonia,
alla chiarezza delle forme, in un particolare sviluppo del cubismo che cercava
di comunicare un senso di unità attraverso la combinazione dei colori. Il
candeliere è sistemato sul tavolo come oggetto centrale, ci sono utensili da
cucina, i colori non sono aggressivi ma combinati in modo da compensarsi
reciprocamente. È un’interpretazione del cubismo completamente diversa da
quella di Picasso, di cui copieremo il quadro rubato che, come hai visto, ha
una gamma di colori molto limitata, praticamente una sola tonalità, ma con
tante sfumature e gradazioni e contrasti di luminosità.
Ma tornando a Léger: più
si guarda il quadro, più si formano associazioni. Rappresenta una cucina o la
vetrina di un negozio, o un bistrò dall’atmosfera futurista, magari progettato
da Le Corbusier?
Il dipinto emana
tranquillità, ha l’effetto di un richiamo all’ordine, una conferma che le cose,
anche se non le si può catalogare o magari proprio per questo, ciò nondimeno
possiedono il diritto di esistere così come sono e dove si trovano.
Non dimentichiamo che la
prima guerra mondiale era finita soltanto quattro anni prima, Léger aveva
rischiato di morire in un attacco al gas a Verdun.
„Sono ansiosa di sentire
che cosa comporrà Claude su questo quadro” disse Corinne, “per favore, non
ripetere a lui la spiegazione che hai fatto a me, mi incuriosisce sapere se
osservando questo quadro proverà lo stesso effetto e ancora di più se riuscirà
nella sua composizione riuscirà a renderlo musicalmente.”
„Pittura e musica hanno
molto in comune“ rispose Henri „anche se non è possibile costruire scale di
colori come si fa con le note in musica. All’inizio del secolo scorso c’è stato
addirittura chi ci ha provato, il cecoslovacco Kupka era uno di questi teorici
del parallelismo fra musica e pittura. Ma seppure con mezzi completamente
diversi, la musica può trasmettere le stesse sensazioni di un dipinto. Più si
ascolta e si presta attenzione ad un pezzo musicale, tanto più particolari si
scoprono, se si tratta di buona musica. Lo stesso avviene per dipinti e
sculture.”
„Come ti prepari quando
decidi di copiare un quadro?“ chiese Corinne “noi all’accademia leggiamo
qualcosa sul pittore, sull’epoca, poi iniziamo a fare schizzi e infine copiamo,
ma in genere dobbiamo limitarci a qualche particolare, e spesso modificandolo
secondo le istruzioni del nostro insegnante”.
„Io cerco di eseguire
copie il più identiche possibili, quindi prima
vado a vedere
l’originale alcune volte, poi appendo per qualche giorno, a volte anche per
settimane, alcune riproduzioni fotografiche e cerco di ricordarmi a memoria i
particolari senza guardarle, poi vado a controllare e anche dopo tante volte
che ripeto questa operazione scopro qualcosa di nuovo.
,L’effetto cresce di
volta in volta, quando si contempla un dipinto che si apprezza, ´come guardare
una persona a cui si vuol bene.“
A questa frase Corinne
arrossì leggermente, si voltò verso il proprio cavalletto e un po’ imbarazzata
iniziò a mescolare alacremente i colori.
La garanzia notarile
Subito all’inizio della
settimana Tristan aveva accompagnato da un suo amico notaio Michel che aveva
rilasciato la seguente dichiarazione:
„Io Michel Dupont, di
professione tassista, durante il servizio l’11 dicembre 2011 vidi all’incrocio
fra rue Faubourg St-Martin e rue Lafayette, alle ore 1:15 del mattino, un uomo
che voleva apparentemente liberarsi di un tappeto, ma che non riuscì a gettarlo
in un cassonetto della spazzatura.
Il
contenuto del tappeto, vecchie tele arrotolate, le ho portate ad un amico
pittore affinché come abitudine le potesse riutilizzare dopo averle liberate
dalla loro scadente pittura.
Egli ha
srotolato le tele soltanto mesi dopo, rendendosi conto che si trattava o di
riproduzioni di grande professionalità
o addirittura dei dipinti rubati la notte del 20.05.2012 dal Museo
d’arte moderna della città di Parigi.
In
quest’ultimo caso mi sento naturalmente obbligato e sono pronto a restituire le
tele al museo dietro corrispondente remunerazione per ritrovamento oggetti
smarriti.
Poiché
non voglio rischiare di passare per un mitomane o rendermi ridicolo portando al
museo volgari riproduzioni, voglio prima farmi rassicurare da un amico pittore
se le tele ritrovate possono essere o meno quelle rubate. La perizia durerà
ancora qualche tempo.“
A questa dichiarazione Michel aggiunse un elenco dei suoi viaggi
Sia durante la notte del
furto delle tele che quella dell’11 dicembre 2011,in unione alla dichiarazione
del suo amico e collega tassista, che lo aveva visto raccogliere il rotolo
delle tele dalla strada all’incrocio di rue Faubourg St-Martin con rue
Lafayette.
A questo collega
naturalmente aveva nascosto il vero motivo della richiesta ed aveva raccontato una
storia diversa: e in altre parole, che era stato accusato di aver provocato un
incidente nel quartiere XV° , dove testimoni avrebbero indicato erroneamente il
suo numero di targa e non quello del vero responsabile, che si era allontanato
senza attendere la polizia e che era pure lui un tassista.
Questa spiegazione era
sembrata plausibile a Louis, che non si era potuto trattenere dal rimarcare:
“Vedi, a volte una buona azione porta vantaggi, raccogliere rifiuti può aiutare
… un giorno riceverai dal Comune una medaglia quale cittadino modello.”
“Chissà “ aveva risposto
Michel, forse un giorno riceverò un premio per questo…”
Cubismo:
Picasso „Colomba con piselli verdi“
Alle prese col quadro di
Picasso, una settimana più tardi, eseguire lo schizzo delle forme e mescolare i
colori era una tortura.
„Chissà se il buon Pablo
si è veramente fatto tutti questi calcoli nel progettare il dipinto o ha scelto
invece le forme più o meno a caso?” chiedeva ripetutamente Corinne.
“Se osservi
contemporaneamente i due aspetti, vedi
che forme e colori sono interdipendenti: tramite minime differenze di tonalità e superfici chiare e scure
si origina l’impressione di piani diversi. Il corpo della colomba è a malapena
riconoscibile, appena accennato e sovrapposto con elementi estranei che
sembrano non aver nulla a che fare con esso, i piselli sono facilmente
individuabili ma irreali per il colore innaturale. La tonalità cromatica del
dipinto è limitatissima, si muove in sostanza fra il marrone ed il giallo ocra,
con macchie bianche inframmezzate. La zampa della colomba non ti ricorda
qualcosa?“
“Sì, anche in Guernica
Picasso ha dipinto una mano che si innalza da un insieme confuso, io la
interpreto come il gesto disperato di una donna che muore sotto il
bombardamento nazifascista.”
“Sì, allora Hitler e
Mussolini agivano di comune accordo insieme a Franco contro il legittimo
governo repubblicano spagnolo, ed avevano fatto bombardare Guernica con
intenzione criminale … e senza dichiarazione di guerra.” Ricordò Henri “l’omonimo
dipinto ‘Guernica’ per volontà dell’autore non poté essere portato in Spagna
finché Franco rimase al potere.”
“Per fortuna oggigiorno
l’amicizia fra Germania e Francia non è per distruzione bensì per il
salvataggio … perlomeno dell’euro” rispose Corinne spiritosamente.
“Che cosa in realtà
verrà salvato non lo sappiamo ancora, certo non la democrazia, poiché governano
sempre più cosiddetti ‘tecnici’ senza legittimazione da parte degli elettori.
Ma finché a cadere sono soltanto i titoli in borsa e le bonità degli Stati e
non le bombe, ci possiamo considerare felici. Ma parliamo
d’arte, non di politica, sebbene come abbiamo visto nell’esempio di Ricasso, le
due cose non sono sempre separabili.”
Claude nel frattempo
aveva completato la sua composizione sul quadro di Fernand Léger. Era un
qualcosa di meccanico, in 2/4, ricordava da un lato certi pezzi di Bach, come
le Variazioni Goldberg, cioè con una perfezione nella successione armonica e
che suggerivano una costruzione complessa. Ascoltando attentamente si poteva
notare l’unione delle diverse parti come se il pezzo fosse cresciuto alla
stregua di una costruzione architettonica fino al suo completamento.
Perfino l’anziana
Francine, che un sabato aveva ascoltato Claude mentre suonava la sua composizione,
aveva voluto vedere la partitura. Aveva trovato un paio di punti deboli
nell’armonia, ma Claude non se l’era avuta a male: in composizione era un
autodidatta, non disponeva delle conoscenze teoriche di un’insegnante di musica
ed era grato a Francine per le correzioni:
se Mozart si era fatto
impartire lezioni di armonia da Salieri, anche lui come compositore dilettante
aveva molto da imparare da un’anziana insegnante di pianoforte.
Allo stesso modo anche
Corinne seguiva volentieri i consigli di Henri, sebbene lei fosse in pratica
alla fine dei suoi studi all’accademia d’arte, mentre in fondo Henri era
soltanto un dilettante in un campo estraneo alla sua formazione professionale.
Ma lei sentiva che,
sebbene si fosse specializzato in pittura da autodidatta – come altri pittori
poi divenuti famosi, come ad esempio van Gogh, Henri possedeva una grande capacità di immedesimarsi nello spirito dei
dipinti che copiava. Probabilmente ciò era la conseguenza del fatto che egli
riproduceva esclusivamente opere di grandi pittori, e ciò con la pazienza di un
monaco.
Ed infatti così lo
chiamavano i suoi amici talvolta scherzando poiché nella vita aveva
apparentemente un’unica passione e scopo: la pittura. E non era ancora mai
stato visto in giro con un’amica né aveva altri hobby conosciuti.,
„Donna
con ventaglio“ di Amedeo Modigliani
“Questa volta il quadro
mi deve riuscire” ripeteva Corinne “non posso permettermi di fallire una
seconda volta la stessa riproduzione di Modigliani.”
“La volta scorsa il tuo
lavoro tecnicamente non era malfatto, soltanto non avevi individuato l’idea
centrale: in questo dipinto la forza espressiva non sta nei colori ma più che
in altre opere di Modigliani, l’importanza è nelle linee. La varietà cromatica
è volutamente ridotta, ma in compenso le linee assumono un ruolo centrale: il
corpo della sua amica Lunia Czechowská, se osservi il capo fino al braccio
pendente sulle ginocchia, ricorda una “S”. Non è una donna particolarmente
bella, ma ha un’espressione di grazia naturale, una nobiltà intrinseca, una
femminilità senza particolare attrattiva, senza “sex appeal” come si dice oggi,
tuttavia simpatica, il suo sguardo sembra quasi richiedere protezione.”
„Esattamente l’opposto
della ‚Bella Romana’, quel nudo sul sofà che hai riprodotto qualche tempo fa
per il cliente americano.
„Sì, questa é tutt’altra
storia, questi nudi Modiglioni li dipingeva nell’appartamento del suo amico
poeta e mercante d’arte Zborowsky, che gli procurava anche le modelle:a quei
tempi il più delle volte erano prostitute.”
“La ‘Romana’ però non ha
l’apparenza di una donna che esercita
quella professione …”
“No, hai perfettamente
ragione. Anche la posa è modesta, quasi pudica. Ma si vede che questa modella è
una donna capace di vivere la passione amorosa: e questo Modigliani l’ha saputo
esprimere perfettamente, in modo magistrale.”
“L’hai già consegnata
questa riproduzione?”
“Sì, ma ne eseguo
un’altra nei prossimi giorni”.
Una settimana più tardi,
mentre ambedue ancora lavoravano alla riproduzione della ‘Donna con ventaglio’
di Modiglioni, Corinne chiese a Henri se
non avesse mai dipinto un proprio motivo.
„Mi soddisfa riprodurre!
Ed ho ancora molto da imparare. Tutti i grandi pittori hanno iniziato così,
quindi anche i dilettanti possono seguire la loro strada!
Una volta qualcuno ha
chiesto ad Auguste Renoir se la sua formazione classica gli fosse stata d’aiuto
per sviluppare la propria arte. Cioè se lo studio, come tu stai per concludere
all’accademia, è un presupposto per esprimersi artisticamente. Sai che cosa ha
risposto?”
„Sicuramente avrà
risposto di aver iniziato ad imparare seriamente soltanto quando poté dipingere
liberamente. E che si era sempre annoiato a morte nell’accademia, proprio come
succede a me.” rispose Corinne.
„Assolutamente no!Aspetta,
l’ho letto proprio la settimana scorsa nella sua biografia, il libro deve
essere qui …”
Henri cominciò a cercare
fra i libri che erano accatastati lungo i muri, in parte già ad altezze
pericolose.
“Ecco, è qui, come al solito sotto un mucchio di
altri libri, mi devo procurare una libreria altrimenti fra qualche tempo non
riesco più a passare fra tutti questi libri ammucchiati sul pavimento… sì, ecco
la risposta di Renoir: ‘È quanto c'è
di meglio essere costretti a copiare dieci volte lo steso oggetto. È sì noioso,
e nessuno lo farebbe se non dovesse anche pagare per questo esercizio. Ma
soltanto al Louvre si può imparare veramente.”
“Questa affermazione non
la conoscevo!” esclamò Corinne sorpresa. “Da uno dei nostri docenti conosco
soltanto l’altra nota frase di Renoir: Se Dio non avesse creato il collo
femminile, non so se sarei divenuto pittore.”
“Questo è tipico per
lui” rispose Henri “ed io credo che anche modiglioni avrebbe potuto dire la
stessa cosa di sé.”
Ma Corinne insistette:
„È vero, soltanto attraverso gli esercizi si migliora ed il copiare è il
migliore fra tutti. Ma tu non hai mai visto qualcosa che avresti voluto
dipingere secondo il tuoi gusti?”
Henri rimase per un momento in silenzio, come
se cercasse fra i suoi ricordi, poi rispose con voce bassa e parlando
lentamente, quasi come se si vergognasse un poco di ciò che stava dicendo: “No,
io copio da quasi quindici anni, ho già riprodotto dipinti di quasi tutti i più
famosi pittori degli ultimi due secoli, alcuni più di una volta, ma non ho mai
ancora dipinto un quadro mio”.
L’espressione di Corinne
tradiva un po’ la delusione, e Henri aggiunse quasi come per scusarsi: “No, non
ho mai ancora sentito veramente una forte necessità di dipingere miei motivi.
Ed inoltre, a chi interesserebbe un mio paesaggio dopo che ha visto quelli di
Cézanne, o una mia natura morta al
posto di quelle di Braque, o un mio quadro astratto rispetto ad uno di
Picasso?”
Corinne si rese conto di
aver messo in imbarazzo Henri e cercò di relativizzare quanto aveva appena
chiesto: “Sì, anche copiare comporta qualcosa di creativo, si rivive il momento
della creazione dell’opera mentre la si riproduce.”
“Molto ben espresso,
Corinne. Ci sono artisti che hanno addirittura copiato sé stessi.
Il famoso pittore
italiano Giorgio de Chirico, dopo essere divenuto famoso con la sua prima fase
cosiddetta della “pittura metafisica” ed essere stato salutato dai surrealisti
come uno dei loro – lui abitava a Parigi
giusto nell’anno 1911 (lo stesso anno in cui Picasso dipinse la “Colomba
con piselli”), cambiò completamente stile.
Il risultato fu che i
suoi lavori successivi non interessavano nessuno. Per guadagnare cominciò
quindi a copiare i suoi lavori della prima fase, che poteva vendere a prezzi
elevati. Interessante notare che quei quadri erano nello stesso tempo lavori
originali e riproduzioni !”
Mit dem Ergebnis, das seine spätere Werke niemanden
interessierten.
Corinne non era ancora
del tutto convinta e provò con un’ultima domanda: „Hai già eseguito ritratti di
qualcuno? Almeno per esercizio”
„Sì, questo l’ho fatto
spesso. Ma i ritratti che ho dipinto per esercizio non sono opere d’arte. Sono
un po’ come le scale musicali o le sequenze di accordi che un musicista esegue
per esercitarsi: necessità tecniche senza alcun valore espressivo.”
„Ma se tu avessi
l’ispirazione, dipingeresti quadri con tuoi motivi?”
“Non lo so, finora non
mi sono mai ancora posto questa domanda.
Forse sono insensibile
all’ispirazione.“
Questo no lo posso
credere!! Forse quando Michel ci lascerà una parte del suo premio per il
ritrovamento dei quadri e tu non dovrai più copiare tanto per pagare l’affitto
del tuo atelier, potrai provare a dipingere i tuoi quadri. Sono sicura che
sapresti fare cose molto belle.”
“Belle sarebbe
già difficile, ma anche così soltanto un aspetto e non la cosa principale.
L’arte è effetto, e questo si origina soltanto se si hanno grandi e forti
emozioni da comunicare. Di questo tipo di emozioni io non ne ho alcuna che
valga la pena di nominare. Ad esempio van Gogh non era forse tecnicamente
perfetto, ma i suoi quadri comunicano una forza così potente che chiunque
immediatamente si rende conto che lui sapeva infondere vitalità nei suoi
soggetti, sia che si trattasse di paesaggi che di ritratti.”
“Lui ha avuto un’esistenza
difficile, colma di passioni e soltanto
l’arte lo poteva aiutare a trovare la sua via nel mondo. E ciononostante
nemmeno questa è bastata: proprio quando stava attraversando l,a sua fase di
lavoro più intensa ed aveva realizzato i suoi maggiori capolavori, è stato
sopraffatto dalle sue sofferenze. Prima di sparasi nelle ultime dieci settimane
aveva dipinto oltre settanta quadri.”
“Tutti noi abbiamo
sentimenti, che forse non sempre vogliamo esternare.“
„Può darsi che tu abbia
ragione, Corinne, ma se è così, allora non c’è possibilità d’essere creativi
nell’arte. Per ciò io copio dipinti fatti da altri e cerco di immedesimarmi
nelle emozioni che questi pittori hanno cercato di esprimere, anche ciò ha un
valore non piccolo nella vita.”
“Nemmeno io ho ancora
mai creato nulla di particolare” concluse Corinne, “ma spero un giorno di avere
l’ispirazione sufficiente per poterlo fare.”
“Se diventerai famosa,
come io spero e ti auguro, copierò i tuoi quadri, e con gran piacere!”
Pittura
e musica, una conversazione sulla „Pastorale“ di Matisse
Tristan aveva concordato
l’intervista con Michel ed aveva preparato svariati articoli, parte sui quadri
rubati, parte sulle circostanze sotto le quali erano stati ritrovati.
Naturalmente un
dettaglio non era menzionato da nessuna parte, e cioè che per quasi un mese i
quadri erano stati in un atelier non lontano dal museo d’Orsay dove un vecchio
copista ed una giovane studentessa d’arte li avevano riprodotti.
Era stato deciso che non
appena le riproduzioni dei quadri rubati fossero state completate ed asciutte
per il trasporto, Tristan ed il notaio avrebbero preso contatti con il
direttore del museo d’arte moderna per concordare la consegna degli originali
ed il ricevimento del premio per il ritrovamento, ovviamente col coinvolgimento
della stampa e comprensibilmente Tristan avrebbe avuto il diritto ad
un’intervista esclusiva con Michel ed il direttore del museo.
Corinne ed Henri intanto erano occupati a
riprodurre il quadro di Matisse, la „Pastorale“ del 1906.
Lo stile era chiaramente
impressionista, i colori tuttavia già tendevano al successivo sviluppo della
sua pittura, il periodo “fauve”, cioè “selvaggio”, sebbene in questo dipinto
Matisse avesse utilizzato una scala cromatica ben lontana dalle tinte
aggressive di un Derain o Vlamink.
L’impasto dei diversi
colori si rivelava molto arduo, ogni singola superficie doveva essere
analizzata per determinare i colori di base usati nell’originale: raramente
solo due, più spesso tre e più tonalità erano state mescolate per realizzare un
particolare effetto cromatico.
„Impieghiamo almeno
dieci volte più tempo di quando è costato a Matisse per eseguire l’originale, ”
si lamentava Corinne. Io non
vedo in fondo la
necessità di tali complessi miscugli di colori, tanto più che le forme e le
persone sono rappresentate in modo impreciso.”
„Hai ragione, le forme
in questo quadro hanno valore secondario: Matisse non voleva seguire
supinamente nemmeno la rappresentazione prospettica. Per lui l’osservatore non
doveva per così dire ‘entrare’ nel quadro, ma vederlo come dall’esterno,
mantenendo una chiara distanza. Quest’effetto d’estraneità non doveva però
essere ottenuto con la scelta di colori esageratamente forti, ma con sottili
sfumature cromatiche non aggressive benché innaturali.
Il titolo stesso è significativo e riassume
l’intenzione del quadro: la “Pastorale” vuole trasmettere tranquillità e
soddisfazione, libertà e libertà dalle costrizioni. Le persone sono tutte nude
sui prati, ma in posa naturale, non provocante come in dipinti di altri
pittori. Non è un nudo ma una scena idillica.
„La mia impressione,
guardando questo dipinto, è che mi posso benissimo immaginare di essere in quel
paesaggio senza sentirmi estranea nella scena.” commentò Corinne, “ma pur tuttavia
c’è qualcosa di artificioso, non naturale: penso che siano i colori a generare
questo contrasto”.
„Ottima osservazione,
Corinne! Sei arrivata esattamente all’idea centrale, così come l’hai definita
ora.”
Henri dovette riflettere
un istante quasi per verificare la giusta formulazione di ciò che stava per
dire: ”È esattamente la strada che voleva provare Matisse nell’anno 1906 –
quello della scomparsa di Cézanne. Abbandono del puro impressionismo,
continuazione della pittura nella natura, ma con un maggiore sfruttamento delle
possibilità di combinazione dei colori per generare effetti che vanno oltre la
semplice rappresentazione.
Siamo ancora ben lontani
dall’espressionismo, che é stata una reazione contro la severa regolamentazione
dell’arte, ed anche l’aspirazione verso una forza rappresentativa libera da
regole e convenzioni.
Gli svariati pittori ed
i loro circoli,che in maggiore o minore misura si riconoscevano sotto questa
denominazione li conosci certamente attraverso i tuoi studi all’accademia d’arte:
‘Die Brücke’ con Kirschner, Heckel, Schmitt->Rottluff e Bleyel, o il gruppo
‘Der Blaue Reiter’ così chiamato da un quadro di Kandinsky ed al quale
appartenevano fra gli altri Macke, Marc, Kubin.
Come sai, avevano
preferenza per la pittura “alla prima”, cioè senza schizzi preparatori e
direttamente sulla tela.
“Anche noi all’accademia
dobbiamo fare spesso esercizi di questo tipo, ma meno coi colori, più spesso a
matita o carboncino per i ritratti. A volte in un’ora dobbiamo eseguire almeno
una dozzina di schizzi, i modelli cambiano posizione ogni cinque minuti, e noi
dobbiamo finire entro questo breve tempo. È stressante ma devo ammettere che
con questi esercizi si impara molto. Se si manca l’espressione corretta con le
prime linee, non si riesce poi a correggere anche provando un’ora intera.”
„Curiosamente i quadri
che gli espressionisti hanno dipinto velocemente, cioè ‘alla prima’ sono quelli
che copiando richiedono più tempo e in più anche moltissima pazienza per
centrare i colori giusti. È quasi come coi fauves cioè i ‘selvaggi’,
avremo occasione di sperimentarlo più che a sufficienza quando copieremo il
quadro di Braque, ‘L’olivo nei pressi dell’Estaque’ un paese in Provenza.
„Gli espressionisti però
hanno avuto poco successo e meno imitatori degli impressionisti, il loro è
stato un movimento di breve durata.”
“In parte è vero, ma
l’espressionismo era una reazione generale contro l’establishment, quindi aveva
anche una dimensione politica. In letteratura ed in musica ci sono stati
altrettanti movimenti espressionisti, quasi tutti in territorio tedesco o
nell’area slava, i nomi li conosci di sicuro: Schönberg, Skriabin, Stravisnky,
Hindemit, Prokofieff, Weber, Berg e un solo italiano con loro: Ferruccio
Busoni. Ma tutti coalizzati contro l’impressionismo di Debussy.“
“Henri, da dove hai
tutte queste conoscenze sì storia della musica?” chiese Corinne, stupita di
sentir Henri per la prima volta parlare di questi argomenti.
„sono soltanto un orecchiante, non un
conoscitore in questa materia. Però mi interessa e puoi ben immaginare da chi
ho imparato queste cose.“
„Ah, naturalmente,
Francine! Racconta anche a te tutte queste cose interessanti quando viene a
suonare il pianoforte nel tuo atelier? Vorrei sentirle una volta anch’io.“
„Sì, quando ha suonato
per un’ora – cosa che alla sua età è già veramente molto – Francine resta qui
volentieri, non ha più nessuno cui far visita o che vada a tenerle compagnia
nella Casa di riposo.
Lei resa qui volentieri
dopo aver suonato e mi guarda mentre dipingo, raccontandomi aneddoti su
musicisti.
Aveva davanti a sé una
brillante carriera come pianista, ma dopo un incidente dovette abbandonarla.
Divenne insegnante di musica al conservatorio e dedicò tutta la vita alla
musica. Parla come un’enciclopedia vivente, conosce innumerevoli pezzi a
memoria e ne impara ancora di nuovi.”
Sie hatte vor sich eine brillante Karriere als
Pianistin, aber nach einem Unfall musste sie aufgeben, sie war dann
Musiklehrerin im Konservatorium, und hat ihr ganzes Leben der Musik gewidmet,
sie spricht wie eine Lebendige Enzyklopädie, kennt unzählige Stücke auswendig,
und lernt immer noch welche.“
„La trovo una cosa
eccezionale, anch’ io vorrei avere così tanta energia per la vita intera.”
“Sai, recentemente le ho
chiesto perché suona senza leggere le partiture. La sua risposta mi ha lasciato
di stucco: aveva una quantità enorme di partiture e non poteva portarle nella
casa per anziani per mancanza di posto, lì ha soltanto una cameretta, quindi le
ha regalate tutte al conservatorio. Durante la settimana va là e leggendo le
partiture impara a memoria i pezzi che poi viene qua a suonare. Avrebbe
naturalmente il diritto di suonare nel conservatorio, ma mi ha detto che è
affezionata al suo pianoforte anche se vecchio e modesto, e che inoltre non vuole
occupare uno strumento nel conservatorio dove ce ne sono pochi e servono agli
studenti per esercitarsi.
Gli aneddoti che
racconta su musicisti, direttori d’orchestra e su tutto ciò che ha a che fare
con la musica sono veramente interessanti anche per chi non è specialista. Tu
mi hai detto che al sabato dormi volentieri a lungo, ma se una volta riesci ad
alzarti presto puoi venire, le farai un piacere se l’ascolti mentre suona e poi
basterà una qualunque domanda e subito ti aprirà le porte del mondo della
musica.
Anche Claude viene
spesso il sabato per intrattenersi con lei. In questi casi per me diventa
difficile capirli. Recentemente si sono intrattenuti a lungo su di un accordo,
mi ricordo soltanto che nessuno finora è riuscito ad interpretare con precisione
la struttura di questa costruzione a armonica chiamata “accordo di Tristano”.
Onestamente più del nome non ho capito. Ma poi Francine si è seduta al
pianoforte ed ha suonato un bellissimo pezzo di Wagner, da “Tristano ed
Isolde”, in cui appunto c`’è questo famoso accordo, che naturalmente non ho
individuato ma mi è servito a ricordare il nome.”
Claude in ogni caso ha ringraziato moltissimo
Francine per le spiegazioni armoniche che per me sono rimaste incomprensibili,
e prima di andarsene è rimasto a lungo davanti al quadro di Braque prendendo
appunti. Penso che in quel momento gli sia venuta l’ispirazione per comporre il
pezzo relativo a quel dipinto.”
Nel frattempo Claude
aveva già veramente composto i pezzi per tre dei quadri. Per quello di Picasso
aveva dapprima cercato di utilizzare armonie atonali, poi rientrato nella
tradizione aveva scritto un pezzo jazzistico con carattere dixieland: una
divertente parodia del dipinto cubista, ma in qualche modo sembrava
giustificata.
Sul quadro di Matisse
aveva apertamente confessato di aver trovato l’ispirazione in Debussy. Questo
perché, come aveva detto, per sottolineare il rinnovamento pittorico avviato da
Matisse doveva utilizzare una corrispondente struttura armonica e questa gli
sembrava trovarsi al meglio in Debussy, del quale è noto che a causa dei suoi
esperimenti con cadenze armoniche insolite e per la sua rivolta contro le
tradizionali strutture era stato addirittura escluso dal corso di composizione.
Inoltre Debussy era un
nemico di tutte le convenzioni, come dimostrano le sue amicizie con i grandi
innovatori suoi contemporanei: Wagner, Stravinsky, Mahler ed addirittura Eric
Satie.
In effetti, quando
Claude presentò la sua composizione al pianoforte agli amici, lasciò
l’impressione fu di un qualcosa di non catalogabile, che in parte ricordava
note armonie ma poi sorprendentemente passava a progressioni armoniche e
melodie del tutto inattese, quasi come se in un’atmosfera apparentemente
tranquilla cercasse di
inserirsi qualcosa di incomprensibile e sconosciuto.
A tratti si aveva
l’impressione di udire il flautista del dipinto e contemporaneamente uno
strumento sconosciuto nascosto da qualche parte che accompagnava contrastandolo
il suono del flauto.
Una
serata da dimenticare
Gli incontri settimanali
chez George continuavano nonostante l’intensa attività pittorica
di due degli amici, i cinque erano sempre nell’osteria al venerdì sera, le
chiacchierate e le partite a scacchi seguite da un fedele gruppo di tifosi e
dopo la chiusura del locale gli incontri continuavano nell’atelier di Henri.
Quella sera Corinne era
riuscita finalmente a convincere il suo amico di turno a partecipare
all’incontro nell’osteria in rue des Canettes con Claude, Tristan,
Michel ed Henri.
Costui, Pascal, un
impiegato di banca, non vedeva di buon occhio che ogni venerdì sera Corinne
trascorresse la serata con quegli amici che per di più gli riferisse cose per
lei interessanti ma per lui completamente insensate sulle conversazioni d’arte,
letteratura e musica. Solo il gioco
degli scacchi lo interessava e forse questo fu il motivo per cui si lasciò
convincere a partecipare quella sera infausta.
Pascal era un bell’uomo,
circa a metà fra i trenta ed i quaranta anni, direttore di banca in una piccola
filiale ma con buone prospettive di carriera.
Lui e Corinne non erano
insieme da molto tempo, lei cambiava sovente gli amici, era molto esigente e
quando uno non gli andava più bene chiudeva il rapporto senza tante discussioni
né rimpianti.
Quando i due arrivarono
le partite a scacchi erano già iniziate e Michel li pregò di prendere il posto
dei due primi avversari che avrebbe messo a scacco matto. E infatti poco dopo
una scacchiera si era liberata, Corinne lasciò il posto a Pascal che si era
vantato di essere un avversario temibile.
Ed in effetti non era un
avversario facile, Michel si complimentò per la sua ingegnosa apertura e per un
paio di mosse magistrali, poi smise di fare commenti poiché aveva capito che
Pascal non poteva sopportare di essere lodato da uno che riteneva suo
inferiore, un semplice tassista.
Tuttavia si arrivò ben
presto alla mossa decisiva, Pascal mancò una buona occasione, Michel si accorse
del suo punto debole e poco dopo la partita era conclusa a suo favore.
Michel aggiunse soltanto
un breve commento in cui dichiarò che la partita l’aveva veramente impegnato a
fondo, e di essersi dovuto molto concentrare per vincere.
Pascal non si degnò
nemmeno di rispondere ma diede la colpa della sconfitta a Corinne per averlo
distratto durante la partita. Corinne era indignata per una scusa tanto
infondata e Claude, che aveva sentito l’accusa cercò di sdrammatizzare la
situazione:
“Chi non si lascerebbe
distrarre, con una ragazza così carina al fianco!” disse ridendo ed offrì un
bicchiere di Beaujolais a Pascal.
Nel frattempo tutte le
partite erano finite, Michel aveva aiutato un vecchio professore di storia ad
arrivare ad un pareggio: lo trovava simpatico e si intratteneva volentieri con
lui sulla storia della città di Parigi.
Da tassista conosceva
pressoché tutte le strade e poiché era desideroso di imparare, ogni venerdì
sera si faceva raccontare qualcosa su una piazza o strada famosa della città.
Per lui con l’andar del tempo le strade avevano un rapporto diretto col nome
del personaggio al quale erano intitolate, per cui quando ad esempio girava
nella piccola via Dr. Nicot, doveva subito pensare al medico che aveva scoperto
la nicotina nelle foglie delle piante di tabacco: una sostanza che tanti
inalano ma soltanto pochissimi conoscono l’origine del nome.
E ogniqualvolta
attraversava il “Pont Neuf” non poteva fare a meno di pensare all’ironia della
storia, che aveva condotto a chiamare come “nuovo” il ponte più antico della
città.
Ma quando quella sera il
vecchio professore iniziò a raccontare aneddoti sulla cattedrale di Notre Dame,
Pascal non ce la fece più a sopportare questa per lui insensata conversazione:
si alzò per andarsene via e sollecitò Corinne a seguirlo.
„Ma la serata é appena
iniziata “ protestò lei, aggiungendo che dopo la chiusura del locale sarebbero
andati tutti insieme da Henri nel suo atelier, ”Pascal, ti prego, aspetta, ti
farò vedere un paio di quadri che abbiamo dipinto insieme”.
“Se voglio vedere quadri
vado al Louvre o in una qualsiasi pinacoteca. Ora è venerdì sera, ho lavorato
duro tutta la settimana, andiamo piuttosto in una discoteca, devo distrarmi e
questi discorsi non sono certo adatti a gente giovane come noi.”
Calò per un attimo il
silenzio, tutti guardavano Corinne che era rimasta senza parole di fronte alla
grossolana uscita del suo amico.
“Allora arrivederci, noi
ce ne andiamo. Continuate pure la vostra interessante conversazione, noi non ne
sentiremo la mancanza.”
Per Corinne questa
offesa ai suoi amici era inaccettabile.
“Pascal, lo so che hai
avuto una settimana stressante, ma non puoi sfogare le tue aggressioni qui,
contro i miei amici. Qui sei un ospite come tutti noi, non un direttore di
banca.Per favore, scusati per quello che hai detto e poi ce ne possiamo
andare.”
“Scusarmi io? Davanti a queste vecchie
mummie?Tu sei pazza, cosa credi che io sia?”
“Pascal, puoi andare da
solo, io resto qui, non ho nessuna voglia di trascorrere il resto della serata
con un direttore di banca fuori della grazia di Dio!”
Nel frattempo anche gli
altri avventori avevano seguito questa spiacevole scenata, ed un’anziana
signora alla quale non era piaciuto sentirsi paragonare ad una mummia, non poté
trattenersi dal dire: ”La ragazza merita un amico migliore, e questo
strafottente giovanotto meriterebbe anche lui qualcosa, ma di energico e sul
muso, dico io!”
Una risata fragorosa
risuonò nell’osteria a commento di queste parole, e Pascal si vide esposto al
ridicolo davanti a tutti gli altri avventori.
Un altro sarebbe
semplicemente andato via, ma lui non era il tipo: si sentì uno schiaffo e
Corinne iniziò a piangere.
“questo affinché capisci
chi sono io” aveva detto Pascal colpendola.
. Si alzò Tristan, e
pregò cortesemente e con voce tranquilla Pascal di calmarsi e di andarsene.
“Si calmi per favore e
lasci in pace Corinne, noi non vogliamo interferire nelle sue questioni, ma
siamo tutti amici e non abbiamo mai visto una cosa simile finora. Per favore se
ne vada, e cerchiamo tutti di dimenticare questo spiacevole episodio.”
Invece di calmarlo,
queste parole ebbero su Pascal l’effetto dell’olio sul fuoco.
„Lei non ha proprio
nulla da dirmi, e nessuno mi ha mai ancora
offeso o deriso senza
pentirsene, e le auguro che non voglia essere lei il prossimo a sperimentarlo.”
Ciò dicendo aveva già
messo una mano addosso a Tristan e lo stava spingendo via malamente.
Si alzò Henri, “Signor
direttore” disse soltanto “io sono il più anziano del gruppo e d il più
piccolo, ma la prego di lasciare in pace noi e anche la sua amica: se ne vada a
casa prima che le capiti di fare qualcosa che poi domani probabilmente
rimpiangerà.”
Pascal era almeno una
testa più alto di Henri, e forse per questo non lo prese in considerazione.
“Questo lo tengo in
riserva per coloro che mettono il naso nei miei affari” gridò Pascal e cercò di
afferrare Henri e di dargli uno spintone come aveva fatto con Tristan. Ma Henri
non mostrava nessun timore, anzi guardava Pascal negli occhi come per rinnovare
la richiesta, ma senza parole.
Al grido di Corinne fece
eco immediato quello di Pascal, che improvvisamente e senza rendersi conto di
come era successo si trovò a terra immobilizzato. Michel lo aveva buttato giù e
lo teneva ben fermo con un ginocchio sulla schiena, piegandogli
contemporaneamente un braccio dietro la schiena.
“Il direttore ha
sbagliato i conti questa volta, non siamo più giovani ma nella nostra gioventù
qualcosa abbiamo imparato anche noi.”
Intanto aveva allentato la presa, ma come
Pascal tentò di aggredirlo lo afferrò al collo con forza e con l’aiuto di
Tristan lo spinse fuori, senza ulteriore reazione da parte del direttore che
certo aveva desiderato un finale diverso quella serata
„Scusaci Corinne, che
siamo stati un po`grossolani col tuo amico, ma come vedi non ha rispetto né per
giovani né per anziani.”
“Meglio capire subito
prima che sia troppo tardi con chi si stringe amicizia” fu il solo commento di
Corinne.
E tutti capirono che fra
di lei e Pascal era finita.
Henri cerò di fare il
possibile per salvare la serata, e quando furono tutti nel suo atelier pregò
Corinne di aiutarlo in cucina, per distrarla dallo spiacevole accaduto.
Quando gli amici presero
commiato erano già un paio d’ore dopo mezzanotte, alla fine avevano cantato e
scherzato insieme.
“ Ora sappiamo almeno in
quale banca non andremo a deporre il premio del ritrovamento dei quadri” fu il
commento finale di Claude.
Corinne aveva ancora voluto aiutare Henri a
riassettare la cucina, ma quando lui si offrì di accompagnarla a casa lo pregò
di poter restare nell’atelier. Non voleva essere sola in casa quella notte.
“Hai forse paura del tuo
amico? Hai visto che nessuno di noi ha avuto paura di lui, io non sono forte
come Michele, ma se fosse
necessario non mi
tirerei indietro quando si tratta di difendere una donna. Io ti accompagno
volentieri fino al tuo appartamento.”
Corinne non rispose, ma
dal suo sguardo Henri capì che non voleva andare a casa.
„Certo se vuoi rimanere
non c’è nessun problema, purtroppo ho soltanto un sofà, ma io sono piccolo e
per me basta, tu puoi dormire nella mia camera. Spero molto che tu domani ti
sentirai meglio. Ed una ragazza attraente come te trova ben presto n amico
migliore.”
Corinne assentì
soddisfatta e come sollevata da un peso, senza tuttavia commentare quest’ultima
osservazione di Henri.
“Se per addormentarti
hai bisogno di una lettura puoi cercare qualcosa nella mia biblioteca. Gran
parte di questi libri me li ha procurati Michel: è sufficiente nominargli un
titolo o un autore, è già dopo un paio di giorni lui lo trova da un rigattiere
o da no dei suoi clienti. Nessuno conosce la città intera meglio di lui.
Un
ritratto spontaneo con esito inatteso
La mattina seguente
Henri aveva preparato una bella colazione e siccome Corinne ancora dormiva,
aveva iniziato a dipingere.
Stava riproducendo
ancora una volta la “Bella Romana” di Modiglioni, un lavoro commissionato da un
istituto bancario.
Immaginava che il quadro
era destinato all’ufficio del direttore della banca, e così gli venne la
sfacciata idea, chissà, forse un giorno una testa di c… di recente conoscenza avrebbe ammirato il
quadro e si sarebbe ricordato di qualcosa.
Corinne dormiva
tranquilla nel suo letto, e siccome l’atelier non aveva porte interne, la
poteva vedere e così iniziò a farne il ritratto.
Questa volta la copia
sarebbe stata diversa dall’originale
pensava Henri, ed anzi diceva fra di sé, ancora più bella.
Aveva praticamente
completato il volto quando sentì che Corinne si era svegliata e lo chiamava.
“Henri, nonostante
quello che è successo ieri, mi sento oggi come rinata, non ho mai dormito così
bene come qui da te.”
„Me ne sono accorto,“
rispose Henri ridendo “è quasi mezzogiorno, ti avevo preparato una colazione,
ma ora te la posso offrire come antipasto per il pranzo.”
“Se vuoi, posso cucinare
io per te. Così puoi continuare a dipingere. Ah, nuovamente la “Bella Romana”,
per chi questa volta?”
Intanto si era
avvicinata al quadro e improvvisamente rimase a bocca aperta: ”Henri, ma quella
sono io! Perché hai rovinato il quadro? Ora non lo potrai più vendere!”
“Forse lo tengo per me o
lo regalo!”
“Scusami Henri,
intendevo dire, è bellissimo, nessuno dei miei compagni dell’accademia mi ha
mai fatto un ritratto così bello. Tu non sei soltanto un copista, Henri !”
“Di fatto questo è il
primo ritratto che ho eseguito senza
basarmi su di un dipinto originale. E per me è anche il più bello, se
posso rischiare una valutazione.”
Corinne lo guardò per un
lungo momento senza parlare, poi chiese sottovoce: “ Ed ora adatterai al mio
volto il corpo della modella di Modigliani?”
“Non vedo altre
possibilità, non ho altre modelle…”
Rimasero in silenzio
davanti al quadro poi Henri finché Henri si risolse a riprendere la parola.
”Forse posso completare
il dipinto aggiungendo con fantasia al capo una figura adatta.”
Sie blieben schweigend vor dem Bild, bis Henri
sagte:
„Henri, forse tu
penserai ora che io sono sciocca, superba o senza pudore, ma …“
“Perché, è colpa mia se
ti ho fatto il ritratto senza chiederti il permesso … un’idea sciocca, lo devo
ammettere.”
“No Henri, intendevo
dire, forse hai una modella se vuoi finire il quadro … se lo vuoi.”
La guardò ed
improvvisamente gli fu chiaro che da lungo aveva desiderato averla come modella
per un atto.
Ma poiché notoriamente
spesso fra modelle e pittori si sviluppa qualcosa di più che non un semplice
rapporto artistico, e siccome si rendeva conto che Corinne per età avrebbe
potuto essere sua figlia, non aveva mai avuto il coraggio di lasciar volo
libero a queste fantasie. Aveva paura. Per se stesso, poiché una tale intimità
avrebbe potuto diventargli pericolosa, ed altrettanto per lei di conseguenza.”
Soltanto in quel momento
ammise ciò che aveva sempre rifiutato di pensare, e cioè che Corinne non
soltanto lo stimava per le sue conoscenze pittoriche, ma che aveva sviluppato
altri sentimenti, di cui forse non era ancor ben cosciente lei stessa, non
diciamo ancora amore, ma certo in questa direzione.
La stessa cosa che
valeva per lui. La conosceva ormai da oltre due anni, e dovette ammettere, che
ciò che sentiva per lei adesso esisteva fin dall’inizio, soltanto in modo
inconfessato ed inconfessabile, per ambedue, poiché ambedue temevano questo
sentimento.
Erano rimasti uno,
cinque o magari anche dieci minuti uno di fronte all’altro in silenzio? Chissà,
forse avevano rincorso ambedue lo stesso pensiero nella mente finché alla fine avevano capito che non
aveva più senso alcuno continuare a negarlo.
Henri sorrise e disse
infine “Sì, Corinne, una volta nella vita ho una modella tutta per me. Ma
rimarrà il solo ritratto che dipingo in questo modo. Non ritrarrò nessun’altra
dopo di te, lo considererei un’infedeltà …. “
Con ogni evidenza
Corinne in quel momento non era in grado di parlare, aveva gli occhi umidi, ma
dall’espressione del volto si comprendeva che non era tristezza ma un misto di
paura e di passione: abbracciò Henri che depose svelto la tavolozza e a sua
volta l’abbracciò e baciò a lungo.
“Non diciamo nulla, so
quello che pensi: che siamo pazzi. Lo penso anch’io e lo penseranno anche gli
altri, eppure …”
Quando Henri accese la luce nell’atelier, il
ritratto era pressoché completo. Un paio di ritocchi allo sfondo li avrebbe
fatti poi, ma aveva un quasi religioso timore di toccare il dipinto.
Si ricordò inoltre che
Modigliani non usava mai ritoccare i quadri per paura di rovinarli, dipingeva
senza interruzione, sostenuto dall’ispirazione creativa, ma sapeva che questa
aveva una sua limitata durata per ogni singola opera, e che ogni aggiunta
successiva avrebbe irrimediabilmente compromesso l’idea originale.
Anche Henri aveva
lavorato celermente, e durante tutta la posa Corinne era rimasta seduta sul
sofà sorridendogli ed osservandolo a lavorare, ovviamente senza poter vedere i
progressi del dipinto. Quando Henri le presentò il quadro finito, Corinne si
alzò dal sofà quasi come se uscisse da un sogno.
Appesero il dipinto
nella camera, e quando ambedue la mattina seguente si svegliarono dovettero per
un lungo momento riflettere per rendersi pienamente conto che non stavano
sognando ma quanto era avvenuto il giorno precedente era realtà.
Ambedue si sentivano come liberati da una
prigionia, i due anni della loro conoscenza senza l’ammissione della reciproca
simpatia sembravano ora irreali nel ricordo, molti episodi assumevano altri
contorni, il rapporto apparentemente cameratesco si rivelava per quello che era stato in realtà fin dall’inizio:
un amore impossibile, per quanto banale possa apparire, ma la nostra lingua non
possiede altri termini per descriverlo.
Corinne ed Henri
decisero tuttavia di non rivelare apertamente agli amici la mutata natura del
loro rapporto e di continuare come prima nel rapporto cameratesco che tutti
conoscevano.
Una decisione motivata
soprattutto dal timore di sentire dagli altri il probabile commento: “L’avevamo
capito da tempo”.
Sebbene non avessero mai
espressa con segni evidenti la simpatia reciproca, tuttavia gli altri dovevano
aver ben presto notato, prima forse di loro, che fra i due si era creata
un’intimità di rapporti che andava al di là della semplice comunanza di idee ed
interessi.
Quello che tutti
notarono immediatamente fu l’improvvisa spensieratezza nel comportamento di
Henri e Corinne durante gli incontri settimanali nell’osteria di rue des
Canettes .
Henri, che prima era in
certa misura riservato e talvolta rigido e quasi pedante nel difendere le
proprie opinioni, che si trattasse di politica o d’arte, mostrava ora una
tolleranza che sconfinava quasi con l’indifferenza verso i pareri discordi. Era
più disponibile ai compromessi ed interpretava prevalentemente in modo positivo
anche ciò che non gli andava.
Corinne era diventa
ancor più gaia, e se già prima rideva volentieri, ora lo faceva con un
convincimento interiore, come se avesse trovato la formula per sdrammatizzare
immediatamente i problemi esistenziali.
Una notizia inattesa
Tristan faceva raramente
visita all’atelier di Henri durante la settimana, ma quel lunedì arrivò già
alle nove con un’importante novità.
Si stupì di trovare
nell’atelier così di buon mattino anche
Corinne, ma lei giustificò il fatto in modo convincente mostrandogli
l’ultimo dipinto e le relative riproduzioni, che lei ed Henri avevano iniziato
da un paio di giorni: “È il più complicato dei cinque quadri, ci lavoriamo già
da molto ma ogni zona richiede lunghi tentativi per trovare la giusta
composizione di colori per rendere l’identica tinta dell’originale.
È però anche il quadro
che più colpisce la fantasia dell’osservatore, e nonostante la fatica dà tanta
soddisfazione che anche una dormigliona come me riesce ad alzarsi presto per
venire nell’atelier a continuare il lavoro.”
Tristan sorrise divertito:
„ Di che cosa non si deve rendere grazie a questo furto di dipinti! Ed alla
mossa fortunata di Michel!“
Ora tuttavia il tempo
stringe: ecco, ho portato il giornale, l’articolo l’ho scritto ieri sera dopo
aver ricevuto il rapporto dalla polizia: un caso fortuito che il ladro abiti
proprio nel quartiere di mia competenza.”
E mentre diceva questo
mostrò la pagina locale, un articolo su tre colonne intitolato “Picasso
nell’inceneritore?”
„Il punto interrogativo l’ho aggiunto io, ma
secondo il verbale dell’interrogatorio un socio del ladro ha confessato di aver
ricevuto in custodia i cinque dipinti rubati il 20 maggio del 2010 dal Musée
d’arte Moderne, e che appena saputo dell’arresto del ladro, per timore di
essere scoperto con la refurtiva, avrebbe consegnato le tele, avvolte in un
tappeto, ad un vicino di casa affinché le gettasse nei cassonetti dei rifiuti.
In effetti il ladro era
stato individuato grazie alle tracce di DNA lasciate sulle cornici dalle quali
aveva staccato i dipinti, ed aveva rivelato alla polizia l’indirizzo del socio,
nella speranza di ottenere una riduzione della pena grazie alla collaborazione
con gli investigatori.”
Come si leggeva
nell’articolo, la polizia era arrivata alcune settimane troppo tardi
all’abitazione del socio, un disguido imperdonabile dovuto al mancato
aggiornamento dell’indirizzario delle persone con precedenti penali, e quindi
era probabilissimo che i quadri rubati fossero andati veramente a finire
nell’inceneritore insieme ai normali rifiuti.
In conclusione si faceva comunque appello alla popolazione affinché chi
avesse notato qualcosa di sospetto nella notte dell’11 dicembre 2011 in rue du
Faubourg St-Martin lo segnalasse alla polizia; era anche menzionato infine un
cospicuo premio a chi avesse contribuito al ritrovamento dei dipinti, il cui
valore era indicato intorno ai 100 milioni di euro.
Il tempo dunque
stringeva, ed Henri e Corinne promisero di terminare che le riproduzioni
dell’ultimo quadro nel corso della settimana.
Claude e Michel intanto
avevano avuto una nuova idea: non appena le riproduzioni fossero completate ed
abbastanza asciutte per essere trasportate, avrebbero organizzato
un’esposizione nell’osteria di rue des Canettes. Ora che era divenuta di
dominio pubblico la probabile
distruzione dei dipinti rubati, Henri avrebbe potuto finalmente festeggiare un vernissage
speciale per i fedeli avventori Chez Gorge, dove era conosciuto come
copista professionale.
Ma Henri rifiutò
l’offerta affermando che anche Corinne aveva copiato gli stessi quadri, e
poiché entro pochi mesi avrebbe terminato lo studio all’accademia d’arte, per
lei sarebbe stata un’occasione importante cominciare a farsi pubblicità almeno
come copista.
Glia altri furono subito
tutti d’accordo, altrettanto naturalmente il gestore del locale, e la serata
venne organizzata con l’aiuto di Tristan, che annunciò il vernissage con
un articolo sulla pagina culturale di Le Monde. Quel venerdì sera invece
delle partite di scacchi in simultanea sarebbe stato animato da discussioni
sull’arte con la presenza di critici e pubblico interessato.
“L’oliveto”
di Braque ed un’animata discussione sull’arte
moderna
George Braque era
originario di Le Havre, dipinse però a Parigi con Picasso e per un periodo con
lui nei Pirinei, dove ambedue eseguirono quadri con gli stessi motivi e
tecniche, sicché era quasi impossibile distinguere quale ne fosse l’autore.
Ambedue svilupparono in
seguito il cubismo, ma prima Braque aveva seguito la corrente dei fauves, caratterizzata
da una scelta di colori aggressivi e selvaggi, quasi con vena espressionistica.
Ma nel periodo in cui dipinse i circa venti
paesaggi presso il piccolo villaggio provenzale L’Estaque, Braque era influenzato da Cézanne, di
cui era un grande ammiratore.
Corinne conosceva queste
premesse, ma non aveva potuto immaginare la complessità dell’operazione di
copia di quel dipinto, era la prima volta che si cimentava con questa specifica
tecnica e stile. In quel quadro, aveva
detto Henri, l’idea centrale erano le variazioni e sfumature cromatiche. Le
forme si potevano quasi dimenticare, la prospettiva era volutamente quasi
ignorata, ma il gioco dei colori innaturali doveva suscitare nell’osservatore
le stesse sensazioni naturali che potevano derivare dalla contemplazione del
paesaggio reale, ma ovviamente esaltandole.
Una sensazione
d’estraneità e nello stesso tempo, ma alla fine, un’empatia col paesaggio.
Ad essere tematizzate
nel dipinto non erano le impressioni ma l’espressione delle sensazioni e delle
reazioni di un attento osservatore posto di fronte al paesaggio reale.
“Se non avessimo davanti
a noi gli originali, non potremmo concludere gran che soltanto con l’aiuto di
una fotografia o anche di una riproduzione di buona qualità” constatò Corinne.
„Concordo pienamente con
te, perché anche così non è facile ricostruire i colori, cioè determinare quali
componenti sono stati mescolati per arrivare ai colori usati.
A volte sono necessari
tre o anche quattro colori primari per avvicinarsi alla tinta usata da Braque.
Ma io sento che ne vale la pena. C’è molto da imparare a copiare questo quadro,
ed è la nostra ultima fatica per il momento.”
Una
decisione temeraria
Henri si era impegnato
insieme a Michel a portare le riproduzioni ed appenderle nel locale Chez
George e così fece. Furono impegnanti tutta la mattina a trasportare con la
massima attenzione i quadri ed a preparare il locale per la serata.
Quando arrivarono i
primi visitatori, Henri era molto divertito nel sentire certi critici che
esprimevano riserve sulla tecnica della copista pur lodando la perfetta
somiglianza delle riproduzioni agli originali, le cui foto, tratte dal catalogo
del museo, erano appese a fianco per consentire un controllo immediato.
Egli non contestava le
critiche ma giustificava la pittrice con l’argomento della giovane età ed
esprimeva l’opinione che ciononostante le riproduzioni dimostravano un
innegabile talento.
Un noto critico di Le
Figaro si espresse significativamente in questi termini: “Sì, questa
pittrice compirà sicuramente ancora molti progressi, e penso che fra qualche
anno riuscirà a realizzare copie molto migliori. Queste non sono male, ma
guardate qui: quanti tratti di pennello imprecisi. Modiglioni e Braque
dipingevano sì velocemente, ma le loro pennellate erano indiscutibilmente più
precise.”
“Sono esattamente del
suo parere” era stato l’unico commento di Henri. “La pittrice dovrà ancora
esercitarsi a lungo e con impegno”. Ma ecco, arriva giusto in questo momento,
glielo dirò io direttamente. Si diresse rapido verso l’ingresso del locale e
disse sottovoce qualcosa nell’orecchio di Corinne, che rimase un attimo
perplessa, poi scoppiò in una risata e
andata dai critici che stavano intorno ai dipinti li ringrazio per i
commenti incoraggianti ammettendo di
non sentirsi ancora all’altezza del compito artistico ma si essere impegnata a
perfezionare la propria tecnica. E ogniqualvolta si voltava a guardare Henri
doveva nuovamente iniziare a ridere, mentre lui rimaneva impassibile con
piccolo sorriso di compiacimento, mentre rivelava ai critici che anch’egli
aveva eseguito le medesime riproduzioni ma non gli erano riuscite altrettanto
bene come quelle della giovane studentessa, e promise di portarle comunque nel
locale in uno dei giorni seguenti per un confronto e per trovare forse qualche
acquirente.
Durante la serata Claude
dovette suonare numerose volte la suite di cinque pezzi da lui composta, e ciò
fornì l’occasione per lunghe discussioni sui rapporti fra musica ed arti
figurative.
Tristan era indaffarato a raccogliere le opinioni
dei critici che poi avrebbe pubblicato nell’edizione del lunedì: in sostanza
erano le valutazioni che molti avevano già espresso a Henri.
Al termine della serata
del vernissage, tornando all’atelier, Corinne continuava a ripetere a
Henri la propria meraviglia per la trovata incredibile: “Henri, non ti
riconosco più, Una cosa simile l’avrei immaginata da parte dei miei compagni
dell’accademia, loro si divertono a prendere in giro tutti e tutto, ma tu che
sei sempre stato serio, come hai potuto avere un’idea così pazza?!”
Ma poi subito
aggiungeva: “Ma proprio per questo mi piaci ancor di più, perché tu sai essere
le due cose, i miei amici di prima sapevano soltanto scherzare e null’altro!
Che divertimento prendere in giro questi critici saccenti! Se un giorno
dovessero scoprire lo scherzo che gli hai giocato ti odieranno per il resto
della vita!”
“Lo verranno a sapere di
sicuro, Corinne! I quadri rimarranno Chez Gorge fino a che il museo non
li verrà a prendere.“
“Cosa? Tu hai appeso gli originali nel
Comptoir des Canettes spacciandoli per le mie riproduzioni ed ora
rischiamo che li rubino una seconda volta?!”
“Questo pericolo è escluso: ho detto al gestore
che abbiamo già ricchi compratori giapponesi e russi per queste ‘copie’ e che
per essere sicuro che non vengano rubate per un paio di giorni Michel dormirà
nel locale. Starà attento, e se dovessero presentarsi dei ladri saprà come
accoglierli.
Come tassista ha il
porto d’armi, quindi può andare in giro armato di pistola. Lui non lo fa mai,
ma durante queste notti nell’osteria sarà armato.
Dopodomani andremo tutti
al museo, la consegna dei quadri avrà
ufficialmente luogo là, e noi porteremo le nostre riproduzioni.“
“Ambedue?", le mie e le tue?“
„Sì,
precisamente. E ci divertiremo ancora un po’ poiché metteremo
gli esperti alla prova: dovranno stabilire quali sono gli originali e quali le
riproduzioni. Sono curioso di sapere le loro decisioni: ambedue sbagliate!!”
“Quando consegneremo gli
originali?”
“Mentre gli esperti
esamineranno le nostre copie, Michel ed il direttore del museo andranno in rue
des Canettes a prendere gli originali e li porteranno al museo. E noi prima
del loro arrivo già
sapremo le decisioni
degli esperti. Poi andremo ad appendere le copie Chez George e dopo
l’articolo di Tristan su Le Monde ci saranno sicuramente abbastanza
interessati all’acquisto.”
“Devo ammettere che
l’idea è altrettanto impertinente quanto geniale, speriamo che funzioni”
„Questo lo speriamo
tutti. Il pagamento del premio per il ritrovamento è una questione che
risolveranno l’avvocato ed il notaio col direttore del museo, il comune di
Parigi e la società d’assicurazione. La polizia è già stata informata ed ha
ricevuto tutte le informazioni da parte del notaio e dell’avvocato“.
Finale
con coda
La restituzione dei
dipinti - prima le duplici riproduzioni e poi gli originali – si svolse
esattamente come previsto ed alcuni giorni più tardi Michel ricevette il premio
per il ritrovamento e lo ripartì con gli amici.
Claude aveva acquistato
una copia di tutti i dipinti per un’esposizione nel piano-bar dove ora poteva
suonare ogni sera le proprie composizioni, giacché oltre al particolare
pubblico tradizionale venivano ora turisti e curiosi appositamente per vedere
le riproduzioni dei quadri rubati, divenute quasi più popolari degli originali
grazie alla serie d’articoli scritti da Tristan. Anche nel locale in rue des
Canettes erano appese le medesime riproduzioni, come prestito temporaneo di
Corinne ed Henri. Le avevano firmate sul retro con ambedue i nomi, in modo che
nessuno potesse sapere chi dei due ne era stato l’autore.
Con la sua parte di
premio ricevuta da Michel, Tristan aveva intrapreso finalmente un lungo
viaggio, era stato in Cina per tre mesi per eseguire ricerche negli ambienti
artistici delle maggiori città, ma anche per compiere interviste sui problemi
sociali del Paese. I suoi articoli vennero in seguito raccolti in un volume che
ebbe discreto successo e che lui dedicò ovviamente agli amici del venerdì
sera.
Michel si era messo in
proprio, lavorava ancora mezza giornata e trascorreva la maggior parte dei
pomeriggi Chez Gorge, il locale era divenuto un punto di riferimento per
gli scacchisti parigini.
Claude aveva a sua volta
ridotto il proprio impiego a metà orario, per aver tempo libero da dedicare
alla composizione, e prendeva lezioni da Francine, che lo riceveva nella Casa
di riposo e talvolta nel conservatorio per provare i pezzi.
Con la sua parte del
premio Henri aveva acquistato l’atelier e Corinne era andata per alcune
settimane a rendere visita ad una zia a New York., dove aveva in programma di
visitare le locali pinacoteche e dipingere qualche veduta della città.
Henri aveva fatto visita
alla sua anziana madre in Provenza.
Dal giorno in cui lui e
Corinne si erano confessato l’amore reciproco erano stati insieme ormai quasi
un anno. Erano felici, ma con l’andar del tempo Henri sembrava cambiare.
Ogni volta che andavano
a passeggio insieme ed incontravano una giovane famiglia con bambini, Corinne
notava come un’ombra sul volto e nella voce di Henri.
Di matrimonio non
avevano mai parlato, ambedue vivevano la spensieratezza del presente e temevano
ogni pensiero rivolto al futuro. Corinne aveva terminato i suoi studi artistici
ed aveva ricevuto alcuni incarichi interessanti come restauratrice.Inoltre
dipingeva motivi urbani e ritratti.
Quando rientrò a Parigi
da New York, Corinne si stupì di non trovare Henri ad attenderla all’aeroporto.
Aveva sì ricevuto una telefonata in cui lui riferiva una malattia della madre e
annunciava di non poter forse tornare in tempo a Parigi, ma lei aveva sperato
comunque di ritrovarlo all’arrivo.
Nell’atelier che era
divenuto sia la loro abitazione comune che luogo di lavoro scoprì subito alcuni
dipinti: erano tutti suoi ritratti, soltanto il nudo iniziato come copia della
„Bella romana“ di Modigliani mancava. Evidentemente Henri l’aveva portato con se nella casa di sua madre in Provenza.
Una lettera giaceva sul
tavolo. Una lunga lettera d’addio, in cui Henri dichiarava l’impossibilità di
continuare un rapporto duraturo con lei.
„ Tu sei la prima donna che io ho
veramente amato con tutto il mio essere. Ce ne sono state altre nella mia vita,
ma con te è stato diverso. È come se io ti avessi sempre cercata ma purtroppo
ti ho trovata troppo tardi.
Tardi
perché non posso scambiare la realtà per un sogno, tu potresti ben essere mia
figlia, e fra pochi anni io sarò per te un vecchio, e mentre tu hai di fronte
tutta la vita io ti sarei soltanto un peso. Ti amo troppo per farti una cosa
del genere.
Ho
iniziato qui da mia madre, nel paesino dove mi trovo, a dipingere miei motivi.
Lavoro tutta la giornata, mia madre mi osserva ed è felice di non essere più
sola, alla sua età avanzata: prossimamente compirà 92 anni!
Non ti
scrivo il mio indirizzo, ma tu puoi restare nel mio atelier, forse fra qualche
anno ti verrò a far visita, quando avrai una famiglia tua. Forse con Pascal.
Sì,
sono venuto a saperlo per caso, come al solito da Michel: il tuo ex amico ha
avuto un grave incidente d’auto, è stato per mesi all’ospedale, ora sta facendo
una cura di riabilitazione, ci vorrà ancora tempo ma i medici mi hanno
assicurato che si riprenderà completamente.
Lo so
perché sono stato all’ospedale a fargli visita. Mi è sembrato un uomo del tutto
diverso da come lo ricordavo dopo la triste serata di allora. Si è scusato
ripetutamente per quel brutto episodio, e mi ha confessato che nulla gli
dispiace di più che di averti perduta.
Forse
puoi fargli vista anche tu, è nell’ospedale Pitié-Salpetétrière nelle vicinanze
della stazione d’Austerliz.
Sapeva
che noi eravamo divenuti una coppia, ma mi ha ricevuto amichevolmente,
rassegnato e cosciente della propria colpa.
Chissà,
talvolta le prove della vita, come in questo caso un brutto incidente, possono
completamente cambiare la vita ed il carattere di una persona.
Io ti
penserò sempre, ma tu devi considerare il tempo felice che abbiamo trascorso
insieme come un’epoca della tua vita che si è
chiusa definitivamente.
Sono
soltanto un pittore e non un poeta, ma come congedo di trascrivo una poesia di
Puskin che esprime esattamente i miei sentimenti:
Ti ho amata: forse
l’amore
Nel mio cuore non è
ancora del tutto estinto
Ma ciò non di deve
inquietare;
Per nessun motivo vorrei
turbarti.
Ti ho amata in silenzio,
senza speranza
Dalla timidezza
tormentato come dalla gelosia;
Intensamente ti ho
amata, e teneramente:
Possa Dio concederti
D’essere da un altro
egualmente amata. “
© G.P., Radolfzell, 2012
Keine Kommentare:
Kommentar veröffentlichen