Originali e copie d’opere d’arte.
Omaggio a Cornelius Gürlitt, il collezionista persegutato dalla polizia bavarese.
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Il mio hobby di copista d’opere d’arte figurativa lo pratico scegliendo le
opere secondo tre criteri: quadri che mi piacciono, dipinti famosi per
particolari motivi (es. rubati o andati distrutti) o infine opere legate a qualche fatto di cronaca
concernente collezionisti e mercanti d’arte (es. quadri venduti alle aste per
cifre esorbitanti).
Attualmente a Berna è esposta una collezione molto particolare, di cui
scrivo brevemente la storia, e fra i tanti dipinti mi ha particolarmente
interessato un acquerello di Picasso del 1909: una natura morta apparentemente
banale - frutti e bicchiere - ma eseguita con uno stile raramente ripetuto in
altre opere, un accenno al passaggio all’astrazione (es. scomposizione del
bicchiere) in contrasto con la rappresentazione realistica dei frutti (dei quali tuttavia uno è già trattato con
visione astratta).
La motivazione per la copia in questo caso deriva dalla particolarità
dell’esposizione: opere che mai sarebbero arrivate al museo di Berna se non ci
fosse stato l’incredibile ed ingiusto
accanimento giudiziario della polizia bavarese verso il collezionista.
Qui la breve storia di questa persecuzione e la meritata risposta del
collezionista alle autorità tedesche.
Il 28 febbraio 2012 a Monaco una
squadra di poliziotti forza la porta ed irrompe nell’appartamento di un
collezionista d’arte ottantenne e gli sequestra circa 1500 quadri e disegni per
un valore intorno ad un miliardo di euro (fra gli altri Picasso, Paul Cézanne, Édouard Manet, Claude Monet, Henri Matisse, Ernst Ludwig Kirchner, Karl
Schmidt Rottluff, Emil Nolde, Franz Marc, Max Beckmann). Subito viene nominata una commissione di esperti (rivelativi poi inadeguati al
compito) per determinare se si tratta di opere rubate ad ebrei durante il
periodo nazista. Il malcapitato collezionista è un certo Cornelius Gürlitt, che
ha ereditato i quadri da suo padre Hildebrand, un famoso mercante d’arte che
era sì in contatto con i gerarchi nazisti, ma soprattutto acquistava i quadri eliminati
dai musei poiché secondo la l’estetica nazista erano considerati “arte
degenerata” ed erano destinati al rogo insieme ai libri degli scrittori invisi al regime. Molti
quadri e disegni ad esempio li acquistò da Goebbels, in qualche modo li salvò
dalla distruzione.
La stampa scandalistica nel febbraio 2012 si
impadronisce della vicenda e dipinge il povero collezionista Gürlitt a tinte
fosche, quasi come se si trattasse di un ricettatore di opere d’arte
appartenute ad ebrei, insomma un volgare ladro se non un delinquente.
Il malcapitato morirà due anni dopo (era malato di cuore e la vicenda ha
probabilmente accelerato la sua fine), senza poter riavere i suoi quadri, che
possedeva regolarmente come venne dimostrato alla fine delle ricerche (la
commissione venne sciolta dopo aver trovato unicamente cinque quadri di dubbia
provenienza sui 1500 del corpus esaminato).
Nemmeno il collezionista era
esattamente al corrente della provenienza di tutti i quadri che aveva ricevuto
in eredità, ma si era subito dichiarato disponibile a restituire ciò che fosse
risultato di provenienza illecita. A nulla servì né la sua protestata innocenza
né la promessa di collaborare con la
giustizia. Ma prima di morire fece
testamento … a favore del museo nazionale svizzero di Berna. Nessuno dei quadri
doveva restare in Germania: un meritatissimo
schiaffo morale alle autorità che con un incredibile abuso di potere gli
avevano illecitamente sequestrato i quadri.
E si noti, la stessa acribia nel ricercare i probabili proprietari
spogliati durante il regime nazista non è mai stata messa in atto invece per le
innumerevoli opere nei musei tedeschi. Due pesi e due misure. Dunque bene ha
fatto il povero Cornelio Gürlitt a regalare alla Svizzera ciò che gli era stato
sottratto falle autorità tedesche.
La foto della riproduzione la metterò quando avrò imparato come si fa. Per ora la metto in Facebook.
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