Samstag, 31. März 2018

Cronaca di un avvelenamento annunciato. 

Gli inspiegabili avvenimenti-avvelenamenti di Salisbury ed un ripasso storico per capirne l’origine lontana, le implicazioni attuali ed i probabili sviluppi futuri. 
l'avvelenamento annunciato è quello delle relazioni internazionali: lo si attendeva da lungo, c'erano stati tentativi continui a piccole dosi, ora si è arrivati quasi all'overdose, quella letale. Il tutto programmato da lunga data e messo in opera gradualmente secondo un piamo perverso ma il cui obiettivo è purttoppo immediatamente riconoscibile.     
L'episodio di Salisbury verrà interpretato dagli storici che verranno come un momento epocale, una  svolta decisiva nella campagna di accerchiamento, destabilizzazione ed aggressione dell'Occidente (USA-UK e cani segugi dell’UE) nei confronti della Russia.
Due sono stati notoriamente gli "utili idioti" utilizzati dall'Occidente ed in particolare dalla Gran Bretagna per neutralizzare la Russia secondo la formula algebrica - x -  = +  (i nemici dei miei nemici sono i miei amici), cioè far combattere fra di loro i nemici comuni: Napoleone prima ed Hitler poi. Napoleone si giocò l'impero con la campagna di Russia, Hitler condusse la Germania all'autodistruzione allo stesso modo. Che l'obiettivo finale fosse però sostanzialmente sempre e soltanto la Russia (e, nel priodo in cui c'era, l' Unione sovietica) lo si vede chiaramente dal fatto che appena cessato il servizio loro reso, le Potenze occidentali si sono immediatamente coalizzate contro la Russia (sostenuta soltanto fino a che serviva per annientare l'imperialismo nazista). Nessuno storico serio si è mai giocata la reputazine farneticando di minaccia russa o sovietica nei confronti del resto d'Europa. Certo, la Polonia  smembrata ed occupata in base all' accordo Stalin- Hitler è stata un esempio di aggressione: ma appunto un crimine comune con l'Occidente, benedetto da Francia ed Inghilterra. In quelle circostanze, ben  cosciente delle intenzioni espansionistiche della Germania hitleriana, Stalin aveva creduto di guadagnar tempo accettando la spartizione della Cecoslovacchia col Patto di Monaco del 1938. Una porcata per la quale il Führer non si era nemmeno sporcato le mani direttamente, si era servito del pirla di turno, un certo Benito Mussolini, mandato a leggere il trattato vergognoso come suo  fedele segugio. E nell’occasione la Polonia aveva partecipato al banchetto occupando una consistente parte del territorio cecoslovacco, salvo poi a pentirsi amaramente in seguito per aver agito in combutta coi criminali suddetti.
Vero è che l’Unione Sovietica dopo il 1945 cercò di garantirsi con un gruppo di Stati satelliti un cuscinetto fra l’Occidente che l’aveva aggredita (Germania, Austria  ed Italia , e nell’occasione mettiamo sul conto al pirla fascista sopraccitato anche le “100.000 gavette di ghiaccio” cioè i poveri soldati italiani mandati al massacro in Russia al seguito dei nazisti). Necessaria conseguenza e condizione di questa spartizione furono i governi filosovietici in Polonia, Cecoslovacchia, RDT  e negli altri Paesi nei quali l’Unione sovietica aveva concordato a Yalta con le potenze alleate la spartizione dell'Europa in zone di rispettiva influenza.propria influenza. USA e UK si erano riservate l’influenza e piena ingerenza negli affari interni (comprese l’intervento militare come in Grecia) per i rimanenti Paesi dell’Europa occidentale.   Il  pendant dell'influenza sovietica nella zona orientale, in Europa Occidentale furono i condizionamenti politici per tenere fuori dai governi i partiti invisi agli USA e filosovietici.  
Se negli anni 1950 non si arrivò subito ad un conflitto diretto fra USA e Unione Sovietica lo si deve unicamente al fatto che nel frattempo anche quest’ultima era divenuta potenza atomica, e dunque un attacco atomico preventivo (sono stati resi noti i corrispondenti studi commissionati al Pentagono) era divenuto troppo rischioso. Venne dunque cambiata strategia, invece di un attacco immediato un lento soffocamento tramite accerchiamento ed isolamento.
La successione temporale degli avvenimenti basta spesso da sola a spiegare i fatti: la NATO venne creata il 4 aprile del  1949 , il Patto di Varsavia venne stipulato soltanto 6 anni dopo, il 14 maggio 1955, una reazione tarda ma divenuta essenziale per la sicurezza dell’Unione Sovietica, visto che gli USA intanto stavano riarmando la Germania occidentale già inserita nella NATO. 
Che la preoccupazione russa fosse giustificata risulta anche da un documento storico subito respinto senza discussioni dalle potenze occidentali: la cosiddetta Stalin-Note del 1952, la proposta di consentire la riunificazione della Germania a condizione che ne fosse garantita la neutralità.  Che il governo della Germania Occidentale abbia respinto allora questa proposta può aver anche comprensibili benche discutibili  motivazioni (ad esempio se il Piano Marshall fosse stato esteso anche alle regioni orientali della Germania, la parte della  torta da spartire sarebbe divenuta più piccola per la parte occidentale). Ma di per sé la neutralità, se l’aveva accettata l’Austria, con opportune garanzie poteva andar bene anche per la Germania. Ma queste sono soltanto ipotesi teoriche, perché di fatto a decidere furono gli USA, i quali avevano investito somme ingenti nella ricostruzione della Germania Occidentale non certo per amore della popolazione tedesca, che non avevano motivazione di premiare sapendo benissimo che era stata fedelissima al regime nazista fino all’ultimo, salvo poche eccezioni (non ci fu infatti resistenza antinazista se non in casi sporadici e soltanto quando la fine del regime già si delineava).  Nemmeno ignoravano, gli USA, che alle leve del potere economico, politico e in tutte le amministrazioni pubbliche compresa la giustizia i nazisti si erano riciclati nella quasi totalità (il processo di Norimberga contro i gerarchi nazisti, si concluse con poche condanne esemplari ed un notevole risparmio di corda per impiccarli, con esso si considerò chiusa la partita).
Infatti il primo processo contro i criminali nazisti di “secondo livello” avvenne soltanto  nel 1963 a Fancoforte, e fu boicottato aspramente, tanto che vennero condannati soltanto 17 degli 8000 aguzzini la cui presenza ed azioni criminali erano  state diligentemente documentate ad Auschwiz.
Dunque vista dall’Unione Sovietica, che  certamente aveva notizie ancor più precise dai propri servizi segreti sul revanchismo diffuso, la Germania costituiva nuovamente un pericolo. Ospitava ad esempio ex-collaboratori hitleriani attivi che progettavano azioni antirusse come il famigerato ucraino Stephan Bandiera, autore di crimini efferati ed antisemita (al quale il governo fantoccio di Poroshenko fa ora erigere monumenti considerandolo un patriota). En passant, Bandiera venne fatto liquidare da Krusciov per impedirne le attivitá antirusse che dalla Germania organizzava in Ucraina. 

Che nel 1989 Gorbaciov  abbia accettato – giustamente – di consentire la riunificazione tedesca nonostante tutto è comprensibile viste le difficoltà interne dell’Unione Sovietica e anche nell’illusione che tale azione potesse far diminuire la pressione dell’Occidente contro di essa. Incomprensibile che non abbia nemmeno tentato di porre una qualche minima condizione o garanzia, come ad esempio lo scioglimento della NATO:  è stato un errore storico colossale che gli rinfacciano in generale tutti i cittadini russi, ed infatti alle elezioni presidenziali del 1996 Gorbaciov ricevette  soltanto lo 0,5 % dei voti ed è il personaggio attualmente più odiato in Russia, dopo Yeltsin. Questo  a sua volta fu il pupillo dell’Occidente perché  di sicura fede democratica nell’accezione occidentale (infatti aveva fatto prendere a cannonate la Duma, cioè il parlamento !) soprattutto perché con una dilagante corruzione aveva fatto arricchire un gruppo di oligarchi ma ridotto il popolo russo alla fame. Ricordo bene questa tragica stagione poiché seguivo da vicino la situazione e negli anni di Jeltsin collaboravo ad un'iniziativa tedesca di cucina popolare per i senzatetto di San Pietroburgo.
Quando ho visitato questa città nel 2012 e 2014 non ho visto un solo barbone né al centro né in periferia. 
La ricetta capitalista nella sua versione più insensata e brutale (cioè neoliberista) aveva unicamente consentito ad un gruppo di oligarchi di impadronirsi delle ricchezze del Paese (commercio materie prime) senza preoccupazione alcuna di far funzionare l’economia.
Un’anarchia totale stava distruggendo il Paese, ed a fermare lo sfacelo furono per ironia della storia esattamente gli oligarchi più intelligenti, che capirono in tempo che era nel loro interesse far funzionale il Pese invece di dissanguarlo grazie alla compiacenza corrotta di un Presidente ubriacone. E dunque puntarono giustamente sulla persona che poteva fornire le massime garanzie: un ex-alto funzionario del KGB (poi FSB),  probabilmente per questa esperienza ritenuto capace di rimettere ordine finché si era ancora in tempo. 
Logico e per nulla strano: anche gli USA avevano avuto dal 1989 al 1993 un Presidente (Gorge Bush) che era stato un ex capo della CIA alla fine degli anni ’70, dunque l’esempio di mettere a capo dello Stato un esperto dei servizi segreti aveva una tradizione in Occidente, gli oligarchi russi l’hanno semplicemente copiata.      
Ovviamente l’Occidente che aveva ampiamente ed apertamente finanziato la rielezione di Jeltsin, si trovò spiazzato:  rimase a bocca asciutta e perse il frutto quasi maturo che stava per cadere nelle sue mani (sia USA che UK: stavano infatti documentatamene per impadronirsi delle risorse energetiche russe di gas e petrolio, che gli oligarchi tipo Chodorkowsky erano pronti a svendere), Anche qui nulla di nuovo: la ben nota procedura già applicata con successo in Medio Oriente, Africa  ed altri Paesi del mondo).
Lo smembramento sanguinoso (ma redditizio) della ex-Jugoslavia, l’invasione dell’Afganistan, dell’Irak, della Libia e tutte le azioni collaterali più  o meno aperte di ingerenza in tanti altri Paesi del mondo da parte degli USA e UK, anche se prese singolarmente appaiono completamente insensate (oltre che comunque altamente criminali)  divengono comprensibili  come parte di una strategia complessa ma con un unico fine: la dissoluzione della Federazione Russa e l’appropriazione delle riserve energetiche nonché l’eliminazione di un concorrente al dominio del mondo. Certo, resta la Cina, ma questo obiettivo evidentemente viene tenuto come ulteriore passo, visto che una volta annientata la Russia da un punto di vista militare la Cina non rappresenterà più un grosso pericolo per USA e UK, e magari non sarà nemmeno necessario smembrarla, basterà assorbirla economicamente per sottometterla, cosa non impossibile poiché i capitali cinesi sono investiti in tutto il mondo e quindi nessun politico cinese potrà mai avere interesse a conflitti con Paesi dove il capitale cinese ha acquisiti industrie terreni e gestisce attività commerciali sempre più massicce.
Una strategia non possibile con la Russia poiché invece di oltre un miliardo come i cinesi, i russi sono soltanto 140 milioni circa, quindi  come mercato non sono significativi ma hanno a loro volta un deterrente militare temibile.
Una delle ultime imprese fallite degli USA è stata il finanziamento dei ribelli in Siria, ampiamente vantato dalla candidata trombata Clinton, che aveva invano chiesto più fondi per mandare più armi ai ribelli "moderati" (cioè quelli che usano petardi e proietti di gomma o cerbottane). 
L'ultimo fallimento, quello che ha fatto perdere la ragione agli USA,  è stato il tentativo di ottener dall'Ucraina le basi navali vitali alla Russia sul Mar Nero. La flotta USA era pronta ad entrare a Sebastopol, strappata ai nazisti con un enorme tributo di sangue dall' Armata Rossa, ma Putin con abile mossa ben conoscendo lo stato d'animo della popolazione locale,  che  poco o nulla in aiuti riceveva dal corrotto governo di Kiew - già quello di Janukovic - operò la riunificazione  correggendo l'errore storico con cui il corrotto Kruscev  aveva regalato all'Ucraina una regione da sempre russa. 
In Occidente la secessione è stata presentata agli sprovveduti cittadini dalla servile stampa com euna violazione del diritto internazionale, confidando nel fatto che ben pochi sano che il diritto internazionale NON contempla il caso della secessione, che infatti per logica è una questine "interna" ad uno Stato e non internazionale. Ma tant'è visto che alla secessione è seguita la riunificazione, l'Occidente ha preferito parlare di "annessione" per giustificare cosí il passo ssuccessivo: le sanzioni economiche, visto che militarmente l'accerchiamento non era riuscito e quindi si doveva procedere su altro terreno per il progressivo isolamento e soffocamento della Russia. 

Dunque la strategia attuale  USA ha cambiato direzione: l’attacco per la sottomissione dello  stato  russo è progettato come conseguenza di una dissoluzione interna avviata a colpi di sanzioni. E siccome questa strategia apparentemente non funziona e danneggia grandemente anche i miserabili vassalli europei,  non resta che un qualcosa di simile alle “rivoluzioni colorate”,  attraverso la “demonizzazione” di capi di Stato additati alla manipolata opinione pubblica come dittatori, una pratica che quasi sempre funziona come dimostrano gli esempi storici  (Mossadegh, Saddam, Gaddafi, e tanti altri capi di Stato in tutto il mondo che non si sottomettevano agli USA e che sono stati puntualmente sostituiti da marionette tipo Poroshenko)  e che raramente ha fallito (per ora soltanto in Siria, ma il Pentagono lavora alacremente per tentare anche colà quanto ancora è possibile).

In questa ottica, l’ avvelenamento di una doppia spia – fatto abbastanza frequente nella storia ma che raramente viene sbandierato – per le modalità con cui è avvenuto fa capire che si tratta di una concertata ed orchestrata provocazione.
Ciò che colpisce è la facilità con cui i governi e la stampa ed i media tutti hanno sposato senza batter ciglio ,1:1, alla lettera,  le dichiarazioni della provocatrice di turno, la cancelliera britannica.
Con un’arroganza che ricorda l’atteggiamento sprezzante della cessata potenza coloniale britannica, costei ha posto un ultimatum inaudito lanciando accuse prive della benché minima ombra di una prova,  ha violato tutte le regole, garanzie e procedure previste dal diritto internazionale e dai corrispondenti accordi, eppure tutta la stampa occidentale ha pubblicizzato senza una domanda o anche solo una semplice umile richiesta di chiarimenti tutte le affermazioni gratuite, infondate per non dire isteriche della suddetta signora, spalleggiata da un ministro degli esteri che la stampa aveva demonizzato come populista ma che ora viene venerato come un Papa per ogni insulto e volgarità che proferisce contro la Russia. 
Il fatto assolutamente nuovo nella storia delle relazioni internazionali è appunto l’instaurazione del principio opposto a tutta la tradizione giuridica e democratica occidentale: nessun giudizio senza prove, nessuna condanna senza difesa o processo secondo le norme di garanzia. 
Nemmeno Hitler si era permesso di lanciare affermazioni basate unicamente su un  “highly likely”, sull' “altamente probabile”:  si sforzava almeno di creare prove false.
Nel rispetto delle procedure, quando si tratta veramente di scoprire la responsabilità di un attentato, le autorità calano il silenzio stampa invece di diffondere ai quattro venti la notizia, l’episodio viene divulgato con riservatezza, selezionando i dettagli o anche magari falsificandoli ad arte, per far uscire allo scoperto i presunti esecutori. 
Se invece le prove fondate esistono, le si presenta al mondo in modo che tutti possano verificare e poi decidere il da farsi. Da come il fatto invece è stato presentato, tutto fa supporre (very, very  “highly likely” per usare il vocabolario corrente) che come minimo le prove non ci siano affatto  se non addirittura che chi accusa sia direttamente o indirettamente l’esecutore o il mandante. 
Nulla di più facile nel caso specifico, che trovare fra gli esponenti della mafia russa o di altra nazione, qualcuno disposto a svolgere l’operazione al momento giusto.
 È sintomatico che infatti l’avvelenamento sia avvenuto nel peggiore momento possibile per la Russia: elezioni presidenziali ,  campionati mondiali prossimi, tensioni e altre accuse mai provate di ingerenza nelle elezioni USA. Inoltre, elemento basilare in tutte le indagini, il movente manca totalmente:  quale interesse poteva avere non dico Putin, ma qualunque esponente o organizzazione governativa russa a liquidare una spia che non rappresentava più alcun pericolo (se interesse a liquidarlo ci fosse stato non mancavano le occasioni durante ali  anni di prigionia in Russia). O per lo meno, poteva essere fatto in altro momento meno sfavorevole e comunque senza lasciare tracce.
Voler far credere al mondo che  l’ordine assurdo e l’esecuzione dilettantesca, incompiuta e  lasciando le “impronte digitali” dell’origine del veleno sia venuto da Putin, un ex- ufficiale del KGB,  sarebbe come attribuire ad un gran maestro di scacchi  di perdere una partita con il “matto del barbiere” in tre mosse. Nessuna persona intelligente, senza prove contrarie, crederebbe mai in tempi normali  ad una simile montatura.
Le prove costruite ad hoc e le finzioni “falsa bandiera” come le conosciamo dall’epoca della guerra di Corea, del golfo del Tonchino per giustificare l’aggressione al Vietnam, o delle inesistenti armi di Saddam per invadere e distruggere l’Irak (sempre in combutta USA-UK, i due inseparabili “companions in crime”) hanno sempre finito per essere svelate come falsi.

Ora ecco trovata l’arma finale, di cui Goebbels sicuramente sarebbe invidioso: non serve ripetere tante volte le menzogne, basta una sola volta dichiarare qualunque cosa “highly likely”. 
Ovviamente ciò vale per tutti, quindi qualunque cittadino martellato da questa  propaganda senza prove può a sua volta utilizzare lo stesso metodo e dichiarare che per lui “highly likely” i governanti sono un branco di carogne mendaci e corrotte. O, più modestamente, che sempre “highly likely” sono pazzi furiosi da ricoverare.   
Che invece i governanti dell’UE in gran numero si siano inchinati al diktat di uno stato in declino (da “Gran Bretagna” con la probabile secessione della Scozia sarà soltanto più la “Piccola Inghilterra” ) senza provare la minima vergogna ad avallare tali favole senza pretendere uno straccio di prove, la dice lunga sullo stato comatoso dell’Unione europea.  

Che fare o almeno sperare?

Alcuni Governi dell’UE hanno dimostrato con coraggio (paragonato alla vigliaccheria degli altri)  di avere un resto di dignità. Un numero sempre maggiore di cittadini in tutti gli Stati dell’Unione guarda con crescente repulsione all’espansione della burocrazia di Bruxelles: sono schifati dalla vergognosa sottomissione dei propri governi al diktat congiunto di USA, NATO ed ora addirittura di una ex potenza coloniale come l’ UK che dell’antica tradizione ha conservato soltanto la volgare arroganza.

La pace in Europa e lo sviluppo dell’intero  Continente,  da Finisterre agli Urali e oltre non potranno  certo essere garantiti da un confronto contro la Russia, una velleità assurda, immotivata, anacronistica e diciamolo pure concepita da menti folli ed espressa da volgari politici, tanto  incapaci quanto corrotti.
Un risveglio delle coscienze è ancora possibile: il caso di Salisbury può essere un momento di svolta: o verso un crescente confronto che finirà prima o poi in aperto conflitto, o verso lo smascheramento delle menzogne con cui  i mai abbastanza maledetti  governanti-marionetta stanno conducendo l’Europa al disastro e la loro conseguente  cacciata dai posti che indegnamente occupano nei vari governi.  E ove necessario, la loro giusta condanna e punizione  per tutte e falsità ed inganni con cui si sono aggrappati al potere ingannando i cittadini. 

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