Critica dell’ipocrisia pura. Un percorso con avvio linguistico e conclusione musicale.
Abstract
The following reflections will not be a treatise in analogy to the Kantian critique of pure reason, but only a brief linguistic journey in semantic fields, starting from a term that has always been inherent in politics but which in our era has become the supreme guiding principle: hypocrisy. With a final application example.
Le seguenti riflessioni non saranno certo un trattato in analogia alla
Kantiana critica della ragion pura, ma unicamente un breve viaggio linguistico
in campi semantici, partendo da un termine da sempre inerente alla politica ma
che nella nostra era è divenuto il principio guida supremo: l’ipocrisia. Con un esempio applicativo finale.
Zusammenfassung
Die folgenden Überlegungen werden keine Analogie zur Kantischen Kritik der reinen Vernunft sein, sondern nur eine kurze sprachliche Reise in semantischen Feldern, ausgehend von einem Begriff, der der Politik schon immer innewohnte, der aber in unserer Zeit zum obersten Leitprinzip geworden ist: Heuchelei. Mit einem abschließenden Anwendungsbeispiel.
Partendo dalle traduzioni dei termini : “ipocrisia, ipocrita” in
alcune lingue europee
abbiamo come ci spoteva attendere una semplice corrispondenzavista la
derivazione comune dal greco “υποκριτής” : in spagnolo “hipocresía,
hipócrita” , in inglese “hypocrisy, hypocrite” ed in francese : “hypocrisie,
hypocrite”.
Solo in tedesco abbiamo un termine che etimologicamente si discosta,
“Heuchelei, Heuchler”, di probabile derivazione dal tedesco del 17mo secolo “hǖchelen, hūken” che significava “inginocchiarsi,
sottomettersi”, caratteristica questa che è appunto costitutiva degli
ipocriti. Se ripartiamo di qui alla ricerca di sinonimi, vediamo
che al tedesco “Heuchler” corrispondono in in italiano : “simulatore, tartufo, fariseo”,in spagnolo: tartufo, mojigato, gazmoño, camandulero, comediante; in inglese: dissembler, pharisee, sneak, sneakers. Se ripartiamo da uno di questi termini, ad es.
“sneak“ ritraducendolo ad es. in
italiano abbiamo “vigliacco”, un’altra
caratteristica imprescindibile di ogni ipocrita DOC.
Ma possiamo arrivare
anche ad un termine positivo: uno dei sinonimi spagnoli di “sneak” è infatti
“soplón” che ritradotto in inglese ci conduce a … “whistleblower”, un termine noto a tutti poiché invalso per
designare colui che rende pubbliche le malefatte e gli abusi dei detentori del
potere. E giungiamo cosí a Snowden ed Assange, due personaggi che per aver
rivelato al mondo gli atti criminali governativi meriterebbero il premio Nobel
della Pace che invece viene di regola assegnato a coloro che gli atti li
compiono o li nascondono.
Non è un caso che il
nemico più temuto dai corrotti detentori del potere sia appunto “wikileaks”:
l’apparato di rivelazione delle sconcezze dei detentori del potere per
ingannare i cittadini e quindi per smascherarne l’ipocrisia: e così siamo
tornati al termine dal quale siamo partiti.
La politica viene espresso definita il secondo più antico mestiere,
aggiungendo subito dopo che per molti aspetti ha molto a che vedere col primo,
la prostituzione, che tuttavia rispetto alla politica è infinitamente mestiere
più sano e dignitoso poiché privo di ipocrisia: patti chiari, un prezzo ed una
prestazione, dall’antichità in poi e senza due pesi e due misure (al più questo
si può dire degli utilizzatori, non delle professioniste di quest’ arte).
Questa valutazione non vuole essere una lode del più antico mestiere ma
piuttosto sottolineare l’ipocrisia
intrinseca del mestiere immediatamente successivo. Uno scultore tedesco noto
per le sue opere non proprio vereconde (ad es. il membro maschile gigantesco
incollato alla parete di un palazzo di cinque piani, http://blogs.taz.de/hausblog/2009/11/17/pimmel-ueber-berlin/),
accusato di oscenità da un politico aveva giustamente risposto: “L’arte non
potrà mai competere per arrivare ai livelli di oscenità della politica”.
Un discorso teorico senza prove si presta facilmente all’accusa “quod
gratis asseritur gratis negatur”, e quindi prendo un esempio significativo di questi giorni.
L’ 11 marzo scorso il segretario generale
del partito comunista cinese Xi Jinping, Presidente della Cina dal 2013, è
stato confermato all’unanimità Presidente a vita, come i regnanti in vari Paesi
d’Europa ma con poteri veri e onnicomprensivi. Di fatto abbiamo una dittatura
che prescinde da libere elezioni, eppure nessuna testata della cosiddetta
stampa libera occidentale ha mosso critiche sostanziali poiché, come ad es. si
legge nel Guardian dell’11.3.20118 (http://www.theguardian.com.au/story/5277119/china-approves-xi-as-president-for-life/)
ciò che conta è la garanzia della
stabilità e soprattutto prevedibilità dell’economia “make economic regulation more stable and predictable.
Proviamo a confrontare questo atteggiamento calmo, tranquillo e di fatto
accondiscendente della stampa Occidentale nei confronti della modifica
costituzionale che ha di fatto garantito al Presidente cinese il potere a vita,
con le critiche ininterrotte, aspre e velenose, infamanti e personalizzate
contro il candidato alla Presidenza russa Putin, accompagnate da continue
provocazioni e da una vera e propria isteria collettiva antirussa che sono
culminate nei giorni precedenti la sua rielezione col fattaccio tutto da
chiarire e probabilmente una “false flag” : non vi pare che siamo di fronte a
due pesi e due misure ? Non è forse un
punto dove l’ipocrisia strapiomba ?
Come si spiega? Credo abbastanza facilmente: come sempre in politica le
bocche parlano una lingua per l’economia e un’altra per il popolino bue.
L’economia cinese ha ormai conquistato il pianeta, e se ad esempio la Cina
vendesse in una sola soluzione quantità massicce dei titoli obbligazionari USA
ed europei che possiede in enormi quantità), li renderebbe carta straccia ed
avverrebbe un crollo immediato ed irrimediabile dell’intero sistema finanziario
mondiale.
Ovviamente la Cina non ha interesse ad un simile scenario ed invece utilizza intelligentemente le
posizioni debitore degli altri Paesi per acquisire industrie e terreni in tutto
il resto del mondo nonché per accrescere le proprie riserve auree, una
decisione saggia per l’ipotesi tutt’altro che improbabile di una crisi
finanziaria partita da altri Paesi.
Ma allora perché l’isteria antirussa, visto che in fondo, a partire dal
primo mandato di Putin, la Russia ha seguito apparentemente l’identica strada ?
Per una differenza sostanziale: la Russia non ha scelto gli USA come partner
principale per le proprie esportazioni e non si è coperta di obbligazioni
statunitensi o europee. Ha sì un portafoglio di riserve di tutto rispetto (col
quale nel 2014 aveva potuto pesantemente castigare gli speculatori contro il rublo), ma cerca di creare
un’alternativa alla dominanza del dollaro nelle transazioni internazionali,
questo in accordo coi Paesi del gruppo BRIC (Brasile, Russia, India, Cina). Un
pericolo mortale per l’economia statunitense che vive alle spese del resto del
mondo proprio grazie alla dominanza del dollaro. Non deve dunque stupire la
grande rassomiglianza delle campagne “anti-Putin” con l’isteria “anti-Saddam
Hussein”: quest’ultimo era divenuto acerrimo nemico da un giorno all’altro,
dopo essere stato fedele alleato USA (che gli avevano passato tutti i mezzi
militari compresi i gas venefici per aiutarlo nella guerra che gli avevano
commissionato contro l’Iran).
Come si spiega? Aveva commesso un errore: voleva vendere il petrolio
facendosi pagare in euro. Stesso errore commesso dal beniamino di TUTTI i
governi Occidentali Gaddafi: non appena iniziò a contrattare il petrolio in
euro venne liquidato (i pretesti si trovano sempre, anzi le cosiddette
“rivelazioni” sui crimini del suo
regime erano da sempre pronte per essere somministrate al popolino bue al
momento in cui servissero). Che ogni governante abbia qualcosa da nascondere
non è certo una novità ma piuttosto una costante storica: lo sanno gli storici
ma al pubblico le cose vengono somministrate soltanto quando serve e per altri
scopi in genere ancor meno nobili. Se ad esempio si rendessero noti tutti i
misfatti coloniali e non di
Winston Churchill, probabilmente invece del duetto Hitler-Stalin avremmo un
infame trio (http://www.independent.co.uk/news/world/world-history/winston-churchill-genocide-dictator-shashi-tharoor-melbourne-writers-festival-a7936141.html)
.
E tornando alla fobia isterica antirussa colpisce in particolare il
vergognoso atteggiamento tedesco: giustamente la Germania ha un debito eterno
incancellabile verso il popolo ebraico (da non confondere identificandolo tout
court con lo Stato di Israele) per il
genocidio commesso nell’epoca nazista.
Ma allora che dire dei 27 milioni di vittime causate al popolo russo con
la guerra di sterminio hitleriana ?
Chiaramente la Germania dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale
ha accettato per convenienza di divenire una colonia statunitense, un avamposto
nella guerra in preparazione contro l’Unione Sovietica prima e la Federazione
Russa poi (e dunque non era il comunismo che si combatteva ma il nemico
suggerito alla parte con cervello bovino del popolo teutonico era e resta il
popolo russo (che tuttavia mai nel
corso della storia ha aggredito il resto d’Europa se non per difesa come nella
prima guerra mondiale per sostegno alla Serbia). Mentre il governo USA metteva
in atto il colpo di Stato a Kiew, da lungo preparato e fatto scattare con la
servilità dell’UE che subito si era messa al servizio della propaganda antirussa dopo aver imposto al
miserabile governo ucraino di scegliere fra Russia ed Occidente, ben sapendo
che geograficamente e socialmente il popolo ucraino era profondamente diviso su
questo punto e che quindi l’ultimatum avrebbe generato un a guerra civile (che
ora viene sovvenzionata coi fondi dell’UE e con le armi statunitensi, mentre
l’economia del martoriato Paese è crollata irrimediabilmente). Ipocrisia
confermata dai due pesi e due misure con cui, mentre da un lato la NATO e l’UE
strappavano il Kosovo alla Serbia
bombardando città e popolazione civile per costringere il governo serbo
alla resa,
la secessione della Crimea – da sempre appartenente alla Russia salvo il
periodo in cui venne illecitamente “regalata” all’Ucraina - veniva
immediatamente definita “invasione” e il successivo ricongiungimento alla
Federazione russa chiamato “annessione”.
L’ipocrisia non si vergogna di usare la lingua biforcuta, e vergognosamente
sono stati proprio i governanti tedeschi ad usare per primi questo termine nel
caso della Crimea: mentre la loro “annessione” della ex RDT (per non dire
“colonizzazione”, che sarebbe economicamente il termine più adeguato, visto lo
sfacelo e la deindustrializzazione che ne è seguita, tre milioni di tedeschi
orientali hanno dovuto abbandonare il Paese venendo a lavorare nella a occidentale)
veniva chiamata “Wiedervereinigung”, ricongiunzione.
Attualmente la Germania va a gara, all’interno della NATO, ad ammassare
armamenti e soldati ai confini della Federazione Russa, cosa che aggiunge
ingratitudine alla vergogna, visto che proprio la Russia aveva consentito la
riunificazione tedesca senza sparare un solo colpo. È dunque innegabile
l’evidente revanchismo occulto nell’ isteria antirussa dei governanti tedeschi.
Forse è il caso di rinfrescare la memoria, e la rielezione di Putin
potrebbe costituire un’occasione per un esame di coscienza teutonico (non
abbiamo forse anche qui una cancelliera praticamente “a vita” , certo
eletta con metodi indiscutibilmente
democratici ma, come in gran parte del cosiddetto mondo dominato dalla “libera
stampa” da cittadini la cui opinione pubblica è forgiata, qui come in Russia ed
in Cina, da testate scandalistiche che,
come la “Bild Zeitung” non sono esattamente modelli di informazione corretta.
E dunque per finire, essendo uno dei non pochi cittadini tedeschi che si
vergognano del delirio antirusso dei propri governanti, servili vassalli dell’imperialismo
Usa, e soprattutto come amico del
popolo russo e della sua cultura, concludo proponendo l’ascolto di una canzone
del noto cantautore Bulat Okudjava, critico del periodo stalinista (perse i
genitori nelle purghe dell’epoca) ma pur dissidente amato nons oltanto dal
popolo russo ma, caso raro , anche in Polonia e nella Cecoslovacchia
(un’astronoma di questo Paese battezzò in suo onore un asteroide con nome Okudzhava). Questa è forse la sua canzone più nota in Russia, scritta in onore della grande guerra patriottica cui
Okudjava partecipò giovanissimo:
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