Ucraina allo sbando ?
Somalia,
Libano, Serbia, Afganistan, Irak,
Libia, Malí… Ucraina ?
Con o senza
diretto intervento ma sempre in piena sintonia con gli USA, l’EU ha sostenuto o
partecipato alle aggressioni recenti e meno recenti sempre col pretesto di portare pace o democrazia in casa altrui.
Quando serviva un intervento urgente per fermare un genocidio come in Ruanda,
nessuno però si è mosso: lo sfortunato Paese non aveva petrolio né interessi
strategici da offrire.
IL caso
dell’Ucraina dovrebbe tuttavia preoccupare in particolare gli europei poiché
una guerra civile in quella regione al confine con la Russia può avere sviluppi
e conseguenze gravissime per la pace nel mondo.
Dopo la nota
telefonata della funzionaria USA intercettata e diffusa dai servizi russi
evidentemente, sappiamo che il “Fuck EU” (da tradurre con “fottiti UE”) significa l’esistenza di un prepotente
desiderio USA di destabilizzare le zone confinanti con la Russia e attirare
nell’orbita europea quale primo passo verso l’ingresso nella NATO anche l’Ucraina.
E’ comprensibile
che i tentennamenti dell’Europa infastidiscano gli attuali governanti USA, cioè
le oligarchie finanziarie e l’apparato dell’industria militare di cui con ogni
evidenza Obama è succube, poiché rischiano di perdere una preziosa occasione di
profitti straordinari, e sono già molto irritati certamente per aver visto sfumare l’affare che credevano
già in porto, ovvero l’attacco alla Siria.
Gli Ucraini che
si battono per rovesciare il loro governo hanno ragioni da vendere, poiché si
tratta di un’oligarchia corrotta e priva oggettivamente di legittimità. Ma i
metodi attuati non sembrano quelli destinati al successo. E soprattutto le
forze in campo non perseguono i medesimi obiettivi, democratici veri sono
affiancati se non strumentalizzati da forze ultranazionaliste fascistoidi che
mirano o alla presa del potere antirussa ad ogni costo senza scrupolo alcuno
per l’inevitabile sfascio al quale condurrebbero il loro Paese.
Le rivoluzioni
nei Paesi staccatisi dall’ex blocco sovietico sono avvenute in maggioranza in
maniera incruenta o quasi (Solidarnosz in Polonia, “rivoluzione di velluto” in
Cecoslovacchia, seguita dalla consensuale separazione delle due repubbliche
Ceca e Slovacca, che è bene ricordare avevano celebrato il loro “matrimonio di
interesse” unicamente per fondare uno Stato sufficientemente forte dopo lo
sfascio liberarsi dall’Impero Austro-Ungarico.
Anche in Romania
la rivoluzione che condusse alla fine del regime di Ceaucescu fu relativamente
poco sanguinosa e soprattutto rapida.
Il caso della
ex-Jugoslavia meriterebbe una discussione a parte poiché era uno Stato non
allineato e fuori dall’influenza sovietica ma di impossibile tenuta poiché le
diverse etnice erano state sopraffatte da una di esse, e come avvenne la
liberazione ed il distacco è purtroppo ben noto.
L’Ucraina dopo la
“rivoluzione arancione” aveva la possibilità di avviarsi su una strada che con
l’indipendenza ne poteva garantire uno sviluppo economico soddisfacente:
purtroppo hanno prevalso anche colà, come in Russia, nel passaggio confuso
dall’economia comunista a quella capitalista,
i profittatori divenuti oligarchi a spese della maggioranza ma
soprattutto privi di motivazione a promuover il vero sviluppo del Paese e interessati unicamente ad impadronirsi dei
beni comuni.
Contrariamente a
quanto avvenuto in altri Paesi come Polonia o Repubblica Ceca, l’Ucraina non
aveva mai avuto un attimo di governo democratico né una vera identificazione
nazionale.
Non mancava certo
l’aspirazione a divenire una nazione degna di rispetto, staccata dalla Russia,
tant’è che ci furono gruppi consistenti disposti addirittura a collaborare coi
nazisti pur di liberarsi dalla Russia.
Difficile dire
quale può essere il futuro dell’Ucraina ora che gli avvenimenti precipitano conducendo ad una guerra fratricida
senza vincitori ne vinti come si rivela ora il caso dell’opposizione in
Siria.
Affinché questo
non sia presto il destino dell’Ucraina occorre che lungi dal mettere gli uni
contro gli altri sia EU che Russia si accordino per una soluzione
nell’interesse di tutti – meno gli USA. Senza il timore di trovarsi la NATO ai
confini la Russia più facilmente potrebbe accettare un allargamento dell’UE all’Ucraina,
ma in collaborazione e non certo in opposizione. In fondo Paesi come Repubblica
Ceca e Polonia commerciano sia con l’ UE che con la Russia: “pecunia non olet”.
Invece si
soffiare ul fuoco e lanciare vaghe e insostenibili promesse illudendo gli
Ucraini, l’UE doveva (e tanto più deve ora) agire da paciere sostenendo sì le
forze democratiche in un cammino graduale verso l’autonomia vera dall’influenza
russa, ma distanziandosi senza mezzi termini dai gruppi fascistoidi che stanno
prendendo ora il sopravvento. La posizione europea avrebbe dovuto essere, quale
risposta al “fuck EU” statunitense un chiaro
“this is none of your business” rivolto agli USA.
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