"Charlie über alles" ovvero: "How to sponsor crimes with words"
Su Charlie Ebdo ho già scritto altre riflessioni per smascherare la montatura isterica dei media e dei governi europei anelanti a trarre il massimo vantaggio dagli atti criminali perpetrati dai sedicenti islamisti a Parigi.
Su Dieudonné concordo con le valutazioni correnti, il personaggio non mi è mai stato simpatico, quando abitavo a Parigi l'avevo visto in azione ma non mi aveva convinto. Comprendo benissimo però che per il suo pubblico rapresenti una valvola di sfogo ed una reazione di compensazione alle menzogne dei media. La sua continua ed esacerbata polemica antisionistica (che giocoforza teatralmente deve servirsi di esagerazioni e provocazioni) è sempre comprensibile e giustifiabile come reazione di difesa rispetto alle ipocrite falsificazioni dei media occidentali ed alla loro doppiezza di giudizio con cui giustifica i crimini più osceni degli aguzzi sionisti ma bacchettano ogni reazione delle loro vittime. Che purtroppo soltanto una minoranza di israeliani si dissoci dalla politica di apartheid e dalle violazioni continue del diritto internazionale dei propri governanti non aiuta certamente a distinguere con puntualità inogni occasione antisionismo e antisemitismo.
Una regola che comunque per l'Islam non si applica: ogni atto criminoso commesso in nome dell'Islam è immediatamente sfruttato dai media che lo attribuiscono tout court ad ogni credente della religione e, nei casi di massima ignoranza come attualmente nel movimento "Pegida" in Germania, facendo d'ogni erba un fascio. Costoro non sanno che negli stati Islamici ci sono credenti di altre religioni e che non vale l'identificazione ad es. Iraniano - Islamista, visto che ad es. in quello Stato ci sono 30.000 ebrei che possono tranquillamente praticare la propria religione, oppure che in tutto il Medio Oriente ci sono varianti del credo islamico come gli Aleviti ed altri, o Cristiani di varie Chiese). In particolare nelle regioni orientali della Germania la scuola deve aver fallito su tutti i fronti poiché l'incredibile e bruta xenofobia sembra muoversi contro tutto ciò ch eappare straniero: quando i primi investitori giapponesi ebbere la malaugurata idea di visitare i luoghi dell'ex-RDT dopo la riunificazione tedesca con l'intenzione di portare capitali per riaprire le aziende non si contarono i casi di aggressioni nei loro confronti, le ignorantissime teste rapate Nazi-Skin li credevano imigrati vietnamiti (quindi indifesi) e li aggredivano. Risultato: i giapponesi si spostarono coi loro capitali nelle regioni più ad est, e le fabbriche nella RDT vennero smantellate.
Tornando a Dieudonné, il suo arresto temporaneo (prossimamente si esibirà in Svizzera, dove a differenza dell'UE la libertà di espressione vale ancora per tutti) si spiega facilmente col fatto che si doveva pur dare una consolazione a Netanjau venuto appositamente per la farsa della foto di gruppo (e non mancavano altri criminali di guerra, es. Por(k)oshenko).
Tornando a Dieudonné, il suo arresto temporaneo (prossimamente si esibirà in Svizzera, dove a differenza dell'UE la libertà di espressione vale ancora per tutti) si spiega facilmente col fatto che si doveva pur dare una consolazione a Netanjau venuto appositamente per la farsa della foto di gruppo (e non mancavano altri criminali di guerra, es. Por(k)oshenko).
Vorrei infine accennare come linguista ad uno strumento per analizzare le produzioni cosiddette satiriche:
1) la satira, tanto per cominciare, se la consideriamo storicamente era sempre intesa soprattutto come "autoironia" all'interno di una società, ed aveva scopi educativi (ridendo castigat mores);
2) come insegna la pragmalinguistica, occorre considerare di ogni espressione verbale (e ciò vale anch eper quelle non verbali come le vignette) oltre al contenuto semantico anche la funzione "perlocutoria", cioè ciò che si "produce" con le parole (cfr. John Austin: "How to do things with words"): in quest'ottica chi pubblica una vignetta che offende la fede islamica si pone come obiettivo (sempre che ci sappia ragionare sopra) l'intenzione chiara di provocare le reazioni più violente poiché sa che cosí dà occasione ai credenti islamici di reagire a quella che obiettivamente è una continua crociata militare ed economica contro gli Stati che si identificano con questa religione e, in Europa, contro gli immigrati di questo credo.
Ciò sempre dando per scontato che i vignettisti sappiano ragionare e non agiscano semplicemente per lucro o per incoscienza.
3) Nella cultura ebraica sono diffusissime le barzellette e anche le vignette autoironiche che criticano spesso in modo spietato aspetti irrazionali o vizi dei rabbini o assurditá dei propri fondamentalisti.
Ma sono appunto satire "interne".
Fatte dall'esterno e non importa contro quale credo o religione, le presunte satire sono invece semplicemente provocazioni gratuite ed insensate, sempre che non siano eseguite da gente prezzolata per provocare reazioni e giustificare repressioni. E questo è appunto il caso di Charlie, rivista insignificante che unicamente grazie alle continue provocazioni (certo pagate infine a caro prezzo) è assurta agli onori della cronaca (con utili economici che tuttavia non credo avranno durata).
In quanto a Dieudonné, costui ha almeno il vanto e l'onore di una legge ad personam ("la criminalizzazione dell'apologia del terrorismo"). Una legge che se applicata con serietá
ed erga omnes vedrebbe incriminati quasi tutti gli attuali capi di Stato che hanno sostenuto e sostengono, nonché finanziano i gruppi terroristici o il terrorismo di Stato in tutto il mondo.
Ma siccome costoro sono al di sopra della legge (ab legibus solutis), abbiamo la prova di essere tornati ai tempi bui dell' assolutismo: che nella sua versione moderna è condito di ipocrisia, poiché gli stessi che parlano e fingono di marciare per la libertà di stampa e di opinione sono i primi a calpestare e negare questi diritti a chiunque si opponga ai loro luridi disegni o ne sveli le vergognose trame.
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