Montag, 7. Januar 2013

 Unioni monetarie ed esperimenti incoscienti
Quando politica economica e monetaria si trastullano sull’abisso.

(I will add a German translation in the next few days, maybe also the English one)
(Deutsche Übersetzung folgt, eventuell auch die englische) 

I filosofi hanno il destino di non essere ascoltati, e quindi la proposta  di Platone di introdurre, il "nómisma hellenikón" come una moneta unica virtuale di riferimento per le singole monete locali non ebbe seguito.
Qualcosa di simile venne realizzato invece con l’ ECU, che era e doveva rimanere moneta di riferimento affiancata a tutte quelle nazionali almeno fino a che le rispettive economie non si fossero armonizzate. Queste erano le condizioni poste dagli economisti dotati di buon senso e soprattutto indipendenti dal potere politico.

Ma il destino di rimanere inascoltati è toccato in questo caso anche a loro, poiché l’ ECU è stato trasformato in EURO contro ogni ragionevole argomento: ignorando anche la basilare teoria di Copernico-Gresham
(uno il noto astronomo e l’altro un esperto di finanza) secondo la quale la moneta cattiva scaccia quella buona, nel senso che quando due monete di pari corso hanno valore intrinseco diverso, quella di maggior valore intrinseco (cioè metallo più pregiato) viene tesaurizzata o trasferita all'estero e rimane in circolazione solo quella di minor valore. E il discorso non cambia se invece di essere le monete ad assumere valori diversi sono le economie di riferimento ad avere strutture, potenzialitá e sviluppi divergenti.
Un'anticipazione di come probabilmente finirà l'esperimento dell'euro (o per i suoi sostenitori: che cosa occorreva fare prima di introdurre la moneta unica per evitare la crisi attuale e le prossime) la si può osservare con impressionanti analogie esaminando la storia poco edificante dell'Unione Monetaria Latina fondata nel 1865 da Napoleone III. All'inizio i Paesi  aderenti erano quattro (Francia, Belgio, Italia,Svizzera), ai quali si aggiunse poi la Grecia tre anni dopo. Nei primi tempi sembrava funzionare, tanto che svariati paesi si associarono con trattati bilaterali (Austria-Ungheria, Svezia, Russia, Finlandia, Romania, Spagna,Stato
Pontificio, San Marino, Liechtenstein, Monaco, Creta); altri Paesi agganciarono il corso delle proprie monete al sistema dell'Unione Latina(Serbia, Bulgaria, Venezuela, Perù, Rep. Dominicana, Haiti, Indie occidentali, Argentina, Brasile, Cile, Tunisia, Comore, Congo, Porto Rico,Eritrea).
Nel sistema dell'Unione Monetaria Latina le monete nazionali continuavano a mantenere il proprio nome, ma erano coniate con oro ed argento in percentuale identica in ogni Stato.In altre parole erano perfettamente
equiparabili per il loro valore INTRINSECO.
Evidentemente il potere d'acquisto era diversissimo nei vari Paesi, ma i commerci non erano allora sviluppati a tal punto che ciò potesse costituire un problema (in altre parole non si era ancora arrivati  alla GLOBALIZZAZIONE con apertura illimitata dei mercati ed alla sua logica e tragica conseguenza, la DELOCALIZIZZAZIONE degli stabilimenti produttivi).
Il sistema era però tarato da un errore di fondo, e cioè si assumeva come dato di fatto che il rapporto fra oro ed argento fosse e rimanesse invariabile. Quando fu evidente che così non era e si realizzò appunto la
previsione della legge di Copernico-Graham e le monete buone sparirono, nel caso specifico quelle d'argento, venne abbandonato il sistema bimetallico e rimase unicamente il riferimento al corso dell'oro, ma venne abbandonato di conseguenza anche il divieto di coniazione. Nemmeno così il sistema ebbe futuro: il "signoraggio" (cioè il coniare moneta o stampare carta moneta per coprire i disavanzi statali, in concorrenza con l'inflazione che immediatamente ne deriva), diede il colpo di grazia.
L'emissione di carta moneta consente infatti un incasso immediato per colmare i deficit di bilancio (cioè la raccolta insufficiente di imposte a fronte di spese superiori) ma crea inflazione e si può calcolare
teoricamente il punto oltre il quale il vantaggio per lo Stato viene  immediatamente annientato dall'inflazione. E' la famosa "curva di Laffer", che è un'ellisse per i geometri, cioè più banalmente la sezione di una cupola:
il margine sale fino al colmo, ma subito dopo dall'altro lato si scende rapidamente e quindi aumentare la coniazione insensata di moneta crea solo iperinflazione senza utilità per coprire i deficit statali.
Una trattazione matematica di questo principio è stata proposta da Cagan (ma tralascio qui le sue formule che in questo contesto non aggiungono nulla di nuovo).
In conclusione, proprio perché inadatta ad unificare il non unificabile e benché praticamente morta a partire dal 1914, l'unione monetaria latina venne dichiarata estinta soltanto nel 1927. Speriamo che l'agonia dell'euro non duri altrettanto (ma come in medicina si sono fatti progressi con l'accanimento terapeutico non si può escludere che anche in economia l'insensatezza duri).

I paralleli dell'Unione Monetaria Latina con l'euro non sono forse immediatamente evidenti ma facilmente ricostruibili: presupposti infondati, correzioni inadeguate, cure rivelatasi peggiori del male. Nel caso dell'euro c'è tuttavia un elemento in più che rende evidente la tragedia economica prima e democratica e liberticida poi, alla quale l'Europa sta andando incontro.I sostenitori dell'euro hanno infatti capovolto il problema: per forzare una maggiore unificazione economica della Comunità Europea si sono illusi di poter ridurre le enormi differenze di efficienza, produttività,(dis)funzioni statali e burocratiche fra i vari Stati membri introducendola moneta unica. Così facendo hanno semplicemente scambiato causa con effetto: non è la coda a muovere il cane, ma viceversa.
Non esiste infatti alcun esempio storico di moneta unica che non sia stata istituita senza sopraffazione delle economie deboli da parte di quelle forti, ed è un principio di logica evidenza: l'opposto significherebbe
infatti che le economie deboli prendono il sopravvento su quelle forti, con decadenza generale (qualcosa di simile a quanto é avvenuto verso i periodi finali precedenti la decadenza e scomparsa o smembramento dei
grandi imperi. Dall'antichità ad oggi questo è stato precisamente il destino dell’impero persiano, romano, carolingio, arabo, ottomano, ecc., e la storia continua: qualcuno già prevede quale sarà il prossimo, sembra sia una superindebitata superpotenza).

Conflitti o cooperazione fra economie
Al contrario, le diverse economie possono cooperare e coesistere, grandi come piccole, (basta pensare agli staterelli italiani antecedenti la"Riunificazione") purché si specializzino e scelgano di federarsi soloquando esistono i presupposti essenziali. Quando Bismarck riunificó la Germania nel 1871 le varie regioni erano (e sono tutt'ora) diversamente sviluppate economicamente, ma tuttavia complementari.
Non avvenne sopraffazione come ad esempio per la riunificazione degli Stati Uniti, realizzata con la guerra di Secessione e la sottomissione delle economie sudiste a quelle nordiste più sviluppate, o come per
l'Italia, quando i Savoia invasero e sottomisero il Regno delle due Sicilie (laddove come al solito l'Italia gira al contrario: in questo caso gli Stati più sviluppati erano esattamente quelli invasi, contrariamente alle menzogne che contrinuano ad essere scritte sui sillabari scolastici italiani).
Vittorio Amedeo II di Savoia era infatti già stato Re di Sicilia dal 1713al 1720, quando in cambio della Sicilia ricevette la Sardegna. Se i sette anni di regno sabaudo per la Sicilia non erano certo stati di vacche
grasse, il regno di Sardegna sotto i Savoia fu una vera catastrofe per l'isola.
Non diverso il destino del Regno di Napoli e Sicilia dopo l'invasione ed occupazione sabauda. Prima della malaugurata annessione al Regno d'Italia imposta con le armi, il Regno delle due Sicilie era stato economicamente, culturalmente e spesso anche politicamente in condizioni molto più moderne
ed avanzate che non il resto d'Italia.
Già nel periodo medievale quei territori erano fra i più ricchi d'Europa,come del resto é noto per la Sicilia nel periodo normanno e sotto la dominazione araba. Giovanni Boccaccio l'arte del commercio da Firenze era andato ad impararla a Napoli. Anche nell'epoca borbonica Napoli era un centro economico di rinomanza
europea, e non a caso la prima cattedra di economia istituita in Europa fu quella dell'Università di Napoli nel 1755, primo docente Antonio Genovesi, suo allievo Ferdinando Galiani, autore di un "Trattato sulla moneta" che contiene riflessioni utili anche per comprendere la crisi dell'euro!

Un esperimento storico
Ma tornando al caso dell'Unione Europea e della malaugurata moneta quasi unica (mancano infatti 10 Stati all'appello, e non sembra che essi ora o in futuro vogliano questa moneta tossica), c'è un elemento che più di ogni altro spiega l'accanimento terapeutico per il cosiddetto"salvataggio" dell'euro.
Dietro la facciata di questa finta unificazione economica sono infatti avvenuti processi di ristrutturazione capitalistica impensabili prima, finché esistevano le monete nazionali.
La Germania si trovava dal 1990 in poi alle prese con la riunificazione ed  i costi relativi, che però furono immediatamente ribaltanti sui contribuenti mentre gli utili andarono al capitale. Di fatto più che una
riunificazione, economicamente fu uno smembramento ed una svendita: le aziende della Germania occidentale fecero man bassa nella RDT di tutto ciò che potevano utilizzare, grazie alle sovvenzioni statali ed alla svendita di stabilimenti ed immobili, trovarono forza lavoro a costi incomparabilmente minori, ed i costi furono sopportati dai contribuenti poiché il debito statale crebbe in misura corrispondente e infatti la Germania fu il primo Paese d'Europa a violare i criteri di Maastricht.
L'era socialdemocratica fu contrassegnata da una liberalizzazione selvaggia del mercato del lavoro (i vari "Harz 1-4"). Oggi abbiamo infatti un 15 % ufficiale di cittadini a rischio di discesa sotto la soglia della
povertà, precari e sottopagati in abbondanza, continue razionalizzazioni (leggi:licenziamenti) e come corrispettivo crescite del reddito da capitale in misura massiccia.
Il potere reale d'acquisto non é cresciuto negli ultimi 10 anni, per molti settori é diminuito, sono saliti soltanto
i dividendi per gli azionisti.Il capitale finanziario ed industriale ha dunque condotto in Germania tramite il potere politico un esperimento pilota economico di grande portata e conseguenze: come e fino a che punto
controbilanciare la tendenziale diminuzione del tasso di profitto (giustamente individuata dalla teoria marxista e confermata più volte dai fatti) con misure di austerità che garantissero lo spostamento di ricchezza dal basso verso l'alto senza mettere in crisi l'accettazione sociale di questo graduale ma inesorabile processo di rapina. L'euro si é rivelato strumento indispensabile in questa operazione poiché ha consentito di far accettare sacrifici altrimenti improponibili ricorrendo a due misure correlate:da un lato lo spostamento delle conseguenze più nefaste verso gli altri Paesi (nel caso: Grecia, Portogallo, Spagna, Italia, insomma i PIGS). Gli alti interessi sui prestiti statali pagati da questi Paesi compensano infatti il costo quasi zero o sottozero dei
prestiti statali tedeschi (la differenza di "spread" per intendersi). Come effetto collaterale gli Stati PIGS sono costretti ad imporre sacrifici sempre maggiori ai propri cittadini, e questo ha a sua volta un effetto
positivo per l'esperimento tedesco poiché sfrutta due noti principi psicologici:
1) consolazione: "a vedere chi sta peggio sembra di star meglio" e
2) minaccia : "accettate i sacrifici altrimenti finite come loro".

In più e per buona misura, per deviare la critica ai sacrifici imposti all'interno basta farli passare come conseguenza di comportamenti irresponsabili altrui (la litania dei PIGS che avrebbero vissuto al disopra delle proprie possibilità e che vivrebbero a spese dei risparmiatori tedeschi).
Raccontato prima di vederlo applicato, nessuno avrebbe creduto possibile questo cinico e irresponsabile esperimento, mentre invece eccolo svilupparsi con tutte la sue micidiali conseguenze sotto i nostri occhi.
Se a questo aggiungiamo l'enorme disinformazione, il travisamento e la confusione dei fatti, la misura è presto colma. Sembra che la maggioranza degli italiani ad esempio, benché angariati dall'insensata politica di
Monti, pur protestando lo sostengano poiché illusi che i sacrifici serviranno a risollevare l'economia mentre tutti i dati oggettivi dimostrano esattamente ed inesorabilmente l'opposto.Ma il bombardamento mediatico riesce a far credere anche queste menzogne incredibili e a far chiudere gli occhi sull'evidenza più schiacciante:fabbriche che chiudono, disoccupazione che aumenta, debito che cresce...insomma non uno straccio di dato che migliori salvo i conti delle banche(straniere in gran parte), che stanno sbolognando i titoli-carta straccia del debito pubblico, esattamente come i fondi speculativi che hanno venduto al governo greco i titoli ridotti a 1/3 del valore nominale, ma da essi acquistati poco prima a prezzi irrisori per lucrare sulla differenza. Quest' ultimo particolare per completare il quadro e mostrare il livello al quale si é scesi con l'euro: quando anche gli speculatori di bassa lega e dell'ultima ora riescono a fare affari senza rischio significa che le cose sono arrivate al limite della sopportazione. Ormai a perderci sono solo i risparmiatori, i
contribuenti e l'economia reale. Ed è esattamente qui il punto chiave. Come ben sa ogni usuraio, si può tosare la pecora ma guai ad ammazzarla se si vuole continuare a rubarle la lana.
Una volta distrutta l'economia reale, il capitale speculativo dovrà dirigersi su altre vittime: ma non se ne vedono all'orizzonte. E' pur vero che nel frattempo la Germania é divenuta il terzo Paese mondiale per esportazione di armamenti, seguita a ruota da altri Paesi europei (che ora possono venderle col marchio del "NOBEL per la PACE") quindi esiste certamente una cinica lungimiranza (se si vendono armi qualcuno dovrà pur adoperarle e quindi i profitti garantiti ci saranno in quel settore).
Ma nel contempo un barlume di speranza esiste: se non è un miraggio,all'orizzonte si cominciano a vedere i primi segni di rivolta. Si può ingannare la gente solo fino ad un certo punto, e la corda troppo
tirata finisce per spezzarsi: o per strangolare chi la tira, cioè per far crollare il sistema.

Dunque la prospettiva che ora incuriosisce e resta oggetto di rischiosa  previsione è: crollerà prima l'economia o la moneta unica? Si può tentare a rispondere dicendo che crolleranno insieme. Ma resta la speranza che a risorgere sia poi l'economia, mentre e la moneta falsamente unica finisca nella pattumiera della storia o almeno venga messa in quarantena pluriennale in attesa che le condizioni per il suo funzionamento siano tutte presenti senza attraversare momenti tragici come l’attuale.

Keine Kommentare:

Kommentar veröffentlichen