Mittwoch, 26. Februar 2014

Dissenso nel M5S: un giorno sapremo anche il prezzo.


A pensar male si pecca ma quasi sempre arriva puntualmente la conferma. 
Nei confronti dei parlamentari che si sono fatti eleggere nelle liste del M5S sulla base di un preciso impegno e poi lo hanno tradito volgarmente per un “pugno di dollari”, oltre all’umanissimo ribrezzo che provocano tutte le carogne che tradiscono le promesse, non verrebbe a prima vista in mente altro.
Ma a riflettere bene ci deve essere, eccome, un ulteriore incentivo al tradimento, poiché se lo facessero soltanto per tenersi tutto lo stipendio sarebbero ancor più spregevoli, anche Giuda almeno trenta denari li aveva contrattati: nel vendersi un briciolo di dignità non guasta.
La spiegazione potrebbe essere nella promessa di una vita da politici di carriera, quindi non limitata a due legislature. Di qui il primo passo a carte coperte nel gruppo misto, al quale seguirà, come certamente vedremo, il travaso nelle latrine – pardon nei partiti ai quali il loro tradimento fornisce sostegno, e che sono noti e quindi è inutile ripeterne qui le sigle. 
Il Movimento 5S liberandosi di questi voltagabbana a pagamento ha tutto da guadagnarci poiché come dice il proverbio, “dagli amici mi guardi Iddio che ai nemici ci penso io”.
I falsi amici del M5S è dunque bene che se ne vadano al più presto fuori dalle b..  e si inchinino quali proni ed umili servitori ai loro futuri padroni.


Mittwoch, 19. Februar 2014

 Ucraina allo sbando ?

Somalia, Libano,  Serbia, Afganistan, Irak, Libia, Malí… Ucraina ? 

Con o senza diretto intervento ma sempre in piena sintonia con gli USA, l’EU ha sostenuto o partecipato alle aggressioni recenti e meno recenti sempre col pretesto di  portare pace o democrazia in casa altrui. Quando serviva un intervento urgente per fermare un genocidio come in Ruanda, nessuno però si è mosso: lo sfortunato Paese non aveva petrolio né interessi strategici da offrire.
IL caso dell’Ucraina dovrebbe tuttavia preoccupare in particolare gli europei poiché una guerra civile in quella regione al confine con la Russia può avere sviluppi e conseguenze gravissime per la pace nel mondo.
Dopo la nota telefonata della funzionaria USA intercettata e diffusa dai servizi russi evidentemente, sappiamo che il “Fuck EU” (da tradurre con “fottiti UE”)  significa l’esistenza di un prepotente desiderio USA di destabilizzare le zone confinanti con la Russia e attirare nell’orbita europea quale primo passo verso l’ingresso nella NATO anche l’Ucraina.
E’ comprensibile che i tentennamenti dell’Europa infastidiscano gli attuali governanti USA, cioè le oligarchie finanziarie e l’apparato dell’industria militare di cui con ogni evidenza Obama è succube, poiché rischiano di perdere una preziosa occasione di profitti straordinari, e sono già molto irritati certamente per  aver visto sfumare l’affare che credevano già in porto, ovvero l’attacco alla Siria.
Gli Ucraini che si battono per rovesciare il loro governo hanno ragioni da vendere, poiché si tratta di un’oligarchia corrotta e priva oggettivamente di legittimità. Ma i metodi attuati non sembrano quelli destinati al successo. E soprattutto le forze in campo non perseguono i medesimi obiettivi, democratici veri sono affiancati se non strumentalizzati da forze ultranazionaliste fascistoidi che mirano o alla presa del potere antirussa ad ogni costo senza scrupolo alcuno per l’inevitabile sfascio al quale condurrebbero il loro Paese.
Le rivoluzioni nei Paesi staccatisi dall’ex blocco sovietico sono avvenute in maggioranza in maniera incruenta o quasi (Solidarnosz in Polonia, “rivoluzione di velluto” in Cecoslovacchia, seguita dalla consensuale separazione delle due repubbliche Ceca e Slovacca, che è bene ricordare avevano celebrato il loro “matrimonio di interesse” unicamente per fondare uno Stato sufficientemente forte dopo lo sfascio liberarsi dall’Impero Austro-Ungarico.
Anche in Romania la rivoluzione che condusse alla fine del regime di Ceaucescu fu relativamente poco sanguinosa e soprattutto rapida.
Il caso della ex-Jugoslavia meriterebbe una discussione a parte poiché era uno Stato non allineato e fuori dall’influenza sovietica ma di impossibile tenuta poiché le diverse etnice erano state sopraffatte da una di esse, e come avvenne la liberazione ed il distacco è purtroppo ben noto.
L’Ucraina dopo la “rivoluzione arancione” aveva la possibilità di avviarsi su una strada che con l’indipendenza ne poteva garantire uno sviluppo economico soddisfacente: purtroppo hanno prevalso anche colà, come in Russia, nel passaggio confuso dall’economia comunista a quella capitalista,  i profittatori divenuti oligarchi a spese della maggioranza ma soprattutto privi di motivazione a promuover il vero sviluppo del Paese e  interessati unicamente ad impadronirsi dei beni comuni.
Contrariamente a quanto avvenuto in altri Paesi come Polonia o Repubblica Ceca, l’Ucraina non aveva mai avuto un attimo di governo democratico né una vera identificazione nazionale.
Non mancava certo l’aspirazione a divenire una nazione degna di rispetto, staccata dalla Russia, tant’è che ci furono gruppi consistenti disposti addirittura a collaborare coi nazisti pur di liberarsi dalla Russia.
Difficile dire quale può essere il futuro dell’Ucraina ora che  gli avvenimenti precipitano conducendo ad una guerra fratricida senza vincitori ne vinti come si rivela ora il caso dell’opposizione in Siria.  
 
Affinché questo non sia presto il destino dell’Ucraina occorre che lungi dal mettere gli uni contro gli altri sia EU che Russia si accordino per una soluzione nell’interesse di tutti – meno gli USA. Senza il timore di trovarsi la NATO ai confini la Russia più facilmente potrebbe accettare un allargamento dell’UE all’Ucraina, ma in collaborazione e non certo in opposizione. In fondo Paesi come Repubblica Ceca e Polonia commerciano sia con l’ UE che con la Russia:  “pecunia non olet”.
Invece si soffiare ul fuoco e lanciare vaghe e insostenibili promesse illudendo gli Ucraini, l’UE doveva (e tanto più deve ora) agire da paciere sostenendo sì le forze democratiche in un cammino graduale verso l’autonomia vera dall’influenza russa, ma distanziandosi senza mezzi termini dai gruppi fascistoidi che stanno prendendo ora il sopravvento. La posizione europea avrebbe dovuto essere, quale risposta al “fuck EU” statunitense un chiaro  “this is none of your business” rivolto agli USA.  

Samstag, 15. Februar 2014

1) Il PD e la presa di potere di Renzi: Bruto/Cesare o Lady Macbeth? Machiavelli scuote il capo.

 2) Italiens Demokratischer Partei und Renzis Machübernahme: wie Brutus /Caesar oder  Macbeth? Machiavel schüttelt jedenfalls den Kopf. 


1) Il PD e la presa di potere di Renzi: Bruto/Cesare o Lady Macbeth? Machiavelli scuote il capo.
Molti commentatori  hanno paragonato all’assassinio di Cesare da parte di Bruto il metodo con cui il nuovo segretario del PD Renzi ha preso il potere.
Fortunatamente non c’è stato spargimento di sangue, la cosa si è svolta in modo formalmente democratico anche se di dubbio gusto e comunque al di fuori della corretta procedura parlamentare. Ma questi sono aspetti che ormai nella prassi politica italiana sono stati da lungo archiviati. Il metodo di liquidazione dei compagni di viaggio nella strada verso il potere è storicamente sempre lo stesso, chiaramente con diversi mezzi. Ma nel caso specifico è eccessivo ricorrere a paragoni storici per una competizione tutto sommata a livello da farsa di provincia. I politici che effettivamente contano in Europa non hanno infatti battuto ciglio poiché sanno benissimo che finché le lotte per il potere avvengono a questo livello, cioè all’interno dei partiti che si equivalgono e governano comunque insieme, l’unica cosa che conta è che in Italia ci sia una qualunque marionetta al governo a prendere ordini dalla Troika e continuare il corso pro-euro al servizio di quel sistema finanziario che detiene l’effettivo potere in Europa.
Ed in questo sanno di poter fare affidamento pieno sull’attuale Presidente della Repubblica, che nonostante l’età avanzata sacrifica infatti anche il fine settimana per ricevere la visita del condannato Berlusconi e del suo pupillo Renzi dimostrando la propria abnegazione impegnandosi con estrema diligenza a garantire un  cambio di sentinella senza indugi.
Ma se proprio si volesse cercare nella storia un paragone, o meglio nella letteratura, Macbeth sarebbe quello più indicato. Agendo in coppia, uno addormenta le guardie e l’altro assassina  il re. In effetti i vaghi programmi e soprattutto le promesse strabilianti di cambiamento strombazzate dal nuovo segretario PD sembrano avere sul popolo dei suoi elettori lo stesso effetto soporifico del vino sulle guardie del re. Ma allora chi è Lady Macbeth? Se qualcuno non lo ancora capito: il Cavaliere in persona, che senza sporcarsi le mani tornerà presto al potere, appunto grazie a Renzi, al quale nemmeno Machiavelli avrebbe dato un soldo di credito, poiché la mancanza di scrupoli è sì condizione necessaria ma da sola del tutto insufficiente per farne un Principe, e sulle sue altre doti poco è noto vista la discrezione estrema con cui sono tenute nascoste. 


2)Italiens Demokratischer Partei und Renzis Machübernahme: wie Brutus /Caesar oder  Macbeth? Machiavel schüttelt jedenfalls den Kopf.
 Viele Kommentatore haben schon darauf hingewiesen, dass die Methoden der Machtübernahme Renzis einem historisch lange erprobte und bekanntem Schema folgen, die Auznützung von Helfern auf dem Weg zur Macht und deren skrupellose Beseitigung wenn, diese ihre Funtion absolviert haben. So funktionieren die Machtkämpfe seit der Antike. 
Im Fall Renzi ist alles formell demokratisch erfolgt, ohne Waffengang, also keine Rede von „Königsmord“ an Letta. Dass die Vorgehensweise mit der Jetzt der Republikpräsident Napolitano am Wochendende die Wachablösung vornimmt und Renzi mit dem Regierungsbildung beauftrag ist zwar keine Vorzeigemethode für eine Parlamentardemokratie, aber diese Details sind in Italien sowieso längst vergessen.
Jemand hat schon Brutus und Caesar als Vergleich für diese innerparteiliche „Königsmorde“ mit denen Renzi Letta und Bersani beseitigt hat, um sich den Weg zur macht zu ebnen.
Dieser Vergleich hinkt jedoch gewaltig: Letta wie Bersani waren Bauer auf dem Schachspielbrett, Figuren ohne besondere Fähigkeiten, keiner von beiden ein Caesar.
Und noch weniger ist Renzi mit Brutus zu vergleichen.
Mir scheint eher Macbeth passend, denn es geht hier offensichtlich um reine Machtübernahme und nichts anderes. Es könnte sich aber bald herausstellen, dass der wahre Macbeth der von Renzi gerettete Berlusconi ist, und am Ende Renzi nur die Helferrolle von Lady Macbeth für ihn übernommen hat. Was nämlich sicher ist: Renzis wage Programme und Wende-Ankündigungen scheinen auf die PD Wählerschaft die gleiche Wirkung zu üben, wie die Schlafmittel mit dem Lady Macbeth die Königsgarde vor dem Mord betäubt hatte.
Jemand hat sogar Machiavel bemüht, aber dieser würde sicher nur den Kopf schütteln: die Skrupellosigkeit ist zwar eine notwendige, aber lange keine hinreichende Bedingung für den wahren „Prinz“, und Renzi war bisher höchst bescheiden im Vorzeigen seiner übrigen  Kompetenzen. (Graziano Priotto- Radolfzell-Praha)


Freitag, 14. Februar 2014

 L'insostenibile nefandezza dell'essere (*).  I capponi di Renzi: due commenti.

(* quando mancano gli aggettivi adaguati a definire l'abiezione di un personaggio è meglio usare un termine neutro, dunque un "essere").
E quando i fatti superano la peggior fantasia non ci si può limitare ad un commento, dunque eccone due:

Il triste realista dice:
Tornando dal colloquio con l'avvocato Azzeccagarbugli il protagonista del romanzo manzoniano agitava i due capponi che aveva inutilmente portato come ricompensa al legale ed i due poveri animali si beccavano fra di loro. I capponi (stavo scrivere cog...) del PD sono serviti e possono continuare a spennarsi fra di loro, con essi anche gli italiani che continuano a sopportare questa ignobile e disgustosa farsa. Nemmeno gratis e nel  più sgangherato teatrino di provincia si riuscirebbe  a trovar pubblico per questa vomitevole commedia. Invece gli italiani non soltanto sono costretti ad assistervi ma il prezzo che pagano per mantenere queste marionette non ha paragoni in Europa e forse nel mondo: i partiti italiani già soltanto per quello che ufficialmente prelevano dal pubblico erario per mantenere questa maledetta razza di politici indegni supera l'immaginazione. E ciò senza contare tutto quello che ancora si accaparrano di riffa o di raffa. E per uno colto con le mani nel sacco (che poi se la cava allegramente corrompendo) 100 continuano a rubare tranquillamente. 
Ad ogni scalino di questa inarrestabile discesa dell'Italia verso l'inferno, all'estero la gente si chiede come facciano gli italiani a non ribellarsi. E contrariamente a quanto si potrebbe credere,  cresce l'ammirazione per gli italiani : per la capcità suprema e insuperabile di sopportazione, di autocontrollo nel dominare lo sdegno, nell'assorbire i colpi e vedere rapinati i frutti del proprio lavoro (per chi non l'ha ancora perduto per colpa di queste caro...). Come le mogli vittime di percosse che per amore della famiglia subiscono e celano i segni delle violenze coniugali, cosí gli italiani incassano e sopportano fingendo che tutto vada bene. E fingono anche di credere alla "luce in fondo al tunnel"  sanno benissimo che è quella riflessa dallo specchietto retrovisore, ma meglio che niente, "tirem innaz" come diceva il patriota condotto al patibolo.

L' allegro ottimista si consola:
Che popolo saggio gli italiani: anche di fronte alle più volgari sconcezze dei politici non battono ciglio, ne fanno al più oggetto di umorismo.
Hanno capito che chi comanda e decide non sono i politici ma quelli che li mantengono e li possono far salire e cadere a piacimento e che sono i veri padroni del Paese: mafia, gruppi industriali e finanziari.
E poiché contro questi poteri non si può far nulla, gli italiani saggiamente accettano e sopportano che le istituzioni dello Stato scadano a  teatri di sordide vendette e lotte private fra attori del teatro politico.
D'altra parte anche nell'antica Roma Caligola nominò senatore un cavallo: coi tempi che corrono per le cariche dello Stato anche un asino va benissimo, speriamo anzi che sia cosí poiché se invece fosse un maiale si provocherebbe inutilmente la giusta ira dei musulmani.
In fondo facendo bene i conti conviene stare tranquilli: o c'è qualcuno che vorrebbe rischiare rivolte tipo quelle delle "primavere arabe", della Siria o dell'Ucraina?
E poi: l'Italia offre il grande e mai abbastanza apprezzato vantaggio dei confini aperti: si può scappare e trovare condizioni migliori in quasi tutti i Paesi d'Europa (va male solo per i masochisti che non troverebbero da nessuna parte situazioni peggiori, dunque si devono per ora accontentare di restare in patria).
Facit: allegria, divertiamoci a scommettere sulla durata dell'intervallo fra una pagliacciata e la prossima.



Donnerstag, 13. Februar 2014

 
“Addio Lugano bella ....” – Che cosa insegna il referendum svizzero sul controllo delle migrazioni.


Intanto va premesso il testo approvato, di cui tutti parlano ma che pochi conoscono:
"La Svizzera gestisce autonomamente l’immigrazione degli stranieri. Il numero di permessi di dimora per stranieri in Svizzera è limitato da tetti massimi annuali e contingenti annuali. I tetti massimi valgono per tutti i permessi rilasciati in virtù del diritto degli stranieri, settore dell’asilo incluso. Il diritto al soggiorno duraturo, al ricongiungimento familiare e alle prestazioni sociali può essere limitato".
- "I tetti massimi annuali e i contingenti annuali per gli stranieri che esercitano un’attività lucrativa devono essere stabiliti in funzione degli interessi globali dell’economia svizzera e nel rispetto del principio di preferenza agli Svizzeri; essi devono comprendere anche i frontalieri. Criteri determinanti per il rilascio del permesso di dimora sono in particolare la domanda di un datore di lavoro, la capacità d’integrazione e una base esistenziale sufficiente e autonoma. Non possono essere conclusi trattati internazionali che contraddicono al presente articolo".I trattati internazionali che contraddicono all’articolo "devono essere rinegoziati e adeguati entro tre anni dall’accettazione di detto articolo da parte del Popolo e dei Cantoni".

Si tratta indubbiamente di un freno e controllo massiccio all’immigrazione. E alcune clausole sono particolarmente odiose, come quella riferita ai ricongiungimenti familiari, che pare in espressa violazione dei diritti dell’uomo. Ma si tratta di una clausola facoltativa, benché indubbiamente pericolosa. Il principio della “preferenza agli svizzeri”  non dice invece nulla di nuovo perché è già quanto regolarmente avviene, e basterà proibire contratti discriminanti fra svizzeri e stranieri per renderlo superfluo. Ma una tale proibizione di discriminazione salariale non esiste nemmeno nell’EU, altrimenti in Germania i prestatori d’opera al di sotto del salario minimo non sarebbero oltre il 50 % fra gli immigrati dai Paesi dell’ex blocco sovietico. La Germania si opporrebbe se tale criterio venisse introdotto poiché  diverrebbe immediatamente “meno competitiva”. Per non parlare  ovviamente dell’Italia, dove il paragone è stentato, trattandosi nel caso di discriminazioni di immigrati clandestini che lavorano in condizioni di semi- schiavitù.  A differenza di altri Paesi i governanti italiani hanno preferito la via dell’apertura massima dei confini infischiandosene poi delle reali possibilità di integrazione, lasciate al “mercato”  ed al volontarismo: benemerite le tante associazioni che con impegno encomiabile assistono gli immigrati, ma non è certo con misure occasionali e contradditorie (criminalizzazione dei clandestini in toto ma nessuna distinzione fra coloro che hanno realmente bisogno e meritano di essere assistiti ed integati ed i delinquenti che approfittano dello sgangherato sistema di controllo danneggiando il buon nome dei loro stessi concittadini immigrati).
Ma di tutti gli atteggiamenti umani il più odioso è l’ipocrisia, poiché più di ogni altro evidenza l’offesa all’intelligenza altrui da parte di chi professa una cosa e pratica l’opposto.
Il risultato del recente referendum svizzero non è incoraggiante per chi auspica e si impegna per un’Europa senza discriminazioni e senza confini fra le nazioni, ma la valanga di accuse e di vesti stracciate da parte chi tutti i governi europei e dei burocrati di Bruxelles rappresenta un apice di ipocrisia e falsità, e soprattutto un maldestro tentativo di nascondere le proprie vergognose incapacità di risolvere i problemi esistenti e giustificare il proseguimento delle fallimentari politiche che stanno conducendo – queste  sì – alla rovina alla disgregazione dell’Unione europea ed a regalare più di un Paese alle destre reazionarie e fascistoidi.
Che sulla politica migratoria gli svizzeri siano incerti è evidente: di fronte alla scelta fra l’accettazione della libertà incontrollata (ma solo teorica) di soggiorno dei cittadini europei e la limitazione al solo contingente al quale può essere offerto lavoro e possibilità reali di integrazione si è evidenziata una posizione di quasi pareggio: i fautori delle migrazioni incontrollate modello EU hanno prevalso per il solo 0,3 %, 20.000 voti. 
Oggettivamente il risultato del referendum ha praticamente influssi nulli, a parte qualche complicazione burocratica, su coloro che dall’ UE cercano lavoro in Svizzera. Già ora solo chi ha un contratto di lavoro ha reali possibilità di risiedere in Svizzera. E non sono pochi ad usufruirne: al contrario dell’EU che nel suo complesso  ha una media di stranieri residenti del 6,6 %, la Svizzera ne ha quasi il quadruplo, 23 %.
Accusare gli Svizzeri di razzismo come non pochi politici hanno osato fare nella loro ignorante imbecillità è il colmo dell’ipocrisia, anche perché in parte sono poi i medesimi che quando si tratta del proprio Paese si affrettano ad andare a caccia di voti nei settori razzisti facendo leva sull’ignoranza dei fatti e sull’odio verso gli stranieri: vedi lo slogan della CSU “Wer betrügt, der fliegt” (“chi truffa viene mandato via”) riferito alla presunta  invasione di Rumeni e Bulgari dal gennaio di quest’anno, che secondo la vulgata CDU/CSU sarebbero alla ricerca non di un lavoro in Germania ma unicamente dell’assistenza sociale. Tacciono costoro, giocando sull’ignoranza degli elettori cui si appellano, che di tali abusi non vi è la minima prova, e che invece di un contingente predeterminato sulla base dei bisogni come deciso dalla criticata Svizzera, l’EU ad ogni ingresso  di una nuovo Paese pone un divieto ancor più rigido alla mobilità professionale di  7 (sette!) anni contro tutti i nuovi “cittadini europei”.
Una concezione invero particolarissima di accoglienza: come se si aprisse una porta e come benvenuto la si sbattesse in faccia a chi prova ad entrare. E non basta: la Croazia è entrata da pochi mesi nell’UE, già probabilmente si pente poiché contro di lei Bruxelles ha già avviato la procedura per applicare sanzioni, oltre al solito blocco della migrazione per 7 anni. Il motivo: la Croazia si rifiuta di consegnare 20 ricercati per crimini commessi durante il sanguinoso periodo seguito allo smembramento della Ex-Jugoslavia. Se si fosse applicato lo stesso metro alla Germania per il rifiuto all’estradizione di criminali nazisti condannati (e non solo ricercati) le sanzioni sarebbero tuttora in corso.
In tutta Europa hanno lodato il risultato del referendum svizzero soltanto i partiti fascistoidi, la Lega in Italia, Le Pen in Francia, Geert Winders in Olanda, e anch e coloro che sono semplicemente per l’uscita dell’EU come in Inghilterra Niklas Farage.
Sono esattamente i partiti purtroppo in crescita in tanti Paesi dell’EU (e qui dobbiamo aggiungere “Aurora dorata” in Grecia, il “Partito popolare” in Danimarca,  Interessi Fiamminghi” in Belgio, “Veri Finlandesi” in Finlandia ed il partito liberale austriaco FPÖ, per non citare che i più noti).
Che l’immigrazione in tutti i Paesi d’Europa sia indispensabile per l’economia quasi nessuno lo mette in dubbio, ma è altresì vero che come da sempre nel corso della storia le migrazioni non sono divertenti kermesse ma comportano problemi di adattamento per i migranti come per chi li accoglie. Ci sono due modi di affondare questi problemi: prenderne atto e cercare di risolverli, cosa che richiede di informare i cittadini residenti sui problemi, sulle culture e sulle mentalità dei  Paesi di provenienza degli immigrati, per favorire atteggiamenti di apertura e di superamento delle paure  che sono legittime. Ed in aggiunta si tratta di compiere uno sforzo economico non indifferente (corsi di lingua, predisposizione di abitazioni, formazione professionale) che deve essere chiaramente illustrato agli elettori poiché solo così essi possono comprendere che l’immigrazione è un’occasione per tutti e non solo un problema. Questa è in genere la politica più o meno coerentemente attuata dai Paesi scandinavi.
Nel resto d’Europa invece la politica è quella nota: da un lato si ignorano i problemi e si fa poco o nulla per rendere possibile l’integrazione e poi si prendono misure odiose e coercitive quando i cittadini che si trovano a fronteggiare i problemi si ribellano. Ed ecco allora le ruspe che spianano i lager dei clandestini, i fogli di via, e soprattutto la caccia ai voti razzisti. O si ignora semplicemente la realtà ingannando gli elettori: fino a pochi anni or sono, con 600.000 italiani e quasi due milioni di turchi residenti i governanti tedeschi si sgolavano a sostenere che la Germania non era un Paese di immigrazione.  
Nella mia valutazione del referendum svizzero mi trovo mio malgrado ed apparentemente in pessima compagnia. Ma se valuto il risultato come un  meritatissimo schiaffo all’EU, lo faccio per ben altri motivi che non i razzisti aperti o dissimulati.   
E qui mi viene in mente la canzone che da ragazzino sentivo cantare dagli anarchici che lavoravano nella fornace non lontano dalla mia abitazione  nella città italiana d’origine.
Abitavano in uno squallido caseggiato nel cui cortile andavamo a giocare nonostante i  divieti delle nostre famiglie benpensanti. Il luogo era giustamente considerato un covo di anarchici e comunisti, assolutamente da evitare per i figli della piccola borghesia o della classe operaia che nel primo dopoguerra aspirava al benessere e si distanziava da coloro che stavano più in basso. Era un divieto identico a quello che valeva per i “diversi” di religione, nel caso i Valdesi. Ed in ambedue i casi, come per tutti i divieti, per me e altri coetanei una motivazione fortissima a frequentare appunto questi luoghi, e forse è così che mi resi conto fin da giovanissimo che la diversità delle persone dipende dalle situazioni in cui esse vivono, e che spesso è più interessante ed istruttivo frequentare appunto gente “diversa” .  
Storicamente “Addio Lugano bella” (http://www.youtube.com/watch?v=k84G4ODpBsE e testo http://www.nelvento.net/addio-lugano.html) si riferisce ad un episodio storico che aveva visto i governanti svizzeri espellere gli anarchici rifugiati in Ticino cedendo alle richieste della Francia. Gli anarchici ricordavano nella canzone che tale atteggiamento era in netto contrasto con lo spirito e la tradizione libertaria svizzera: “Elvezia il tuo governo,schiavo d’altrui si rende / d’un popolo gagliardo le tradizioni offende,/ offende la leggenda, del tuo Guglielmo Tell”.
Ebbene, di fronte alle reazioni ipocrite di condanna dei governi EU  gli Svizzeri questa volta hanno dimostrato di essere padroni della propria democrazia. Ed hanno qualcosa da insegnare all’EU: se infatti lo stesso referendum fosse ammesso in altri Paesi che per l’integrazione degli stranieri poco o nulla hanno fatto ei cui politici quando fa comodo si appellano ai sentimenti razzisti, il risultato sarebbe probabilmente identico, anzi peggiore in termini numerici. E’ difficile valutare quanto tempo l’UE abbia  ancora a disposizione per invertire la rotta che ha portato in pochi anni ad imporre senza un’ombra di democrazia la firma di trattati (Maastricht, Lisbona, Fiscal Compact etc.) che non sono stati discussi nemmeno nei Parlamenti nazionali (in molti casi mancavano addirittura le traduzioni nelle lingue locali !!) ma approvati ad occhi chiusi senza valutarne le conseguenze.
Una delle conseguenze rischia di essere la disgregazione dell’UE sempre che non si avveri la peggiore ipotesi e cioè la presa del potere di partiti fascisti in molti Paesi. Non vorremmo dover essere costretti a cantare a nostra volta “Bella ciao” come fecero i nostri padri prendendo la via delle montagne.   

Freitag, 7. Februar 2014

 Geld sparen: wofür ? Kapital Investieren: wie? 
Zweiter Teil: praktische Überlegungen.

Geld sparen: wofür ? Kapital Investieren: wie?
Erster Teil: ökonomische Grundgedanken.

 
Che cosa significa la decisione della Corte Costituzionale tedesca relativa alla BCE ?

Was bedeutet eigentlich die Entscheidung des Verfassungsgerichts bezüglich der BCE?

(eine deutsche Fassung werde ich vielleicht auch schreiben, aber eigentlich ist diese Sache mehr für die anderen Ländern interessant als für Deutschland !)     

   


 Il mio modesto parere come cittadino tedesco: la Corte Costituzionale tedesca ha per il momento unicamente chiesto alla Corte Europea se la decisione della BCE di acquistare illimitatamente i titoli a sostegno dei bilanci degli Stati membri EU in difficoltà sia o meno conforme ai trattati UE.
E' evidente che non lo è:  nessun trattato EU prevede ma anzi tutti escludono questa ipotesi, salvo che in casi particolarissimi e limitati.
Dunque correttamente e astutamente il Verfassungsgericht cerca prima di ottenere la condanna di Draghi da parte della Corte Europea, e sull'esito non ci possono essere grandi dubbi, poi utilizzerà eventualmente se servirà ancora, questa superiore sentenza ad uso interno. 
Già in un caso passato (per gli aiuti alla Grecia) lo stesso Verfassungsgericht aveva deciso che il governo tedesco non poteva procedere senza l'autorizzazione del parlamento.
Siccome però ora con la "Grande Coalizione" CDU/CSU e SPD  ( qui si chiama cosí quello che in Italia si dice "inciucio" la volontà del governo è indiscussa in parlamento, quindi è impossibile immaginare un veto né nel Bundestag né nel Bundesrat, il Verfassungsgericht ha fatto bene a cercare l'aiuto della Corte Europea: se Draghi viene bloccato in quella sede il problema è risolto. 
Resta il fatto che la mossa di Draghi è stata unicamente un bluff, ma è servita: ricordiamo tutti certamente che lo speculatore Soros poco prima aveva dato solo più qualche mese di vita all'euro...  e le sue minacce sono sempre state credibili (v. sua vittoria contro la Banca d'Inghilterra, che dall'attacco di Soros alla sterlina fu costretta ad uscire dallo SME ed a svalutare). Forse bluffava anche lui, in ogni caso il risultato è stato che gli speculatori hanno guadagato tempo, le banche che avevano ancora esposizioni forti nei Paesi a rischio hanno potuto liquidarle con maggior agio, e qualora `la mossa di Draghi venisse bloccata dalla Corte Europea tutti gli speculatori contro l'euro saprebbero che Draghi ha un'arma spuntata e dunque potrebbero tentare l'attacco finale. 
 Dunque quella dell'euro resta una partita di esito incerto,  e comunque decida la Corte Europea, il problema della recessione in Europa resta indissolubilmente legato all'esistenza dell'euro: morto l'euro, finito il problema. La BCE non ha più molte cartucce a disposizione, i tassi di interesse sono ormai al minimo, se anche li riducesse a zero poco cambierebbe. 
Se anche non esplicitamente, prevista questa fine ingloriosa dell'euro è per molti aspetti prevedibile, poiché sarà quasi certamente la Germania a staccare la spina al paziente euro ormai comatoso. Ciò ovviamente non prima di aver conquistato i mercati sui quali si sta sforzando con ogni mezzo (dopo la Lettonia e L'Estonia, la Croazia,  vedi ora l' Ucraina,l' Africa, Medio Oriente, ecc.): poi vedremo come la litania della Merkel "Se cade l'euro cade l'Europa" verrà liquidata.

Come tedesco sono tutt’altro che d’accordo con questa politica che mina le basi democratiche in Europa se non nel mondo, ma ancor più mi stupisco della incredibile dabbenaggine ed ottusità dei politici, soprattutto quelli che si dicono di sinistra, in tutti i Paesi Mediterranei, Tsipras in primo luogo, che ancora si illudono che con l'euro si possano salvare i rispettivi Paesi martoriati dalle politiche di austerità imposte da chi attualmente decide in Europa, cioè in primis la Germania: costoro mi ricordano da vicino la “sindrome di Stoccolma”, le vittime che solidarizzano coi loro aguzzini. 

 Lista Tsipras: timeo Danaos et dona ferentes ...

Nell'Eneide Virgilio fa enunciare a Cassandra la nota ed inascoltata profezia "temo i Greci anche quando portano regali" in riferimento al Cavallo di Troia. E' il caso di  ricordare questa profezia anche per la "Lista Tsipras" con cui questo esponente della sinistra greca si è offerto di condurli ,capeggiandoli, gli sgangherati plotoni delle disorientate sinistre pro-europa e pro-euro di vari Paesi d'Europa alle prossime elezioni del Parlamento europeo. 

La posizione di Tsipras è chiara: mantenimento dell'euro e dell'Europa cosí come ora si presenta, con qualche cambiamento di facciata ma senza intaccare le posizioni di potere che hanno fatto dell'attuale UE una marionetta degli interessi della grande finanza internazionale e di tutte le lobbies dedite a spremere economicamente e sottomettere politicamente i popoli dell'Unione.
Il motivo per cui Tsipras è per il mantenimento dell'euro non è ideologico ma banalissimo: la Grecia messa in ginocchio se non bocconi dalla moneta unica attende una boccata d'ossigeno (che poi si rivelerà ulteriore venefico monossido di carbonio) dall'"Europa", cioè un prestito combinato ad un lieve taglio del debito (dunque alla fine la sua posizione debitoria sarà peggiorata ma nell'immediato evita il fallimento). 
Una posizione che più miope non potrebbe essere, ma che può, nelle speranze di Tsipras, condurlo alla posizione cui aspira nel Parlamento Europeo, dove per la Grecia potrà fare ben poco o nulla, e lo sa, segno dunque che i suoi obiettivi non solo la salvezza del suo Paese. Ed ecco anche spiegato il largo appoggio di una pseudo-sinistra disorientata ed incapace di analisi economiche fondate ma pronta a vendersi per un potere di facciata (e personali prebende).
Per smascherare il piano di cui Tsipras si è fatto portavoce basterebbe che ad esempio, con un "ballon d'essay",  Grillo annunciasse di associarsi alla lista Tsipras: si vedrebbe immediatamente lo sgomento di coloro che tutto vogliono meno che un Movimento veramente critico nel Parlamento Europeo. 
Ma Grillo da vero comico non si assocerebbe mai a questi squallidi pagliacci dilettanti in una farsa così dozzinale. Questo lo sanno tutti, ed ecco anche spiegato l'accanimento contro il M5S che vede uniti saldamente tutti i partiti in Italia, dall'estrema destra al PD, coi supini portatori d'acqua delle altre minuscole frange insignificanti eurodipendenti che si dicono di sinistra.  
In quanto all'euro si potrà prolungarne ancora per qualche tempo l'agonia comatosa con danni forse irreversibili alle economie mediterranee, ma non c'è dubbio che i Soros di turno non si lasceranno scappare la preda al momento opportuno e si vedranno allora i voltafaccia, quando nessun per quanto grande "ombrello di salvataggio" (Rettungsschirm) potrà salvare l'euro. E non è da escludere nemmeno l'altra ipotesi, cioé che a staccare la spina sia poi esattamente il governo della nazione che più di tutti ha approfittato della moneta unica, cioé la Germania. 
Non è un caso che gli sforzi degli esportatori tedeschi per trovare altri mercati e sganciarsi dalle prede mediterranee ormai dissanguate non siano mai stati cosí massicci come in questi ultimi tempi. 
Anche lo sfacciato sostegno tedesco alle forze nazionaliste antirusse in Ucraina (in parte apparentemente democratiche ma alleate ai peggiori elementi fascistoidi) rientra pienamente in questa strategia economico-politica. Nemmeno un bambino crederebbe che le proteste nella Piazza Maidan sarebbero state possibili senza un massiccio sostegno dall'estero. Che i governanti ucraini siano corrotti fin nel midollo è indiscutibile, ma se questo fosse il criterio giustificativo di interventi dall'estero per farli dimettere, allora dovrebbe valere anche pe tanti Paesi Europei a cominciare dall'Italia!  
Certamente Russia sta facendo in Ucraina altrettanto se non di peggio, ma nel suo caso il problema non è soltanto economico, poiché è evidente che un' Ucraina nell'UE significherebbe la NATO ai confini russi, ipotesi per ora sventata ma probabilissima e dunque inaccettabile per la Russia, esattamente come lo erano i missili russi a Cuba nel 1962.
Dunque l'UE sta giocando col fuoco sulla pelle degli ucraini, promettendo loro quella salvezza economica che già è del tutto incapace di praticare al proprio al proprio interno. Ma pur di garantirsi in futuro un mercato ambito come quello ucraino le lobbies europee sono pronte a tutto e con tutti.
E non è un caso che il nuovo ministro tedesco della difesa (significativo che si sia scelta una donna per questa posizione) appena insediata sia accorsa in Afganistan ed ora in Africa promettendo interventi militari "di pacificazione"  che sono il presupposto per l'ingresso nei mercati del futuro (se l'era lasciato scappare il Presidente della Repubblica Köhler per giustificare l'intervento in Afganistan, che poi insofferente delle critiche rivoltegli  per aver detto quello che tutti pensavano, aveva rassegnato le dimissioni).
Dunque mentre gli ingenui sostenitori dell'euro in Italia e Francia si sperticano nelle sue lodi pronti a tutto per sostenerlo, la Germania sta alacremente lavorando per creare le condizioni necessarie a rendere possibile ed indolore per la propria economia  l'uscita dall'euro: la mano è pronta a staccare la spina e consentire al momento opportuno la morte economicamente naturale di questo  "aborto di moneta unica" .