Freitag, 4. Januar 2013



 Chez George ovvero : i dipinti ritrovati
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   (*) “Cuando la realidad se vuelve irresistible, la ficción  
           es un refugio. Refugio de tristes, nostálgicos y
            soñadores.”  (Mario Vargas Llosa),
(*) Quando la realtà diviene insopportabile, la finzione letteraria è un 
      rifugio. Un rifugio di tristi, nostalgici, sognatori…
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(**)   “Kdyby se věci děly tak, jak je přirozeno naší duši,  dály by se zázraky.” (Karel Čapek, Boží_muka)           
**) … se le cose avvenissero così, come sembra  naturale al nosto animo,  accadrebbero miracoli 
                                                     
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Premessa 
      Questo breve racconto è stato scritto da me in tedesco e questa traduzione parimenti da me eseguita non è ancora stata rielaborata (lo sarà per l'eventuale stampa).
Un ringraziamento a tutti coloro che trovando interesse a leggere questo testo mi segnaleranno gli inevitabili svarioni di scrittura o le debolezze stilistiche ed espressive.
Il racconto serviva da accompagnamento all’esposizione delle mie riproduzioni dei cinque dipinti che nella notte del 20 maggio 2010 furono sottratti al Musée de l’Art Moderne della città di Parigi e che, secondo le più recenti informazioni, sono stati poi tutti distrutti dai ladri per cancellare le prove del furto.
Nell'edizione a stampa si trovano anche le riproduzioni fotografiche, qui omesse.
    Così come le riproduzioni, anche questo racconto è un semplice tentativo d’imitazione, e nel caso specifico vale nei confronti di un particolare genere: l’arte come tema letterario. Sui furti e sulle falsificazioni delle opere d’arte esiste notoriamente un’ampia letteratura in molte lingue. 
    Una fortuita occasione mi ha motivato a riprodurre i dipinti ed a scrivere una breve finzione letteraria su questo specifico furto d’opere d’arte: pochi giorni prima del misfatto ero stato nel museo alla ricerca di quadri da copiare: sono dunque uno degli ultimi visitatori ad aver potuto ammirare questi dipinti.
    La riproduzione di capolavori artistici è notoriamente una tappa irrinunciabile nella formazione di tutti i grandi pittori, ma anche per i semplici dilettanti rappresenta un fruttuoso esercizio: da un lato serve ad una più profonda comprensione delle opere, dall’altro é utilissima per affinare la propria tecnica pittorica.
Ciò che ovviamente rimane impossibile da imparare è l’atto creativo, che è unicamente prerogativa dei veri artisti.
     Un particolare ringraziamento va a Mareen Bohnsack (Master in Media e comunicazione) che ha professionalmente elaborato il manoscritto per la stampa. 
Radolfzell, aprile 2012, Graziano Priotto

 

§ 



Venerdì sera “Chez George”

Oggi Michel arriva tardi, ma ha una grossa   sorpresa per noi tutti” disse Claude, “mi ha telefonato proprio adesso che deve ancora portare due clienti all’aeroporto di Rossy, poi per oggi ha finito”.
Ciò dicendo aveva mosso il cavallo in posizione ‘g6’ e passando il calice di vino nella mano sinistra aveva sollecitato Corinne:
“Ora tocca a te, ma stai più attenta questa volta , io non sono un campione di scacchi come Michel, ma contro di te vinco quasi sempre!”
„Non più per molto, vedrai“, rispose Corinne con uno sguardo ironico. Poi sicura di sé spostò rapidamente una torre continuando poi la conversazione con Henri.
Ma Claude insistette e si rivolse all’altro interlocutore:
 „Henri, lasciala in pace invece di annoiarla con le tue chiacchiere sull’arte. Lei ne deve già ascoltare a iosa tutta la settimana all’accademia”.
„Ma no, continua Henri. Mi aiuta addirittura, nella partita a scacchi, se ascolto qualcosa d’interessante. Rilassati si gioca meglio. E fra l’altro stavamo appunto parlando di giocatori.“, rispose Corinne.
Henri cercò invece la ritirata:
„E’ meglio se ti concentri sul gioco ora, Corinne, se vuoi ne parliamo più tardi, ti posso anche mostrare il quadro, é quasi finito. E’ la decima volta, credo, che copio su commissione i ’giocatori di carte’ di Cézanne, ma come ti stavo dicendo, questa volta probabilmente ho scoperto perché ha dipinto tante volte e in modo quasi identico questo motivo. Ma ne parliamo più tardi, davanti al quadro, se hai tempo.“
„Questa volta interesserebbe anche a me – sebbene per oggi di quadri ne abbia già visti abbastanza.”, disse Claude che di mestiere era impiegato presso il Museo d’Orsay e come hobby fa il  pianista dilettante. Tre sere la settimana suona in un piano bar: le solite canzoni evergreen e solo quando nel bar sono rimasti un paio di clienti ha il permesso di suonare una o due delle sue composizioni.
Il proprietario del bar era stato tollerante ma si era spiegato senza mezzi termini: “Non ho nulla contro la tua musica caro Claude, ma capisci, i clienti vogliono conversare e la musica è soltanto un sottofondo, non devono sentirsi obbligati ad ascoltarti. Per questo non devono essere pezzi sconosciuti, solo motivi che tutti conoscono e che risvegliano magari bei ricordi.  Cosi ordinano magari qualcosa in più, e noi in fondo siamo qui per vendere bevande, non musica. 
Per i nostri clienti la serata comincia soltanto dopo, tu mi capisci, sono sempre “donne giovani con uomini generosi”come si dice con un eufemismo. Quando arrivano qua da noi, la decisione è già stata presa, ma ciononostante ambedue, uomo e donna devono recitare la propria parte, come se lui facesse la corte e lei si lasciasse sedurre. Per dare l’illusione al “cavaliere benestante” che per il successo siano state decisive le sue arti di seduttore e non unicamente il suo portafoglio.
Soltanto pochi vengono qua per sfuggire la noia o perché si sentono soli, di solito sono due o tre uomini, talvolta anche donne che si vogliono raccontare qualcosa reciprocamente.
E sono anche gli ultimi ad andarsene. Per questi clienti il nostro bar non é una tappa ma rappresenta l’intera serata: per loro puoi suonare i tuoi pezzi, per addolcirgli la serata.  Intendo dire che la tua è buona musica, soltanto non corrisponde alle intenzioni della maggior parte dei nostri clienti. Ma mi sta bene che tu abbia anche qualcosa per gli altri.”
 „Ehi, ci siete già quasi tutti, soltanto Michel come al solito no, lavora troppo, poverino !”
Questo era Tristan, un redattore locale di Le Monde, che non è mai ancora stato inviato fuori Parigi, ma che avrebbe lavorato volentieri come reporter in giro per il mondo.   
Lui compensa questo desiderio insoddisfatto  scrivendo reportage ed interviste inventate di sana pianta,  dalle più diverse parti del mondo e con personaggi famosi, con i dettagli più divertenti e grotteschi, sicché gli amici durante l’incontro settimanale del venerdì sera lo pregano di leggere uno dei suoi fantastici reportage.    
A volte anche nell’osteria “Comptoir des Canettes”, nella via omonima, dove anche altri clienti si associano al gruppo per ascoltare questi racconti divertenti. 
Questo locale, chiamato anche „Chez George“ è forse l’ultima osteria tradizionale rimasta nelle vicinanze di Saint-Germain des Prés. Consta di un unico spazio, lungo circa dieci metri e largo otto, tutto nello stile anni ’50 del secolo scorso, e sembra che da allora sia rimasto tutto invariato, stessi tavoli, bancone, quadri e specchi appesi alle pareti.
E’ anche un’osteria “intergenerazionale”: ai tavoli siedono sia clienti anziani, pensionati che giocano a carte o a scacchi, come pure studenti e talvolta anche un paio di turisti capitati lì per caso.
Una scala strettissima, simile a quella di un sottomarino o di un vecchio piroscafo conduce nella cantina con il soffitto a volta, in una discoteca così piccola e bassa che non ultimo a causa della mancanza d’aria, non ci si può restare a lungo.
Per questo i giovani clienti fanno la spola fra discoteca ed osteria
e non di rado finiscono per restare di sopra perché si lasciano coinvolgere in discussioni o non vogliono sopportare la musica ad alto volume e l’aria pesante nel locale sotterraneo.
Da questi condizionamenti ambientali si originano i contatti fra giovani ed anziani frequentatori del locale.
E quando all’una o alle due di notte l’osteria chiude e i giovani frequentatori escono in fila indiana dalla stretta scaletta della discoteca, si ha l’impressione di vedere marinai uscire dal ventre di un bastimento. 
Spesso al venerdì o sabato  sera i giovani si soffermano nella viuzza e quando le conversazioni durano troppo a lungo e diventano rumorose alcuni abitanti dei piani superiori lanciano secchi d’acqua sui clienti che si attardano di fronte all’osteria finche essi si disperdono e la via ritrova la sua pace notturna. 

Gli studenti si riconoscono dalla scelta dei mezzi di trasporto: la fermata del metrò “Mabillon” inghiotte  quelli che possono permettersi una piccola camera di servizio per un prezzo esorbitante nelle vicinanze della Sorbona, mentre altri di famiglie meno abbienti ma che godono di una borsa di studio si recano alla fermata  „Saint- Germain des Prés“  e viaggiano poi in direzione della Città Universitaria, dove abitano studenti di ogni nazionalità in una ventina di collegi dei più svariati Paesi.


Buon ultimo arriva Michel

Michel arriva regolarmente dopo tutti gli altri, spesso un’ora soltanto prima della chiusura del locale, ma ciononostante rimangono numerosi frequentatori fino al suo arrivo, poiché da quel momento inizia l’ora scacchistica.
Michel fa il tassista di mestiere, ma la sua esistenza è dedicata al gioco degli scacchi. Quando arriva i tavoli sono di solito già preparati. Lui gioca sempre contemporaneamente contro Claude, Corinne, Henri e Tristan, ai quali talvolta si aggiungono un paio dei frequentatori rimasti nel locale.
Ogni volta che qualcuno manca una buona mossa, lui spiega – dopo il suo turno – l’occasione perduta e le possibilità che essa avrebbe aperto.
Anche durante il lavoro gioca spesso a scacchi: nella sede centrale della ditta di taxi presso cui lavora c’è Louise, una signora anziana addetta ai contatti radio.  
Anche lei é un’appassionata giocatrice di scacchi, e quindi non è raro che durante le chiamate, oltre a “Per favore vai a prelevare fra dieci minuti due clienti all’Hotel Excelsior  e portali all’aeroporto”, aggiunga un’informazione come: “torre b4” oppure “alfiere f5”. E non è raro che dopo la conferma dell’avvenuto trasporto le arrivi una notizia meno gradita da parte di Michel, ad esempio “torre a6-a8:scacco matto”. Ma Louise non se l’ha a male, non è geniale come Michel, ma desiderosa di imparare, e poco dopo già è in corso la prossima partita.

Dopo la chiusura del locale, verso le due del mattino al più tardi, il gruppo ha l’abitudine di andare nell’atelier di Henri, un professore di educazione fisica e pittore dilettante, andato in pensione in anticipo sull’età per potersi dedicare completamente al suo hobby. La sua è una variante particolare di pittura: si limita riprodurre quadri famosi. In un primo tempo li faceva soltanto per sé, poi scoprì che con i quadri copiati poteva guadagnare soldi, e poiché comunque non aveva abbastanza spazio nel suo atelier, aveva iniziato a venderli per arrotondare la sua piccola pensione anticipata.   
I primi clienti li aveva ricevuti grazie a Claude, che in qualità di sorvegliante nel Museo d’Orsay gli aveva mandato alcuni visitatori che si erano rivolti a lui per sapere dove reperire buone riproduzioni dei quadri lì esposti.
La cosa si era presto ben sviluppata ed ora Henri faticava a soddisfare le sempre più numerose richieste.
Giapponesi o americani benestanti e negli ultimi tempi addirittura russi e cinesi erano disposti a pagare forti somme per acquistare riproduzioni d’autore dei quadri appena contemplati nel museo.
Così Henri aveva potuto prendere in affitto un atelier nella vicina rue de l’Université. L’affitto era sì molto caro ed inghiottiva la maggior parte dei proventi della vendita delle riproduzioni, ma Henri aveva nello stesso tempo realizzato il sogno della sua vita.
Spesso venivano nel suo atelier anche studenti d’arte e in questo modo aveva conosciuto Corinne ed aveva finito per invitarla agli incontri settimanali nell’osteria „Chez George”.
Gli altri amici l’avevano immediatamente accettata come una di loro perché era una ragazza divertente, spiritosa e non disdegnava la compagnia di uomini tutti ben più anziani di lei. Nei primi tempi veniva accompagnata da uno dei vari ragazzi che continuamente cambiava, ma che col gruppo di amici del venerdì sera da “George” finivano sempre per annoiarsi e quindi col tempo preferiva venire da sola.
La serata si concludeva normalmente verso le prime ore del mattino nell’atelier di Henri, che l’aveva arredato come abitazione, e cucinava volentieri qualcosa per gli amici, a volte facendosi aiutare da Corinne.
Anche lei aveva piazzato un cavalletto nell’atelier di Henri, dove il posto abbondava, al contrario della stanzetta piccolissima in cui abitava nel quartiere latino. Da Henri poteva lavorare meglio e anche chiedere consigli tecnici.  
Per Henri la cosa era altrettanto proficua, poiché come amava ricordare, spiegando qualcosa ad altri spesso si acquista maggior consapevolezza sul proprio modo di lavorare, cosa che nell’arte non è mai cosa scontata.
Durante queste serate conviviali Claude suona sempre un paio delle sue ultime composizioni.
Michel aveva procurato a Henri già anni prima un vecchio ma ancora molto ben funzionante pianoforte: una vecchia signora che si era trasferita in una casa per anziani aveva dovuto liquidare il suo appartamento ma non si voleva separare definitivamente dal suo pianoforte. Il patto era stato presto concluso:  nell’atelier di Henri c’era spazio a sufficienza e Francine – così si chiamava la signora, poteva venire a suonare quando lo desiderava. Era stata insegnante di musica e per la sua età – ottanta anni  avanzati – suonava ancora con ammirabile perizia. 
Veniva dunque una o due volte la settimana, e per Henri costituiva un diversivo intrattenersi con lei mentre dipingeva ed ascoltarla suonare.
Henri apprezza la musica classica, anche se non tutti i pezzi suonati da Francine sono di suo gusto.
A volte c’è anche Corinne durante questi concerti privati, e Francine le chiede spesso quali sono i pezzi che desidera ascoltare.
La risposta arriva sempre la settimana successiva, Corinne non ha alcuna conoscenza di musica classica ma si informa da Claude, che in quanto appassionato di musica le suggerisce i titoli che secondo lui corrispondono ai gusti suoi e di Henri.

 

 

Michel ha un regalo per Henri


Quando alla sera Michel finalmente arriva da George gli altri già attendono curiosi di conoscere la novità promessa, lui è noto per avere sempre sorprese interessanti.
Lui ha quotidianamente a che fare con un mucchio di gente come autista di taxi, e con tutte le sue conoscenze potrebbe benissimo fare l’agente di mediazione immobiliare o il procuratore d’impiego. Quando va a prendere clienti dall’Operá o da un concerto mentre li porta a casa si fa sempre raccontare qualcosa sullo spettacolo e così impara nomi di cantanti,direttori d’orchestra, solisti famosi e poiché ha una memoria prodigiosa può sfoggiare le informazioni ricevute  come proprie esperienze di spettatore, cosa che gli ha procurato un gran numero di clienti affezionati:  un tassista istruito e competente di musica e teatro non è cosa da tutti i giorni.

Questa sera tuttavia Michel procrastina la sorpresa: „Non una parola al proposito qui, prima si gioca a scacchi, poi nell’atelier di Henri vedrete la sorpresa”. 
Un annuncio laconico che ovviamente fa crescere la curiosità.
Sebbene non lo voglia far vedere, questa serata Michel deve essere nervoso poiché arriva ad un pareggio con Tristan ed un altro cliente casuale, una cosa ben rara poiché le sue partite in simultanea finiscono quasi sempre con uno scacco matto a suo favore.  Corinne e Henri sono sempre i primi a finire la loro partita,  il pensiero strategico non è il loro forte. 
Mentre gli altri finiscono di giocare per venire poi più tardi in taxi con Michel, loro due vanno all’atelier in bicicletta. 
Quando appena un’ora dopo suona il campanello Henri si stupisce al vedere Michel che porta un grosso rotolo, chiaramente materiale per pittura: spesso procura a Henri vecchie tele che acquista da un venditore di anticaglie per pochi soldi. 
Sono quadri di dilettanti dai quali gli eredi volentieri si liberano insieme ai mobili restanti per poter vendere immediatamente
l’alloggio ricevuto in eredità.
Henri libera le tele dalle pitture insignificanti e ricava così materiale che sembra veramente antico e conferisce alle sue riproduzioni un soffio di autenticità. 
Questa volta tuttavia nota che Michel deve avere qualcos’altro poiché dice:
“Forse mi sbaglio, ma se non, dobbiamo fare qualcosa che serva di aiuto a noi ed alla città. Ma non è una cosa senza rischio, dobbiamo essere tutti d’accordo altrimenti non se ne fa nulla.”
„che noi si accetti le tue proposte è certo, premesso che in questi rotoli non ci siano armi, droghe o soldi falsi” : il solito commento di Tristan. 
“Qui dentro c’è possibilmente denaro, ma non falso.
Però devo prima raccontarvi come sono entrato n possesso di questo rotolo di tele. Questa volta non le ho comprate da un venditore di cianfrusaglie. Le ho pescate da un container per i rifiuti, o meglio le ho acchiappate prima che ci finissero dentro.” 
Tutti ascoltavano interessati, Michel sa raccontare in modo molto convincente, anche il fatto più banale con le sue parole e la sua mimica diventa interessante da ascoltare. 
„Ieri sera avevo giusto accompagnato a casa un cliente vicino alla stazione metrò Stalingrado e stavo viaggiando in via Faubourgh St. Martin in direzione della Gare de l’Est. Poco prima dell’incrocio con rue Lafayette il semaforo era rosso, e mentre aspettavo il verde che cosa vedo? Uno che direttamente vicino alla mia auto cerca di buttare in un contenitore di rifiuti un tappeto che portava sulla spalla. Il tappeto però gli rotola sulla strada, lui lo rincorre  ma il tappeto si srotola e qualcosa che era dentro continua a rotolare via. Proprio in quel momento passa un’auto della polizia che però non si ferma. L’uomo col tappeto torna sui suoi passi e corre via. Io scendo dall’auto, raccolgo la cosa: tele come avevo immaginato – vedi Henri che penso sempre a te, ed anche a Corinne, sebbene lei usi solo materiale nuovo e lasci a te le vecchie tele da scrostare. Messo il rotolo nel bagagliaio sono ripartito.” 
La curiosità degli ascoltatori era cresciuta ma nessuno immaginava il seguito del racconto.
“Dapprima non ho pensato a nulla di speciale: ecco di nuovo un pelandrone che è troppo pigro per mettere via i suoi rifiuti. Ma dopo aver portato gli ultimi clienti dalla Gare de l’Est ai loro alberghi ho prelevato il rotolo dal bagagliaio e mi sono guardato il contenuto. Non ci potevo credere e sono ansioso di sentire che cosa ne dite voi.“
Mentre finiva quest’ultima frase Michel aveva slegato il rotolo delle tele ed era apparso così il primo quadro.
Questo quadro mi sembra maledettamente noto!“ era il primo commento di Tristan. 
Dopo che anche gli altri quadri erano stati srotolati sul pavimento e per un lungo momento nessuno aveva proferito motto, Corinne aveva commentato per prima: “Deve trattarsi veramente di un copista professionale, questi quadri sembrano autentici! Ma allora chissà perché li voleva gettar via?”

„Credo che non si tratti di copie“. Henri  aveva esaminato tutte le tele, davanti e sul retro, senza proferire parola.
“Se è vero, e ne sono abbastanza sicuro, qui sul pavimento giace un valore di almeno 100 milioni di euro.
Questi quadri sono stati rubati il 20  maggio 2010 dal Museo d’arte moderna della città di Parigi.
Allora le foto erano apparse su tutti i giornali in Francia ed all’estero. Questi quadri erano e sono invendibili. Perché il ladro
Li volesse semplicemente buttare fra i rifiuti non lo sapremo probabilmente mai, forse non ha veramente trovato nessun compratore, questa “merce” è di fatto troppo pericolosa.
Ma la persona onesta che li ha trovati ha legalmente diritto al 5% di premio per il ritrovamento. Michel, suppongo che tu stia per diventare milionario!”
„Devi soltanto pensare se nella notte del 20 maggio 2010 eri in servizio, poiché naturalmente devi poter dimostrare in modo credibile e documentato che  tu questi quadri li hai trovati così come hai raccontato a noi”.
„La sera del 20 maggio, lasciatemi contare … era un giovedì: sì,li ricordo, ero sicuramente come al solito all’aeroporto Charles de Grulle in servizio notturno. Dunque con precisione al minuto tutti i miei percorsi sono registrati, per l’intera notte. Inoltre durante il “salvataggio” delle tele in rue du Faubourg St.-Martin ho addirittura un testimone: il mio collega Louis viaggiava immediatamente dietro di me ed aveva  seguito certamente tutta la scena poiché mi gridò: “Giochi a fare il cittadino modello che raccoglie i rifiuti degli altri o stai facendo orario straordinario per il servizio di nettezza urbana?!”
“Io naturalmente l’avevo mandato al diavolo, ma lui si ricorda certamente l’episodio.  
“Cordiali auguri al neomilionario, purtroppo Parigi perderà un ottimo tassista.” gli augurarono Claude e gli altri. 
„Perché?“ rispose Michel, „intanto noi siamo amici e se ci sarà veramente un premio per il ritrovamento dei quadri lo dividerò con voi. Se non conoscessi Henri, non sarei certo sceso dal taxi per raccogliere un rotolo di tele. E se non fossi amico con tutti voi non parteciperei agli incontri settimanali del venerdì sera e mi mancherebbe qualcosa di importante nella vita, intendo dire non soltanto le partite a scacchi ma anche le interessanti conversazioni.”
“Inoltre, per me fare il tassista è una missione, non soltanto un mestiere: posso conoscere gente di tutti gli strati sociali, ricchi e poveri, giovani ed anziani, simpatici e insopportabili, in breve, in nessun altro mestiere si riesce ad avere quotidianamente contatti con così tanta gente diversa. Altri devono andare al cinema o a teatro per conoscere storie e destini umani, io ricevo tutto gratis dai racconti dei miei clienti.
“Con molti di loro sono anche diventato quasi amico, mi chiamano direttamente quando vogliono essere portati in qualche posto.  Dunque, anche come milionario – sempre che questo si realizzi, continuerò a fare il tassista, ma per conto mio. Fonderò una “ditta di una sola persona” e lavorerò soltanto quando ne avrò voglia. Un pochino di libertà me la voglio concedere, visto che non ho abbastanza tempo per dedicarmi agli scacchi, o almeno questa è la mia impressione.”
Una decisione non priva di conseguenze

A queste parole di Michel fece seguito una lunga pausa, tutti tacevano e contemplavano i quadri, un po’ stupiti ed in parte chiedendosi se quelli erano veramente i famosi capolavori che la notte del 20 maggio 2010 erano usciti da una finestra del Museo d’arte moderna della città di Parigi in compagnia di uno sconosciuto ladro d’arte.

Tristan cominciò a riflettere ad alta voce sulla concreta procedura  da adottare: „E’ chiaro che se questi sono i quadri autentici, sarei molto interessato ad un’intervista esclusiva con te, Michel, nella quale tu racconti le circostanze del ritrovamento. 

Anche Corinne avanzò una proposta: “Sarebbe così bello tenere ancora per qualche tempo questi quadri qui con noi, li potremmo copiare  … non sarebbe possibile spostare la data del ritrovamento di qualche settimana?  Che cosa ne pensi, Henri?
Non è nulla di illegale, questi quadri li restituiremo ed il museo 
deve essere già riconoscente che Michel li ha salvati.”

“ Non è una cattiva idea, ma le decisione deve venire da Michel. E dobbiamo trovare una spiegazione per il tempo durante il quale tratteniamo i quadri. “  aggiunse Claude, che come sempre aveva pensato subito ai dettagli.

„Ma questo è semplice: chi può dire quando, cioè in quale momento preciso ho visto i quadri? Io ho semplicemente pescato un rotolo di vecchie tele dalla strada e l’ ho portato ad una amico pittore, proprio come faccio sovente quando compro tele dai venditori di cianfrusaglie al mercato delle pulci di Clichy.”
„Das ist einfach: wer sagt, wann, also zu welchem genauen Zeitpunkt ich die Bilder gesehen habe? Ich habe einfach eine Rolle alte Leinwände aus der Straße gefischt und einem befreundeten Maler gebracht, wie ich üblicherweise oft mache, wenn ich sie von den Trödlern vom Flohmarkt con Clichy kaufe.“
„Inoltre non sono un esperto d’arte, anche se avessi visto le tele non avrei potuto sapere di che cosa si trattava.

 „È vero, ma Henri non può dire altrettanto. Io so che lui ha già copiato un paio di questi quadri su commissione di clienti”.


Dicendo ciò Tristan era sicuramente già impegnato nella sua mente a scrivere un articolo, questa volta su un avvenimento reale.
“Sì, è vero, il Léger l’ho già copiato”. Per questo Henri conosceva bene quel quadro, e dopo un breve esame aveva capito di avere di fronte a sé l’originale.

“Il Modigliani l’ho copiato una volta anch’io “ disse Corinne, siamo stati al museo col mio corso e abbiamo eseguito soltanto uno schizzo, poi a casa l’abbiamo dipinto. Durante questo esercizio sono stata sicuramente almeno cinque o sei volte al museo per controllare se i colori corrispondevano all’originale, ma non abbiamo potuto dipingere là, purtroppo è vietato.
Alla fine il quadro non mi è riuscito, lo devo rifare prima dell’esame finale. Ma ora davanti all’originale sarebbe molto più facile!”

Vennero discussi dettagliatamente altri rischi ed obiezioni ma alla fine si giunse ad una comune decisione, che Henri così riassunse: “Va bene, possiamo rischiare e tenere ancora un po’ di teso i quadri qui, ma dobbiamo garantirci di non essere sospettati di essere stati noi i ladri.”
“La cosa più sicura sarebbe” consigliò Claude “deporre una dichiarazione giurata presso un notaio, con menzione di tutti i dettagli e dei testimoni a scarico delle responsabilità di Michel.”
 „Corinne, tu avrai una seconda occasione con Modigliani“ scherzò Henri “ma questa volta non copiando dalla foto di un catalogo bensì dall’originale. E gli altri quadri li facciamo noi due insieme, se vuoi. Richiedono tecniche così svariate e sono di stili così diversi: cubismo, fauve, astrazione, … se fai bene queste riproduzioni superi l’esame col massimo punteggio !”
“Claude, non dici più nulla, che cosa ne pensi?” chiese Michel.
„Stavo giusto pensando … scusatemi, per favore, ecco io … contemplerei ancora per un po’ di tempo questi quadri, in tutta tranquillità, e non appena mi venisse l’ispirazione giusta, comporrei qualcosa … tutti conoscono i “Quadri di un' esposizione” di Mussorgsky, ma per quanto ne so, nessuno finora ha mai composto una ”Suite per quadri rubati e ritrovati”. Se mentre Henri e Corinne copiano questi quadri posso stare qui un paio d’ore al pianoforte e comporre …”
„Ma naturalmente!!“ fu la risposta di tutti. E Corinne aggiunse
“Che rara e strana situazione: mentre noi semplicemente riprodurremo i quadri un altro lavorerà creativamente su di essi con un’altra arte!”
Quella sera la cucina dell’atelier rimase inutilizzata, poiché andarono tutti insieme in un bistrò di rue Mazarin.
Henri nascose le tele arrotolate nel pianoforte: „rubati una volta è già grave, ma pensate per un attimo se qualcuno li rubasse per la seconda volta a noi!”





Léger „Natura morta con candeliere“

Il giorno seguente venne Francine a suonare al suo pianoforte.
Era sovente di sabato nell’atelier di Henri poiché era il giorno in cui nella casa per anziani veniva la maggior parte dei visitatori e non aveva tranquillità restando là.
In più era anche un pochino triste poiché non aveva mia visite: la sua vita era stata dedicata alla musica, non aveva discendenti e di tutti i parenti ancora vivi le rimaneva soltanto una cugina negli Stati Uniti.  
Henri aveva estratto le tele dal pianoforte e le aveva ben nascoste; soltanto quella di Léger l’aveva fissata su di una telaio piazzandola poi fra il suo cavalletto e quello di Corinne. 
 Francine non era un’esperta d’arte pittorica, ma da ormai due anni frequentava regolarmente l’atelier ed aveva già visto una gran quantità di riproduzioni, quindi sapeva riconoscere la somiglianza dei quadri.
“Ancora un Léger, Henri? Nuovamente per un giapponese?”
“Sì, è evidente che ai giapponesi piace particolarmente la pittura astratta. Chi me l’ ha commissionato è un architetto di Osaka, ritorna fra un mese a Parigi, io e Corinne facciamo una riproduzione ciascuno, ma questa volta da questa copia: non l’ho fatta io, ma mi sembra molto riuscita.”  
„Come esprimeresti il messaggio o detto più semplicemente, l’idea centrale di questo quadro, Henri? chiese qualche giorno più tardi Corinne che già aveva eseguito lo schizzo dei contorni ed era intenta a scegliere i colori.
 „Léger ha dipinto questo quadro nell’anno 1922, quando aveva quarant’anni. Tre anni prima si era sposato nel 1920 aveva stretto amicizia con l’architetto Le Corbusier che ebbe un grande influsso su di lui. Questo periodo della pittura di Léger è comunemente designata col nome di “periodo meccanico”.
Tendeva all’armonia, alla chiarezza delle forme, in un particolare sviluppo del cubismo che cercava di comunicare un senso di unità attraverso la combinazione dei colori. Il candeliere è sistemato sul tavolo come oggetto centrale, ci sono utensili da cucina, i colori non sono aggressivi ma combinati in modo da compensarsi reciprocamente. È un’interpretazione del cubismo completamente diversa da quella di Picasso, di cui copieremo il quadro rubato che, come hai visto, ha una gamma di colori molto limitata, praticamente una sola tonalità, ma con tante sfumature e gradazioni e contrasti di luminosità.
Ma tornando a Léger: più si guarda il quadro, più si formano associazioni. Rappresenta una cucina o la vetrina di un negozio, o un bistrò dall’atmosfera futurista, magari progettato da Le Corbusier? 
Il dipinto emana tranquillità, ha l’effetto di un richiamo all’ordine, una conferma che le cose, anche se non le si può catalogare o magari proprio per questo, ciò nondimeno possiedono il diritto di esistere così come sono e dove si trovano.
Non dimentichiamo che la prima guerra mondiale era finita soltanto quattro anni prima, Léger aveva rischiato di morire in un attacco al gas a Verdun.
„Sono ansiosa di sentire che cosa comporrà Claude su questo quadro” disse Corinne, “per favore, non ripetere a lui la spiegazione che hai fatto a me, mi incuriosisce sapere se osservando questo quadro proverà lo stesso effetto e ancora di più se riuscirà nella sua composizione riuscirà a renderlo musicalmente.”
„Pittura e musica hanno molto in comune“ rispose Henri „anche se non è possibile costruire scale di colori come si fa con le note in musica. All’inizio del secolo scorso c’è stato addirittura chi ci ha provato, il cecoslovacco Kupka era uno di questi teorici del parallelismo fra musica e pittura. Ma seppure con mezzi completamente diversi, la musica può trasmettere le stesse sensazioni di un dipinto. Più si ascolta e si presta attenzione ad un pezzo musicale, tanto più particolari si scoprono, se si tratta di buona musica. Lo stesso avviene per dipinti e sculture.”
„Come ti prepari quando decidi di copiare un quadro?“ chiese Corinne “noi all’accademia leggiamo qualcosa sul pittore, sull’epoca, poi iniziamo a fare schizzi e infine copiamo, ma in genere dobbiamo limitarci a qualche particolare, e spesso modificandolo secondo le istruzioni del nostro insegnante”. 
„Io cerco di eseguire copie il più identiche possibili, quindi prima
vado a vedere l’originale alcune volte, poi appendo per qualche giorno, a volte anche per settimane, alcune riproduzioni fotografiche e cerco di ricordarmi a memoria i particolari senza guardarle, poi vado a controllare e anche dopo tante volte che ripeto questa operazione scopro qualcosa di nuovo.
,L’effetto cresce di volta in volta, quando si contempla un dipinto che si apprezza, ´come guardare una persona a cui si vuol bene.“
A questa frase Corinne arrossì leggermente, si voltò verso il proprio cavalletto e un po’ imbarazzata iniziò a mescolare alacremente i colori.


La garanzia notarile

Subito all’inizio della settimana Tristan aveva accompagnato da un suo amico notaio Michel che aveva rilasciato la seguente dichiarazione:

Io Michel Dupont, di professione tassista, durante il servizio l’11 dicembre 2011 vidi all’incrocio fra rue Faubourg St-Martin e rue Lafayette, alle ore 1:15 del mattino, un uomo che voleva apparentemente liberarsi di un tappeto, ma che non riuscì a gettarlo in un cassonetto della spazzatura.
Il contenuto del tappeto, vecchie tele arrotolate, le ho portate ad un amico pittore affinché come abitudine le potesse riutilizzare dopo averle liberate dalla loro scadente pittura.
Egli ha srotolato le tele soltanto mesi dopo, rendendosi conto che si trattava o di riproduzioni di grande professionalità  o addirittura dei dipinti rubati la notte del 20.05.2012 dal Museo d’arte moderna della città di Parigi.
In quest’ultimo caso mi sento naturalmente obbligato e sono pronto a restituire le tele al museo dietro corrispondente remunerazione per ritrovamento oggetti smarriti.
Poiché non voglio rischiare di passare per un mitomane o rendermi ridicolo portando al museo volgari riproduzioni, voglio prima farmi rassicurare da un amico pittore se le tele ritrovate possono essere o meno quelle rubate. La perizia durerà ancora qualche tempo.“

A questa dichiarazione Michel aggiunse un elenco dei suoi viaggi
Sia durante la notte del furto delle tele che quella dell’11 dicembre 2011,in unione alla dichiarazione del suo amico e collega tassista, che lo aveva visto raccogliere il rotolo delle tele dalla strada all’incrocio di rue Faubourg St-Martin con rue Lafayette.  

A questo collega naturalmente aveva nascosto il vero motivo della richiesta ed aveva raccontato una storia diversa: e in altre parole, che era stato accusato di aver provocato un incidente nel quartiere XV° , dove testimoni avrebbero indicato erroneamente il suo numero di targa e non quello del vero responsabile, che si era allontanato senza attendere la polizia e che era pure lui un tassista.
Questa spiegazione era sembrata plausibile a Louis, che non si era potuto trattenere dal rimarcare: “Vedi, a volte una buona azione porta vantaggi, raccogliere rifiuti può aiutare … un giorno riceverai dal Comune una medaglia quale cittadino modello.”
“Chissà “ aveva risposto Michel, forse un giorno riceverò un premio per questo…”  


Cubismo: Picasso  „Colomba con piselli  verdi“

Alle prese col quadro di Picasso, una settimana più tardi, eseguire lo schizzo delle forme e mescolare i colori era una tortura.
„Chissà se il buon Pablo si è veramente fatto tutti questi calcoli nel progettare il dipinto o ha scelto invece le forme più o meno a caso?” chiedeva ripetutamente Corinne.
“Se osservi contemporaneamente i due aspetti, vedi  che forme e colori sono interdipendenti:  tramite minime differenze di tonalità e superfici chiare e scure si origina l’impressione di piani diversi. Il corpo della colomba è a malapena riconoscibile, appena accennato e sovrapposto con elementi estranei che sembrano non aver nulla a che fare con esso, i piselli sono facilmente individuabili ma irreali per il colore innaturale. La tonalità cromatica del dipinto è limitatissima, si muove in sostanza fra il marrone ed il giallo ocra, con macchie bianche inframmezzate. La zampa della colomba non ti ricorda qualcosa?“   
“Sì, anche in Guernica Picasso ha dipinto una mano che si innalza da un insieme confuso, io la interpreto come il gesto disperato di una donna che muore sotto il bombardamento nazifascista.”
“Sì, allora Hitler e Mussolini agivano di comune accordo insieme a Franco contro il legittimo governo repubblicano spagnolo, ed avevano fatto bombardare Guernica con intenzione criminale … e senza dichiarazione di guerra.” Ricordò Henri “l’omonimo dipinto ‘Guernica’ per volontà dell’autore non poté essere portato in Spagna finché Franco rimase al potere.”   
“Per fortuna oggigiorno l’amicizia fra Germania e Francia non è per distruzione bensì per il salvataggio … perlomeno dell’euro” rispose Corinne spiritosamente.
“Che cosa in realtà verrà salvato non lo sappiamo ancora, certo non la democrazia, poiché governano sempre più cosiddetti ‘tecnici’ senza legittimazione da parte degli elettori. Ma finché a cadere sono soltanto i titoli in borsa e le bonità degli Stati e non le bombe, ci possiamo considerare felici. Ma parliamo d’arte, non di politica, sebbene come abbiamo visto nell’esempio di Ricasso, le due cose non sono sempre separabili.”
Claude nel frattempo aveva completato la sua composizione sul quadro di Fernand Léger. Era un qualcosa di meccanico, in 2/4, ricordava da un lato certi pezzi di Bach, come le Variazioni Goldberg, cioè con una perfezione nella successione armonica e che suggerivano una costruzione complessa. Ascoltando attentamente si poteva notare l’unione delle diverse parti come se il pezzo fosse cresciuto alla stregua di una costruzione architettonica fino al suo completamento.
Perfino l’anziana Francine, che un sabato aveva ascoltato Claude mentre suonava la sua composizione, aveva voluto vedere la partitura. Aveva trovato un paio di punti deboli nell’armonia, ma Claude non se l’era avuta a male: in composizione era un autodidatta, non disponeva delle conoscenze teoriche di un’insegnante di musica ed era grato a Francine per le correzioni: 
se Mozart si era fatto impartire lezioni di armonia da Salieri, anche lui come compositore dilettante aveva molto da imparare da un’anziana insegnante di pianoforte.
Allo stesso modo anche Corinne seguiva volentieri i consigli di Henri, sebbene lei fosse in pratica alla fine dei suoi studi all’accademia d’arte, mentre in fondo Henri era soltanto un dilettante in un campo estraneo alla sua formazione professionale.
Ma lei sentiva che, sebbene si fosse specializzato in pittura da autodidatta – come altri pittori poi divenuti famosi, come ad esempio van Gogh, Henri  possedeva una grande capacità di immedesimarsi nello spirito dei dipinti che copiava. Probabilmente ciò era la conseguenza del fatto che egli riproduceva esclusivamente opere di grandi pittori, e ciò con la pazienza di un monaco.

Ed infatti così lo chiamavano i suoi amici talvolta scherzando poiché nella vita aveva apparentemente un’unica passione e scopo: la pittura. E non era ancora mai stato visto in giro con un’amica né aveva altri hobby conosciuti., 


„Donna con ventaglio“ di Amedeo Modigliani

“Questa volta il quadro mi deve riuscire” ripeteva Corinne “non posso permettermi di fallire una seconda volta la stessa riproduzione di Modigliani.”
“La volta scorsa il tuo lavoro tecnicamente non era malfatto, soltanto non avevi individuato l’idea centrale: in questo dipinto la forza espressiva non sta nei colori ma più che in altre opere di Modigliani, l’importanza è nelle linee. La varietà cromatica è volutamente ridotta, ma in compenso le linee assumono un ruolo centrale: il corpo della sua amica Lunia Czechowská, se osservi il capo fino al braccio pendente sulle ginocchia, ricorda una “S”. Non è una donna particolarmente bella, ma ha un’espressione di grazia naturale, una nobiltà intrinseca, una femminilità senza particolare attrattiva, senza “sex appeal” come si dice oggi, tuttavia simpatica, il suo sguardo sembra quasi richiedere protezione.”
„Esattamente l’opposto della ‚Bella Romana’, quel nudo sul sofà che hai riprodotto qualche tempo fa per il cliente americano.
„Sì, questa é tutt’altra storia, questi nudi Modiglioni li dipingeva nell’appartamento del suo amico poeta e mercante d’arte Zborowsky, che gli procurava anche le modelle:a quei tempi il più delle volte erano prostitute.”  
“La ‘Romana’ però non ha l’apparenza di una donna che esercita  quella professione …”
“No, hai perfettamente ragione. Anche la posa è modesta, quasi pudica. Ma si vede che questa modella è una donna capace di vivere la passione amorosa: e questo Modigliani l’ha saputo esprimere perfettamente, in modo magistrale.”
“L’hai già consegnata questa riproduzione?”  
“Sì, ma ne eseguo un’altra nei prossimi giorni”.
Una settimana più tardi, mentre ambedue ancora lavoravano alla riproduzione della ‘Donna con ventaglio’ di Modiglioni, Corinne chiese a Henri se  non avesse mai dipinto un proprio motivo. 
„Mi soddisfa riprodurre! Ed ho ancora molto da imparare. Tutti i grandi pittori hanno iniziato così, quindi anche i dilettanti possono seguire la loro strada!
Una volta qualcuno ha chiesto ad Auguste Renoir se la sua formazione classica gli fosse stata d’aiuto per sviluppare la propria arte. Cioè se lo studio, come tu stai per concludere all’accademia, è un presupposto per esprimersi artisticamente. Sai che cosa ha risposto?”
„Sicuramente avrà risposto di aver iniziato ad imparare seriamente soltanto quando poté dipingere liberamente. E che si era sempre annoiato a morte nell’accademia, proprio come succede a me.” rispose Corinne.  
„Assolutamente no!Aspetta, l’ho letto proprio la settimana scorsa nella sua biografia, il libro deve essere qui …”
Henri cominciò a cercare fra i libri che erano accatastati lungo i muri, in parte già ad altezze pericolose.
“Ecco, è qui, come al solito sotto un mucchio di altri libri, mi devo procurare una libreria altrimenti fra qualche tempo non riesco più a passare fra tutti questi libri ammucchiati sul pavimento… sì, ecco la risposta di Renoir:  ‘È quanto c'è di meglio essere costretti a copiare dieci volte lo steso oggetto. È sì noioso, e nessuno lo farebbe se non dovesse anche pagare per questo esercizio. Ma soltanto al Louvre si può imparare veramente.”
“Questa affermazione non la conoscevo!” esclamò Corinne sorpresa. “Da uno dei nostri docenti conosco soltanto l’altra nota frase di Renoir: Se Dio non avesse creato il collo femminile, non so se sarei divenuto pittore.”
“Questo è tipico per lui” rispose Henri “ed io credo che anche modiglioni avrebbe potuto dire la stessa cosa di sé.”
Ma Corinne insistette: „È vero, soltanto attraverso gli esercizi si migliora ed il copiare è il migliore fra tutti. Ma tu non hai mai visto qualcosa che avresti voluto dipingere secondo il tuoi gusti?”
 Henri rimase per un momento in silenzio, come se cercasse fra i suoi ricordi, poi rispose con voce bassa e parlando lentamente, quasi come se si vergognasse un poco di ciò che stava dicendo: “No, io copio da quasi quindici anni, ho già riprodotto dipinti di quasi tutti i più famosi pittori degli ultimi due secoli, alcuni più di una volta, ma non ho mai ancora dipinto un quadro mio”.
L’espressione di Corinne tradiva un po’ la delusione, e Henri aggiunse quasi come per scusarsi: “No, non ho mai ancora sentito veramente una forte necessità di dipingere miei motivi. Ed inoltre, a chi interesserebbe un mio paesaggio dopo che ha visto quelli di Cézanne,  o una mia natura morta al posto di quelle di Braque, o un mio quadro astratto rispetto ad uno di Picasso?”
Corinne si rese conto di aver messo in imbarazzo Henri e cercò di relativizzare quanto aveva appena chiesto: “Sì, anche copiare comporta qualcosa di creativo, si rivive il momento della creazione dell’opera mentre la si riproduce.”
“Molto ben espresso, Corinne. Ci sono artisti che hanno addirittura copiato sé stessi.
Il famoso pittore italiano Giorgio de Chirico, dopo essere divenuto famoso con la sua prima fase cosiddetta della “pittura metafisica” ed essere stato salutato dai surrealisti come uno dei loro – lui abitava a Parigi  giusto nell’anno 1911 (lo stesso anno in cui Picasso dipinse la “Colomba con piselli”), cambiò completamente stile.
Il risultato fu che i suoi lavori successivi non interessavano nessuno. Per guadagnare cominciò quindi a copiare i suoi lavori della prima fase, che poteva vendere a prezzi elevati. Interessante notare che quei quadri erano nello stesso tempo lavori originali e riproduzioni !”   
Mit dem Ergebnis, das seine spätere Werke niemanden interessierten.
Corinne non era ancora del tutto convinta e provò con un’ultima domanda: „Hai già eseguito ritratti di qualcuno? Almeno per esercizio”
„Sì, questo l’ho fatto spesso. Ma i ritratti che ho dipinto per esercizio non sono opere d’arte. Sono un po’ come le scale musicali o le sequenze di accordi che un musicista esegue per esercitarsi: necessità tecniche senza alcun valore espressivo.”    
„Ma se tu avessi l’ispirazione, dipingeresti quadri con tuoi motivi?”
“Non lo so, finora non mi sono mai ancora posto questa domanda.
Forse sono insensibile all’ispirazione.“ 
Questo no lo posso credere!! Forse quando Michel ci lascerà una parte del suo premio per il ritrovamento dei quadri e tu non dovrai più copiare tanto per pagare l’affitto del tuo atelier, potrai provare a dipingere i tuoi quadri. Sono sicura che sapresti fare cose molto belle.”
Belle sarebbe già difficile, ma anche così soltanto un aspetto e non la cosa principale. L’arte è effetto, e questo si origina soltanto se si hanno grandi e forti emozioni da comunicare. Di questo tipo di emozioni io non ne ho alcuna che valga la pena di nominare. Ad esempio van Gogh non era forse tecnicamente perfetto, ma i suoi quadri comunicano una forza così potente che chiunque immediatamente si rende conto che lui sapeva infondere vitalità nei suoi soggetti, sia che si trattasse di paesaggi che di ritratti.”
“Lui ha avuto un’esistenza difficile, colma di passioni  e soltanto l’arte lo poteva aiutare a trovare la sua via nel mondo. E ciononostante nemmeno questa è bastata: proprio quando stava attraversando l,a sua fase di lavoro più intensa ed aveva realizzato i suoi maggiori capolavori, è stato sopraffatto dalle sue sofferenze. Prima di sparasi nelle ultime dieci settimane aveva dipinto oltre settanta quadri.”  
“Tutti noi abbiamo sentimenti, che forse non sempre vogliamo esternare.“
„Può darsi che tu abbia ragione, Corinne, ma se è così, allora non c’è possibilità d’essere creativi nell’arte. Per ciò io copio dipinti fatti da altri e cerco di immedesimarmi nelle emozioni che questi pittori hanno cercato di esprimere, anche ciò ha un valore non piccolo nella vita.” 
“Nemmeno io ho ancora mai creato nulla di particolare” concluse Corinne, “ma spero un giorno di avere l’ispirazione sufficiente per poterlo fare.”
“Se diventerai famosa, come io spero e ti auguro, copierò i tuoi quadri, e con gran piacere!”

  

Pittura e musica, una conversazione sulla „Pastorale“ di Matisse
  
Tristan aveva concordato l’intervista con Michel ed aveva preparato svariati articoli, parte sui quadri rubati, parte sulle circostanze sotto le quali erano stati ritrovati.
Naturalmente un dettaglio non era menzionato da nessuna parte, e cioè che per quasi un mese i quadri erano stati in un atelier non lontano dal museo d’Orsay dove un vecchio copista ed una giovane studentessa d’arte li avevano riprodotti.
Era stato deciso che non appena le riproduzioni dei quadri rubati fossero state completate ed asciutte per il trasporto, Tristan ed il notaio avrebbero preso contatti con il direttore del museo d’arte moderna per concordare la consegna degli originali ed il ricevimento del premio per il ritrovamento, ovviamente col coinvolgimento della stampa e comprensibilmente Tristan avrebbe avuto il diritto ad un’intervista esclusiva con Michel ed il direttore del museo. 
  Corinne ed Henri intanto erano occupati a riprodurre il quadro di Matisse, la „Pastorale“ del 1906.
Lo stile era chiaramente impressionista, i colori tuttavia già tendevano al successivo sviluppo della sua pittura, il periodo “fauve”, cioè “selvaggio”, sebbene in questo dipinto Matisse avesse utilizzato una scala cromatica ben lontana dalle tinte aggressive di un Derain o Vlamink.

L’impasto dei diversi colori si rivelava molto arduo, ogni singola superficie doveva essere analizzata per determinare i colori di base usati nell’originale: raramente solo due, più spesso tre e più tonalità erano state mescolate per realizzare un particolare effetto cromatico.
„Impieghiamo almeno dieci volte più tempo di quando è costato a Matisse per eseguire l’originale, ” si lamentava Corinne. Io non
vedo in fondo la necessità di tali complessi miscugli di colori, tanto più che le forme e le persone sono rappresentate in modo impreciso.”
„Hai ragione, le forme in questo quadro hanno valore secondario: Matisse non voleva seguire supinamente nemmeno la rappresentazione prospettica. Per lui l’osservatore non doveva per così dire ‘entrare’ nel quadro, ma vederlo come dall’esterno, mantenendo una chiara distanza. Quest’effetto d’estraneità non doveva però essere ottenuto con la scelta di colori esageratamente forti, ma con sottili sfumature cromatiche non aggressive benché innaturali.
 Il titolo stesso è significativo e riassume l’intenzione del quadro: la “Pastorale” vuole trasmettere tranquillità e soddisfazione, libertà e libertà dalle costrizioni. Le persone sono tutte nude sui prati, ma in posa naturale, non provocante come in dipinti di altri pittori. Non è un nudo ma una scena idillica. 
„La mia impressione, guardando questo dipinto, è che mi posso benissimo immaginare di essere in quel paesaggio senza sentirmi estranea nella scena.” commentò Corinne, “ma pur tuttavia c’è qualcosa di artificioso, non naturale: penso che siano i colori a generare questo contrasto”.
„Ottima osservazione, Corinne! Sei arrivata esattamente all’idea centrale, così come l’hai definita ora.”
Henri dovette riflettere un istante quasi per verificare la giusta formulazione di ciò che stava per dire: ”È esattamente la strada che voleva provare Matisse nell’anno 1906 – quello della scomparsa di Cézanne. Abbandono del puro impressionismo, continuazione della pittura nella natura, ma con un maggiore sfruttamento delle possibilità di combinazione dei colori per generare effetti che vanno oltre la semplice rappresentazione. 
Siamo ancora ben lontani dall’espressionismo, che é stata una reazione contro la severa regolamentazione dell’arte, ed anche l’aspirazione verso una forza rappresentativa libera da regole e convenzioni.
Gli svariati pittori ed i loro circoli,che in maggiore o minore misura si riconoscevano sotto questa denominazione li conosci certamente attraverso i tuoi studi all’accademia d’arte: ‘Die Brücke’ con Kirschner, Heckel, Schmitt->Rottluff e Bleyel, o il gruppo ‘Der Blaue Reiter’ così chiamato da un quadro di Kandinsky ed al quale appartenevano fra gli altri Macke, Marc, Kubin.
Come sai, avevano preferenza per la pittura “alla prima”, cioè senza schizzi preparatori e direttamente sulla tela.
“Anche noi all’accademia dobbiamo fare spesso esercizi di questo tipo, ma meno coi colori, più spesso a matita o carboncino per i ritratti. A volte in un’ora dobbiamo eseguire almeno una dozzina di schizzi, i modelli cambiano posizione ogni cinque minuti, e noi dobbiamo finire entro questo breve tempo. È stressante ma devo ammettere che con questi esercizi si impara molto. Se si manca l’espressione corretta con le prime linee, non si riesce poi a correggere anche provando un’ora intera.”
„Curiosamente i quadri che gli espressionisti hanno dipinto velocemente, cioè ‘alla prima’ sono quelli che copiando richiedono più tempo e in più anche moltissima pazienza per centrare i colori giusti. È quasi come coi fauves cioè i ‘selvaggi’, avremo occasione di sperimentarlo più che a sufficienza quando copieremo il quadro di Braque, ‘L’olivo nei pressi dell’Estaque’ un paese in Provenza.
„Gli espressionisti però hanno avuto poco successo e meno imitatori degli impressionisti, il loro è stato un movimento di breve durata.”
“In parte è vero, ma l’espressionismo era una reazione generale contro l’establishment, quindi aveva anche una dimensione politica. In letteratura ed in musica ci sono stati altrettanti movimenti espressionisti, quasi tutti in territorio tedesco o nell’area slava, i nomi li conosci di sicuro: Schönberg, Skriabin, Stravisnky, Hindemit, Prokofieff, Weber, Berg e un solo italiano con loro: Ferruccio Busoni. Ma tutti coalizzati contro l’impressionismo di Debussy.“
“Henri, da dove hai tutte queste conoscenze sì storia della musica?” chiese Corinne, stupita di sentir Henri per la prima volta parlare di questi argomenti.
 „sono soltanto un orecchiante, non un conoscitore in questa materia. Però mi interessa e puoi ben immaginare da chi ho imparato queste cose.“
„Ah, naturalmente, Francine! Racconta anche a te tutte queste cose interessanti quando viene a suonare il pianoforte nel tuo atelier? Vorrei sentirle una volta anch’io.“
„Sì, quando ha suonato per un’ora – cosa che alla sua età è già veramente molto – Francine resta qui volentieri, non ha più nessuno cui far visita o che vada a tenerle compagnia nella Casa di riposo.
Lei resa qui volentieri dopo aver suonato e mi guarda mentre dipingo, raccontandomi aneddoti su musicisti.
Aveva davanti a sé una brillante carriera come pianista, ma dopo un incidente dovette abbandonarla. Divenne insegnante di musica al conservatorio e dedicò tutta la vita alla musica. Parla come un’enciclopedia vivente, conosce innumerevoli pezzi a memoria e ne impara ancora di nuovi.”
Sie hatte vor sich eine brillante Karriere als Pianistin, aber nach einem Unfall musste sie aufgeben, sie war dann Musiklehrerin im Konservatorium, und hat ihr ganzes Leben der Musik gewidmet, sie spricht wie eine Lebendige Enzyklopädie, kennt unzählige Stücke auswendig, und lernt immer noch welche.“
„La trovo una cosa eccezionale, anch’ io vorrei avere così tanta energia per la vita intera.”
“Sai, recentemente le ho chiesto perché suona senza leggere le partiture. La sua risposta mi ha lasciato di stucco: aveva una quantità enorme di partiture e non poteva portarle nella casa per anziani per mancanza di posto, lì ha soltanto una cameretta, quindi le ha regalate tutte al conservatorio. Durante la settimana va là e leggendo le partiture impara a memoria i pezzi che poi viene qua a suonare. Avrebbe naturalmente il diritto di suonare nel conservatorio, ma mi ha detto che è affezionata al suo pianoforte anche se vecchio e modesto, e che inoltre non vuole occupare uno strumento nel conservatorio dove ce ne sono pochi e servono agli studenti per esercitarsi.
Gli aneddoti che racconta su musicisti, direttori d’orchestra e su tutto ciò che ha a che fare con la musica sono veramente interessanti anche per chi non è specialista. Tu mi hai detto che al sabato dormi volentieri a lungo, ma se una volta riesci ad alzarti presto puoi venire, le farai un piacere se l’ascolti mentre suona e poi basterà una qualunque domanda e subito ti aprirà le porte del mondo della musica.
Anche Claude viene spesso il sabato per intrattenersi con lei. In questi casi per me diventa difficile capirli. Recentemente si sono intrattenuti a lungo su di un accordo, mi ricordo soltanto che nessuno finora è riuscito ad interpretare con precisione la struttura di questa costruzione a armonica chiamata “accordo di Tristano”. Onestamente più del nome non ho capito. Ma poi Francine si è seduta al pianoforte ed ha suonato un bellissimo pezzo di Wagner, da “Tristano ed Isolde”, in cui appunto c`’è questo famoso accordo, che naturalmente non ho individuato ma mi è servito a ricordare il nome.”
 Claude in ogni caso ha ringraziato moltissimo Francine per le spiegazioni armoniche che per me sono rimaste incomprensibili, e prima di andarsene è rimasto a lungo davanti al quadro di Braque prendendo appunti. Penso che in quel momento gli sia venuta l’ispirazione per comporre il pezzo relativo a quel dipinto.”
Nel frattempo Claude aveva già veramente composto i pezzi per tre dei quadri. Per quello di Picasso aveva dapprima cercato di utilizzare armonie atonali, poi rientrato nella tradizione aveva scritto un pezzo jazzistico con carattere dixieland: una divertente parodia del dipinto cubista, ma in qualche modo sembrava giustificata.
Sul quadro di Matisse aveva apertamente confessato di aver trovato l’ispirazione in Debussy. Questo perché, come aveva detto, per sottolineare il rinnovamento pittorico avviato da Matisse doveva utilizzare una corrispondente struttura armonica e questa gli sembrava trovarsi al meglio in Debussy, del quale è noto che a causa dei suoi esperimenti con cadenze armoniche insolite e per la sua rivolta contro le tradizionali strutture era stato addirittura escluso dal corso di composizione.
Inoltre Debussy era un nemico di tutte le convenzioni, come dimostrano le sue amicizie con i grandi innovatori suoi contemporanei: Wagner, Stravinsky, Mahler ed addirittura Eric Satie.
In effetti, quando Claude presentò la sua composizione al pianoforte agli amici, lasciò l’impressione fu di un qualcosa di non catalogabile, che in parte ricordava note armonie ma poi sorprendentemente passava a progressioni armoniche e melodie del tutto inattese, quasi come se in un’atmosfera apparentemente
tranquilla cercasse di inserirsi qualcosa di incomprensibile e sconosciuto.
A tratti si aveva l’impressione di udire il flautista del dipinto e contemporaneamente uno strumento sconosciuto nascosto da qualche parte che accompagnava contrastandolo il suono del flauto. 


Una serata da dimenticare

Gli incontri settimanali chez George continuavano nonostante l’intensa attività pittorica di due degli amici, i cinque erano sempre nell’osteria al venerdì sera, le chiacchierate e le partite a scacchi seguite da un fedele gruppo di tifosi e dopo la chiusura del locale gli incontri continuavano nell’atelier di Henri.


Quella sera Corinne era riuscita finalmente a convincere il suo amico di turno a partecipare all’incontro nell’osteria in rue des Canettes con Claude, Tristan, Michel ed Henri.
Costui, Pascal, un impiegato di banca, non vedeva di buon occhio che ogni venerdì sera Corinne trascorresse la serata con quegli amici che per di più gli riferisse cose per lei interessanti ma per lui completamente insensate sulle conversazioni d’arte, letteratura e musica.  Solo il gioco degli scacchi lo interessava e forse questo fu il motivo per cui si lasciò convincere a partecipare quella sera infausta.
Pascal era un bell’uomo, circa a metà fra i trenta ed i quaranta anni, direttore di banca in una piccola filiale ma con buone prospettive di carriera.
Lui e Corinne non erano insieme da molto tempo, lei cambiava sovente gli amici, era molto esigente e quando uno non gli andava più bene chiudeva il rapporto senza tante discussioni né rimpianti.
Quando i due arrivarono le partite a scacchi erano già iniziate e Michel li pregò di prendere il posto dei due primi avversari che avrebbe messo a scacco matto. E infatti poco dopo una scacchiera si era liberata, Corinne lasciò il posto a Pascal che si era vantato di essere un avversario temibile. 
Ed in effetti non era un avversario facile, Michel si complimentò per la sua ingegnosa apertura e per un paio di mosse magistrali, poi smise di fare commenti poiché aveva capito che Pascal non poteva sopportare di essere lodato da uno che riteneva suo inferiore, un semplice tassista.  
Tuttavia si arrivò ben presto alla mossa decisiva, Pascal mancò una buona occasione, Michel si accorse del suo punto debole e poco dopo la partita era conclusa a suo favore.
Michel aggiunse soltanto un breve commento in cui dichiarò che la partita l’aveva veramente impegnato a fondo, e di essersi dovuto molto concentrare per vincere.
Pascal non si degnò nemmeno di rispondere ma diede la colpa della sconfitta a Corinne per averlo distratto durante la partita. Corinne era indignata per una scusa tanto infondata e Claude, che aveva sentito l’accusa cercò di sdrammatizzare la situazione:
“Chi non si lascerebbe distrarre, con una ragazza così carina al fianco!” disse ridendo ed offrì un bicchiere di Beaujolais a Pascal.
Nel frattempo tutte le partite erano finite, Michel aveva aiutato un vecchio professore di storia ad arrivare ad un pareggio: lo trovava simpatico e si intratteneva volentieri con lui sulla storia della città di Parigi. 
Da tassista conosceva pressoché tutte le strade e poiché era desideroso di imparare, ogni venerdì sera si faceva raccontare qualcosa su una piazza o strada famosa della città. Per lui con l’andar del tempo le strade avevano un rapporto diretto col nome del personaggio al quale erano intitolate, per cui quando ad esempio girava nella piccola via Dr. Nicot, doveva subito pensare al medico che aveva scoperto la nicotina nelle foglie delle piante di tabacco: una sostanza che tanti inalano ma soltanto pochissimi conoscono l’origine del nome.
E ogniqualvolta attraversava il “Pont Neuf” non poteva fare a meno di pensare all’ironia della storia, che aveva condotto a chiamare come “nuovo” il ponte più antico della città.
Ma quando quella sera il vecchio professore iniziò a raccontare aneddoti sulla cattedrale di Notre Dame, Pascal non ce la fece più a sopportare questa per lui insensata conversazione: si alzò per andarsene via e sollecitò Corinne a seguirlo.  
„Ma la serata é appena iniziata “ protestò lei, aggiungendo che dopo la chiusura del locale sarebbero andati tutti insieme da Henri nel suo atelier, ”Pascal, ti prego, aspetta, ti farò vedere un paio di quadri che abbiamo dipinto insieme”.
“Se voglio vedere quadri vado al Louvre o in una qualsiasi pinacoteca. Ora è venerdì sera, ho lavorato duro tutta la settimana, andiamo piuttosto in una discoteca, devo distrarmi e questi discorsi non sono certo adatti a gente giovane come noi.”
Calò per un attimo il silenzio, tutti guardavano Corinne che era rimasta senza parole di fronte alla grossolana uscita del suo amico.
“Allora arrivederci, noi ce ne andiamo. Continuate pure la vostra interessante conversazione, noi non ne sentiremo la mancanza.”
Per Corinne questa offesa ai suoi amici era inaccettabile.
“Pascal, lo so che hai avuto una settimana stressante, ma non puoi sfogare le tue aggressioni qui, contro i miei amici. Qui sei un ospite come tutti noi, non un direttore di banca.Per favore, scusati per quello che hai detto e poi ce ne possiamo andare.”
“Scusarmi io? Davanti a queste vecchie mummie?Tu sei pazza, cosa credi che io sia?”
“Pascal, puoi andare da solo, io resto qui, non ho nessuna voglia di trascorrere il resto della serata con un direttore di banca fuori della grazia di Dio!”
Nel frattempo anche gli altri avventori avevano seguito questa spiacevole scenata, ed un’anziana signora alla quale non era piaciuto sentirsi paragonare ad una mummia, non poté trattenersi dal dire: ”La ragazza merita un amico migliore, e questo strafottente giovanotto meriterebbe anche lui qualcosa, ma di energico e sul muso, dico io!”
Una risata fragorosa risuonò nell’osteria a commento di queste parole, e Pascal si vide esposto al ridicolo davanti a tutti gli altri avventori.
Un altro sarebbe semplicemente andato via, ma lui non era il tipo: si sentì uno schiaffo e Corinne iniziò a piangere.
“questo affinché capisci chi sono io” aveva detto Pascal colpendola.
. Si alzò Tristan, e pregò cortesemente e con voce tranquilla Pascal di calmarsi e di andarsene.
“Si calmi per favore e lasci in pace Corinne, noi non vogliamo interferire nelle sue questioni, ma siamo tutti amici e non abbiamo mai visto una cosa simile finora. Per favore se ne vada, e cerchiamo tutti di dimenticare questo spiacevole episodio.”
Invece di calmarlo, queste parole ebbero su Pascal l’effetto dell’olio sul fuoco.
„Lei non ha proprio nulla da dirmi, e nessuno mi ha mai ancora
offeso o deriso senza pentirsene, e le auguro che non voglia essere lei il prossimo a sperimentarlo.”
Ciò dicendo aveva già messo una mano addosso a Tristan e lo stava spingendo via malamente.  
Si alzò Henri, “Signor direttore” disse soltanto “io sono il più anziano del gruppo e d il più piccolo, ma la prego di lasciare in pace noi e anche la sua amica: se ne vada a casa prima che le capiti di fare qualcosa che poi domani probabilmente rimpiangerà.”
Pascal era almeno una testa più alto di Henri, e forse per questo non lo prese in considerazione.
“Questo lo tengo in riserva per coloro che mettono il naso nei miei affari” gridò Pascal e cercò di afferrare Henri e di dargli uno spintone come aveva fatto con Tristan. Ma Henri non mostrava nessun timore, anzi guardava Pascal negli occhi come per rinnovare la richiesta, ma senza parole. 
Al grido di Corinne fece eco immediato quello di Pascal, che improvvisamente e senza rendersi conto di come era successo si trovò a terra immobilizzato. Michel lo aveva buttato giù e lo teneva ben fermo con un ginocchio sulla schiena, piegandogli contemporaneamente un braccio dietro la schiena.
“Il direttore ha sbagliato i conti questa volta, non siamo più giovani ma nella nostra gioventù qualcosa abbiamo imparato anche noi.”
 Intanto aveva allentato la presa, ma come Pascal tentò di aggredirlo lo afferrò al collo con forza e con l’aiuto di Tristan lo spinse fuori, senza ulteriore reazione da parte del direttore che certo aveva desiderato un finale diverso quella serata

„Scusaci Corinne, che siamo stati un po`grossolani col tuo amico, ma come vedi non ha rispetto né per giovani né per anziani.”
“Meglio capire subito prima che sia troppo tardi con chi si stringe amicizia” fu il solo commento di Corinne.
E tutti capirono che fra di lei e Pascal era finita.
Henri cerò di fare il possibile per salvare la serata, e quando furono tutti nel suo atelier pregò Corinne di aiutarlo in cucina, per distrarla dallo spiacevole accaduto.
Quando gli amici presero commiato erano già un paio d’ore dopo mezzanotte, alla fine avevano cantato e scherzato insieme.
“ Ora sappiamo almeno in quale banca non andremo a deporre il premio del ritrovamento dei quadri” fu il commento finale di Claude.
 Corinne aveva ancora voluto aiutare Henri a riassettare la cucina, ma quando lui si offrì di accompagnarla a casa lo pregò di poter restare nell’atelier. Non voleva essere sola in casa quella notte.
“Hai forse paura del tuo amico? Hai visto che nessuno di noi ha avuto paura di lui, io non sono forte come Michele, ma se fosse
necessario non mi tirerei indietro quando si tratta di difendere una donna. Io ti accompagno volentieri fino al tuo appartamento.”
Corinne non rispose, ma dal suo sguardo Henri capì che non voleva andare a casa.
„Certo se vuoi rimanere non c’è nessun problema, purtroppo ho soltanto un sofà, ma io sono piccolo e per me basta, tu puoi dormire nella mia camera. Spero molto che tu domani ti sentirai meglio. Ed una ragazza attraente come te trova ben presto n amico migliore.”
Corinne assentì soddisfatta e come sollevata da un peso, senza tuttavia commentare quest’ultima osservazione di Henri.
“Se per addormentarti hai bisogno di una lettura puoi cercare qualcosa nella mia biblioteca. Gran parte di questi libri me li ha procurati Michel: è sufficiente nominargli un titolo o un autore, è già dopo un paio di giorni lui lo trova da un rigattiere o da no dei suoi clienti. Nessuno conosce la città intera meglio di lui.


Un ritratto spontaneo con esito inatteso

La mattina seguente Henri aveva preparato una bella colazione e siccome Corinne ancora dormiva, aveva iniziato a dipingere.   
Stava riproducendo ancora una volta la “Bella Romana” di Modiglioni, un lavoro commissionato da un istituto bancario. 
Immaginava che il quadro era destinato all’ufficio del direttore della banca, e così gli venne la sfacciata idea, chissà, forse un giorno una testa di c…  di recente conoscenza avrebbe ammirato il quadro e si sarebbe ricordato di qualcosa.
Corinne dormiva tranquilla nel suo letto, e siccome l’atelier non aveva porte interne, la poteva vedere e così iniziò a farne il ritratto.
Questa volta la copia sarebbe stata diversa  dall’originale pensava Henri, ed anzi diceva fra di sé, ancora più bella.
Aveva praticamente completato il volto quando sentì che Corinne si era svegliata e lo chiamava.
“Henri, nonostante quello che è successo ieri, mi sento oggi come rinata, non ho mai dormito così bene come qui da te.”
„Me ne sono accorto,“ rispose Henri ridendo “è quasi mezzogiorno, ti avevo preparato una colazione, ma ora te la posso offrire come antipasto per il pranzo.”
“Se vuoi, posso cucinare io per te. Così puoi continuare a dipingere. Ah, nuovamente la “Bella Romana”, per chi questa volta?”
Intanto si era avvicinata al quadro e improvvisamente rimase a bocca aperta: ”Henri, ma quella sono io! Perché hai rovinato il quadro? Ora non lo potrai più vendere!”
“Forse lo tengo per me o lo regalo!”
“Scusami Henri, intendevo dire, è bellissimo, nessuno dei miei compagni dell’accademia mi ha mai fatto un ritratto così bello. Tu non sei soltanto un copista, Henri !”
“Di fatto questo è il primo ritratto che ho eseguito  senza basarmi su di un dipinto originale. E per me è anche il più bello, se posso  rischiare una valutazione.”
Corinne lo guardò per un lungo momento senza parlare, poi chiese sottovoce: “ Ed ora adatterai al mio volto il corpo della modella di Modigliani?”
“Non vedo altre possibilità, non ho altre modelle…” 
Rimasero in silenzio davanti al quadro poi Henri finché Henri si risolse a riprendere la parola.
”Forse posso completare il dipinto aggiungendo con fantasia al capo una figura adatta.”
 Sie blieben schweigend vor dem Bild, bis Henri sagte:
„Henri, forse tu penserai ora che io sono sciocca, superba o senza pudore,  ma …“
“Perché, è colpa mia se ti ho fatto il ritratto senza chiederti il permesso … un’idea sciocca, lo devo ammettere.”
“No Henri, intendevo dire, forse hai una modella se vuoi finire il quadro … se lo vuoi.”
La guardò ed improvvisamente gli fu chiaro che da lungo aveva desiderato averla come modella per un atto.
Ma poiché notoriamente spesso fra modelle e pittori si sviluppa qualcosa di più che non un semplice rapporto artistico, e siccome si rendeva conto che Corinne per età avrebbe potuto essere sua figlia, non aveva mai avuto il coraggio di lasciar volo libero a queste fantasie. Aveva paura. Per se stesso, poiché una tale intimità avrebbe potuto diventargli pericolosa, ed altrettanto per lei di conseguenza.”
Soltanto in quel momento ammise ciò che aveva sempre rifiutato di pensare, e cioè che Corinne non soltanto lo stimava per le sue conoscenze pittoriche, ma che aveva sviluppato altri sentimenti, di cui forse non era ancor ben cosciente lei stessa, non diciamo ancora amore, ma certo in questa direzione.
La stessa cosa che valeva per lui. La conosceva ormai da oltre due anni, e dovette ammettere, che ciò che sentiva per lei adesso esisteva fin dall’inizio, soltanto in modo inconfessato ed inconfessabile, per ambedue, poiché ambedue temevano questo sentimento. 
Erano rimasti uno, cinque o magari anche dieci minuti uno di fronte all’altro in silenzio? Chissà, forse avevano rincorso ambedue lo stesso pensiero nella mente  finché alla fine avevano capito che non aveva più senso alcuno continuare a negarlo.
Henri sorrise e disse infine “Sì, Corinne, una volta nella vita ho una modella tutta per me. Ma rimarrà il solo ritratto che dipingo in questo modo. Non ritrarrò nessun’altra dopo di te, lo considererei un’infedeltà …. “
Con ogni evidenza Corinne in quel momento non era in grado di parlare, aveva gli occhi umidi, ma dall’espressione del volto si comprendeva che non era tristezza ma un misto di paura e di passione: abbracciò Henri che depose svelto la tavolozza e a sua volta l’abbracciò e baciò a lungo.
“Non diciamo nulla, so quello che pensi: che siamo pazzi. Lo penso anch’io e lo penseranno anche gli altri, eppure …”
 Quando Henri accese la luce nell’atelier, il ritratto era pressoché completo. Un paio di ritocchi allo sfondo li avrebbe fatti poi, ma aveva un quasi religioso timore di toccare il dipinto. 
Si ricordò inoltre che Modigliani non usava mai ritoccare i quadri per paura di rovinarli, dipingeva senza interruzione, sostenuto dall’ispirazione creativa, ma sapeva che questa aveva una sua limitata durata per ogni singola opera, e che ogni aggiunta successiva avrebbe irrimediabilmente compromesso l’idea originale.
Anche Henri aveva lavorato celermente, e durante tutta la posa Corinne era rimasta seduta sul sofà sorridendogli ed osservandolo a lavorare, ovviamente senza poter vedere i progressi del dipinto. Quando Henri le presentò il quadro finito, Corinne si alzò dal sofà quasi come se uscisse da un sogno.
Appesero il dipinto nella camera, e quando ambedue la mattina seguente si svegliarono dovettero per un lungo momento riflettere per rendersi pienamente conto che non stavano sognando ma quanto era avvenuto il giorno precedente era realtà.
 Ambedue si sentivano come liberati da una prigionia, i due anni della loro conoscenza senza l’ammissione della reciproca simpatia sembravano ora irreali nel ricordo, molti episodi assumevano altri contorni, il rapporto apparentemente cameratesco  si rivelava per quello che era stato in realtà fin dall’inizio: un amore impossibile, per quanto banale possa apparire, ma la nostra lingua non possiede altri termini per descriverlo.  
Corinne ed Henri decisero tuttavia di non rivelare apertamente agli amici la mutata natura del loro rapporto e di continuare come prima nel rapporto cameratesco che tutti conoscevano.
Una decisione motivata soprattutto dal timore di sentire dagli altri il probabile commento: “L’avevamo capito da tempo”.  
Sebbene non avessero mai espressa con segni evidenti la simpatia reciproca, tuttavia gli altri dovevano aver ben presto notato, prima forse di loro, che fra i due si era creata un’intimità di rapporti che andava al di là della semplice comunanza di idee ed interessi.
Quello che tutti notarono immediatamente fu l’improvvisa spensieratezza nel comportamento di Henri e Corinne durante gli incontri settimanali nell’osteria di rue des Canettes .
Henri, che prima era in certa misura riservato e talvolta rigido e quasi pedante nel difendere le proprie opinioni, che si trattasse di politica o d’arte, mostrava ora una tolleranza che sconfinava quasi con l’indifferenza verso i pareri discordi. Era più disponibile ai compromessi ed interpretava prevalentemente in modo positivo anche ciò che non gli andava. 
Corinne era diventa ancor più gaia, e se già prima rideva volentieri, ora lo faceva con un convincimento interiore, come se avesse trovato la formula per sdrammatizzare immediatamente i problemi esistenziali.


Una notizia inattesa

 Tristan faceva raramente visita all’atelier di Henri durante la settimana, ma quel lunedì arrivò già alle nove con un’importante novità. 
Si stupì di trovare nell’atelier così di buon mattino anche  Corinne, ma lei giustificò il fatto in modo convincente mostrandogli l’ultimo dipinto e le relative riproduzioni, che lei ed Henri avevano iniziato da un paio di giorni: “È il più complicato dei cinque quadri, ci lavoriamo già da molto ma ogni zona richiede lunghi tentativi per trovare la giusta composizione di colori per rendere l’identica tinta dell’originale.
È però anche il quadro che più colpisce la fantasia dell’osservatore, e nonostante la fatica dà tanta soddisfazione che anche una dormigliona come me riesce ad alzarsi presto per venire nell’atelier a continuare il lavoro.”

Tristan sorrise divertito: „ Di che cosa non si deve rendere grazie a questo furto di dipinti! Ed alla mossa fortunata di Michel!“

Ora tuttavia il tempo stringe: ecco, ho portato il giornale, l’articolo l’ho scritto ieri sera dopo aver ricevuto il rapporto dalla polizia: un caso fortuito che il ladro abiti proprio nel quartiere di mia competenza.”

E mentre diceva questo mostrò la pagina locale, un articolo su tre colonne intitolato “Picasso nell’inceneritore?”
 „Il punto interrogativo l’ho aggiunto io, ma secondo il verbale dell’interrogatorio un socio del ladro ha confessato di aver ricevuto in custodia i cinque dipinti rubati il 20 maggio del 2010 dal Musée d’arte Moderne, e che appena saputo dell’arresto del ladro, per timore di essere scoperto con la refurtiva, avrebbe consegnato le tele, avvolte in un tappeto, ad un vicino di casa affinché le gettasse nei cassonetti dei rifiuti.

In effetti il ladro era stato individuato grazie alle tracce di DNA lasciate sulle cornici dalle quali aveva staccato i dipinti, ed aveva rivelato alla polizia l’indirizzo del socio, nella speranza di ottenere una riduzione della pena grazie alla collaborazione con gli investigatori.”  
Come si leggeva nell’articolo, la polizia era arrivata alcune settimane troppo tardi all’abitazione del socio, un disguido imperdonabile dovuto al mancato aggiornamento dell’indirizzario delle persone con precedenti penali, e quindi era probabilissimo che i quadri rubati fossero andati veramente a finire nell’inceneritore insieme ai normali rifiuti.  In conclusione si faceva comunque appello alla popolazione affinché chi avesse notato qualcosa di sospetto nella notte dell’11 dicembre 2011 in rue du Faubourg St-Martin lo segnalasse alla polizia; era anche menzionato infine un cospicuo premio a chi avesse contribuito al ritrovamento dei dipinti, il cui valore era indicato intorno ai 100 milioni di euro.
Il tempo dunque stringeva, ed Henri e Corinne promisero di terminare che le riproduzioni dell’ultimo quadro nel corso della settimana.  
  
Claude e Michel intanto avevano avuto una nuova idea: non appena le riproduzioni fossero completate ed abbastanza asciutte per essere trasportate, avrebbero organizzato un’esposizione nell’osteria di rue des Canettes. Ora che era divenuta di dominio pubblico la  probabile distruzione dei dipinti rubati, Henri avrebbe potuto finalmente festeggiare un vernissage speciale per i fedeli avventori Chez Gorge, dove era conosciuto come copista professionale.  
Ma Henri rifiutò l’offerta affermando che anche Corinne aveva copiato gli stessi quadri, e poiché entro pochi mesi avrebbe terminato lo studio all’accademia d’arte, per lei sarebbe stata un’occasione importante cominciare a farsi pubblicità almeno come copista.
Glia altri furono subito tutti d’accordo, altrettanto naturalmente il gestore del locale, e la serata venne organizzata con l’aiuto di Tristan, che annunciò il vernissage con un articolo sulla pagina culturale di Le Monde. Quel venerdì sera invece delle partite di scacchi in simultanea sarebbe stato animato da discussioni sull’arte con la presenza di critici e pubblico interessato.

  
“L’oliveto” di Braque ed un’animata discussione sull’arte  moderna
  
George Braque era originario di Le Havre, dipinse però a Parigi con Picasso e per un periodo con lui nei Pirinei, dove ambedue eseguirono quadri con gli stessi motivi e tecniche, sicché era quasi impossibile distinguere quale ne fosse l’autore.
Ambedue svilupparono in seguito il cubismo, ma prima Braque aveva seguito la corrente dei fauves, caratterizzata da una scelta di colori aggressivi e selvaggi, quasi con vena espressionistica.
Ma nel periodo in cui dipinse i circa venti paesaggi presso il piccolo villaggio provenzale L’Estaque,  Braque era influenzato da Cézanne, di cui era un grande ammiratore.
Corinne conosceva queste premesse, ma non aveva potuto immaginare la complessità dell’operazione di copia di quel dipinto, era la prima volta che si cimentava con questa specifica tecnica e stile.  In quel quadro, aveva detto Henri, l’idea centrale erano le variazioni e sfumature cromatiche. Le forme si potevano quasi dimenticare, la prospettiva era volutamente quasi ignorata, ma il gioco dei colori innaturali doveva suscitare nell’osservatore le stesse sensazioni naturali che potevano derivare dalla contemplazione del paesaggio reale, ma ovviamente esaltandole. 
Una sensazione d’estraneità e nello stesso tempo, ma alla fine, un’empatia col paesaggio.
Ad essere tematizzate nel dipinto non erano le impressioni ma l’espressione delle sensazioni e delle reazioni di un attento osservatore posto di fronte al paesaggio reale.
“Se non avessimo davanti a noi gli originali, non potremmo concludere gran che soltanto con l’aiuto di una fotografia o anche di una riproduzione di buona qualità” constatò Corinne.

„Concordo pienamente con te, perché anche così non è facile ricostruire i colori, cioè determinare quali componenti sono stati mescolati per arrivare ai colori usati.
A volte sono necessari tre o anche quattro colori primari per avvicinarsi alla tinta usata da Braque. Ma io sento che ne vale la pena. C’è molto da imparare a copiare questo quadro, ed è la nostra ultima fatica per il momento.”
  

Una decisione  temeraria

Henri si era impegnato insieme a Michel a portare le riproduzioni ed appenderle nel locale Chez George e così fece. Furono impegnanti tutta la mattina a trasportare con la massima attenzione i quadri ed a preparare il locale per la serata.
Quando arrivarono i primi visitatori, Henri era molto divertito nel sentire certi critici che esprimevano riserve sulla tecnica della copista pur lodando la perfetta somiglianza delle riproduzioni agli originali, le cui foto, tratte dal catalogo del museo, erano appese a fianco per consentire un controllo immediato.
Egli non contestava le critiche ma giustificava la pittrice con l’argomento della giovane età ed esprimeva l’opinione che ciononostante le riproduzioni dimostravano un innegabile talento.
Un noto critico di Le Figaro si espresse significativamente in questi termini: “Sì, questa pittrice compirà sicuramente ancora molti progressi, e penso che fra qualche anno riuscirà a realizzare copie molto migliori. Queste non sono male, ma guardate qui: quanti tratti di pennello imprecisi. Modiglioni e Braque dipingevano sì velocemente, ma le loro pennellate erano indiscutibilmente più precise.”
“Sono esattamente del suo parere” era stato l’unico commento di Henri. “La pittrice dovrà ancora esercitarsi a lungo e con impegno”. Ma ecco, arriva giusto in questo momento, glielo dirò io direttamente. Si diresse rapido verso l’ingresso del locale e disse sottovoce qualcosa nell’orecchio di Corinne, che rimase un attimo perplessa, poi scoppiò in una risata e  andata dai critici che stavano intorno ai dipinti li ringrazio per i commenti incoraggianti  ammettendo di non sentirsi ancora all’altezza del compito artistico ma si essere impegnata a perfezionare la propria tecnica. E ogniqualvolta si voltava a guardare Henri doveva nuovamente iniziare a ridere, mentre lui rimaneva impassibile con piccolo sorriso di compiacimento, mentre rivelava ai critici che anch’egli aveva eseguito le medesime riproduzioni ma non gli erano riuscite altrettanto bene come quelle della giovane studentessa, e promise di portarle comunque nel locale in uno dei giorni seguenti per un confronto e per trovare forse qualche acquirente.
Durante la serata Claude dovette suonare numerose volte la suite di cinque pezzi da lui composta, e ciò fornì l’occasione per lunghe discussioni sui rapporti fra musica ed arti figurative.  
Tristan era indaffarato a raccogliere le opinioni dei critici che poi avrebbe pubblicato nell’edizione del lunedì: in sostanza erano le valutazioni che molti avevano già espresso a Henri.
Al termine della serata del vernissage, tornando all’atelier, Corinne continuava a ripetere a Henri la propria meraviglia per la trovata incredibile: “Henri, non ti riconosco più, Una cosa simile l’avrei immaginata da parte dei miei compagni dell’accademia, loro si divertono a prendere in giro tutti e tutto, ma tu che sei sempre stato serio, come hai potuto avere un’idea così pazza?!”
Ma poi subito aggiungeva: “Ma proprio per questo mi piaci ancor di più, perché tu sai essere le due cose, i miei amici di prima sapevano soltanto scherzare e null’altro! Che divertimento prendere in giro questi critici saccenti! Se un giorno dovessero scoprire lo scherzo che gli hai giocato ti odieranno per il resto della vita!”
“Lo verranno a sapere di sicuro, Corinne! I quadri rimarranno Chez Gorge fino a che il museo non li verrà a prendere.“
“Cosa? Tu hai appeso gli originali nel Comptoir des Canettes spacciandoli per le mie riproduzioni ed ora rischiamo che li rubino una seconda volta?!”
“Questo pericolo è escluso: ho detto al gestore che abbiamo già ricchi compratori giapponesi e russi per queste ‘copie’ e che per essere sicuro che non vengano rubate per un paio di giorni Michel dormirà nel locale. Starà attento, e se dovessero presentarsi dei ladri saprà come accoglierli.
Come tassista ha il porto d’armi, quindi può andare in giro armato di pistola. Lui non lo fa mai, ma durante queste notti nell’osteria sarà armato.
Dopodomani andremo tutti al museo, la consegna dei quadri  avrà ufficialmente luogo là, e noi porteremo le nostre riproduzioni.“
“Ambedue?", le mie e le tue?“
 „Sì, precisamente. E ci divertiremo ancora un po’ poiché metteremo gli esperti alla prova: dovranno stabilire quali sono gli originali e quali le riproduzioni. Sono curioso di sapere le loro decisioni: ambedue sbagliate!!”
“Quando consegneremo gli originali?”
“Mentre gli esperti esamineranno le nostre copie, Michel ed il direttore del museo andranno in rue des Canettes a prendere gli originali e li porteranno al museo. E noi prima del loro arrivo già
sapremo le decisioni degli esperti. Poi andremo ad appendere le copie Chez George e dopo l’articolo di Tristan su Le Monde ci saranno sicuramente abbastanza interessati all’acquisto.”
“Devo ammettere che l’idea è altrettanto impertinente quanto geniale, speriamo che funzioni”
„Questo lo speriamo tutti. Il pagamento del premio per il ritrovamento è una questione che risolveranno l’avvocato ed il notaio col direttore del museo, il comune di Parigi e la società d’assicurazione. La polizia è già stata informata ed ha ricevuto tutte le informazioni da parte del notaio e dell’avvocato“.


Finale con coda

La restituzione dei dipinti - prima le duplici riproduzioni e poi gli originali – si svolse esattamente come previsto ed alcuni giorni più tardi Michel ricevette il premio per il ritrovamento e lo ripartì con gli amici.
Claude aveva acquistato una copia di tutti i dipinti per un’esposizione nel piano-bar dove ora poteva suonare ogni sera le proprie composizioni, giacché oltre al particolare pubblico tradizionale venivano ora turisti e curiosi appositamente per vedere le riproduzioni dei quadri rubati, divenute quasi più popolari degli originali grazie alla serie d’articoli scritti da Tristan. Anche nel locale in rue des Canettes erano appese le medesime riproduzioni, come prestito temporaneo di Corinne ed Henri. Le avevano firmate sul retro con ambedue i nomi, in modo che nessuno potesse sapere chi dei due ne era stato l’autore.

Con la sua parte di premio ricevuta da Michel, Tristan aveva intrapreso finalmente un lungo viaggio, era stato in Cina per tre mesi per eseguire ricerche negli ambienti artistici delle maggiori città, ma anche per compiere interviste sui problemi sociali del Paese. I suoi articoli vennero in seguito raccolti in un volume che ebbe discreto successo e che lui dedicò ovviamente agli amici del venerdì sera. 
Michel si era messo in proprio, lavorava ancora mezza giornata e trascorreva la maggior parte dei pomeriggi Chez Gorge, il locale era divenuto un punto di riferimento per gli scacchisti parigini.
Claude aveva a sua volta ridotto il proprio impiego a metà orario, per aver tempo libero da dedicare alla composizione, e prendeva lezioni da Francine, che lo riceveva nella Casa di riposo e talvolta nel conservatorio per provare i pezzi.
Con la sua parte del premio Henri aveva acquistato l’atelier e Corinne era andata per alcune settimane a rendere visita ad una zia a New York., dove aveva in programma di visitare le locali pinacoteche e dipingere qualche veduta della città. 
Henri aveva fatto visita alla sua anziana madre in Provenza.
Dal giorno in cui lui e Corinne si erano confessato l’amore reciproco erano stati insieme ormai quasi un anno. Erano felici, ma con l’andar del tempo Henri sembrava cambiare.
Ogni volta che andavano a passeggio insieme ed incontravano una giovane famiglia con bambini, Corinne notava come un’ombra sul volto e nella voce di Henri.
Di matrimonio non avevano mai parlato, ambedue vivevano la spensieratezza del presente e temevano ogni pensiero rivolto al futuro. Corinne aveva terminato i suoi studi artistici ed aveva ricevuto alcuni incarichi interessanti come restauratrice.Inoltre dipingeva motivi urbani e ritratti.  
Quando rientrò a Parigi da New York, Corinne si stupì di non trovare Henri ad attenderla all’aeroporto. Aveva sì ricevuto una telefonata in cui lui riferiva una malattia della madre e annunciava di non poter forse tornare in tempo a Parigi, ma lei aveva sperato comunque di ritrovarlo all’arrivo.
Nell’atelier che era divenuto sia la loro abitazione comune che luogo di lavoro scoprì subito alcuni dipinti: erano tutti suoi ritratti, soltanto il nudo iniziato come copia della „Bella romana“ di Modigliani mancava. Evidentemente Henri l’aveva portato con se nella casa di sua madre in Provenza.
Una lettera giaceva sul tavolo. Una lunga lettera d’addio, in cui Henri dichiarava l’impossibilità di continuare un rapporto duraturo con lei. 

 Tu sei la prima donna che io ho veramente amato con tutto il mio essere. Ce ne sono state altre nella mia vita, ma con te è stato diverso. È come se io ti avessi sempre cercata ma purtroppo ti ho trovata troppo tardi.
Tardi perché non posso scambiare la realtà per un sogno, tu potresti ben essere mia figlia, e fra pochi anni io sarò per te un vecchio, e mentre tu hai di fronte tutta la vita io ti sarei soltanto un peso. Ti amo troppo per farti una cosa del genere.
Ho iniziato qui da mia madre, nel paesino dove mi trovo, a dipingere miei motivi. Lavoro tutta la giornata, mia madre mi osserva ed è felice di non essere più sola, alla sua età avanzata: prossimamente compirà 92 anni!  
Non ti scrivo il mio indirizzo, ma tu puoi restare nel mio atelier, forse fra qualche anno ti verrò a far visita, quando avrai una famiglia tua. Forse con Pascal.
Sì, sono venuto a saperlo per caso, come al solito da Michel: il tuo ex amico ha avuto un grave incidente d’auto, è stato per mesi all’ospedale, ora sta facendo una cura di riabilitazione, ci vorrà ancora tempo ma i medici mi hanno assicurato che si riprenderà completamente.
Lo so perché sono stato all’ospedale a fargli visita. Mi è sembrato un uomo del tutto diverso da come lo ricordavo dopo la triste serata di allora. Si è scusato ripetutamente per quel brutto episodio, e mi ha confessato che nulla gli dispiace di più che di averti perduta. 
Forse puoi fargli vista anche tu, è nell’ospedale Pitié-Salpetétrière nelle vicinanze della stazione d’Austerliz.
Sapeva che noi eravamo divenuti una coppia, ma mi ha ricevuto amichevolmente, rassegnato e cosciente della propria colpa.
Chissà, talvolta le prove della vita, come in questo caso un brutto incidente, possono completamente cambiare la vita ed il carattere di una persona.
Io ti penserò sempre, ma tu devi considerare il tempo felice che abbiamo trascorso insieme come un’epoca della tua vita che si è   chiusa definitivamente.
Sono soltanto un pittore e non un poeta, ma come congedo di trascrivo una poesia di Puskin che esprime esattamente i miei sentimenti:

Ti ho amata: forse l’amore
Nel mio cuore non è ancora del tutto estinto
Ma ciò non di deve inquietare;
Per nessun motivo vorrei turbarti.  

Ti ho amata in silenzio, senza speranza
Dalla timidezza tormentato come dalla gelosia;
Intensamente ti ho amata, e teneramente:
Possa Dio concederti
D’essere da un altro egualmente amata.

© G.P., Radolfzell, 2012

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