Freitag, 14. März 2014

 L’euroservilismo, la disgregazione dell'Ucraina e la politica USA „divide et impera“




Sarà forse una coincidenza, ma ci deve essere un motivo per cui spesso i premi Nobel per la Pace vengono assegnati a coloro che praticano esattamente l’opposto. Cosí fu ad es. per Kissinger, attore in tutti gli interventi USA dal 1967 al 1977, un solerte garzone della macelleria di Nixon che organizzò il bombardamento segreto ma a tappeto della Cambogia, e che ricevette nel 1973 il Nobel Pace insieme al vietnamita Le Duc Tho, che però onestamente lo rifiutò considerando la motivazione insostenibile (l’accordo firmato con gli USA non era all’insegna della pace ma unicamente la ratifica e la giustificazione dell’invasione statunitense). En passant: se attualmente i servi europei e la stampa USA ed occidentale in toto si stracciano le vesti per le ingerenze russe in Ucraina, bisognerebbe ricordare a questi (falsi) smemorati che come tipica abitudine delle menti servili stanno usando una doppia morale.
Quando l’ex colonia portoghese di Est Timor nel 1975 dichiarò la propria indipendenza, gli USA urgentemente armarono il dittatore indonesiano Suharto che aggredí ed annesse questo libero Stato, con la benedizione della stessa servile stampa che ora definisce violazione del diritto internazionale l’indipendenza della Crimea. Ma se dagli scribi di regime non si può pretendere memoria quarantennale, che dire del più recente caso Kosovo, strappato alla Serbia grazie all’aggressione armata con bombardamenti sulle città, e la cui dichiarazione di indipendenza (2008) fu lodata come un trionfo della democrazia e in pieno rispetto del diritto internazionale, che ora nell’identico caso per la Crimea non vale: o la Russia doveva prima bombardare Kiev per essere in Regola ?!
Non c’è da meravigliarsi che l’ipocrisia sia divenuta l’etichetta più adatta a definire l’attuale situazione politica mondiale, visto che la predica democratica viene dal pulpito USA che ha un folto carnet di operazioni non propriamente democratiche, come le continue aggressioni di Stati indipendenti e sovrani (Corea, Cuba, Vietnam, Afganistan, Irak) ed il sostegno economico e militare a forze eversive, l’organizzazione a tamburo battente di colpi di Stato in America Latina (Cile, Argentina, Nicaragua, …) come pure in altre parti del mondo.
Le gravi tensioni odierne in Medio Oriente hanno radici non tanto lontane: basta ricordare ad es. l’“Operazione Aiax” Iran nel 1953, diretta dal nipote di Roosewelt per conto degli USA e finalizzata a destituire il legittimo Primo ministro Mohammad Mosaddegh, “colpevole” di aver nazionalizzato le industrie petrolifere per far cessare la rapina ad opera delle compagnie USA).
Un bilancio da far impallidire quello dell'Unione Sovietica e delle sue criminose repressioni (Ungheria, Cecoslovacchia) ed aggressioni (Afganistan). Anche la Russia di Putin non è certo vergine, basta pensare ai crimini della repressione in Cecenia e al soffocamento del dissenso politico interno (ma su questo punto si dovrebbe allora ricordare la repressione del Movimento "Occupy Wall Street" da parte della polizia inviata da Obama: se Janukovic nella piazza Maidan avesse usato lo stesso metodo da subito, forse sarebbe ancora al suo posto).
Le ingerenze delle superpotenze negli altri Stati sono un male forse inevitabile finché durerà il loro confronto per la supremazia, ed infatti è cosa che si ripete in continuazione fino ai nostri giorni, e non si può escludere che abbiano colpito anche Paesi alleati: non fu certo l’OPEC fondata nel 1960 a piazzare la bomba che nel 1962 fece precipitare l’aereo del direttore ENI Enrico Mattei, “colpevole” di aver rotto l’oligopolio delle “Sette Sorelle” (compagnie petrolifere anglosassoni) con trattati equi che garantivano ai Paesi esportatori il 75 % del prezzo del greggio.
Ma veniamo ai Nobel Pace più recenti: su Obama inutile dilungarsi, l’imperatore delle micidiali “drone” che servono ad insorti e civili la morte a domicilio senza rischio alcuno per chi schiaccia il bottone restando al sicuro a migliaia di chilometri di distanza. Avrebbe meritato più correttamente la laurea “(dis)honoris causa” dell’Università Penale di Guantanamo.
Questo figuro è ormai chiaramente smascherato come il perfetto continuatore e perfezionatore della politica militarista e neoliberista dei suoi predecessori, questo “volto nuovo” doveva unicamente servire di copertura dopo che quello di W. Bush jr. era divenuto impresentabile. Con lui stiamo arrivando alla chiusura del circolo, il ritorno alla Guerra Fredda che tanto fredda poi non è, viste le centinaia di migliaia di morti causati dalle dirette aggressioni USA e dall’ improvvido sostegno alle ribellioni (Libia, Siria) dove poi si scopre che per tramite di alleati non precisamente democratici (Arabia Saudita) l’Occidente e in parte l’Europa – in Libia con ogni evidenza – armano come amici quelli che in altri Paesi combattono come nemici (estremisti islamici, Al Quaida, e simili). Solo grazie all’intervento russo è stato possibile evitare l’aggressione USA alla Siria, che avrebbe rafforzato ancor più l’ignobile dittatore Assad.
Il caso dell’Ucraina mette però in ombra tutto quanto visto in passato: le pressioni USA non si coprono nemmeno più di un pudico velo, chiare come volgari sono le minacce all'UE tentennante (“Fuck you, EU” ) e certo soltanto la punta dell’iceberg di manovre evidentissime per indurre i servi europei a prestarsi alla vergognosa bisogna e provocare la Russia portandole al confine la NATO.
Questa è la vera intenzione, non certo la “democratizzazione” dell’Ucraina, che per il momento è stata realizzata estromettendo il presidente legittimo Viktor Janukovyč con inaudita violenza armata e col sostegno di partiti dichiaratamente fascisti nonché omofobi (ipocrisia nell’ipocrisia: gli omofobi, se sono ucraini vanno bene, se russi no).
Lungi dall’ammirare i personaggi al potere in Ucraina, senza esclusione tutti documentatamente corrotti (sia quelli destituiti che quelli nuovi), nessun democratico vero potrà certo negare che l’atteggiamento dell’ Unione Europea (e qui l’altro premio Nobel per la Pace ) è stato o inconsulto o servile ad altri interessi noti o celati, ma che né con l’interesse del popolo ucraino né con la democrazia hanno alcunché da spartire.
Solo perseguendo inconfessabili secondi fini o con perfetta idiozia si può pensare di porre ad un Paese in preda ad una grave crisi economica, etnicamente diviso e già lacerato da contrasti politici inconciliabili fra l’opzione pro Europa o pro Russia di scegliere definitivamente uno dei due campi abbandonando l’altro. L’ignoranza storica degli scribi di regime in tutta Europa non basta a scusare tutta l’ipocrisia delle perorazioni pro democrazia e delle accuse di violazioni del diritto internazionale da parte della Russia, e chi più ne ha più ne metta.
 Vladimir Putin non è certo quel “democratico puro” (“lupenreiner Demokrat”) vantato dall’ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder, ora suo dipendente come funzionario Gasprom. Ma se si applicasse lo stesso metro per giudicare i politici europei difficile dire chi si salverebbe, certo pochissimi. Non certo Sarkozy che aggredì la Libia con partecipazione più o meno diretta di altri -Stati europei e con "astensioni" diplomatiche formali (Germania) per celare l'approvazione concreta. E che dire dei governanti italiani che in piena violazione della Costituzione inviarono in Afganistan e in Irak soldati italiani a morire per le guerre criminali di Bush Jr. ?
In Ucraina il servilismo dell’UE nei confronti degli USA ha rivelato tutta la sua pericolosità conducendo il mondo alla ripresa della Guerra Fredda e bloccando la distensione internazionale. Pensare che la Federazione Russa possa accettare il rischio di perdere le basi militari in Crimea senza reagire è come immaginare che gli USA accetterebbero tranquillamente di rischiare l’abbandono delle proprie basi militari in Italia o anche soltanto di dovervi smantellare le armi atomiche: piuttosto metterebbero a ferro e fuoco l’intera Penisola.
Dunque inutile farsi illusioni: questa Europa Unita è divenuta esattamente l’opposto di quello strumento di pace, di progresso e di prosperità che avevano disegnato i suoi padri fondatori col 'Trattato di Roma nel 1957.
 Invece di un blocco autonomo fra le due superpotenze è divenuta la servile ancella di una di esse. E quando si sente ripetere da politici di tutti i colori che l’UE deve presentarsi unita mettendo da parte le diversità di vedute, cioè “parlare con una sola lingua”, sappiamo ora che questa lingua … altro non è che la variante americana dell’inglese.
Un’altra Europa è certo possibile ed auspicabile, anzi urgentemente necessaria, poiché tragico sarebbe un semplice rinchiudersi a riccio delle singole nazioni senza un obiettivo di cooperazione. Forse in un lontano futuro potrebbe realizzarsi il disegno originario di una federazione europea di liberi Stati: ma non di servi.
Come in ogni servitù, la liberazione avviene per passi successivi: e nel nostro caso il primo è la liberazione dallo strangolamento della falsa “moneta unica”, che sta distruggendo oltre alle economie strutturalmente più deboli anche la coesione sociale, la solidarietà e la stessa democrazia (vedi il preoccupante avanzamento delle destre estreme in quasi tutti i Paesi dell’eurozona). Le sinistre europee tutte hanno abdicato alla funzione di promozione della democrazia, ridotta in alcuni casi ad etichetta di partito, hanno accettato in pieno tutte le insensate e distruttive politiche neoliberiste, la fine delle regolamentazioni di banche e mercati, la globalizzazione come fine a sé stessa (o meglio del profitto a spese dei più deboli), e ora di fronte alle macerie della loro fallita politica affannosamente chiedono un’ Europa “diversa” senza il coraggio di iniziare il primo passo indispensabile, cioè l’uscita dall’euro.
Un’uscita che come scrivono e dimostrano tutti gli economisti sensati è inevitabile, e che seppur non indolore già ora, diverrà sempre più tragica se si continuerà ad “acquistare tempo” con mezze misure come austerità, pareggi di bilancio, fiscal compact, ombrelli di salvataggio, cose tutte provate e fallite miseramente in passato ed ovunque, segno che i “servoeconomisti eurodipendenti” oltre ad aver mal digerito le teorie che continuano ad applicare come medicina sbagliata e con ottusa testardaggine, non possiedono nemmeno quel minimo di memoria storica per capire che stanno ripetendo semplicemente tutti gli errori del passato.
 

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