Si apre il Conclave (cioè si chiudono i Grandi Elettori sotto chiave):
curiosi paralleli elettorali.
Non trascorre praticamente un mese senza che da qualche parte del mondo
avvenga un’elezione: vere, fasulle,
democratiche o addomesticate, contestate o ignorate, pilotate, o annullate, ce n’è di ogni gusto e colore.
La settimana entrante inizierà (e forse
anche si concluderà) una delle elezioni più curiose per modalità teatrali e per
numero di interessati. Non elettori, che sono poco più di un centinaio, ma per
i milioni di credenti che si troveranno a riavere presto un sommo capo le cui
parole in materia di fede suoneranno infallibili. Un attributo questo che
nessun altra monarchia assoluta o dittatura ha mai avuto il coraggio di
attribuire ai propri regnanti o conduttori supremi.
Nelle modalità di voto il “conclave” nella Cappella Sistina ricorda da
vicino le modalità con cui nell’Unione Sovietica il Politbureau o Comitato
Centrale sceglieva il Segretario Generale (Генеральный секретарь ЦК КПСС) del
partito che diveniva di fatto il detentore effettivo del potere.
Che l’elezione di un nuovo pontefice avvenga “sotto chiave” come significa
il termine “conclave” ha buoni motivi storici e comprensibili ragioni pratiche.
Se avvenisse con un’elezione pubblica come quella ad esempio del Presidente
della Repubblica italiana, nella seduta comune del Parlamento, con maggioranza
di due terzi inizialmente e semplice dal terzo scrutinio in poi, si
assisterebbe al mercato dei voti, ad una campagna elettorale e quindi a
promesse (magari indulgenze o simonie) e potrebbe inoltre verificarsi una
situazione di stallo; in conclusione sarebbe poi difficile continuare a
sostenere che il personaggio risultato eletto magari con modalità magari poco
edificanti divenga seduta stante infallibile. Se anche non pesanti come nei
secoli passati (quando re ed imperatori o gruppi di cardinali facevano eleggere
e deponevano a loro piacimento i pontefici e più volte si ebbero papi ed
antipapi in guerra fra di loro) anche le ingerenze secolari si farebbero
sentire.
Dunque è legittimo che l’elezione del Pontefice avvenga a porte chiuse: se
non altro per motivi di decenza (meglio non sapere come arriveranno i cardinali
a concentrare i voti su uno di loro, o meglio come farà costui a ottenerli) .
Ma detto ciò, non si può non vedere come questo tipo di scelta di un capo
sia quanto di più antidemocratico si possa immaginare. La “Glasnost” è vero ha
provocato il crollo dell’Unione Sovietica, ma anche del Muro di Berlino. I muri
del Vaticano sono tuttavia indistruttibili, quindi inutile perdere tempo con la
“Glasnost”.
E’ prevedibile che una religione legata ad un apparato ecclesiastico
strutturato in maniera così autoreferente non possa sperare di espandersi in un
mondo che della trasparenza e della democraticità ha fatto gli ideali da
perseguire, anche se la strada verso di essi si rivela spesso tortuosa. Ma una
riforma interna appare impossibile: ci vorrebbe un miracolo.
Il Papato stesso, come istituzione venutasi a creare gradualmente nel corso
della storia poiché priva di alcun fondamento evangelico (il primato del
vescovo di Roma ha motivi contingenti e storici, ma il “Tu es Petrus” imposto come dogma è un’evidente …impostura).
E se si vede la storia del Cristianesimo sotto questa luce si scopre che l’invenzione
delPapato ed il suo rafforzamento continuo fino a farlo divenire una vera e
propria Monarchia Assoluta ha conferito sí grande potere temporale e politico
alla Chiesa Cattolica , ma è stato ed è altresì la fonte di tutte le
numerosissime scissioni (dagli ortodossi fino ai seguaci di Lefebre) nonché
delle guerre spietate (dal massacro dei Catari/Albigesi attraverso le
persecuzioni ai Valdesi fino alla
Riforma Protestante luterana, con la guerra dei 30 anni e la decimazione
delle popolazioni dell’Europa Centrale).
Dunque il Papato, che in questa forma assolutistica esiste unicamente nella
Chiesa Cattolica,
è uno strumento di dominio ed espansione, ma nel mondo moderno finirà
probabilmente di fare la fine del suo parallelo, il Politbureau. In ogni forma
di organizzazione sia politica che religiosa l’accentramento del potere
conferisce sí per un certo tempo maggior forza espansiva, ma conduce
inesorabilmente alla frantumazione ed al dissolvimento. E ciò soprattutto per
un motivo inevitabile: accentramento si coniuga indissolubilmente con
irrigidimento e dogmatismo. Caratteristiche queste che impediscono il
cambiamento e l’accoglimento delle istanze della base. Cosí si sono dissolti
nel corso della storia tutti gli imperi: quello Persiano, Romano, il Sacro Romano Impero di Carlo
Magno, quello Ottomano, quello Sovietico, altri che non nomino seguiranno.
Se c’è un insegnamento valido che possiamo trarre con certa sicurezza dalla
storia è questo: il crollo degli imperi avviene sempre, ma nei modi e nei tempi
meno prevedibili.
Sarebbe dunque assurdo fare una previsione sulla presumibile durata
ulteriore della Monarchia Vaticano-Cattolica.
Unico punto di riferimento: il dissolvimento è causato dall’accentramento
dei poteri ma non parte mai dall’interno. Ed in questo caso specifico, visto il
segreto assoluto che circonda i poteri centrali e la loro indiscutibilità pena
scomunica ed emarginazione, si può unicamente immaginare che il dissolvimento
non sarà né prossimo né indolore.
Ma intanto possiamo teatralmente goderci la sontuosa commedia del Conclave,
con le fumate nero-bianche e le sfilate in costume, un prolungamento del
Carnevale in periodo quaresimale.
Mi dispiace soltanto per le donne: per la Chiesa cattolica continueranno
ad essere anime di seconda classe. Anzi di terza, visto che al secondo posto ci
sono già i laici maschi.
Keine Kommentare:
Kommentar veröffentlichen