Sonntag, 10. März 2013

 
Si apre il Conclave (cioè si chiudono i Grandi Elettori sotto chiave): curiosi paralleli elettorali. 


Non trascorre praticamente un mese senza che da qualche parte del mondo avvenga un’elezione:  vere, fasulle, democratiche o addomesticate, contestate o ignorate, pilotate, o annullate, ce n’è di ogni gusto e colore.
La settimana entrante inizierà (e forse anche si concluderà) una delle elezioni più curiose per modalità teatrali e per numero di interessati. Non elettori, che sono poco più di un centinaio, ma per i milioni di credenti che si troveranno a riavere presto un sommo capo le cui parole in materia di fede suoneranno infallibili. Un attributo questo che nessun altra monarchia assoluta o dittatura ha mai avuto il coraggio di attribuire ai propri regnanti o conduttori supremi.
Nelle modalità di voto il “conclave” nella Cappella Sistina ricorda da vicino le modalità con cui nell’Unione Sovietica il Politbureau o Comitato Centrale sceglieva il Segretario Generale (Генеральный секретарь ЦК КПСС) del partito che diveniva di fatto il detentore effettivo del potere.
Che l’elezione di un nuovo pontefice avvenga “sotto chiave” come significa il termine “conclave” ha buoni motivi storici e comprensibili ragioni pratiche.
Se avvenisse con un’elezione pubblica come quella ad esempio del Presidente della Repubblica italiana, nella seduta comune del Parlamento, con maggioranza di due terzi inizialmente e semplice dal terzo scrutinio in poi, si assisterebbe al mercato dei voti, ad una campagna elettorale e quindi a promesse (magari indulgenze o simonie) e potrebbe inoltre verificarsi una situazione di stallo; in conclusione sarebbe poi difficile continuare a sostenere che il personaggio risultato eletto magari con modalità magari poco edificanti divenga seduta stante infallibile. Se anche non pesanti come nei secoli passati (quando re ed imperatori o gruppi di cardinali facevano eleggere e deponevano a loro piacimento i pontefici e più volte si ebbero papi ed antipapi in guerra fra di loro) anche le ingerenze secolari si farebbero sentire.
Dunque è legittimo che l’elezione del Pontefice avvenga a porte chiuse: se non altro per motivi di decenza (meglio non sapere come arriveranno i cardinali a concentrare i voti su uno di loro, o meglio come farà costui a ottenerli) .
Ma detto ciò, non si può non vedere come questo tipo di scelta di un capo sia quanto di più antidemocratico si possa immaginare. La “Glasnost” è vero ha provocato il crollo dell’Unione Sovietica, ma anche del Muro di Berlino. I muri del Vaticano sono tuttavia indistruttibili, quindi inutile perdere tempo con la “Glasnost”.
E’ prevedibile che una religione legata ad un apparato ecclesiastico strutturato in maniera così autoreferente non possa sperare di espandersi in un mondo che della trasparenza e della democraticità ha fatto gli ideali da perseguire, anche se la strada verso di essi si rivela spesso tortuosa. Ma una riforma interna appare impossibile: ci vorrebbe un miracolo.
Il Papato stesso, come istituzione venutasi a creare gradualmente nel corso della storia poiché priva di alcun fondamento evangelico (il primato del vescovo di Roma ha motivi contingenti e storici, ma  il “Tu es Petrus” imposto come dogma è un’evidente …impostura).
E se si vede la storia del Cristianesimo sotto questa luce si scopre che l’invenzione delPapato ed il suo rafforzamento continuo fino a farlo divenire una vera e propria Monarchia Assoluta ha conferito sí grande potere temporale e politico alla Chiesa Cattolica , ma è stato ed è altresì la fonte di tutte le numerosissime scissioni (dagli ortodossi fino ai seguaci di Lefebre) nonché delle guerre spietate (dal massacro dei Catari/Albigesi attraverso le persecuzioni ai Valdesi fino alla  Riforma Protestante luterana, con la guerra dei 30 anni e la decimazione delle popolazioni dell’Europa Centrale).
Dunque il Papato, che in questa forma assolutistica esiste unicamente nella Chiesa Cattolica,        
è uno strumento di dominio ed espansione, ma nel mondo moderno finirà probabilmente di fare la fine del suo parallelo, il Politbureau. In ogni forma di organizzazione sia politica che religiosa l’accentramento del potere conferisce sí per un certo tempo maggior forza espansiva, ma conduce inesorabilmente alla frantumazione ed al dissolvimento. E ciò soprattutto per un motivo inevitabile: accentramento si coniuga indissolubilmente con irrigidimento e dogmatismo. Caratteristiche queste che impediscono il cambiamento e l’accoglimento delle istanze della base. Cosí si sono dissolti nel corso della storia tutti gli imperi: quello Persiano,  Romano, il Sacro Romano Impero di Carlo Magno, quello Ottomano, quello Sovietico, altri che non nomino seguiranno.
Se c’è un insegnamento valido che possiamo trarre con certa sicurezza dalla storia è questo: il crollo degli imperi avviene sempre, ma nei modi e nei tempi meno prevedibili.
Sarebbe dunque assurdo fare una previsione sulla presumibile durata ulteriore della Monarchia Vaticano-Cattolica.
Unico punto di riferimento: il dissolvimento è causato dall’accentramento dei poteri ma non parte mai dall’interno. Ed in questo caso specifico, visto il segreto assoluto che circonda i poteri centrali e la loro indiscutibilità pena scomunica ed emarginazione, si può unicamente immaginare che il dissolvimento non sarà né prossimo né indolore.
Ma intanto possiamo teatralmente goderci la sontuosa commedia del Conclave, con le fumate nero-bianche e le sfilate in costume, un prolungamento del Carnevale in periodo quaresimale.
Mi dispiace soltanto per le donne: per la Chiesa cattolica continueranno ad essere anime di seconda classe. Anzi di terza, visto che al secondo posto ci sono già i laici maschi.

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