WAR IS COMING … even if you do not want. Considerazioni politico-economiche su una tragedia annunciata.
WAR IS COMING … even if you do not want.
Considerazioni economiche su una tragedia annunciata.
Correva il Natale 1969, la guerra in Vietnam mieteva enormi vittime e
cresceva nel mondo e negli Stati Uniti
il movimento pacifista. Jpohn Lennon e Yoko Ono acquistarono un’intera pagina
in svariati quotidiani USA e GB e pubblicarono la famosa notizia a caratteri
cubitali:
WAR IS OVER! IF YOU WANT IT Happy Christmas from John & Yoko” (
La guerra che coi bombardamenti indiscriminate sulle popolazioni civili in
tutto il Vietnam (un milione di morti) e poi in Cambogia e Laos, crimini di
guerra ed in dispregio di ogni norma di diritto internazionale erano iniziati
nel 1965 e mezzo milione di soldati USA erano stazionati nel Vietnam. I falchi
del Pentagono mentivano su tutta la linea, dalla provocazione iniziale nel
Golfo del Tonchino, un falso clamoroso montato per giustificare l’attacco al
Vietnam alle perdite ed alle armi usate, alla fine mentivano sugli stessi
obiettivi poiché nell’orgia del massacro avevano perduto di vista il motivo
iniziale, sempre che fosse esistito (che fosse la democrazia evidentemente no,
a Saigon gli USA cambiavano a loro piacimento le marionette piazzate al
governo).
Il messaggio di Lennon & Yoko Ono cadde nel vuoto, e soltanto dopo il
rimpatrio di cinquantamila bare con soldati USA si giunse all’armistizio e
successivamente alla riunificazione del Paese. Liberatosi dall’occupazione USA
e pur senza aver ricevuto un solo dollaro delle compensazioni concordate nel
trattato di pace, il Vietnam è ora un Paese in pieno sviluppo, una crescita del
PIL spesso a due cifre.
E’ divento un Paese democratico? Secondo i parametri Occidentali no, poiché
al potere giungono i funzionari del Partito Unico. Non ci sono elezioni per
decidere quale delle due famiglie (Bush-Clinton) con intermezzo di qualche
altro personaggio si devono scambiare il potere. Non si può d’altra parte
pretendere da un Paese come il Vietnam, il cui territorio era stato
selvaggiamente devastato da ogni sorta di ordigni e veleni (Agent Orange) che
in pochi decenni sorga una classe capitalistica con lobby in grado di decidere
coi finanziamenti elettorali quale
candidato andrà al potere per servire i propri interessi. Può darsi che il modello Occidentale col
tempo si faccia strada, ma senza un “aiuto” esterno sarà difficile convincere
la popolazione che il massimo della felicità e del progresso è concentrale il
90 % delle ricchezze nelle mani di un 1 %
di superricchi.
Per ottenere un simile obiettivo occorre un processo di
“democratizzazione” che aiuti a far
crescere le disuguaglianze fra i cittadini, superando le resistenze di coloro
che non riescono a vedere i lati positivi di questo modello. È un cammino lungo
e difficile, lo vediamo attualmente anche in Europa, dove appunto il modello
d’avanguardia, cioè quello tedesco, basato appunto sulla moderazione salariale,
sulla precarizzazione del lavoro e sull’accumulazione dei capitali per una fascia
ristretta di superricchi viene
accettato unicamente perché alla periferia di questo nuovo impero economico
(che giustamente alcuni hanno già
definito economicamente come il “IV. Reich” ) la crescente miseria dei Paesi
mediterranei viene propagandata come spauracchio per far accettare alle classi
subalterne i sacrifici altrimenti impresentabili.
L’euro è il cemento e l’arma con cui questo disegno è stato avviato: che
sia come alcuni lo definiscono l’arma finale del nuovo Impero germanico o meno
non sappiamo, resta il fatto che soltanto con l’introduzione di questa moneta è
stato possibile deindustrializzare e pauperizzare le altre nazioni.
La trasformazione dell’Europa Unita da associazione di nazioni libere a
Impero Centrale con vassalli privi di sovranità non avviene in una campana di vetro ma deve fare i conti con la
Superprepotenza dall’altra sponda dell’Atlantico. La quale ha sí interesse ad
avere un solo partner in Europa, un Kapo che imponga gli ordini senza necessità
di perdere tempo in lunghe trattative con i vari Paesi sovrani, ma non può
consentire che il “Kapò” divenga anche partner e magari avanzi pretese o
discuta gli ordini. I privilegi concessi (Piano Marshall) avevano ed hanno un prezzo e questo va
pagato senza discutere e perennemente alla Superprepotenza statunitense, la
quale vigila, vede ed ascolta tutto, anche il telefonino della Cancelliera.
L’Ucraina ed il problema della Superprepotenza.
Il sogno di rimanere l’unica potenza mondiale e poter fare e disfare tutto
ed ovunque a proprio piacimento ha montato la testa ai falchi politici ed ai
generali statunitensi facendo dimenticare loro le cocenti sconfitte (Vietnam):
con arroganza e faciloneria pari
soltanto alla loro ignoranza costoro si sono lanciati in avventure guerresche
non solo criminali ma completamente insensate, tanto che sembra cambiato
addirittura il paradigma che nel corso della Storia era stato sempre il movente
di tutte le guerre: che si facevano per vincere ed occupare altri territori.
Ora sembra in vece che si facciano non per vincere ma per guadagnare … i profitti di guerra sono cioè l’unico
fine riconoscibile, vinta o perduta la guerra va sempre bene per chi la
finanzia. È una supposizione,
confermata però dal fatto che nonostante gli USA collezionino nel mondo una
sconfitta dopo l’altra, continuano con l’identica strategia, come il pazzo che
per lenire il mal di testa la sbatte contro il muro e ad ogni colpo aumenta
l’energia pensando così di diminuire il dolore.
La Superprepotenza non è certo del tutto priva di menti ancora in grado di
ragionare: ma costoro sono relegati ad un ruolo subordinato in funzione del
disegno principale (che è la guerra per la guerra). Ad esempio sostituendo
temporaneamente un Presidente impresentabile (Bush) con un volto nuovo e gradito
al mondo, un Obama - pelliccia di pecora per nascondere i preparativi delle
prossime aggressioni che infatti non sono mancate.
E se c`è un campo nel quale la Superprepotenza eccelle, questo è la
manipolazione dei media. Evidentemente alla fine della seconda guerra mondiale
oltre ai tecnici hitleriani per lo sviluppo dei missili devono essere stati
importati dalla Germania anche gli specialisti delle manipolazione
dell’informazione, quelli del Ministero di Goebbels.
Devono essere arrivati prima dell’Armata Rossa ed averli prelevati tutti
loro, poiché in materia di manipolazione dell’informazione la Russia è
chiaramente in svantaggio.
La crisi ucraina lo dimostra chiaramente: la guerra delle menzogne è stata
clamorosamente vinta dalla Superprepotenza, tanto che pur avendo per stessa
propria ammissione predisposto il golpe a Kiev, è riuscita a far credere
all’opinione pubblica internazionale che in realtà è stata la Federazione Russa
ad intervenire in Ucraina. La Superprepotenza statunitense voloeva unicamente
le basi navali in Crimea, ovviamene per
interposta persona (NATO).
Un crimine dunque che la Federazione Russa non sia rimasta a guardare il
completamento del proprio accerchiamento da parte della NATO che, ricordiamolo,
è una creatura della Guerra Fredda sorta unicamente in funzione antisovietica.
Lo smacco maggiore è stato però il metodo: per staccare la Crimea
dall’Ucraina (ciò riprendersi il territorio scioccamente regalatole un mezzo secolo prima) la Federazione Russ
non ha dovuto ricorrere a bombardamenti indiscriminati sulla capitale con
vittime civili come fecero la NATO e gli USA su Belgrado per strappare il
Kosovo alla Serbia.
Il governo della Federazione Russa con un referendum e senza una sola vittima aveva sventato l’attacco
fatale alle proprie basi navali in Crimea, irrinunciabili per la difesa. Una
differenza di stile e di metodo che dimostra da che parte stanno i criminali di
guerra e da quale chi vuole unicamente salvaguardare la sicurezza della propria
Nazione.
La Superprepotenza non ha saputo accettare la sconfitta e possiamo credere
che per ritornare alla ragione ne avrà bisogno di un’altra, questa volta però
purtroppo cruenta e con un numero incalcolabile di vittime. L’Europa e
segnatamente l’Impero Centrale hanno capito che continuando a servire gli
innominabili interessi della cricca militaristica statunitense corrono tutti i
pericoli senza alcun utile. Ma coinvolti come sono nella menzogna che finora
hanno contribuito a diffondere, non sanno non possono o non vogliono ammettere
l’errore.
Nella Storia l’ammissione dell’errore è stata sempre la via della salvezza,
ma sono state unicamente eccezioni i pochi casi in cui ciò è avvenuto. Ad esempio la rinuncia della
Francia gollista a mantenere soggetta l’Algeria. Ma solo i grandi uomini hanno
il coraggio di riconoscere gli errori e rimediarvi: e sono proprio questi che
mancano oggigiorno, abbiamo in Occidente soltanto nanerottoli vili e servili.
Per questo prepariamoci ad andare incontro ad una nuova tragedia, e
soprattutto a preparare le forme di resistenza contro questa ennesima pazzia
umana.
Più presto la verità si farà strada, tanto prima tornerà la pace e minori
saranno le vittime.
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