Dienstag, 10. Februar 2015

WAR IS COMING … even if you do not want.                                         Considerazioni politico-economiche su una tragedia annunciata.


WAR IS COMING … even if you do not want.
Considerazioni economiche su una tragedia annunciata.
Correva il Natale 1969, la guerra in Vietnam mieteva enormi vittime e cresceva nel mondo e negli  Stati Uniti il movimento pacifista. Jpohn Lennon e Yoko Ono acquistarono un’intera pagina in svariati quotidiani USA e GB e pubblicarono la famosa notizia a caratteri cubitali:
WAR IS OVER! IF YOU WANT IT Happy Christmas from John & Yoko” (
La guerra che coi bombardamenti indiscriminate sulle popolazioni civili in tutto il Vietnam (un milione di morti) e poi in Cambogia e Laos, crimini di guerra ed in dispregio di ogni norma di diritto internazionale erano iniziati nel 1965 e mezzo milione di soldati USA erano stazionati nel Vietnam. I falchi del Pentagono mentivano su tutta la linea, dalla provocazione iniziale nel Golfo del Tonchino, un falso clamoroso montato per giustificare l’attacco al Vietnam alle perdite ed alle armi usate, alla fine mentivano sugli stessi obiettivi poiché nell’orgia del massacro avevano perduto di vista il motivo iniziale, sempre che fosse esistito (che fosse la democrazia evidentemente no, a Saigon gli USA cambiavano a loro piacimento le marionette piazzate al governo).
Il messaggio di Lennon & Yoko Ono cadde nel vuoto, e soltanto dopo il rimpatrio di cinquantamila bare con soldati USA si giunse all’armistizio e successivamente alla riunificazione del Paese. Liberatosi dall’occupazione USA e pur senza aver ricevuto un solo dollaro delle compensazioni concordate nel trattato di pace, il Vietnam è ora un Paese in pieno sviluppo, una crescita del PIL spesso a due cifre.
E’ divento un Paese democratico? Secondo i parametri Occidentali no, poiché al potere giungono i funzionari del Partito Unico. Non ci sono elezioni per decidere quale delle due famiglie (Bush-Clinton) con intermezzo di qualche altro personaggio si devono scambiare il potere. Non si può d’altra parte pretendere da un Paese come il Vietnam, il cui territorio era stato selvaggiamente devastato da ogni sorta di ordigni e veleni (Agent Orange) che in pochi decenni sorga una classe capitalistica con lobby in grado di decidere coi  finanziamenti elettorali quale candidato andrà al potere per servire i propri interessi.  Può darsi che il modello Occidentale col tempo si faccia strada, ma senza un “aiuto” esterno sarà difficile convincere la popolazione che il massimo della felicità e del progresso è concentrale il 90 % delle ricchezze nelle mani di un 1 %  di superricchi.
 
Per ottenere un simile obiettivo occorre un processo di “democratizzazione”  che aiuti a far crescere le disuguaglianze fra i cittadini, superando le resistenze di coloro che non riescono a vedere i lati positivi di questo modello. È un cammino lungo e difficile, lo vediamo attualmente anche in Europa, dove appunto il modello d’avanguardia, cioè quello tedesco, basato appunto sulla moderazione salariale, sulla precarizzazione del lavoro e sull’accumulazione dei capitali per una fascia ristretta di  superricchi viene accettato unicamente perché alla periferia di questo nuovo impero economico (che giustamente alcuni  hanno già definito economicamente come il “IV. Reich” ) la crescente miseria dei Paesi mediterranei viene propagandata come spauracchio per far accettare alle classi subalterne i sacrifici altrimenti impresentabili.     
L’euro è il cemento e l’arma con cui questo disegno è stato avviato: che sia come alcuni lo definiscono l’arma finale del nuovo Impero germanico o meno non sappiamo, resta il fatto che soltanto con l’introduzione di questa moneta è stato possibile deindustrializzare e pauperizzare le altre nazioni.

La trasformazione dell’Europa Unita da associazione di nazioni libere a Impero Centrale con vassalli privi di sovranità  non avviene in una campana di vetro ma deve fare i conti con la Superprepotenza dall’altra sponda dell’Atlantico. La quale ha sí interesse ad avere un solo partner in Europa, un Kapo che imponga gli ordini senza necessità di perdere tempo in lunghe trattative con i vari Paesi sovrani, ma non può consentire che il “Kapò” divenga anche partner e magari avanzi pretese o discuta gli ordini. I privilegi concessi (Piano Marshall)  avevano ed hanno un prezzo e questo va pagato senza discutere e perennemente alla Superprepotenza statunitense, la quale vigila, vede ed ascolta tutto, anche il telefonino della Cancelliera.

L’Ucraina ed il problema della Superprepotenza.
Il sogno di rimanere l’unica potenza mondiale e poter fare e disfare tutto ed ovunque a proprio piacimento ha montato la testa ai falchi politici ed ai generali statunitensi facendo dimenticare loro le cocenti sconfitte (Vietnam): con  arroganza e faciloneria pari soltanto alla loro ignoranza costoro si sono lanciati in avventure guerresche non solo criminali ma completamente insensate, tanto che sembra cambiato addirittura il paradigma che nel corso della Storia era stato sempre il movente di tutte le guerre: che si facevano per vincere ed occupare altri territori. Ora sembra in vece che si facciano non per vincere ma per guadagnare  … i profitti di guerra sono cioè l’unico fine riconoscibile, vinta o perduta la guerra va sempre bene per chi la finanzia.  È una supposizione, confermata però dal fatto che nonostante gli USA collezionino nel mondo una sconfitta dopo l’altra, continuano con l’identica strategia, come il pazzo che per lenire il mal di testa la sbatte contro il muro e ad ogni colpo aumenta l’energia pensando così di diminuire il dolore.
La Superprepotenza non è certo del tutto priva di menti ancora in grado di ragionare: ma costoro sono relegati ad un ruolo subordinato in funzione del disegno principale (che è la guerra per la guerra). Ad esempio sostituendo temporaneamente un Presidente impresentabile (Bush) con un volto nuovo e gradito al mondo, un Obama - pelliccia di pecora per nascondere i preparativi delle prossime aggressioni che infatti non sono mancate.
E se c`è un campo nel quale la Superprepotenza eccelle, questo è la manipolazione dei media. Evidentemente alla fine della seconda guerra mondiale oltre ai tecnici hitleriani per lo sviluppo dei missili devono essere stati importati dalla Germania anche gli specialisti delle manipolazione dell’informazione, quelli del Ministero di Goebbels.

Devono essere arrivati prima dell’Armata Rossa ed averli prelevati tutti loro, poiché in materia di manipolazione dell’informazione la Russia è chiaramente in svantaggio.
La crisi ucraina lo dimostra chiaramente: la guerra delle menzogne è stata clamorosamente vinta dalla Superprepotenza, tanto che pur avendo per stessa propria ammissione predisposto il golpe a Kiev, è riuscita a far credere all’opinione pubblica internazionale che in realtà è stata la Federazione Russa ad intervenire in Ucraina. La Superprepotenza statunitense voloeva unicamente le basi navali in Crimea,  ovviamene per interposta persona (NATO).
Un crimine dunque che la Federazione Russa non sia rimasta a guardare il completamento del proprio accerchiamento da parte della NATO che, ricordiamolo, è una creatura della Guerra Fredda sorta unicamente in funzione antisovietica.
Lo smacco maggiore è stato però il metodo: per staccare la Crimea dall’Ucraina (ciò riprendersi il territorio scioccamente regalatole  un mezzo secolo prima) la Federazione Russ non ha dovuto ricorrere a bombardamenti indiscriminati sulla capitale con vittime civili come fecero la NATO e gli USA su Belgrado per strappare il Kosovo alla Serbia.
Il governo della Federazione Russa con un referendum e senza  una sola vittima aveva sventato l’attacco fatale alle proprie basi navali in Crimea, irrinunciabili per la difesa. Una differenza di stile e di metodo che dimostra da che parte stanno i criminali di guerra e da quale chi vuole unicamente salvaguardare la sicurezza della propria Nazione.

La Superprepotenza non ha saputo accettare la sconfitta e possiamo credere che per ritornare alla ragione ne avrà bisogno di un’altra, questa volta però purtroppo cruenta e con un numero incalcolabile di vittime. L’Europa e segnatamente l’Impero Centrale hanno capito che continuando a servire gli innominabili interessi della cricca militaristica statunitense corrono tutti i pericoli senza alcun utile. Ma coinvolti come sono nella menzogna che finora hanno contribuito a diffondere, non sanno non possono o non vogliono ammettere l’errore.
Nella Storia l’ammissione dell’errore è stata sempre la via della salvezza, ma sono state unicamente eccezioni i pochi casi in cui ciò è  avvenuto. Ad esempio la rinuncia della Francia gollista a mantenere soggetta l’Algeria. Ma solo i grandi uomini hanno il coraggio di riconoscere gli errori e rimediarvi: e sono proprio questi che mancano oggigiorno, abbiamo in Occidente soltanto nanerottoli vili e servili.
Per questo prepariamoci ad andare incontro ad una nuova tragedia, e soprattutto a preparare le forme di resistenza contro questa ennesima pazzia umana.
Più presto la verità si farà strada, tanto prima tornerà la pace e minori saranno le vittime.   






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