“ Amara” o
“Weimarer” Repubblica ? Analogie e le
differenze.
Il significato
delle recenti elezioni politiche in Italia per l’ Unione Europea.
La scrittura non
lo rivela immediatamente, ma la pronuncia chiarisce la somiglianza: “Weimarer”
suona come in italiano “vaimara”, e quella proclamata il
9
novembre 1918 nella città di Goethe e Schiller è stata invero una repubblica amara: come sembra avviarsi ad essere quella italiana.
Come è noto quell'esperimento finí il 30 gennaio del 1933 con il conferimento dei poteri a
Hitler (c’è casualmente un altro 9 novembre fatidico nella storia tedesca, quello del 1938,
la “Notte dei Cristalli” – Reichskristallnacht - cioè il pogrom contro gli
ebrei, la demolizione delle vetrine dei loro negozi - di qui il nome - e
l’incendio delle sinagoghe).
Sui motivi che
condussero alla fine di quella Repubblica ed alla tragica decisione del suo
Presidente, il vecchio maresciallo von Hindenburg, di conferire l’incarico di
cancelliere a Hitler c’è una letteratura sterminata con le più diverse
interpretazioni.
Ma su due
aspetti sono concordi quasi tutti gli
storici: l’ingovernabilità a motivo della frantumazione dei partiti e le scelte
economiche disastrose prese nell’ultimo biennio dal cancelliere Heinrich
Brüning.
Costui, perduta
la maggioranza parlamentare, finí per governare con decreti d’emergenza,
puntando al risanamento dell’economia attraverso misure inaudite di austerità,
risparmi sulla pelle dei meno abbienti.
Ben presto il suo nome fu associato
alla battuta “Brüning verordnet Not”, un gioco di parole poiché in
tedesco “Not” significa
“emergenza” ma anche “carenza”, “miseria”, “difficoltà”, quindi “Notverordnung” (regolamento d’emergenza)
diventava anche “regolamento per imporre miseria”.
Il Parlamento
della Repubblica di Weimar, senza maggioranza, era stato dunque di fatto già esautorato
da Brüning. Hitler non fece che
trasformare in pratica ordinaria quella che prima era una procedura di emergenza.
Paragonare
direttamente Brüning a Monti sarebbe scorretto, poiché sebbene le rispettive
formazioni accademiche siano in certa misura paragonabili (sperando che Bruning non se l'abbia a male dall'aldilá, poiché era comunque un grande e riconosciuto studioso della materia), ben diverse furono
le difficoltà che i due dovettero affrontare. L’Italia pur rovinata da anni di
berlusconismo e corruzione a tutti i
livelli non può certo essere paragonata alla disastrosa situazione della
Germania nel decennio dopo la sconfitta della prima guerra mondiale, con le
enormi riparazioni di guerra da pagare e quindi con costrizioni di bilancio che Brüning non poteva anche volendolo evitare. Commise sí errori, ma le alternative erano quasi inesistenti.
La crisi del 1929
e quella del 2007 è vero, non sono a loro volta comparabili, poiché questa attuale è
incomparabilmente più grave, anche se non lo sembra. Infatti mentre col New
Deal Roosewelt applicando misure di politica keynesiana riuscì a risollevare l’economia americana,
in tutta Europa la sciagurata decisione di continuare a tutti i costi il
fallimentare esperimento dell’euro ha
fatto piombare tutte le economie in una recessione che senza inversione di
rotta porterà al sicuro disastro, a cominciare dallo svuotamento della
democrazia. Ma le costrizioni economiche sono infinitamente minori di quelle del 1929, quindi basterebbero decisioni sensate e un pochino di coraggio per opporsi ai profittatori della finanza internazionale. Ma il coraggio come ben sapeva don Abbondio, se uno nn ce l'ha no nse lo può dare.
Le
somiglianze con la Repubblica di Weimar sono per altro verso impressionanti: Brüning dovette
esautorare il Parlamento per imporre misure deflazionistiche (che ebbero il solo risultato di far aumentare
spaventosamente la disoccupazione).
Monti ha fatto la
stessa cosa, con ovviamente analoghi risultati (evidentemente la storia non fa
parte delle materie di studio di tutti gli economisti), ma non ha dovuto
ricorrere a decreti di emergenza poiché anche se nominato al di fuori di ogni
regola democratica, ha ricevuto per oltre un anno la piena approvazione di
praticamente tutti i partiti, in un parlamento che si era autoridotto a supino
strumento “approvatutto”, i parlamentari squalificati a comparse con la
funzione unica di premere il bottone per approvare le leggi assurde escogitate
dal tecnocrate loro imposto dal Presidente della Repubblica. Che a sua volta
non sarebbe corretto paragonare a von Hindenburg, che era sí un militarista, ma
non ex stalinista, e se prendeva decisioni deprecabili, almeno lo faceva di
testa sua e non in obbedienza alle direttive di una cancelliera tedesca.
I confronti fra
l’attuale “amara repubblica” italiana e quella di Weimar potrebbero continuare, anche nei dettagli delle
rispettive misure economiche si trovano purtroppo inquietanti paralleli.
Ma passiamo al
commento delle recenti elezioni in Italia, che non resteranno senza influenza
su quelle d’autunno in Germania. E vediamo la vera novità che può dare speranza
alla Penisola.
Inizialmente è
sorprendente osservare come quasi tutti i commentatori della prima ora, anche
quelli stranieri, una volta confermatasi la situazione di stallo nei risultati
elettorali in Italia, abbiano ripetuto sostanzialmente le identiche
interpretazioni. Come se tutti stessero riferendo sulla base di una velina loro
trasmessa dal regime. Che è poi quello che si legge sui media italiani,
notoriamente supina stampa di regime.
Ridotta
all’essenza cioè, l’identica affermazione: "da un populista (Berlusconi)
all'altro (Grillo)".
Tutti costoro
fingono di ignorare che mentre Berlusconi era entrato in politica per poter far
approvare leggi atte a cancellare o almeno far cadere in prescrizione i reati
di cui era accusato in un gran numero di processi (corruzione di giudici,
evasione fiscale ecc. ecc.), e quindi
per salvare il suo impero finanziario e non finire in galera, il comico Grillo
ha fondato un movimento aperto, e non
si è personalmente nemmeno candidato.
I candidati
del "Movimento 5 Stelle"sono per lo più giovani che si sono
impegnati ad agire in Parlamento per al massimo due mandati, e perseguono un
unico obiettivo: porre fine ad un
sistema politico incredibilmente corrotto e ripristinare la democrazia
in Italia.
I media tutti,
non trovando altri appigli per denigrarli, li hanno subito accusati di
"inesperienza politica”, dimenticando che in Italia questa non è un’offesa
ma un grande riconoscimento, poiché tutti sanno che i politici, se qualificati
“esperti”, lo sono in due cose
soltanto: mentire e rubare.
Contrariamente
alle menzogne circolanti su tutti i media italiani e sulla maggior parte di
quelli europei, il "Movimento 5 Stelle" (che si configura come una
“insurrezione delle persone dignitose contro la corruzione politica
generalizzata”) ha pubblicato un
programma chiaro trasparente e dettagliato, che chiunque volendo può leggere in
internet.
Ed è
sostanzialmente solo grazie ad internet,
l'unica piattaforma che avuta a disposizione, che il "Movimento 5 Stelle" ha potuto organizzarsi: un
parallelo inquietante con le rivolte contro le dittature nei paesi arabi: come
in Egitto ed in Tunisia, anche in Italia il Movimento non poteva contare su una
stampa di regime per esprimersi.
Il successo del
"Movimento 5 Stelle" è tanto più ammirevole se si pensa alla costante
e pervicace disinformazione e diffamazione alla quale è stato soggetto da parte
degli scribi venduti al regime: praticamente tutti i giornali italiani e la
televisione sono dominati o da Berlusconi o da partiti e istituzioni che
ricevono appositi fondi governativi per i propri organi di stampa, che
altrimenti dovrebbero chiudere, visto che per le menzogne che scrivono non
trovano più lettori sufficienti a mantenerli.
I partiti tradizionali avevano provato di
tutto per screditare il "Movimento 5 Stelle" ed addirittura
impedirgli di partecipare alle elezioni (avevano escogitato addirittura una
modifica della legge elettorale finalizzata a tale ignobile manovra).
Ma fortunatamente è stato tutto inutile, ed
ora il risultato si vede: almeno un
elettore su quattro ha creduto alla possibilità di un rinnovamento politico con
del Movimento 5 Stelle.
In un Paese
fondamentalmente conservatore e restio al cambiamento delle tradizioni di voto,
dove si decide per schemi ed etichette e si cambia più facilmente il panettiere
ed il barbiere che non il partito, il risultato è impressionante.
Se si legge il
programma del Movimento si vede subito che contiene obiettivi precisi e in gran
parte scontati per ogni democrazia degna di questo nome: ad es. nessun
parlamentare che ha subito condanne penali
(attualmente erano circa un centinaio i delinquenti seduti in
parlamento, non pochi condannati per affiliazione mafiosa !).
Inoltre
trasparenza amministrativa,
eliminazione dei privilegi e degli sprechi (ad es. no al finanziamento
pubblico dei partiti e della stampa), investimenti nelle energie rinnovabili,
nella formazione scolastica, e simili.
Dunque un
programma tutt’altro che “populista” e che ogni democratico vero non potrebbe
che approvare (curiosamente molti di questi punti, all’ultima ora sono stati
copiati di sana pianta dai partiti tradizionali quando si sono accorti che i
sondaggi elettorali erano loro sfavorevoli! Un patetico quanto volgare
tentativo di strappare consensi assolutamente immeritati.
Quali influenze
avrà il voto sulla politica del resto d’Europa?
Vi è un punto del
programma del "Movimento 5 Stelle" che preoccupa i governanti
europei: il referendum sulla continuazione o la cessazione dell'esperimento
"euro".
Se l'Unione
europea fosse una vera democrazia e non fosse invece degenerata in una
costruzione burocratica distante e sempre più estranea alla vita dei cittadini,
una decisione così gravida di conseguenze come l’introduzione dell’euro avrebbe
dovuto essere presa con referendum. Ma visto la resistenza dei cittadini in
alcuni Stati (Francia, Irlanda, Olanda) ad approvare i trattati europei
(Maastricht, Lisbona), i burocrati
della Commissione Europea ed i deputati del Parlamento Europeo hanno preferito
imporre le decisioni prese nei sempre più frequenti “incontri al vertice” semplicemente
ignorando il parere dei cittadini europei.
La democrazia in
Europa somiglia sempre più ad un guscio vuoto: qualcosa che con somma ipocrisia
viene prescritto ad altre Nazioni (ad esempio la Cina e la Russia, la Turchia
…- facendone una condizione per la stessa ammissione alla CE, laddove invece …
non la si pratica più !!).
Dove “ombrelli di
salvataggio“,”patti fiscali” , trasferimenti di somme enormi dalle tasche dei
contribuenti a banche per “salvataggi” incontrollati vengono decisi senza il
più pallido confronto democratico e con la più grande opacità per non dire
apertamente inganno.
Che
l'introduzione dell'euro sia stata imposta insensatamente contro gli
avvertimenti di tutti i maggiori economisti politicamente indipendenti, è ormai
noto. Altrettanto noto è che i responsabili politici, pur sapendo come i
bilanci presentati da vari Stati per l’ammissione all’area euro erano
completamente falsi e non valevano la carta su cui erano scritti, avevano finto di non vedere e non sentire, pur di
non mettere in pericolo la decisione già comunque presa a priori. Sono gli
stessi che continuano falsamente a definire "moneta unica" quella che
al massimo potrebbe essere definita “mezza moneta unica” poiché solo 17 dei 27
Stati membri l’anno voluta, ed è da escludere che chi è fortunatamente rimasto
fuori dall’esperimento voglia mettersi stupidamente nei guai partecipandovi in
futuro.
La
"difesa" dell’ euro" (nessuno dice mai contro "chi" o
"cosa" sia questa difesa, se non con termini vaghi e senza senso come
"i mercati", la "finanza", ecc) viene dichiarata una
priorità assoluta, l’ euro è il "vitello d'oro" adorato devotamente
dai capi di Stato europei durante i sempre più frequenti quanto inutili
incontri al vertice.
Una divinità per
servire la quale nessun sacrificio è troppo gravoso, soprattutto se a farlo
sono gli altri: lavoratori a basso reddito, precari, pensionati, giovani
disoccupati, insomma tutti coloro che non possono permettersi di pagare i
lobbisti a Bruxelles per far approvare leggi ap proprio favore.
In mancanza di
argomentazioni viene ripetuta fino alla nausea litania "Se l'euro cade
l'Europa" (uno slogan talmente stupido che difficilmente trova l’eguale: non c’era forse un’Europa PRIMA e
SENZA l’euro?! La domanda seria è
invece: fino a quando ci sarà ancora un’Europa Unita CON l’euro?
Che con
stupidaggini e menzogne i politici irresponsabili europei non si facciano
scrupolo alcuno di compromettere il futuro di un'intera generazione - fino al
50% di giovani disoccupati in molti Paesi – distruggendo insieme alle basi economiche
la democrazia in Europa, non li preoccupa minimamente. La loro preoccupazione
principale è mantenere attiva e
“lubrificata” la macchina che
garantisce il potere.
Proprio contro
tale politica irresponsabile ed egoista ora lottano giovani in tutto il
Continente: la rivolta vittoriosa del "Movimento 5 Stelle" in Italia
è solo una tappa di questa lotta per una improcrastinabile rinascita
democratica dei loro Paesi e dell'Unione europea.
Il futuro ci dirà
se a dirigere la politica europea continueranno ad essere i 15.000 lobbisti
pagati dalle multinazionali internazionali di ogni settore industriale e del
mondo della finanza che agiscono a
Bruxelles ed a Strasburgo per indurre i funzionari dell'UE ad approvare leggi
che consentano loro sempre maggiori profitti, o se saranno invece, come si
spera, i cittadini europei dopo che avranno spazzato via democraticamente
l’attuale corrotta classe politica.
In questo
contesto, la libertà di stampa sarebbe di grande importanza. Ma considerando
che sarà ben difficile ottenerla, ci si dovrà accontentare di internet. Sempre
che ai burocrati di Bruxelles non venga l’idea di vietare anche questo
strumento (e non sono mancati i tentativi, finora scongiurati).
Dunque anche qui
occorre sorveglianza continua ed impegno:
come recentemente è stato fatto con la raccolta di un milione di firme
per scongiurare la privatizzazione delle acque potabili prevista con legge ad
hoc dalla Commissione Europea, ovviamente per aumentare i profitti delle
multinazionali dell’acqua.
E dunque anche in
questo contesto è preziosa la vittoria del “Movimento 5 Stelle”, poiché
la prossima scadenza di questa lotta saranno le elezioni del Parlamento
Europeo.
Le prossime elezioni europee dovrebbero essere per il 2014 e, qualunque improbabile riforma venga fatta nel mentre per rivitalizzare l'istituzione, difficilmente il parlamento sarà qualcosa di più di una tribuna per oratori tipo Nigel Farage che ne fustigano la funzione.
AntwortenLöschenResta comunque dubbio che questa per noi italiani sia la prossima scadenza: col risultato di ieri è per me molto probabile che ci saranno elezioni nazionali anticipate in un contesto di grande tensione e (dio voglia anche grazie a Grillo) con una nuova più decente legge elettorale.