Mittwoch, 20. Februar 2013

  „L'irresistibile ascesa di Arturo Ui “ ed il trust dell'euro


Il titolo corretto sarebbe „ resistibile “, ma nelle ciercostanze attuali deve essere purtroppo aggiornato. 
„Il grembo che l’ha generato è ancora fecondo” ( „Der Schoß ist fruchtbar noch, aus dem das kroch“) 
Con questa frase termina infatti il dramma „La resistibile ascesa di Arturo Ui “ (Der aufhaltsame Aufstieg des Arturo Ui) scritto da Bertolt Brecht nel 1941. E’ una parodia/allegoria dell’ascesa hitleriana al potere, il dittatore impersonato da un ganster e il dramma ambientato a Cicago ma con chiari riferimenti ai fatti storici rispecchiati anche con giochi di parole nei nomi dei personaggi (Dogsborough → Paul von Hindenburg, Arturo Ui → Adolf Hitler, Giri → Hermann Göring). 
E’ andato di recente in scena al Teatro Carignano di Torino, e negli scorsi anni in altri teatri italiani, quindi dovrebbero essere noto e comunque basta un’occhiata in Wikipedia per sapere di che cosa si tratta.
Se dovesse attualizzare questo dramma in riferimento ai tempi che corrono, Brecht probabilmente invece del “trust dei cavoli” parlerebbe del “trust dell’euro”.
E per il resto dovrebbe cambiare ben poco: invece degli omicidi fra ganster i suicidi degli “esodati”. E non dovrebbe nemmeno inserire la scena in cui Auturo Ui prende lezioni di dizione da un attore per imparare i trucchi retorici per far passare le menzogne nei discorsi pubblici, poiché gli Arturo Ui attuali sono abilissimi in quest’arte, inetti in ogni altro settore, sono maestri insuperabili nell’arte della menzogna. Più spudorate sono più credibili appaiono.
Unica differenza fondamentale è il numero fortemente cresciuto di questi ganster imbonitori del pubblico sprovveduto che è il vero imputato del dramma: “imparate a vedere e capire invece di restare a guardare scioccamente imbambolati” è infatti il messaggio finale (in tedesco è più efficace e conciso, ma in italiano manca un verbo per rendere da solo il significato). 

Come nel dramma brechtiano, anche nella realtà contemporanea la scena iniziale si svolge in una banca.
E’ il 28. September 2008, domenica: contro ogni buona regola dell’economia di mercato, la cancelliera tedesca Merkel e il ministro delle finanze Peer Steinbrück (SPD) decidono di salvare la Hypo Real Estate Holding (HRE), una banca sull’orlo del fallimento.
Salvataggio ovviamente coi soldi dei contribuenti. Come giustificazione vale il pericolo che l’insolvenza danneggi l’intero sistema bancario e trascini nella rovina anche i fondi e assicurativi, insieme alle altre banche che incautamente hanno depositato i loro fondi presso la suddetta Holding.
L’allora direttore della Deutsche-Bank, Josef Ackermann si spinge addirittura a dire che non è il salvataggio di una banca … ma dei cittadini poiché a rischio sarebbero i depositi di casse pensione, assicurazioni sociali e … fondi delle Chiese.
Un’ affermazione impossibile da verificare poiché contestualmente tutti i dati sui beneficiari  del salvataggio vengono dichiarati “segreto di Stato”. Nel frattempo sappiamo che avevano buoni motivi per tenere nascosti i nomi, che comunque sono trapelati: c’è da restare di stucco nel constatare quanti ne hanno approfittato, tutti gli incoscienti istituti bancari ed i gestori allegri dei fondi loro affidati, tutti meno i cittadini derubati. 
Questo non è stato che uno dei primi esempi di una interminabile serie di “salvataggi di banche nell’interesse dei cittadini” che sono il sommo dello scherno, poiché è un po’ come dire: “Ti rubo io qualche soldo dalle tasche per evitare che altri te ne rubino di più”.
Questa moderna trovata per trasferire soldi dalle tasche dei cittadini a quelle delle Holding bancarie è stata battezzata “salvataggio” di chi è “too big to fail” “troppo grande per lasciarlo fallire” o “Systemrelevant” (un eufemismo ancor più cinico per dire “decisivo per il sistema” : il sistema appunto della truffa ai cittadini). 

Ma il fatto più grave non è nemmeno questo: anzi questa rapina autolegalizzata dai politici è divenuta possibile soltanto perché i cittadini hanno accettato un primo gravissimo e indecente sopruso: il trattato di Maastricht (e quello di Lisbona) e l’introduzione insensata dell’euro, in violazione crassa dei più elementari criteri economici e finanziari.
Già un anche  mediocre studente di economia al primo semestre sarebbe in grado di giudicare l’assurdità dell’euro, dunque non crederemo mai che i professoroni non sapessero cosa facevano: mentivano sapendo di mentire, deridendo i colleghi più onesti (ma non venduti ai politici corrotti) che mettevano in guardia contro l’assurdità che poi venne veramente commessa.
Buon per molti Stati che rimasero fuori dalla moneta unica, questi sono i veri “salvati” mentre gli altri sono i “sommersi” per riprendere un titolo di Primo Levi. Stati Scandinavi, Polonia, Repubblica Ceca, Gran Bretagna, tnato per citarne alcuni, sono i fortunati/intelligenti  sfuggiti alla maledizione dell'euro.  

Ora assistiamo al proseguimento delle menzogne, anche perché per un politico ammettere di aver mentito per anni significherebbe la fine immediata della carriera, un suicidio. 
Ma non ovunque: non in Italia, dove le menzogne sono date per scontate, e ciò che vale è unicamente saperle presentare bene. "Una menzogna che fa bene vale più di una che deprime" è la non scritta legge italica. Cinico dirlo, ma quando non c’è altra scelta ci si accontenta anche del poco. 

In Italia l’Arturo Ui  sta risalendo nei pronostici. E che sia proprio il solito pluri-indagato e pluri-prescritto o un altro a prendere il potere, alla fine sarà la stessa cosa. Come si spiega?
Gli italiani nella maggioranza hanno perduto ogni discernimento? Questa è la domanda che ogni emigrato si sente rivolgere all’estero. 

La risposta è semplice: no, gli Italiani non sono probabilmente nellal maggioranza rimbambiti.
Ma contrariamente a quando avviene in quasi tutto il resto del mondo, in Italia gli elettori non votano un partito perché lo appoggiano o si riconoscono nel suo programma: sanno benissimo che i programmi non valgono la carta su cui sono scritti. 
In Italia di regola si vota non PER  ma CONTRO. E dunque non meraviglia che una percentuale impressionante si esprima per il vecchio incantatore di serpenti Berlusconi.
Non sono voti per lui, ma soprattutto voti CONTRO una sedicente sinistra che è stata al governo più volte facendo non si sa se più ribrezzo o più pietà, e comunque si è dimostrata incapace in tutto meno che nel sommo disprezzo verso gli elettori, confermato anche ai più affezionati creduloni dalla sottomissione sconcia e servile del PD ai voleri di un Monti, piazzato al governo senza alcuna legittimazione democratica.    

Ma la risposta non è completa: esiste infatti un’alternativa ben chiara, il Movimento a 5 Stelle che in qualunque altro Paese del mondo sulla base del programma e dei primi esempi di gestione a livello comunale varrebbe almeno il rischio di una prova poiché se anche solo il 10 % del programma di questo Movimento  venisse realizzato gli italiani starebbero meglio che con qualunque altro partito.
Tuttavia due elementi bloccano la possibilità di questa scelta: uno è la censura di fatto nei confronti del Movimento, che non ha il minimo riscontro sulla stampa e sulle TV vendute al regime. I luridi scribi di tutti i quotidiani che sopravvivono soltanto grazie alle sovvenzioni statali si guardano bene dallo scavarsi la fossa anche solo nominando il Movimento, poiché unj punto del programma è appunto il taglio degli scandalosi contributi. 
La disinformazione gioca quindi un ruolo decisivo contro il Movimento.
Ma c’è di più: ormai la corruzione che ha di fatto omologato tutti i partiti in Italia suscita ormai unicamente ribrezzo e voltastomaco, e presumibilmente il maggior partito alle prossime elezioni sarà quello dei non votanti.  E in questo contesto non è difficile capire che essendo la fiducia nella politica al di sotto dello zero, non c’è promessa o programma che ancora possa smuovere o entusiasmare gli italiani, se non una ristretta fascia di giovani.
Che comunque, se anche in larga maggioranza voteranno il Movimento 5 Stelle, stanno preparando le valige per lasciare un Paese che grazie alla corruzione politica dilagante li ha privati di un futuro decente.
Dove se un partito riceve il voto non é per merito ma perché ha a suo favore  un piccolissimo differenziale positivo di odio, scherno e  disprezzo rispetto agli altri. Essendo questi sentimenti viscerali, sono  completamente slegati dai programmi o dalle promesse nelle quali assolutamente nessuno crede.  

1 Kommentar:

  1. Che assolutamente nessuno tra gli italiani creda alle promesse elettorali non è poi così vero se si fa fede al surreale comunicato sindacale (Cgil-Cisl e Uil) citato dal Secolo XIX di Genova:
    «In questi giorni - si legge nel comunicato - stanno pervenendo agli sportelli delle nostre strutture e dei nostri centri di assistenza fiscale molti cittadini che hanno ricevuto una lettera nella quale uno schieramento politico promette il rimborso Imu 2012 su prima casa e su terreni e fabbricati agricoli».

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