Donnerstag, 17. Juli 2014

  Una conseguenza imprevista delle ripetute aggressioni sioniste   

Le periodiche aggressioni degli ultimi anni si ripetono più o meno secondo lo stesso logoro copione (l'autorità palestinese inizia una campagna per il riconoscimento internazionale , i governi sionisti lanciano provocazioni per far fallire i negoziati dandone la colpa ai palestinesi - assassini mirati di capi della resistenza o nuovi insediamenti illegali secondo il diritto internazionale). L'obiettivo è sempre il medesimo, cioè  mortificare la resistenza palestinese e dimostrarne inutili i tentativi di riscossa, ed identici anche i risultati:  nessuno. Dopo ogni aggressione la resistenza palestinese risulta più agguerrita e ne cresce - anche se lentamente - l'appoggio internazionale.   Questo è l' effetto collaterale altamente indesiderato dai sionisti: l'opinione pubblica mondiale tenuta completamente disinformata sulle ragioni del conflitto gradualmente ne scopre le ragioni prime e un numero crescente di ebrei in tutto il mondo iniziano a dissociarsi dalla politica criminale e di apartheid del governo israeliano. Non si giunge ancora alla denuncia dell'errore primo (la fondazione del solo stato di Israele, che non avrebbe mai dovuto essere ammessa dall'ONU senza la pari creazione di uno stato palestinese), ma si comincia a comprendere che quanto affermano i sionisti si basa su una serie di menzogne che lentamente vengono a galla. Israele come Stato è nato grazie alle attività terroristiche dei propri fondatori, che hanno aggredito deportato e cacciato dalla propria terra quasi un milione di palestinesi. Questo dato di fatto non lo negano più nemmno gli storici israeliani e sionisti, anche se lo giustificano con la situazione dell'epoca. Nel frattempo anche la possibilità dei due Stati (Israele e Palestina) cioé il passo indietro rispetto al disastro del 1948 non è più possibile perché - riprendendo le parole del un noto dissenziente israeliano (Miko Peled - The General's son) Israele ha definitivamente "liquidato" questa possibilità occupando dal 56 % di allora gli attuali 78 % del territorio con centinaia di insediamenti che hanno reso la Palestina un bantustan impossibile da trasformare in uno Stato autonomo.
Dunque soltanto la fine del regime di apartheid israeliano e la trasformazione dello stato di Israele in uno stato unico israelo-palestiniano potrà risolvere definitivamente il conflitto, consentendo il ritorno dei profughi. Un passo che i sionisti cercano appunto con estrema crudeltà ed energia criminale di procrastinare a danno del loro stesso popolo, ma che come insegna il parallelo esempio del Sud-Africa è inevitabile, e solo la vile ed ipocrita complicità dei governi occidentali guidati dagli USA finora impedisce di realizzare. Ma appunto, a costo di migliaia di vittime palestinesi, il mondo lentamente comincia a comprendere le vere responsabilità del conflitto e individua dove sta la ragione e dove il torto.

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