Dienstag, 26. Februar 2013

  Amara” o “Weimarer”  Repubblica ? Analogie e le differenze.  
Il significato delle recenti elezioni politiche in Italia per l’ Unione Europea.


La scrittura non lo rivela immediatamente, ma la pronuncia chiarisce la somiglianza:  “Weimarer” suona come in italiano “vaimara”, e quella proclamata il 9 novembre 1918 nella città di Goethe e Schiller è stata invero una repubblica amara: come sembra avviarsi ad essere quella italiana.
Come è noto quell'esperimento finí il 30 gennaio del 1933 con il conferimento dei poteri a Hitler (c’è casualmente un altro 9 novembre fatidico nella storia tedesca, quello del 1938, la “Notte dei Cristalli” – Reichskristallnacht - cioè il pogrom contro gli ebrei, la demolizione delle vetrine dei loro negozi - di qui il nome - e l’incendio delle sinagoghe).  
Sui motivi che condussero alla fine di quella Repubblica ed alla tragica decisione del suo Presidente, il vecchio maresciallo von Hindenburg, di conferire l’incarico di cancelliere a Hitler c’è una letteratura sterminata con le più diverse interpretazioni.
Ma su due aspetti  sono concordi quasi tutti gli storici:  l’ingovernabilità a motivo della frantumazione dei partiti e le scelte economiche disastrose prese nell’ultimo biennio dal cancelliere Heinrich Brüning.
Costui, perduta la maggioranza parlamentare, finí per governare con decreti d’emergenza, puntando al risanamento dell’economia attraverso misure inaudite di austerità, risparmi sulla pelle dei meno abbienti.
Ben presto il suo nome fu associato alla battuta “Brüning verordnet Not”, un gioco di parole poiché in tedesco  “Not” significa “emergenza” ma anche “carenza”, “miseria”, “difficoltà”, quindi  Notverordnung” (regolamento d’emergenza) diventava anche  regolamento per imporre  miseria”.
Il Parlamento della Repubblica di Weimar, senza maggioranza, era stato dunque di fatto già esautorato da Brüning.  Hitler non fece che trasformare in pratica ordinaria quella che prima era una procedura di emergenza. 
Paragonare direttamente Brüning a Monti sarebbe scorretto, poiché sebbene le rispettive formazioni accademiche siano in certa misura paragonabili (sperando che Bruning non se l'abbia a male dall'aldilá, poiché era comunque un grande e riconosciuto studioso della materia), ben diverse furono le difficoltà che i due dovettero affrontare. L’Italia pur rovinata da anni di berlusconismo e corruzione a tutti i  livelli non può certo essere paragonata alla disastrosa situazione della Germania nel decennio dopo la sconfitta della prima guerra mondiale, con le enormi riparazioni di guerra da pagare e quindi con costrizioni di bilancio che Brüning non poteva anche volendolo evitare. Commise sí errori, ma le alternative erano quasi inesistenti. 

La crisi del 1929 e quella del 2007 è vero, non sono a loro volta comparabili, poiché questa attuale è incomparabilmente più grave, anche se non lo sembra. Infatti mentre col New Deal Roosewelt applicando misure di politica keynesiana  riuscì a risollevare l’economia americana, in tutta Europa la sciagurata decisione di continuare a tutti i costi il fallimentare esperimento dell’euro  ha fatto piombare tutte le economie in una recessione che senza inversione di rotta porterà al sicuro disastro, a cominciare dallo svuotamento della democrazia. Ma le costrizioni economiche sono infinitamente minori di quelle del 1929, quindi basterebbero decisioni sensate  e un pochino di coraggio per opporsi ai profittatori della finanza internazionale. Ma il coraggio come ben sapeva don Abbondio, se uno nn ce l'ha no nse lo può dare. 

Le somiglianze con la Repubblica di Weimar sono per altro verso impressionanti: Brüning dovette esautorare il Parlamento per imporre misure deflazionistiche (che  ebbero il solo risultato di far aumentare spaventosamente la disoccupazione).
Monti ha fatto la stessa cosa, con ovviamente analoghi risultati (evidentemente la storia non fa parte delle materie di studio di tutti gli economisti), ma non ha dovuto ricorrere a decreti di emergenza poiché anche se nominato al di fuori di ogni regola democratica, ha ricevuto per oltre un anno la piena approvazione di praticamente tutti i partiti, in un parlamento che si era autoridotto a supino strumento “approvatutto”, i parlamentari squalificati a comparse con la funzione unica di premere il bottone per approvare le leggi assurde escogitate dal tecnocrate loro imposto dal Presidente della Repubblica. Che a sua volta non sarebbe corretto paragonare a von Hindenburg, che era sí un militarista, ma non ex stalinista, e se prendeva decisioni deprecabili, almeno lo faceva di testa sua e non in obbedienza alle direttive di una cancelliera tedesca.     

 I confronti fra l’attuale “amara repubblica” italiana e  quella di Weimar potrebbero continuare, anche nei dettagli delle rispettive misure economiche si trovano purtroppo inquietanti paralleli.
Ma passiamo al commento delle recenti elezioni in Italia, che non resteranno senza influenza su quelle d’autunno in Germania. E vediamo la vera novità che può dare speranza alla Penisola.

Inizialmente è sorprendente osservare come quasi tutti i commentatori della prima ora, anche quelli stranieri, una volta confermatasi la situazione di stallo nei risultati elettorali in Italia, abbiano ripetuto sostanzialmente le identiche interpretazioni. Come se tutti stessero riferendo sulla base di una velina loro trasmessa dal regime. Che è poi quello che si legge sui media italiani, notoriamente supina stampa di regime. 
Ridotta all’essenza cioè, l’identica affermazione: "da un populista (Berlusconi) all'altro (Grillo)".

Tutti costoro fingono di ignorare che mentre Berlusconi era entrato in politica per poter far approvare leggi atte a cancellare o almeno far cadere in prescrizione i reati di cui era accusato in un gran numero di processi (corruzione di giudici, evasione fiscale ecc. ecc.),  e quindi per salvare il suo impero finanziario e non finire in galera, il comico Grillo ha fondato  un movimento aperto, e non si è personalmente nemmeno candidato.
I  candidati  del "Movimento 5 Stelle"sono per lo più giovani che si sono impegnati ad agire in Parlamento per al massimo due mandati, e perseguono un unico obiettivo: porre fine ad un  sistema politico incredibilmente corrotto e ripristinare la democrazia in Italia.

I media tutti, non trovando altri appigli per denigrarli, li hanno subito accusati di "inesperienza politica”, dimenticando che in Italia questa non è un’offesa ma un grande riconoscimento, poiché tutti sanno che i politici, se qualificati “esperti”,  lo sono in due cose soltanto: mentire e rubare.

Contrariamente alle menzogne circolanti su tutti i media italiani e sulla maggior parte di quelli europei, il "Movimento 5 Stelle" (che si configura come una “insurrezione delle persone dignitose contro la corruzione politica generalizzata”)  ha pubblicato un programma chiaro trasparente e dettagliato, che chiunque volendo può leggere in internet.

Ed è sostanzialmente solo grazie ad internet,  l'unica piattaforma che avuta a disposizione,  che il "Movimento 5 Stelle" ha potuto organizzarsi: un parallelo inquietante con le rivolte contro le dittature nei paesi arabi: come in Egitto ed in Tunisia, anche in Italia il Movimento non poteva contare su una stampa di regime per esprimersi.
Il successo del "Movimento 5 Stelle" è tanto più ammirevole se si pensa alla costante e pervicace disinformazione e diffamazione alla quale è stato soggetto da parte degli scribi venduti al regime: praticamente tutti i giornali italiani e la televisione sono dominati o da Berlusconi o da partiti e istituzioni che ricevono appositi fondi governativi per i propri organi di stampa, che altrimenti dovrebbero chiudere, visto che per le menzogne che scrivono non trovano più lettori sufficienti a mantenerli.

I partiti tradizionali avevano provato di tutto per screditare il "Movimento 5 Stelle" ed addirittura impedirgli di partecipare alle elezioni (avevano escogitato addirittura una modifica della legge elettorale finalizzata a tale ignobile manovra).
Ma fortunatamente è stato tutto inutile, ed ora il risultato si vede:  almeno un elettore su quattro ha creduto alla possibilità di un rinnovamento politico con del Movimento 5 Stelle.

In un Paese fondamentalmente conservatore e restio al cambiamento delle tradizioni di voto, dove si decide per schemi ed etichette e si cambia più facilmente il panettiere ed il barbiere che non il partito, il risultato è impressionante. 

Se si legge il programma del Movimento si vede subito che contiene obiettivi precisi e in gran parte scontati per ogni democrazia degna di questo nome: ad es. nessun parlamentare che ha subito condanne penali  (attualmente erano circa un centinaio i delinquenti seduti in parlamento, non pochi condannati per affiliazione mafiosa !).
Inoltre trasparenza amministrativa,  eliminazione dei privilegi e degli sprechi (ad es. no al finanziamento pubblico dei partiti e della stampa), investimenti nelle energie rinnovabili, nella formazione scolastica, e simili.
Dunque un programma tutt’altro che “populista” e che ogni democratico vero non potrebbe che approvare (curiosamente molti di questi punti, all’ultima ora sono stati copiati di sana pianta dai partiti tradizionali quando si sono accorti che i sondaggi elettorali erano loro sfavorevoli! Un patetico quanto volgare tentativo di strappare consensi assolutamente immeritati.  

Quali influenze avrà il voto sulla politica del resto d’Europa?

Vi è un punto del programma del "Movimento 5 Stelle" che preoccupa i governanti europei: il referendum sulla continuazione o la cessazione dell'esperimento "euro".
Se l'Unione europea fosse una vera democrazia e non fosse invece degenerata in una costruzione burocratica distante e sempre più estranea alla vita dei cittadini, una decisione così gravida di conseguenze come l’introduzione dell’euro avrebbe dovuto essere presa con referendum. Ma visto la resistenza dei cittadini in alcuni Stati (Francia, Irlanda, Olanda) ad approvare i trattati europei (Maastricht, Lisbona),  i burocrati della Commissione Europea ed i deputati del Parlamento Europeo hanno preferito imporre le decisioni prese nei sempre più frequenti “incontri al vertice” semplicemente ignorando il parere dei cittadini europei.
La democrazia in Europa somiglia sempre più ad un guscio vuoto: qualcosa che con somma ipocrisia viene prescritto ad altre Nazioni (ad esempio la Cina e la Russia, la Turchia …- facendone una condizione per la stessa ammissione alla CE, laddove invece … non la si pratica più !!).
Dove “ombrelli di salvataggio“,”patti fiscali” , trasferimenti di somme enormi dalle tasche dei contribuenti a banche per “salvataggi” incontrollati vengono decisi senza il più pallido confronto democratico e con la più grande opacità per non dire apertamente inganno.
   
Che l'introduzione dell'euro sia stata imposta insensatamente contro gli avvertimenti di tutti i maggiori economisti politicamente indipendenti, è ormai noto. Altrettanto noto è che i responsabili politici, pur sapendo come i bilanci presentati da vari Stati per l’ammissione all’area euro erano completamente falsi e non valevano la carta su cui erano scritti, avevano  finto di non vedere e non sentire, pur di non mettere in pericolo la decisione già comunque presa a priori. Sono gli stessi che continuano falsamente a definire "moneta unica" quella che al massimo potrebbe essere definita “mezza moneta unica” poiché solo 17 dei 27 Stati membri l’anno voluta, ed è da escludere che chi è fortunatamente rimasto fuori dall’esperimento voglia mettersi stupidamente nei guai partecipandovi in futuro.

La "difesa" dell’ euro" (nessuno dice mai contro "chi" o "cosa" sia questa difesa, se non con termini vaghi e senza senso come "i mercati", la "finanza", ecc) viene dichiarata una priorità assoluta, l’ euro è il "vitello d'oro" adorato devotamente dai capi di Stato europei durante i sempre più frequenti quanto inutili incontri al vertice. 
Una divinità per servire la quale nessun sacrificio è troppo gravoso, soprattutto se a farlo sono gli altri: lavoratori a basso reddito, precari, pensionati, giovani disoccupati, insomma tutti coloro che non possono permettersi di pagare i lobbisti a Bruxelles per far approvare leggi ap proprio favore.
In mancanza di argomentazioni viene ripetuta fino alla nausea litania "Se l'euro cade l'Europa" (uno slogan talmente stupido che  difficilmente trova l’eguale: non c’era forse un’Europa PRIMA e SENZA l’euro?!  La domanda seria è invece: fino a quando ci sarà ancora un’Europa Unita CON  l’euro?

Che con stupidaggini e menzogne i politici irresponsabili europei non si facciano scrupolo alcuno di compromettere il futuro di un'intera generazione - fino al 50% di giovani disoccupati in molti Paesi – distruggendo insieme alle basi economiche la democrazia in Europa, non li preoccupa minimamente. La loro preoccupazione principale è mantenere attiva  e “lubrificata”  la macchina che garantisce il potere.

Proprio contro tale politica irresponsabile ed egoista ora lottano giovani in tutto il Continente: la rivolta vittoriosa del "Movimento 5 Stelle" in Italia è solo una tappa di questa lotta per una improcrastinabile rinascita democratica dei loro Paesi e dell'Unione europea.

Il futuro ci dirà se a dirigere la politica europea continueranno ad essere i 15.000 lobbisti pagati dalle multinazionali internazionali di ogni settore industriale e del mondo della finanza che  agiscono a Bruxelles ed a Strasburgo per indurre i funzionari dell'UE ad approvare leggi che consentano loro sempre maggiori profitti, o se saranno invece, come si spera, i cittadini europei dopo che avranno spazzato via democraticamente l’attuale corrotta classe politica.

In questo contesto, la libertà di stampa sarebbe di grande importanza. Ma considerando che sarà ben difficile ottenerla, ci si dovrà accontentare di internet. Sempre che ai burocrati di Bruxelles non venga l’idea di vietare anche questo strumento (e non sono mancati i tentativi, finora scongiurati).
Dunque anche qui occorre sorveglianza continua ed impegno:  come recentemente è stato fatto con la raccolta di un milione di firme per scongiurare la privatizzazione delle acque potabili prevista con legge ad hoc dalla Commissione Europea, ovviamente per aumentare i profitti delle multinazionali dell’acqua.
E dunque anche in questo contesto è preziosa la vittoria del “Movimento 5 Stelle”, poiché
la prossima scadenza di questa lotta saranno le elezioni del Parlamento Europeo.   

1 Kommentar:

  1. Le prossime elezioni europee dovrebbero essere per il 2014 e, qualunque improbabile riforma venga fatta nel mentre per rivitalizzare l'istituzione, difficilmente il parlamento sarà qualcosa di più di una tribuna per oratori tipo Nigel Farage che ne fustigano la funzione.
    Resta comunque dubbio che questa per noi italiani sia la prossima scadenza: col risultato di ieri è per me molto probabile che ci saranno elezioni nazionali anticipate in un contesto di grande tensione e (dio voglia anche grazie a Grillo) con una nuova più decente legge elettorale.

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