Bilancio politico e socio-economico dell’anno 2016
L’anno 2016 non lascia un buon ricordo nella memoria della maggior parte
dei cittadini europei: disoccupazione, crescita economica vicina allo zero,
perdita di valore dei risparmi (se non addirittura perdita totale a causa di
investimenti suggeriti ai cittadini ingenui dagli imbonitori professionali di
banche e fondi di investimento).
Economicamente l’anno trascorso ha visto crescere le disparità di reddito:
in costante aumento per pochi, in continua discesa per la stragrande
maggioranza. Socialmente sono cresciute le tensioni, in particolare a causa
dello sfruttamento vergognoso dei disagi causati dall’immigrazione di massa,
campagne orchestrate ad arte non soltanto dai partiti delle estreme destre
ma anche da larga parte di quelli conservativi e di centro.
Inasprimento del confronto fra le superpotenze
Anche a livello internazionale il clima non promette nulla di buono: il
ritorno alla Guerra Fredda è un fatto compiuto: mentre scriviamo migliaia
di carri armati della NATO e degli USA stanno avanzando verso i confini della
Federazione Russa. Gli otto anni di presidenza del Partito Democratico con
Obama si sono rivelati un colossale fallimento sotto ogni punto di vista,
sia all’interno che in politica estera.
Penosamente l’uscente presidente cerca con le ultime provocazioni antirusse
di lasciare di sé il peggior ricordo possibile, senza timore di cadere nel
ridicolo con le accuse alla Russia di spionaggio e interferenza nelle
elezioni: le “perizie” dei servizi segreti FBI e CIA al riguardo non
presentano la minima prova verificabile e sono una copia 1:1 delle ”prove”
presentate da Bush jr. nel 2002 sulle presunte ma inesistenti armi micidiali
dell’Irak.
La perdita delle elezioni del Partito Democratico è stata invece causata
dal furto della candidatura da parte della Hillary Clinton contro Bernie
Sanders, che godeva di maggior popolarità da parte degli elettori democratici,
e che se non fosse stato dolosamente messo da parte avrebbe indubbiamente vinto
contro il repubblicano Trump.
Ma soprattutto: l’ affermazione che i cittadini statunitensi possano essere
stati così sciocchi da lasciarsi influenzare da una presunta campagna
disinformativi russa nonostante la martellante isteria antirussa inscenata dal
governo Obama e ripresa da tutta la stampa e TV la dice lunga sul
disprezzo dell’oligarchia al potere verso i propri elettori. La democrazia USA
vantata come prodotto DOC da esportare in tutto il mondo si rileva sempre più
come una democrazia a responsabilità limitata (ed in politica estera a
irresponsabilità illimitata). .
In questo contesto l’Unione Europea si rivela sempre più come una
semplice vassallo del militarismo statunitense, tramite le forze di occupazione
denominate NATO il cui comando di fatto non è in Europa ma nell’altra sponda
dell’Atlantico.
La strategia USA a lungo termine per imporsi come unica superpotenza senza
rivali, dominante sia economicamente che militarmente il resto del mondo, nota
come “dottrina Brezinsky” è puntualmente osservabile in tutto il dopoguerra dal
1945 in poi, ma ha subito un importante ri-orientamento dopo il fallimento in
Irak, che doveva divenire una redditizia colonia sottomessa e pacificata ed
invece dopo l’aggressione del 2003 si è rivelata un carnaio ed uno spaventoso
pozzo senza fondo. L’intervento
senza scrupoli per rovesciare regimi e instaurare governi favorevoli e
sottomessi agli interessi statunitensi è stata documentatamene una strategia
ininterrotta in tutto il dopoguerra, si contano almeno una cinquantina di
tentativi ed in sette casi si ha anche l’aperta ammissione se non il
vanto dei governi USA per averlo fatto. Cambiata è unicamente la modalità:
invece di un’aggressione diretta costa infinitamente di meno ottenere lo stesso
risultato finanziando mercenari o gruppi locali di opposizione, il colpo
di Stato ucraino per rovesciare il legittimo presidente Janukovich,
un’operazione costata, come ha ammesso vantandosene pubblicamente
l’ambasciatrice USA, soltanto 5 miliardi di dollari.
Economia
Dati e statistiche vanno presi sempre con cautela, documentatamene sappiamo
che tutto è falsificabile, perfino gli indici di borsa, il fixing del prezzo
dell’oro e degli scambi di valute (non poche banche hanno dovuto pagare pesanti
multe per queste manipolazioni illegali, anche se si è trattato di cifre
irrisorie rispetto agli utili conseguiti con queste truffe).
Tuttavia in linea di massima le cifre mantengono un valore indicativo
poiché anche se tutti gli attori su questa scena ingannano, essi si
controllano però reciprocamente e quindi le falsificazioni vengono
automaticamente limitate.
I dati quindi possono essere utilizzati per scoprire altre falsificazioni,
questa volta compiute dai governanti per ingannare i cittadini ai quali
descrivono una realtà competamente diversa dai fatti.
Prendiamo ad esempio l’andamento dei corsi borsistici nell’anno 2016:
RTS (Russian Federation) : + 52,22 %
Bovespa (Brasil) : + 38,93 %
S&P TSX (Canada) : + 17,66 %
FTSE (England): + 14,43 %
CDF (Shanghai composite): + 9,09 %
Dow Jones (USA) : + 7,59 %
DAX (Germany) : + 6,87 %
CAC (France) : + 4,86 %
Nikkei
(Japan) : + 0,42 %
Eurostock (EU)
: - 2,89 %
FTSE MIB
(Italy) : - 7,22 %
La tabella indica che ad esempio le sanzioni antirusse, che per ammissione
del loro vice presidente Joe Biden gli USA hanno imposto all’UE di
sostenere, hanno avuto ben poco successo nel loro perfido obiettivo di
destabilizzare l’economia russa, visto che l’indice RTS è salito di oltre il 52
%. I danni sono stati piuttosto in Europa, dove l’Eurostock ha perduto nel
medesimo periodo il 2,89 %. In Italia questa perdita è stata ancora più
massiccia, dovendo compensare i guadagni di altri Paesi dell’eurozona (Germania
in testa).
Le favole si benefici dell’euro sono state ancora una volta smentite
clamorosamente, e le menzogne sul Brexit hanno rivelato di avere le gambe
cortissime: l’economia in Gran Bretagna è in crescita mentre continua a
decrescere quella dell’eurozona.
Svalutazione e inflazione: il loro uso come
spauracchi per gli sprovveduti
Uno dei falsi problemi preferiti dai governanti per spaventare i cittadini
sprovveduti è lo spettro della svalutazione, che seguirebbe la fine dell’Euro o
addirittura lo smembramento dell’Unione Europea. Per un confronto
affidabile a livello mondiale si può prendere il prezzo dell’oro: anche qui si
vede che mentre il rublo russo ha avuto un leggero aumento, tutte le altre
grandi valute mondiali sono in perdita.
Anno 2016 : variazione del prezzo dell’oro (1 grammo) e calcolo della
corrispondente svalutazione o rivalutazione delle principali valute:
Valute
|
31.12. 2015
|
31.12.2016
|
Prezzo
massimo
|
Svalutazione (-)
Rivalutazione(+)
|
RUB (Rublo)
|
2.276
|
2.270
|
2900
|
+ 0,26 %
|
USA $
|
35,23
|
37,03
|
43,93
|
- 5,10 %
|
GBP (sterlina
|
24,22
|
28,15
|
28,70
|
- 16 %
|
EUR
|
35,50
|
35,34
|
35,94
|
- 0,45 %
|
YUAN (Cina)
|
225
|
258
|
296
|
- 14,66%
|
Uno dei trucchi preferiti dai manipolatori di opinione è la mirata
confusione fra svalutazione (cambio di parità fra monete diverse) ed
inflazione (variazione di potere d’acquisto all’interno di una valuta). Orbene,
la svalutazione entro certi limiti ha un effetto benefico per l’economia
nazionale (riduce le importazioni di prodotti stranieri ed aumenta le vendite
dei prodotti nazionali sia all’interno che per l’esportazione).
L’inflazione, anch’essa entro limiti ragionevoli (i pareri sono discordi
sul limite, ma non esiste una regola, storicamente soltanto inflazioni al di
sopra del 20 % si sono rivelate dannose per l’economia nel suo complesso) ha
parimenti effetti positivi poiché stimola la spesa e dunque gli investimenti e
riduce la propensione al risparmio fine a sé stesso, cioè alla tesaurizzazione
improduttiva (che già nei vangeli era stata condannata, v. parabola dei talenti
sotterrati).
L’eurozona è di fatto al servizio dell’economia tedesca, l’unica che ha
tratto vantaggi sostanziali dall’introduzione dell’euro. Ma la crescita tedesca
è anch’essa in pericolo poiché l’impoverimento del resto dell’eurozona è un
limite pericoloso all’espansione tedesca. I tentativi del governatore della
Banca Centrale Europea Mario Draghi sono un colossale fallimento sotto questo
aspetto: l’inflazione che con ogni mezzo egli sta cercando di avviare non si
verifica, l’obiettivo del 2% annuo è puntualmente mancato, si è potuta evitare
o almeno limitare la deflazione, ma essa resta uno spettro incombente.
Disoccupazione in Europa: l'esercito di riserva si
conferma come la più stabile delle istituzioni
E giungiamo infine al redde rationem, cioè all’effetto più grave e
non più dissimulabile dai governanti nemmeno con le più fantasiose menzogne: la
disoccupazione, il vero e verificabile dato sull’economia.
Nell’UE abbiamo due dati che parlano da soli: mentre per l’intera UE la
disoccupazione è l’8,3 %, nell’insieme dei Paesi che hanno adottato l’euro è
quasi il 10 % (9,8).
E se andiamo a vedere i casi specifici notiamo ad esempio il caso
sintomatico della ex-Cecoslovacchia. Dopo la separazione in due stati autonomi
le rispettive economie hanno seguito strade diverse. La Repubblica Ceca ha
mantenuto la corona rifiutando di adottare l’euro ed è il Paese con la
più bassa disoccupazione in Europa (3,7 %) mentre la Slovacchia che ha adottato
la moneta unica ha una disoccupazione del 9 %. Cifre spaventose si hanno poi
per i Paesi mediterranei e la stessa Francia (9,5 %) Spagna (19%),Grecia (23%),
mentre nessuno dei Paesi fuori dell’area euro ha una disoccupazione superiore
al 7 %.
L’aspetto più preoccupante poiché presenta caratteristiche di danni
irreversibili, è la disoccupazione giovanile, che è ovunque in Europa almeno il
doppio di quella complessiva.
Nell’area Euro è nettamente superiore (21,2) a quella dei Paesi EU con
valuta propria (18,8%), ma nel Paesi maggiormente colpiti dall’effetto
disastroso della moneta unica i dati sono senza speranza: Grecia: 46 %;
Spagna 44 %; Italia 39 %; Portogallo 28 % Francia 26 %.
In questo contesto sono significativi i dati di Paesi fuori dall’ eurozona
che hanno una forte emigrazione nel resto dell’Unione Europea: in essi la
disoccupazione giovanile è nettamente inferiore a quella dei Paesi dell’area
euro sopraccitati: Romania 20 %, Finlandia 20 %, Bulgaria 22 %, Polonia 18 %,
Ungheria 12 %.
Se esistessero in Europa governanti responsabili, alla luce di questi dati
sarebbe logico ammettere il fallimento dell’esperimento “euro” , attuato con
faciloneria e senza alcuna delle misure economiche indispensabili per farlo
funzionare.
E poiché nessuna delle misure prese per tamponare i nefasti effetti della
moneta unica hanno minimamente contribuito a risolvere il problema da essa
creato, l’unica intelligente soluzione sarebbe la fine concordata e pianificata
di questo esperimento assurdo.
Ma siccome i 19 milioni di disoccupati nell’UE costituiscono per i
profittatori dell’euro un utilissimo esercito di riserva industriale e
consentono di mantenere moderati i salari per le masse dei lavoratori e
crescenti i profitti per azionisti e titolari di rendite da capitale,
l’esperimento continuerà probabilmente ancora per qualche tempo, e la fine
dell’infausta moneta unica sarà una tragedia incontrollata e caotica invece che
un’uscita ordinata.
Paradossalmente la forza dell'euro è esattamente nel suo effetto più
deleterio sulle popolazioni: serve a mantenere forte la disoccupazione nelle
aree depresse, conducendo alla loro de-industrializzazione e sottomissione ad
un centro dominante facilmente individuabile, cioè la Germania.
Il dominio e la sottomissione dell'Europa al diktat tedesco che Hitler
aveva fallito con le occupazioni armate si rivelano molto più facilmente
ottenibili con l'armamento finanziario anche perché la resistenza è pressoché
inesistente e comunque facilmente squalificabile e controllabile: chi è contro
questa UE, chi è contro l’euro è dichiarato … nemico dell’ordine e della
democrazia, la caccia al “populista” ricorda la caccia all’ untore ai tempi
delle epidemie di peste medievali, esonera chi usa questo dispregiativa contro
gli oppositori da qualunque dimostrazione o argomento: con i populisti non si
discute. E non si distingue neppure il colore, il “populismo di destra” – che è
vero razzismo – è equiparato a quello di sinistra. Il Front National di
Le Pen o il Movimento 5 Stelle di Grillo sono posti sullo piano,
il che facilita la manipolazione delle masse.
È stato molto più facile costringere la Grecia a svendere i propri porti ed
aeroporti con uno strangolamento finanziario che non con un'invasione militare.
Si piazzano più facilmente i Quisling obbedienti come Tsipras con
ricatti economici che con un’invasione armata.
L'unanimità dei folli irresponsabili
A questi problemi incombenti l’unica risposta che proviene dai governanti
tutti dell’UE è la litania della mancanza di alternative al “più Europa”, e la
parola d’ordine comune, che consiste nell’affibbiare l’etichetta di “populisti”
a tutti coloro che presentano i veri problemi e chiedono di invertire la rotta
verso il precipizio.
Raramente si è assistito nella storia ad una tale solidarietà fra
governanti per discreditare i critici del sistema e deviare l’attenzione
popolare su falsi obiettivi per distrarla dai fallimenti di una politica
insensata e senza futuro: una ennesima dimostrazione che è più facile
trovare unanimità divulgando menzogne e false soluzioni piuttosto che
cimentarsi coi e coi problemi reali. Non è un caso che la parola dell’anno sia
“post-fattuale”, cioè l’interpretazione della realtà che … prescinde da essa. In
concreto: si costruisce la narrazione desiderata che torna utile e si
presentano i fatti selezionati e se non basta falsificati in modo da
confermarla.
Tuttavia questa sciocca strategia non ha futuro, i nodi vengono sempre al
pettine, o come disse il presidente statunitense John Adams nel 1770, “I fatti
sono testardi”, una battuta ripresa da Lenin nel suo studio sull’imperialismo
nel 1917: data significativa poiché ad un secolo esatto si ripresentano gli
stessi identici fantasmi e le stesse identiche politiche dissennate che avevano
provocato due grandi tragedie in Europa.
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