Trasformismo ovvero la costante italica
Leggo in una nota newsletter (1) la previsione di un’ammucchiata M5S e PD alle prossime inevuitabili elezioni politiche.
Al peggio non c’è notoriamente limite, e non credo purtroppo che sia un’ipotesi
infondata, anzi ritengo che su questa strada siano stati già compiuti molti passi e che l'UE messa a malpartito in aaltri Paesi sia dispostissima a benedire questo matrimonio-prostituzione qualora esso rimanga l'unica scelta per poter continuare con le attuali politiche sciagurate.
Non sarebbe certo una grande novità: se c'è una costante nella politica italica fin dalle origini ottocentesche dello
Stato, questa è appunto il trasformismo, e il fatto è certamente noto in tutta Europa (dove è spesso una scelta pragmatica, v. ad es. le ripetute "Grandi Coalizioni" destra-sinistra come l'attuale CDU/CSU e SPD in Germanias).
È una
strategia che generalmente non porta da nessuna parte e nelle attuali circostanze italiane servirebbe
unicamente a prolungare l'agonia economica e sociale, ma temo che gli elettori
accetterebbero anche questa ennesima ammucchiata, frastornati dai discorsi non
credibili dei tanti dei giocatori in lizza per accaparrarsi il potere ma soprattutto privi di speranza di cambiamento.
In tutta Europa ormai i cittadini sanno benissimo che promesse e programmi
non valgono la carta su cui sono scritti, che i referendum sono al più tollerati se il risultato è quello desiderato, ma in caso contrario vengono semplicemente ignorati. Sanno che chi si oppone alla religione di
Bruxelles viene spietatamente diffamato come "populista", un'etichetta che va bene contro tutti gli oppositori poiché esime dal prenderne in considerazione le critiche.
Ma soprattutto i cittadini europei hanno capito che al di là delle
meschine manovre elettorali nei singoli Paesi, ormai a decidere la strada da seguire è unicamente la risorta
"Grande Germania".
E ciò spiega perché in quasi tutta Europa sia in atto la "guerra fra i poveri", cioè i partiti di destra e xenofobi abbiano grande attrazione fra gli esclusi e marginalizzati agitando lo spauracchio dell'emigrazione, anche questa una vecchissima e ben nota strategia infame ma funzionante.
Infine, anche i pochi che credevano in un cambiamento sono stati ampiamente ammoniti e disillusi dai tradimenti di Tsipras, il rinnegato che ha ingannato il popolo greco facendo esattamente l'opposto di quanto i cittadini avevano deciso con una larghissima maggioranza nel referendum.
Lo stesso discorso si potrebbe fare per Podemos in Spagna, e quindi non è escluso che alla fine si debba ripetere anche per l'italico Movimento 5 Stelle.
L'odio verso l'Unione Europea cresce, è un fatto documentato, ma ancor più aumenta la paura. Per i giovani disoccupati l'Unione Europea è sì la causa del male, ma resta anche l'unica garanzia di fuga-salvezza, almeno finché restano aperti i confini, per rifugiarsi o nel Paese dominante (Germania), in quelli rimasti intelligentemente ad di fuori dell'euro (Paesi scandinavi, Repubblica Ceca), o finché ancora possibile, nella vecchia Inghilterra.
Anche il voltafaccia di Trump sulla NATO e sulle promesse di distensione con la Federazione
Russa (un evidente inganno tattico per vincere le elezioni) va letto in questa ottica: è il corrispettivo per l'abbandono del trattato TTIP con l'UE e per l'accettazione da parte della Germania di una limitata a concordata politica protezionistica USA.
Alla Germania il falso pretesto di una temuta aggressione russa serve da corollario e giustificazione dell'obiettivo principale: la guerra di sterminio condotta
stavolta con strumenti economici (euro), per crearsi quell'impero economico al quale assoggettare il resto d'Europa, l'identica manovra che nel secolo scorso era fallita coi mezzi militari.
La recente trattativa telefonica fra Trump e la Merkel è evidentemente servita a
trovare un compromesso col quale ciascuno dei due potrà continuare a promettere
ai propri elettori l’egemonia del
proprio Paese, uno con “America first”,
l’altra con “Germany first” (la formula moderna del “Deutschland über alles”).
L'accanimento con cui
l'UE/Germano-dipendente impone le riforme ai Paesi mediterranei infatti non è più
motivato dall'interesse a salvare i crediti delle banche tedesche (ormai
ampiamente al sicuro) ma persegue l'obiettivo non dichiarato di annientare e
poi assoggettare le industrie e le economie dei futuri vassalli impedendo che
da essi emerga una qualunque forma di concorrenza. In questa ottica si rivela tutto il perfido cinismo dei politici tedeschi che invocano per gli altri Paesi " l'aumento della competitività" criticandone la "pigrizia nelle riforme", che è come prima azzoppare un concorrente e poi incitarlo a correre.
È lo stesso identico
meccanismo che spiega l'acribia tedesca nel richiedere sempre più severe
sanzioni contro la Federazione Russa, che stava gradualmente divenendo
industrialmente una concorrente pericolosa.
Dubito che questa strategia
antirussa abbia successo a medio e lungo termine, salvo un confronto bellico
locale in cui i Paesi limitrofi, dal Baltico alla Romania, pagherebbero un caro
prezzo, imparando a proprie spese a mettere i propri territori al servizio
della NATO.
Per inciso, costoro hanno molto mal interpretato il conflitto in Ucraina, causato oggettivamente dall'espansione dell'UE finalizzata a distruggere gli storici e reciprocamente indispensabili rapporti economici russo-ucraini quale premessa di ampliamento della NATO, fatto questo che ha reso inevitabile (e lo si sapeva con precisione) la reazione della Federazione Russa, minacciata direttamente ai confini in un'area vitale come quella del Mar Nero.
Non c'è da meravigliarsi che i governanti tutti dell'UE abbiano creduto o finto di credere all'interpretazione USA del conflitto (seguito al colpo di stato da essi preparato ed attuato) : anche se avessero avuto un attimo di lucidità e di onestà i vilissimi pecoroni dell' UE non avrebbero mai osato opporsi ai disegni della forza di occupazione militare USA in Europa, ben sapendo di quali mezzi dispone la NATO per eliminare i dissenzienti (i casi di Milosjevic e Gaddafi sono stati sotto questo aspetto molto istruttivi).
Ma tornando al caso specifico dei prossimi sviluppi politici in Italia, purtroppo tutto fa credere che la
deindustrializzazione galoppante voluta dalla Germania sia ormai irreversibile, grazie soprattutto al servilismo dei governanti locali verso le oligarchie di
Bruxelles e Berlino.
Gli stessi economisti tedeschi che possiedono ancora un minimo di onestà
sono concordi nel valutare le politiche di austerità e le riforme del
mercato del lavoro (compreso il "jobs act" renziano) per i loro nefasti effetti: veleno e non medicina per le economie come quella
italiana. Le banche sono ormai ormai quasi tutte virtualmente fallite e mantenute in vita con l’ossigeno
statale ovvero grazie al crescente indebitamento pubblico ed al salasso fiscale crescente dei contribuenti, coa che ovviamente lungi dal risolvere il problema non fa che aggravarlo fino a rfenderlo irriversibile. Una situazione creata appunto a causa di queste politiche
economicamente del tutto insensate imposte dall'UE .
Il problema dei Paesi mediterranei
ed in particolare dell’Italia non è infatti il debito pubblico, invocato
falsamente come causa della recessione, ma quello privato delle industrie e
imprese fallite o ridimensionate, cioè quello che ha condotto alle gigantesche
sofferenze bancarie: non è necessario essere specialisti in materia di economia ma basta il comune buon senso per comprendere che nessuna salvezza è possibile continuando come finora con le
misure di austerità e risparmio che logicamente ed inevitabilmente hanno sempre ovunque ed in tutti i tempi unicamente condotto alla recessione, una lezione della storia ben nota ma che
con ottusa testardaggine le marionette al governo nei Paesi mediterranei
continuano ad ignorare o fingere di non vedere.
L’Italia in tutta l’Europa è ormai da anni il fanalino di coda nella
crescita (che in realtà è decrescita: i ridicoli aumenti dopo la virgola del
PIL sono unicamente trucchi contabili per nascondere la verità, gli stessi
trucchi grazie ai quali venne consentito nel 2002 l’accesso sciagurato alla
moneta unica).
Dalle tenaglie economiche UE/Germania si
sono salvati i cittadini britannici col Brexit; potrebbero salvarsi i francesi,
ma non credo che Le Pen vincerà la partita. Invece di "turarsi il
naso" votando il suo indubbiamente disgustoso Fronte Nazionale apertamente
xenofobo (ma poi una volta usciti dall’EU, dalla NATO e dall’ euro contestare questo
aspetto), è più probabile che i francesi preferiranno turarsi gli occhi e
votare una delle altre marionette (internazionaliste quanto pacifiste a parole
ma altrettanto xenofobe e belliciste/neocolonialiste-interventiste nei fatti),
tutte indistintamente al fedelissimo servizio di Bruxelles e della fondamentalista
religione neoliberista dell’UE.
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