“Asylpaket II.”: l’occasione perduta per la Germania … e per l’Europa.
La Cancelliera Merkel ha dovuto far marcia indietro rispetto alle sue precedenti posizioni umanitarie in tema di accoglienza rifugiati. Inutile nasconderlo, nel suo partito stavano prevalendo gli antagonismi per impedirle una unteriore nomina alle prossime elezioni. Meschini e volgari complotti interni di un partito che pur ha nella sigla dell'Unione i due termini C=cristiano e D=democratico, difficile decidere quale dei due sia più fuori luogo, viswto che la partita per il potere viene giocata sulla pelle dei rifugiati. È un'ulteriore sconfitta per il ruolo che la Germania di fatto aveva assunto nel bene e nel male in Europa, inserita in una ancor maggior crisi che investe l'UE stessa.
Lacerata dalla
crisi finanziaria dal 2008, che non ha voluto risolvere con intelligenza
riconoscendo l’errore madornale della prematura moneta unica, l’Unione Europea
si è ostinata a mantenerla contro ogni
sensata analisi economica ed ha dovuto di conseguenza mettere in atto le note
misure di “salvataggio” che hanno avuto come esito la crescente concentrazione
di ricchezza in poche mani e l’impoverimento
crescente delle masse, unito alla disoccupazione.
Se ai circa 30
milioni di disoccupati forzati nell’UE fosse concesso di lavorare in progetti
economicamente sensati la maggior parte dei problemi in tutti gli stati
sarebbero risolti.
Nuove tecnologie
per energia pulita, agricoltura biologica, risanamento dell’ambiente con
eliminazione dell’inquinamento, ricerca e tecnologie industriali con sempre più
marcata riduzione delle emissioni nocive, maggiori investimenti in cultura e
scolarizzazione, ecc. ecc.). Sarebbe
stato un guadagno per tutti: per i lavoratori un aumento del potere d’acquisto
con parallela crescita del gettito
fiscale e quindi con l’automatico recupero dei capitali investiti e riduzione
del debito pubblico, fine della rapina
a danno dell’ambiente e ammodernamento delle istituzioni educative a tutti i
livelli.
Non si sarebbe
trattato di una novità, infatti esattamente questo era il programma dei Padri
Fondatori dell’Unione Europea che nel
1956 firmarono il noto trattato di Roma. .
Questa nobile
intenzione originaria è stata volgarmente tradita dai successivi gnomi politici
che si sono impadroniti delle istituzioni dell’ UE: costoro si sono prostituiti
al diktat del grande capitale delle multinazionali che controllano con le loro
lobby (oltre 15.000 lobbisti cioè portavoce degli interessi privati delle
multinazionali risiedono a Bruxelles e controllano ad ogni passo i parlamentari
europei ed i funzionari tutti, dettando loro le leggi da approvare. Per stessa
ammissione di alcuni di questi politici sappiamo che la stragrande maggioranza
delle norme dell’ UE sono state redatte dai gruppi d’interesse privati e
tutt’al più concordate coi supini parlamentari e con la Commissione Europea
(che è un organismo non elettivo e quindi sottratto ad ogni controllo
democratico).
Ultimamente per
garantirsi la totale libertà di
imposizione il trattato dell’UE con gli USA (TTIP) viene esclusivamente
preparato in segreto. Un metodo che ricorda da vicino la modalità con cui i
piani economici quinquennali nell’Unione Sovietica venivano decisi dal
Politburo e poi semplicemente approvati per acclamazione dalle comparse che sedevano nella Duma, il
parlamento che doveva fingere un’ inesistente partecipazione popolare.
Il capitalismo
neoliberista al quale l’Occidente in toto e l’UE in particolare si sono
sottomessi si rivela sempre più per quello che a dispetto del nome è in realtà:
è un sistema liberticida e predatorio al servizio di un’oligarchia finanziaria che prende le vere decisioni e sceglie, finanziandone le campagne
elettorali, le marionette che devono poi
recitare sulla ribalta delle istituzioni politiche la parte loro
assegnata per ingannare il pubblico e carpirne la buona fede. A ben vedere si
tratta di una variante quasi identica al capitalismo di Stato che era stato
spacciato per comunismo nel Paesi dietro la Cortina di Ferro.
In questo
contesto non deve meravigliare che per deviare l’attenzione popolare dai veri
problemi l’oligarchia al potere imponga alle proprie marionette politiche di
cercare capri espiatori come i rifugiati. O addirittura di crearli: senza la
destabilizzazione criminale dell’Afganistan, dell’Irak, della Libia e della
Siria (per non citare che i casi più noti e fragranti) non avremmo in Europa un numero di rifugiati delle
attuali proporzioni.
Che questi Paesi
non fossero propriamente democratici è indiscutibile (ma se è per questo non lo
è di fatto nemmeno l’UE, se si va a vedere dietro la falsa facciata). Non
occorre essere storici di mestiere per sapere che mai e in alcun caso una
democrazia è stata possibile con interventi stranieri, ma che piuttosto è vero
il contrario. Fu un colpo di Stato documentatamene orchestrato dagli USA a
mettere fine al tentativo di democratizzazione di Mossadegh in Iran nel 1953,
esattamente come in Cile nel 1973 con l’eliminazione del governo
democraticamente eletto di Allende, sostituito dalla feroce dittatura di
Pinochet.
I casi analoghi
sono talmente numerosi che non basterebbe un libro anche soltanto ad elencarli
tutti.
Ma torniamo al
caso dei rifugiati: numerosi sì, ma non certo un problema insuperabile o tale
da mettere in pericolo l’economia dei Paesi di accoglienza: anzi, tutti i
calcoli eseguiti da economisti onesti hanno dimostrato che per l’UE sarebbe
anche dal punto di vista strettamente economico piuttosto un guadagno, un
rilancio della produzione utilizzando una manodopera giovane e desiderosa di
crearsi una vita dignitosa dopo essere fuggita dagli orrori della guerra.
Il buon senso
purtroppo è però merce sempre più rara in politica: ed ecco che in tutta Europa
e segnatamente nei Paesi usciti da poco dal totalitarismo sovietico per
garantirsi senza sforzo un consenso popolare altrimenti in diminuzione per i
noti problemi creati dall’assoggettamento al falso credo neoliberista si fa
leva sulla xenofobia più volgare.
I governanti dei
Paesi dell’ex-Cortina di Ferro (i cui cittadini fino al 1989 potendolo
sarebbero fuggiti cercando asilo in Occidente) rifiutano ora vergognosamente di
accogliere quelli che per motivi ancor più gravi non soltanto fuggono da
dittature ma lo fanno per salvare la vita dopo aver perduto le basi del
sostentamento nelle città distrutte).
E sono purtroppo
in folta compagnia, visto che praticamente tutti i Paesi dell’UE cercano di
scaricare l’onere su altri. E lo fanno con le misure più insensate, come la
chiusura dei propri confini, laddove anche il più sprovveduto capisce che se il
centro e Nord Europa chiude i propri confini il flusso inarrestabile dei
rifugiati trasformerà ad esempio la Grecia in un enorme campo di concentramento non potendo un Paese di 10 milioni di
abitanti caricarsi di un onere che
un’UE di 500 milioni si rifiuta di
affrontare. A meno che l’alternativa da nessuno menzionata sia la vera
intenzione di questi irresponsabili governanti xenofobi, e cioè la speranza che
i rifugiati restino nei loro Paesi (che però continuano a riempire di armi ed a bombardare, altro che
democrazia e sviluppo).
La Germania che
nel 2015 ha raddoppiato le proprie esportazioni di armi, in gran parete
affluite nei Paesi del Medio Oriente in guerra. La Cancelliera Merkel, che sia
nei confronti dell’industria bellica che della grande finanzia speculativa si
era dimostrata supina portavoce dei rispettivi ordini di scuderia, si era
probabilmente messa una mano sulla coscienza per un istante quando di fronte
alla tragedia umana dei rifugiati aveva dichiarato la Germania un Paese di
accoglienza. Un merito che non le potrà venire storicamente negato, e che al
contrario dimostra tutta l’immorale e volgare xenofobia dei suoi detrattori che
avidamente si sono lanciati nella rincorsa di consenso e di voti facendo leva
sull’odio verso lo straniero che come vediamo è inestirpabile in una larga fascia della popolazione.
I roghi degli
stabili in corso di ristrutturazione per accogliere i rifugiati sono atti barbarici
e criminali di pochi individui che sarebbe giusto rieducare mandandoli in Siria
o in Irak o Turchia e Libano a svolgere
assistenza nei campi di rifugiati.
Ma la
responsabilità maggiore e meritoria di punizione più severa resta quella dei
citati politici che oltre tutto hanno pure sbagliato i conti, infatti la lotta
fratricida nella CDU ha finito unicamente per far perdere voti al partito
intero e favorire la crescita esponenziale di partiti apertamente xenofobi: il
cittadino impaurito ad arte sceglie piuttosto l’originale che non la brutta
copia. Evidentemente gli strati più
ignoranti della popolazione che non sono in grado di riconoscere né le cause né
i dati più semplici del problema seguono più docilmente chi grida
“salvaguardiamo i confini con le armi” piuttosto di chi parla di riduzione,
controllo, ripartizione in tutta l’UE dei rifugiati.
Che la Germania
riunificata sia il vero potere nell’Unione Europea lo hanno ormai capito anche
gli infanti, tanto velleitarie suonano le prese di posizione dei governanti
degli altri Stati quando cercano di far credere ai propri cittadini di avere
potere contrattuale in materia economica nei confronti della Germania. Questo
potere di fatto, se gestito nell’interesse dell’Europa avrebbe potuto divenire
gradualmente riconosciuto e legittimato con opportune misure di controllo.
Il clima di
xenofobia crescente in Germania ,proprio perché volgarmente sfruttato per
meschini fini elettorali, rimette in questione il dato di fatto della
supremazia economica.
Chi ha viaggiato
nelle regioni della ex- RDT ed ha visto coi propri occhi villaggi
spopolati, complessi industriali
abbandonati e fatiscenti, infrastrutture in degrado: facilmente spiegabile,
visto che dopo la caduta del Muro di Berlino quasi due milioni si erano
rifugiati nella Germania Occidentale. I rifugiati provenienti dal Medio Oriente
non basterebbero a ripopolare queste aree ma sarebbero un primo passo verso una
rinascita. Certamente sarebbe servito un grande sforzo politico ed educativo
per far comprendere ai cittadini di quelle zone la convenienza dell’operazione.
Invece è stato molto più facile e disonesto favorire la xenofobia per un miope
e falso calcolo politico.
La Cancelliera
aveva colto questa occasione per
redimere almeno in parte le sue altre riprovevoli politiche: il suo fallimento
è quindi il fallimento del ruolo della Germania in Europa, così come la totale
mancanza di solidarietà all’interno di tutta l’Unione Europea in tema di
accoglienza di rifugiati sta minando la stessa esistenza della nobile
istituzione ben diversamente concepita nei trattati originari del secolo
scorso.
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