Chi spezzerà l’ eurocatena? Ambiguità dei movimenti e partiti alternativi nei Paesi mediterranei infestati dalla moneta unica.
Chi spezzerà l’ eurocatena? Ambiguità dei movimenti e partiti alternativi nei Paesi mediterranei infestati dalla moneta unica.
Se si votasse domani, in Spagna il movimento
“Podemos”
sorto quasi dal nulla (erano in parte gli "Indignados") in pochi
mesi sarebbe il primo partito. In Grecia anche “Syriza” si avvia ad
una supremazia elettorale, mancata di poco all’inizio della crisi (elezioni dopo mancato referemdum Papandreu).
In Italia il “Movimento 5 Stelle” contando soltanto i voti in territorio
metropolitano era stato il primo alle elezioni politiche (il PD aveva avuto
qualche voto in più soltanto grazie ai voti dei connazionali all’estero, sulla
cui legittimità sarebbe lecito avanzare dubbi visti i brogli in passato con
voti comprati ed eletti finiti in galera).
Il M5S si sta sciogliendo come neve
al sole, le colpe interne e gli errori di gestione non bastano a spiegare il
fallimento: l’attacco ai partiti tutti, benché giusto e doveroso, ha avuto
l’effetto autodistruttivo di indurre gli elettori al rifiuto del voto tout court,
favorendo l’opportunismo di una scelta di finta sinistra PD che farà probabilmente
la stessa fine.
Infine: il chiarimento della posizione sull’euro è giunto tardivo ed
ambiguo (cercare l’uscita dall’euro con un referendum ha le stesse probabilità
di successo di quello scozzese: il partito pro-euro avrebbe facile gioco a
seminare paure e disinformazioni).
Nel caso di Syriza bisogna tener conto che si tratta di una coalizione (ΣΥΡΙΖΑ
– Ενωτικό Κοινωνικό Μέτωπο, Fronte
Sociale Unito SYRIZA-EKM) e quindi era più difficile trovare una posizione
comune sull’euro. Resta il fatto che forse per l’enorme diffidenza dei Greci
nei confronti dei loro corrotti governanti, pur soffrendo incredibilmente sotto
il flagello della moneta unica, vale colà l’illusione di un’Europa che possa
risolvere i problemi interni. Una tradizione che ci riporta all’inizio
dell’indipendenza, quando il primo re venne appunto dall’area tedesca (principe
ereditario di Baviera, Ottone di Wittelsbach, nel 1832).
Inspiegabile invece la posizione del movimento spagnolo “Podemos”, che invece di proporre il recupero della sovranità monetaria si
limita a mendicare, esattamente come il partito greco Syriza, una ristrutturazione
del debito. Costoro non hanno compreso che senza sovranità monetaria,
nell’Europa dominata da una Germania serva dell’imperialismo economico e
militare USA, non hanno speranza alcuna di spezzare le catene che legano i
Paesi mediterranei al ruolo di impotenti debitori perenni della finanza
internazionale.
Appare infine incredibile che stia sfuggendo ai più l’astuta manovra della
speculazione internazionale usuraria, che loda i microscopici miglioramenti della situazione
economica spagnola facendoli credere risultato dei “necessari sacrifici” quando
invece statisticamente altro non sono che finzioni contabili o al più il
risultato dell’esodo di centinaia di migliaia di giovani verso Germania e
Inghilterra ed altri Paesi compresi quelli dell’Est.
Dunque o toccherà alla Francia dare la prima spallata all’euro (e sarebbe
tragico poiché significherebbe l’arrivo al potere della destra
nazional-fascista di Le Pen) o sarà invece il tracollo economico dell’Italia,
ormai alle porte, a costringere gli ottusi e testardi burocrati europei ed il
governo tedesco a mettere fine all’esperimento sciagurato dell’euro.
Il governatore della Banca Centrale Europea Mario Draghi ha praticamente
finito le cartucce, e la situazione diverrà politicamente insostenibile quando sarà chiaro che
a salvare l’euro saranno chiamati i contribuenti ed i risparmiatori tedeschi (già inferociti dai tassi negativi con cui
vedono decurtati i propri risparmi).
Infatti pur detestato e apertamente
aborrito per le posizioni razziste e xenofobe, il partito antieuro dell’Alternativa per
la Germania (AfD) sta guadagnando continuamente elettori, in gran parte gente
che non si dichiara pubblicamente per quel partito ma poi nel segreto dell’urna
lo vota per rancore contro gli altri partiti.
E dunque questo partito può
essere fermato soltanto con le proprie armi, cioè se gli altri partiti faranno
propria la decisione di uscita dall’euro: se si effettuasse un referendum la
maggioranza dei tedeschi sarebbe infatti d’accordo, poiché intelligentemente si
rendono conto che se anche la moneta unica è servita con la moderazione fiscale
ad esportare per qualche tempo la disoccupazione nei Paesi mediterranei, a
lungo si tratta di una politica insensata, visto che è assurdo conquistare
mercati costituiti da clienti … falliti.
Come conclusione provvisoria si può affermare che con buone probabilità la
fine dell’euro non è imminente, salvo fatti nuovi e inattesi, ma anche con
sicurezza documentata dai fatti che la sua esistenza appare sempre più fragile
per non dire insostenibile, un graduale ma inarrestabile verso una fine inevitabile.
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