Donnerstag, 4. Dezember 2014

  Chi spezzerà l’ eurocatena? Ambiguità dei movimenti e partiti alternativi nei Paesi mediterranei infestati dalla moneta unica.

Chi spezzerà l’ eurocatena? Ambiguità dei movimenti e partiti alternativi nei Paesi mediterranei infestati dalla moneta unica. 


Se si votasse domani, in Spagna il movimento “Podemos” sorto quasi dal nulla (erano in parte gli "Indignados") in pochi mesi  sarebbe il primo partito. In Grecia anche “Syriza” si avvia ad una supremazia elettorale, mancata di poco all’inizio della crisi (elezioni dopo mancato referemdum Papandreu).
In Italia il  “Movimento 5 Stelle”  contando soltanto i voti in territorio metropolitano era stato il primo alle elezioni politiche (il PD aveva avuto qualche voto in più soltanto grazie ai voti dei connazionali all’estero, sulla cui legittimità sarebbe lecito avanzare dubbi visti i brogli in passato con voti comprati ed eletti finiti in galera).
Il  M5S si sta sciogliendo come neve al sole, le colpe interne e gli errori di gestione non bastano a spiegare il fallimento: l’attacco ai partiti tutti, benché giusto e doveroso, ha avuto l’effetto autodistruttivo di indurre gli elettori al rifiuto del voto tout court, favorendo l’opportunismo di una scelta di finta sinistra PD che farà probabilmente la stessa fine. 
Infine: il chiarimento della posizione sull’euro è giunto tardivo ed ambiguo (cercare l’uscita dall’euro con un referendum ha le stesse probabilità di successo di quello scozzese: il partito pro-euro avrebbe facile gioco a seminare paure e disinformazioni).

Nel caso di Syriza bisogna tener conto che si tratta di una coalizione (ΣΥΡΙΖΑ – Ενωτικό Κοινωνικό  Μέτωπο, Fronte Sociale Unito SYRIZA-EKM) e quindi era più difficile trovare una posizione comune sull’euro. Resta il fatto che forse per l’enorme diffidenza dei Greci nei confronti dei loro corrotti governanti, pur soffrendo incredibilmente sotto il flagello della moneta unica, vale colà l’illusione di un’Europa che possa risolvere i problemi interni. Una tradizione che ci riporta all’inizio dell’indipendenza, quando il primo re venne appunto dall’area tedesca (principe ereditario di Baviera, Ottone di Wittelsbach, nel 1832). 

Inspiegabile invece la posizione del movimento spagnolo  “Podemos”, che  invece di proporre il recupero della sovranità monetaria si limita a mendicare, esattamente come il partito greco Syriza, una ristrutturazione del debito. Costoro non hanno compreso che senza sovranità monetaria, nell’Europa dominata da una Germania serva dell’imperialismo economico e militare USA, non hanno speranza alcuna di spezzare le catene che legano i Paesi mediterranei al ruolo di impotenti debitori perenni della finanza internazionale.
Appare infine incredibile che stia sfuggendo ai più l’astuta manovra della speculazione internazionale usuraria, che loda i microscopici miglioramenti della situazione economica spagnola facendoli credere risultato dei “necessari sacrifici” quando invece statisticamente altro non sono che finzioni contabili o al più il risultato dell’esodo di centinaia di migliaia di giovani verso Germania e Inghilterra ed altri Paesi compresi quelli dell’Est.  
Dunque o toccherà alla Francia dare la prima spallata all’euro (e sarebbe tragico poiché significherebbe l’arrivo al potere della destra nazional-fascista di Le Pen) o sarà invece il tracollo economico dell’Italia, ormai alle porte, a costringere gli ottusi e testardi burocrati europei ed il governo tedesco a mettere fine all’esperimento sciagurato dell’euro.
Il governatore della Banca Centrale Europea Mario Draghi ha praticamente finito le cartucce, e la situazione diverrà politicamente insostenibile quando sarà chiaro che a salvare l’euro saranno chiamati i contribuenti ed i  risparmiatori tedeschi (già inferociti dai tassi negativi con cui vedono decurtati i propri risparmi).
Infatti pur detestato e apertamente aborrito per le posizioni razziste e xenofobe, il partito antieuro dell’Alternativa per la Germania (AfD) sta guadagnando continuamente elettori, in gran parte gente che non si dichiara pubblicamente per quel partito ma poi nel segreto dell’urna lo vota per rancore contro gli altri partiti. 
E dunque questo partito può essere fermato soltanto con le proprie armi, cioè se gli altri partiti faranno propria la decisione di uscita dall’euro: se si effettuasse un referendum la maggioranza dei tedeschi sarebbe infatti d’accordo, poiché intelligentemente si rendono conto che se anche la moneta unica è servita con la moderazione fiscale ad esportare per qualche tempo la disoccupazione nei Paesi mediterranei, a lungo si tratta di una politica insensata, visto che è assurdo conquistare mercati costituiti da clienti … falliti.    
Come conclusione provvisoria si può affermare che con buone probabilità la fine dell’euro non è imminente, salvo fatti nuovi e inattesi, ma anche con sicurezza documentata dai fatti che la sua esistenza appare sempre più fragile per non dire insostenibile, un graduale ma inarrestabile  verso una fine inevitabile.  

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