Sonntag, 26. Januar 2014

 Ucraina nuovo avamposto della guerra euro-imperialista ?



La storia dell’Ucraina è complessa e contradditoria oltre che scarsamente conosciuta e soprattutto presentata in maniera distorta corrispondentemente agli interessi della parte in gioco. I fatti sono tuttavia noti e incontestabilii: la prima dichiarazione di indipendenza, “Ukrajinska Narodna Respublika”, UNR, fu proclamata il 2. gennaio 1918. Fu una conseguenza involontaria della politica tedesca nella guerra antirussa. Sollecitato da cittadini ucraini in esilio, le autorità militari tedesche avevano organizzato una massiccia “scuola di patriottismo ucraino” reclutando circa 50.000 prigionieri di guerra di quella regione, ai quali oltre all’insegnamento storico che evidentemente non era l’aspetto più motivante, avevano impartito lezioni di … socialismo rivoluzionario promettendo che al termine della guerra avrebbero così potuto espropriare i grandi latifondisti e divenire possessori delle terre coltivate.  Il tutto era (come anche avvenuto analogamente per la zona della Lettonia) finalizzato all’indebolimento della Russia nella speranza di vincere la guerra. In questo senso alcuni storici parlano dell’Ucraina come un’invenzione della Germania.
Sotto la dominazione staliniana si stima in circa 7 milioni l’olocausto dei cittadini ucraini fatti morire di fame e di stenti con la requisizione delle derrate alimentari ordinata da Stalin.
Nessuna meraviglia quindi che con l’invasione tedesca durante la seconda guerra mondiale i nazionalisti ucraini (Organizzazione Nazionalisti Ucraini (Організація Українських Націоналістів) si alleassero almeno in un primo tempo alle truppe tedesche per proclamare l’indipendenza dall’Unione sovietica, salvo poi a pentirsene: durante l’occupazione tedesca ci fu un secondo olocausto di 6-7 milioni di ucraini, accompagnato dai pogrom e dalle liquidazioni di ebrei da parte delle SS (il più noto quello di baby Jar, ricordato nell’omonimo  poema di Evtuschenko). 
Sui fatti degli anni più recenti le informazioni sono note e facilmente reperibili, ancorché da valutare con  estrema cautela secondo le fonti: gli interessi pro-Europa ed antirussi sono giganteschi, l’Ucraina come si è visto dal sollecito accorrere dei politici europei nella piazza centrale di Kiew, è il boccone più ambito per ambedue le parti, certo più di quello che era a suo tempo la Polonia. Ciò sia per consistenza di popolazione quanto per materie prime e, in particolare per l’Europa, come serbatoio inesauribile di manodopera sia qualificata che non, a basso costo. Per la Russia l’interesse oltre che economico (un quarto degli scambi commerciali ucraini vanno verso la Russia) è militare e strategico, poiché è evidente che , se anche temporaneamente accantonato, l’obiettivo europeo è di piazzare le basi NATO anche 
in Ucraina. Il blocco della firma del trattato pro-Europa chiaramente imposto da Putin all’Ucraina assomiglia dunque – benché più plausibile e meno pericoloso per la pace mondiale – al blocco USA che condusse alla crisi di Cuba nel 1962.

I problemi economici e politici dell’Ucraina sono giganteschi, la corruzione dilagante (ma dove non lo è in Europa?) e le posizioni spesso contradditorie dei governanti sono sfruttate da Est e da Ovest in modo indecente. L’attuale ancora Primo Ministro Mykola Janowytsch Asarow è un caso emblematico anche dal punto di vista biografico: padre estone, madre russa, moglie ucraina,  dimissionario e poi richiamato al suo posto con rielezione contestata il dicembre del 2012 (molti ricorderanno la rissa in parlamento) .  Un curiosum di cui non sappiamo il motivo: Asarow è stato nell’Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro nel 2010. 

Quello che si sa è l’enorme disorientamento nella popolazione, adescata dalle promesse dell’Unione Europea, che non si è vergognata di accusare ipocritamente la Russia di ingerenze quando è arcinoto che foraggia apertamente (e certamente per canali meno appariscenti) le forze contrarie alla collaborazione con la Russia, infischiandosene della destabilizzazione del Paese e non potendo ignorare che fra le forze che sostiene ci sono nazionalisti e fascisti. Una prova se ce ne fosse ancora bisogno, che la “democratizzazione” dell’Ucraina altro non è che una volgarissima etichetta di copertura degli interessi in gioco, di quella finanza dominatrice della politica che dopo aver dissanguato i Paesi dell’Europa mediterranea punta ora alla conquista dei Paesi dell’Est. Una democratizzazione che non ha nulla da invidiare a quella operata dagli USA in Irak, Afganistan, e che speriamo non finisca come quella tutta europea sperimentata in Libia, con le conseguenze che già conosciamo ma che sono solo un preludio di ciò che purtroppo seguirà. 
Una buona ragione per ricordarsi di questi fatti in occasione delle prossime elezioni europee.

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