Politica e (mala)fede cattolica. Il ruolo del Vaticano oggi, nel 1949 e nel Cinquecento: continuità di una secolare tradizione.
(6.12.2013,
Omaggio a San Nicola – con un pensierino a Papa Nicolò V)
Mentre si attende
che nuove elezioni facciano chiarezza e forse speriamo piazza pulita dei
corrotti & incapaci al potere non è ozioso esaminare il ruolo che potrà
svolgere l’Ente che di fatto ha sempre governato indirettamente l’Italia,
traendone benefici e pieno sostentamento grazie ai Patti Lateranensi stipulati
con “l’uomo del destino” al secolo Benito Mussolini.
Se la Francia ha
pieno diritto di dichiararsi Stato laico, e la sua tradizione lo conferma in
molti casi, l’Italia era ed è uno Stato teocratico di diritto [1] e di fatto poiché in esso il Vaticano svolge un ruolo decisivo in ogni momento storico in cui ne va di scelte che possono mettere in pericolo i privilegi ed i poteri ecclesiastici.
Le speranze di
molti cattolici e anche di non credenti (come io sottoscritto) sono giustamente
riposte in Papa Francesco, il primo pontefice ad esprimere un chiaro giudizio
in materia di economia e sul capitalismo. La Rerum Novarum di Papa Leon
XIII del 1891 può essere comparata, per (in)comprensione dei problemi, ai
programmi (si fa per dire) politici di Monti e Letta.
L’ Evangelii Gaudium di Papa Francesco
rivela invece una profonda riflessione ed una chiara visione delle cause che
hanno condotto alla crisi attuale e più in generale alle nefandezze del sistema
capitalistico e della mafia finanziaria. Vediamone alcuni eloquenti esempi:
§ 53: “oggi dobbiamo dire “no a
un’economia dell’esclusione e della inequità”. Questa economia uccide. Non è possibile
che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a
vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. Questo è
esclusione. Non si può più tollerare il fatto che si getti il cibo, quando c’è
gente che soffre la fame. Questo è inequità. Oggi tutto entra nel gioco della
competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più
debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si
vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di
uscita. Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che
si può usare e poi gettare.””
Oppure in
relazione al ruolo dela finanza:
Ҥ 56. Mentre i
guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si
collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice. Tale
squilibrio procede da ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati
e la speculazione finanziaria. Perciò negano il diritto di controllo degli
Stati, incaricati di vigilare per la tutela del bene comune. Si instaura una
nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone, in modo unilaterale e
implacabile, le sue leggi e le sue regole. Inoltre, il debito e i suoi
interessi allontanano i Paesi dalle possibilità praticabili della loro economia
e i cittadini dal loro reale potere d’acquisto. A tutto ciò si aggiunge una
corruzione ramificata e un’evasione fiscale egoista, che hanno assunto
dimensioni mondiali.””
Papa Francesco
non si limita a petizioni di principio generiche o esortazioni pietistiche ma
punta il dito con fermezza:
“” § 58. Una riforma finanziaria che
non ignori l’etica richiederebbe un vigoroso cambio di atteggiamento da parte
dei dirigenti politici, che esorto ad affrontare questa sfida con
determinazione e con lungimiranza, senza ignorare, naturalmente, la specificità
di ogni contesto. Il denaro deve servire e non governare! Il Papa ama tutti,
ricchi e poveri, ma ha l’obbligo, in nome di Cristo, di ricordare che i ricchi
devono aiutare i poveri, rispettarli e promuoverli. Vi esorto alla solidarietà
disinteressata e ad un ritorno dell’economia e della finanza ad un’etica in
favore dell’essere umano.””
Se avesse scritto
queste cose un semplice cattolico nel 1949 sarebbe stato probabilmente tacciato
di comunismo e scomunicato, in virtù del decreto del Santo Uffizio:
« Avviso Sacro
Fa peccato grave e non può essere
assolto
Chi è iscritto al Partito Comunista.
Chi ne fa propaganda in qualsiasi modo.
Chi vota per esso e per i suoi candidati.
Chi scrive, legge e diffonde la stampa comunista.
Chi rimane nelle organizzazioni comuniste: Camera
del Lavoro, Federterra, Fronte della Gioventù, CGIL, UDI, API, ecc…
È scomunicato e apostata
Chi, iscritto o no al Partito Comunista, ne
accetta la dottrina atea e anticristiana; chi la difende e chi la diffonde.
Queste sanzioni sono estese anche a quei partiti che fanno causa comune con il
comunismo.
Decreto del Sant'Uffizio - 28
giugno 1949
N.B. Chi in confessione tace tali colpe fa
sacrilegio: può invece essere assolto chi sinceramente pentito rinuncia alle
sue false posizioni. »
Una chiara
dimostrazione di come andava intesa la Costituzione quando parlava di Stato e
Chiesa ciascuno nel suo ambito indipendenti e sovrani. Anche l’eventuale
assoluzione previa confessione non deve trarre in inganno: più che per la
salvezza dell’anima serviva al conteggio dei voti, in ogni caso non è pensabile
che un credente potesse essere cosí ingenuo dal confessare il voto comunista
(in barba alla sua segretezza !!) rischiando di essere assolto in confessionale ma denunciato in fabbrica e perdere
magari il posto di lavoro.
Con la minaccia
di scomunica il Vaticano non mirava evidentemente a salvare le anime degli elettori di
sinistra quanto piuttosto i voti dei partiti di destra, cioè della Democrazia
Cristiana, che cosí ebbe la maggioranza per decenni. Il fatto innegabile che i
risultati elettorali avessero mostrato come nonostante la minaccia virtualmente
circa 1/3 degli elettori italiani se ne fossero infischiati della scomunica venne presto passata
sotto silenzio, il risultato elettorale per la DC era ottenuto e quindi si potevano assolvere i
peccatori, anche senza confessione.
Ma le ingerenze
ecclesiastiche di parte cattolica hanno ben più lunga e terribile tradizione.
Tutti conoscono i
crimini dell’Inquisizione (in particolare di quella spagnola, che però nel Regno
di Napoli non venne introdotta grazie alla resistenza popolare). Ma c’è stato di peggio,
se anche sembra difficile da immaginare.
È un aspetto
delle ingerenze religiose in politica che val la pena di esaminare poiché
confrontato con analoghe situazioni odierne si rivela come meccanismo analogo
di giustificazione di crimini bellici dietro nobili finalità.
Sono cose celate
ai credenti oggigiorno, ma chi si
volesse togliere la curiosità può leggere l’intero interessantissimo testo
della bolla di Papa Nicola V dell'8 gennaio 1454 (conservata nella Biblioteca
Nazionale a Parigi ), che qui cito da uno studio di Assani Fassassi[2] nel quale è riportata sia la traduzione francese che l’originale latino. In essa il pontefice
aizza re Alfonso di Spagna a convertire nelle colonie con forza e ridurre in schiavitù
perpetua chi si dovesse opporre ( ad
occuparne le terre impossessandosi dei loro beni):
§ 5: "Nos premissa omnia,& singula debita
meditatione, attendentes,quod cum olim prefato Alfonso Regi quoscumque
Saracenos, ac paganos,aliosque Christi inimicos ubicumque constitutos,ac
Regna,Ducatus,Principatus,dominia, possessiones,& mobilia, & immobilia,
bona quaecimque per eos detenta,ac possessa invadendi, conquirendi, expugnandi,
debellandi, &subjugandi, illorumque personas in perpetuam servitutem redigendi,
(...) plenam, &liberam inter coetera concressimus facultatem,...".
Altri tempi: ora
non serve nemmeno più una bolla papale per invadere, rapinare il petrolio,
detenere prigionieri di guerra senza processo a Guantanamo, farli torturare in
Polonia, massacrare i civili con le "drone": invece della religione
basta richiamarsi alla lotta contro il
terrorismo ... che si deve condurre ovviamente con metodi ancor più crudeli e
detestabili degli attentati.
Ma la domanda
iniziale merita dopo questa digressione una risposta: quale sarà la posizione
della chiesa Cattolica o meglio del Vaticano nei confronti della politica
italiana giunta ormai al completo sfacelo ?
La domanda non è
oziosa poiché il Vaticano sa di contare ancora su un cospicuo esercito di
riserva: perduti i credenti veri e
coscienti che la pensano più o meno come … Papa Francesco, resta la
maggioranza di finti praticanti che da sempre hanno guardato ai consigli
politici del Vaticano come ad una una bussola nella sensazione – rivelatasi giusta –
che le indicazioni di là provenienti avrebbero garantito se non i miglioramenti
almeno i diritti acquisiti, che sono la vera religione del popolo italiano (che
non è l’unico a praticarla ma certo il più osservante).
Gli italiani sono
conservatori nel voto non per convinzione, ma perché ben sanno, per lunghissima
tradizione, che ogni cambiamento finisce per peggiorare le cose, e che alla
fine se anche avviene un miglioramento sperato, considerato ciò che si perde il
bilancio risulta negativo. Per questo restano legati al partito che hanno
sempre votato, magari da generazioni, sconcertati al più dai continui
cambiamenti di etichetta ma confortati nel vedere poi sempre gli stessi
personaggi dietro di esse.
Ed è esattamente
su questo atteggiamento che il Vaticano gioca le proprie carte, in maniera
spudorata ma addirittura scusabile vista la facilità con la quale gli elettori
sono pronti a farsi circuire.
[1] Benché nel 1984 il primato della
religione cattolica come “religione di Stato” sia stato cancellato dalla
Costituzione, e nonostante la petizione di principio secondo cui (art.8) “Tutte
le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.” purtuttavia
è altrettanto innegabile che esiste una religione “più uguale” della altre, i
cui rapporti con lo Stato (art. 7) “sono regolati dai Patti Lateranensi.” Nessun
altra religione gode del privilegio di un concordato di rango costituzionale,
le cui modifiche non sono è vero soggette a ratifica costituzionale ma solo se “accettate
dalle due parti”. In altri termini,
per eliminare i privilegi di cui unica gode la Chiesa cattolica in Italia la
procedura parlamentare è ben più ardua che per qualunque altra legge. Cosa che
invece non vale per le altre religioni. “Lo Stato e la Chiesa cattolica
sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani” (art. 8
va dunque inteso nel senso che la Chiesa può interferire nella
politica(come ha sempre fatto) mentre
la politica non ha il diritto di interferire nelle cose ecclesiastiche.
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