Il banco dell’asino
Da mesi tutta la
politica parlamentare italiana gira intorno ad un solo punto: come salvare
capra e cavoli, cioè come tenere in piedi un governo privo di senso (ma che
dall’estero è visto come il male minore) e non sputtanarsi definitivamente
concedendo la grazia ad un noto evasore fiscale che dovrebbe da tempo essere
dietro le sbarre ma che ricatta appunto il governo mendicando miserabilmente l'impunitá.
Da una cattiva
pedagogia forse una buona soluzione. Ai tempi dei
nostri nonni era una prassi nelle scuole elementari il “banco dell’asino”: si
metteva a turno l’alunno considerato peggiore o per comportamento o per
incapacità.
Un’idiozia
pedagogica ma utile in politica: il delinquente evidentemente privo anche di un
minimo di dignità si aggrappa ad ogni stratagemma pur di restare a piede
libero?
Ebbene, se non altro per rispetto ai comuni delinquenti che certo hanno
più dignità del citato e stanno scontando le loro pene, non sarebbe bene
contaminare questi tristi luoghi di espiazione con la presenza di un tale
individuo impenitente. Meglio lasciarlo in Parlamento, in compagnia di tanti
altri condannati definitivi che scaldano quei banchi. Lo si dovrebbe però mettere
in un banco speciale, come appunto un tempo nelle scuole. Sarebbe un castigo più
efficace e metterebbe fine alla indecente commedia che vista dall’estero fa giudicare
l’Italia un Paese di buffoni.
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