Montag, 4. November 2013

 
Le cifre del disastro e della vergogna ignorate dai governi europei “austerodipendenti”.

(Se invece del cannabis fosse l’austerità ad essere considerata reato:meno disoccupati e anche meno delinquenti).  


Ogni tanto qualche politico governativo o uno dei loro supini economisti ciechi servitori del potere si sveglia e intravede la “luce al fondo del tunnel2 e si mette a straparlare di ripresa economica, dichiara solennemente finita la crisi e dichiara guarita la malattia mortale della moneta unica.  
Sono i tipici sogni che precedono il risveglio, temporaneo poiché il loro cervello si riaddormenta quasi subito per il resto della giornata.
Sulle prospettive economiche e sui risultati delle loro imbecilli ricette per uscire dalla crisi ovviamentei governanti tutti non possono che mentire per giustificarsi , ma la matematica e la statistica non sono un’opinione e  qualunque cittadino grazie alle pubblicazioni degli uffici statistici europei può immediatamente verificare i dati e trarne le inevitabili conclusioni. 
si trovano tutti i dati economici continuamente aggiornati pubblicati dall’ufficio
Eurostat (in tedesco, inglese e francese, v. homepage: http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/eurostat/home.

Se prendiamo un attimo questi dati ed eseguiamo un calcolo semplicistico per renderci conto dell’ordine di grandezza del problema principe, che non è il debito ma la disoccupazione, ci rendiamo conto immediatamente che i governanti tutti o mentono o sono mentecatti o asini irrecuperabil iin economia.
Se i  26 milioni di disoccupati lavorassero, ad una media di 1000 euro al mese, il totale sarebbe di  26 miliardi al mese, 300 miliardi all’anno.
Una cifra che da sola basterebbe a pagare larga parte dei debiti. Ma in aggiunta occorre tener conto che ai 1000 euro di salario corrisponderebbe una cifra maggiore di prodotti e contributi sociali, imposte, IVA, ecc., quindi  il risultato positivo sarebbe di gran lunga maggiore.
Gli Stati europei invece di spendere per il sostentamento dei  disoccupati incasserebbero col prelievo fiscale sui salari, l’intera macchina produttiva e il ciclo economico riprenderebbero a funzionare.  
Gli unici a perderci sarebbero le banche e gli speculatori, che si vedrebbero confrontati non più con governi disposti a concedere regali e privilegi, garantendo salvataggi alle loro speculazioni sbagliate coi soldi dei contribuenti.
Con la piena occupazione (in senso tecnico, scendendo cioè dal 12 % attuale al 2-3 %m”fisiologico”) e quindi una grande forza contrattuale dei lavoratori il tasso di profitto non solo calerebbe drasticamente ma sarebbe a rischio. A chiudere però sarebbero le imprese che non sanno e non vogliono investire e si tengono in piedi come ora soltanto grazie alla moderazione salariale.
L’inflazione salirebbe di qualche punto, poco danno per i lavoratori che recupererebbero nella contrattazione sindacale, ma svantaggio fatale per chi vive di comoda rendita.
E probabilmente, se non immediatamente ma nel medio e lungo periodo, meglio anche per i risparmiatori, poiché grazie all’accresciuta domanda di capitali d’investimento nell’economia reale potrebbero contrattare tassi di remunerazione superiori all’inflazione, cioè la fine degli interressi ridicoli  al disotto del tasso di inflazione attualmente pagati dai cartelli bancari.




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