Le cifre del
disastro e della vergogna ignorate dai governi europei “austerodipendenti”.
(Se invece del cannabis fosse l’austerità ad essere considerata reato:meno disoccupati e anche meno delinquenti).
Ogni tanto qualche
politico governativo o uno dei loro supini economisti ciechi servitori del
potere si sveglia e intravede la “luce al fondo del tunnel2 e si mette a
straparlare di ripresa economica, dichiara solennemente finita la crisi e
dichiara guarita la malattia mortale della moneta unica.
Sono i tipici
sogni che precedono il risveglio, temporaneo poiché il loro cervello si
riaddormenta quasi subito per il resto della giornata.
Sulle prospettive
economiche e sui risultati delle loro imbecilli ricette per uscire dalla crisi
ovviamentei governanti tutti non possono che mentire per giustificarsi , ma la
matematica e la statistica non sono un’opinione e qualunque cittadino grazie alle pubblicazioni degli uffici
statistici europei può immediatamente verificare i dati e trarne le inevitabili
conclusioni.
Al seguente indirizzo internet http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/euroindicators/peeis/
si trovano tutti
i dati economici continuamente aggiornati pubblicati dall’ufficio
Eurostat (in
tedesco, inglese e francese, v. homepage: http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/eurostat/home.
Se prendiamo un
attimo questi dati ed eseguiamo un calcolo semplicistico per renderci conto
dell’ordine di grandezza del problema principe, che non è il debito ma la
disoccupazione, ci rendiamo conto immediatamente che i governanti tutti o
mentono o sono mentecatti o asini irrecuperabil iin economia.
Se i 26 milioni di disoccupati lavorassero, ad
una media di 1000 euro al mese, il totale sarebbe di 26 miliardi al mese, 300 miliardi all’anno.
Una cifra che da
sola basterebbe a pagare larga parte dei debiti. Ma in aggiunta occorre tener
conto che ai 1000 euro di salario corrisponderebbe una cifra maggiore di
prodotti e contributi sociali, imposte, IVA, ecc., quindi il risultato positivo sarebbe di gran lunga
maggiore.
Gli Stati europei
invece di spendere per il sostentamento dei
disoccupati incasserebbero col prelievo fiscale sui salari, l’intera
macchina produttiva e il ciclo economico riprenderebbero a funzionare.
Gli unici a
perderci sarebbero le banche e gli speculatori, che si vedrebbero confrontati
non più con governi disposti a concedere regali e privilegi, garantendo
salvataggi alle loro speculazioni sbagliate coi soldi dei contribuenti.
Con la piena
occupazione (in senso tecnico, scendendo cioè dal 12 % attuale al 2-3 %m”fisiologico”)
e quindi una grande forza contrattuale dei lavoratori il tasso di profitto non
solo calerebbe drasticamente ma sarebbe a rischio. A chiudere però sarebbero le
imprese che non sanno e non vogliono investire e si tengono in piedi come ora soltanto
grazie alla moderazione salariale.
L’inflazione
salirebbe di qualche punto, poco danno per i lavoratori che recupererebbero
nella contrattazione sindacale, ma svantaggio fatale per chi vive di comoda
rendita.
E probabilmente, se
non immediatamente ma nel medio e lungo periodo, meglio anche per i
risparmiatori, poiché grazie all’accresciuta domanda di capitali d’investimento
nell’economia reale potrebbero contrattare tassi di remunerazione superiori
all’inflazione, cioè la fine degli interressi ridicoli al disotto del tasso di inflazione
attualmente pagati dai cartelli bancari.
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