Apologia del POPULISMO come medicina finale per ripristinare
la democrazia in Europa.
I partiti al potere ed i giornalisti (direi piuttosto: i luridi scribi) al
loro servizio, usano con infantile piacere il termine “populista” per
squalificare coloro che si oppongono alle loro attuali insensate manovre di
rapina dei risparmi e delle basi di sussistenza dei cittadini unite allo sciacallaggio del pubblico
patrimonio.
La logica suggerirebbe dunque di chiamare costoro “anti-populisti”,
etichetta che con ogni probabilità rifiuterebbero poiché metterebbe troppo
facilmente in evidenza che sono di fatto contro il popolo. Nel discorso
politico contemporaneo le misure che danneggiano la maggioranza e favoriscono
le minoranze sono chiamate “antipopolari”, e l’aberrazione è giunta a tal punto
che si considera coraggioso il politico che le decide.
La ‘Thacher, Reagan, Tony Blair e
Gerhard Schröder, tanto per citare i più noti, sono passati alla storia per il “coraggio” delle loro riforme
“antipopolari”, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti essendo culminati
con la crisi e una generale recessione che, lungi dal finire, ormai già risulta più grave e
perniciosa di quella del 1929. "Debole" sarebbe invece, secondo questa interpretazione aberrante, il politico che non sa
imporre assurdi sacrifici al popolo per soddisfare le classi più abbienti.
L’enorme spostamento di ricchezza dal basso verso l’alto, cioè dai meno
abbienti ai profittatori non sarebbe
stato possibile in cosí larga misura ed in un lasso di tempo di poco più di un
decennio – coincidente in Europa con l’imposizione della moneta (quasi) unica
senza le devastanti riforme dei citati personaggi. Costi economici e
sociali per la popolazione in continua salita ma in parallelo coi
profitti spudorati accumulati dai profittatori della miseria altrui.
Giustamente chi contesta lo smantellamento dello Stato sociale, la
mortificazione dei salari sacrificati
all’altare della “competitività” (ma in realtà al volgarissimo servizio del
“dumping”, cioè dello sfruttamento di immigrati e precari con salari da fame) e
i regali alle banche ed al capitale parassitario della grande finanza
speculatrice è “populista” cioè difende gli interessi popolari contro la rapina
da parte delle oligarchie finanziario-industriali.
Negli Stati Uniti d’ America esisteva nel 1890 un Partito “populista” (People’s Party), una cui
militante, Mary Ellen Lease cosí spiegava la fine della democrazia: “Wall
Street possiede il Paese. Non abbiamo più un governo del popolo,attraverso il
popolo e per il popolo, ma un gouverno
di Wall Street, tramite Wall Street e per Wall Street.”
E’ trascorso più d’un secolo, e la situazione USA, colà immutata, si è diffusa anche in Europa e “populismo” è divenuto un termine che le classi dominanti, serve del
Capitale e nemiche della democrazia, usano come offesa per squalificare gli
oppositori che difendono la democrazia vera.
In Italia, come sempre all’avanguardia nei primati politici negativi,
abbiamo addirittura i “minchiona-popolo” della forza di … Forza Italia (o PDL, andiamo dritto dietro le etichette) o del PD che propongono misure come
l’abolizione di una tassa inevitabile (IMU) sottraendo ai Comuni i mezzi di gestione per poi – dopo il voto
– introdurre la stessa tassa con altro
nome e maggiorata.
La falsa promessa si è dimostrata vincente, poiché è chiaro che i creduloni non mancano mai, e se i Vangeli
canonici riferiscono la frase di Gesù: “I poveri li avrete sempre con voi”
, in quelli apocrifi si legge il seguito: “… e anche i creduloni, gli illusi
ed i pirla li avrete sempre fra le palle”.
I "populisti" attuali, quelli che lottano contro il sistema, non fanno certo
leva su quella caricatura di popolo che sarebbe meglio chiamare col suo nome,
un tempo era il “Lumpenproletariat”,
aggiornato ai nostri tempi sarebbero i “teledipendenti” , “berlusciofili”, "letta-devoti”, “renz-illusi”, e via dicendo, cioè quelli che credono nelle
favole della “luce alla fine del tunnel” e si auto-immolano ai “sacrifici
necessari”, menga proni e pronti a
venderlo ogniqualvolta glielo "chiede
l’Europa”.
Questo sottoinsieme di elettori sprovveduti è il pascolo dei partiti
attualmente al governo, inutile cercare di recuperarli, solo la fame li può far
ravvedere.
La base popolare dei “populisti” è invece la minoranza cosciente che guarda
in faccia la realtà anche se fa male, piuttosto di credere alle menzogne che danno
l’illusione di “star bene”.
Era, è e sarà sempre una minoranza, ma sono appunto le minoranze a
muovere le maggioranze inerti e credulone, non il contrario.
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