Riflessioni cretesi sulle elezioni politiche tedesche del 22 settembre 2013 e sulla situazione dell'eurozona con particolare riferimento all'Italia.
Vicine nel tempo e lontane nello spazio da quest'isola dalla storia millenaria teatro diretto o indiretto quasi tutte le vicende belliche del Vecchio Continente, le prossime elezioni, che già in Germania appassionano ben pochi (secondo un'inchiesta del mese scorso nella fascia d'età fra i 18 ed i 30 anni ben il 49 % non ne era nemmeno a conoscenza !), sembrano un evento quasi privo di significato. Per due buoni motivi, anzi tre:1)i programmi dei partiti in lizza che potrebbero costituire il nuovo governo sono così simili che è difficile distinguerli: altre inchieste hanno rivelato che con domande ben studiate si poteva indurre gli intervistati ad attribuire al partito “x” le proposte di quello “y” e viceversa.
2) è data quasi per scontata la riedizione del governo coi partiti attuali e la riconferma della cancelliera Merkel; oppure in alternativa una coalizione fra CDU/CSU e la SPD ora all'opposizione;
3)la convinzione diffusa, dovuta al martellamento mediatico, che l'attuale governo ha saputo evitare alla Germania la crisi che sta distruggendo il presente ed il futuro economico e sociale di gran parte del resto dell'Euro-Europa e che sia la migliore garanzia per il futuro della Germania.
Inutile negare che tutti e tre i punti suddetti contengono parte di verità, i primi due punti al 100%, il terzo molto meno, ma le contraddizioni sulle quali si basa sono meno evidenti al comune cittadino.
Che la buona situazione occupazionale sia in realtà dovuta alla semplice ridistribuzione dei posti di lavoro che fissi preesistenti in tante sotto-categorie di lavoro parziale, mal retribuito, precario, subappaltato, ecc., lo sanno i diretti interessati – un quarto della forza lavoro – ma sono stati largamente convinti che era l'unico modo possibile di garantire un impiego. La proverbiale frase con cui passerà sicuramente alla storia la cancelliera Merkel è appunto “Es gibt keine Alternative”,
di ogni altra possibilità di gestione politica: un quasi biblico “non avrai altra politica all'infuori della mia”. Insomma, il culmine del conservatorismo, il confine che divide l'ancora democrazia dalla già dittatura. Nell'accezione merkeliana l'imperativo categorico dell'assenza di alternative non è il risultato di una rassegna delle altre possibilità con verifica degli aspetti a favore o contro ciascuna di esse, ma rappresenta sic et simpliciter un divieto del pensiero divergente.
Se in astronomia valesse questo principio di esclusione aprioristica di ogni possibilità altra, avremmo ancora il sistema tolemaico, il calendario giuliano, la fisica sarebbe ferma al modello di Newton: dunque stupisce che una laureata in fisica come la Merkel ricorra al metodo della mancanza di alternative per giustificare le castronerie che ha sostenuto e sostiene per la velleitaria difesa della comatosa moneta (parzialmente) unica.
Anche il partito recentemente fondato per contrastare esattamente questa concezione, la cosiddetta “Alternative für Deutschland” non sembra raccogliere consensi tali da divenire imbarazzante per la cancelliera, anche perché se da un lato la maggioranza dei tedeschi sogna un ritorno al vecchio Marco e non ha mai digerito l'euro, purtuttavia ancor più teme l'inflazione – un timore irrazionale e privo di fondamento se si ragiona in termini economici, ma come tutti i traumi storici incombente in maniera irrazionale per generazioni. E dunque la rassegnazione al mantenimento dell'euro è temperata e sostenuta dalle continue assicurazioni che la difesa dell'euro viene condotta sotto forma di difesa dall'inflazione: ed ecco il continuo rassicurare i cittadini contribuenti che saranno gli altri a pagare “per i loro errori”, e che si aiuteranno sí i Paesi mediterranei indebitati a ripianare i debiti, ma non saranno regali bensí sacrifici pesanti che essi dovranno sopportare prendendo esempio dalla Germania che – e questo è verissimo – li ha fatti per prima. E, ancor più vero, li sta facendo anche ora. O meglio li sta facendo fare ai propri cittadini meno abbienti, ai lavoratori sottopagati in primo luogo e ai lavoratori dipendenti in generale condannati con la complicità sindacale ad una moderazione salariale che non ha economicamente alcun senso se non come gigantesco transfer dal basso verso l'alto, dai meno abbienti verso i veri profittatori della crisi, i milionari in continua crescita sia in numero che in consistenza patrimoniale.
A nulla vale ricordare che degli aiuti sbandierati come sostegno all'economia greca la quasi totalità non ha lasciato la Germania ma è stata pagata direttamente alle banche tedesche detentrici dei titoli tossici inagibili, come giustamente documenta ma invano l'unico partito di reale opposizione di sinistra (Die Linke), contrario sia alle politiche di “salvataggio” dell'euro che delle campagne di guerra al seguito degli USA. Non soltanto l'estrema destra ed i suoi organi di stampa razzisti, ma gran parte della stampa borghese insiste sul fatto che i Paesi Mediterranei sono in difficoltà poiché non competitivi ed inefficienti, spendaccioni e via dicendo fino all'aperta menzogna che sarebbero quelli dove la gente “non ha voglia di lavorare”: il culmine del cinismo se si pensa al 50 % di giovani disoccupati in seguito alle micidiali “cure” dell'euro, imposte dalla Cancelliera insieme all'ex Presidente francese Sarkozy e FMI, insomma la sacra famiglia al completo compresa la Troika ed i suoi figli.
Il capolavoro della Cancelliera è stato però l'aver saputo imporre -indirettamente beninteso- a Stati come l'Italia, la Grecia e la Spagna i governanti che sapeva di sicura devozione alle proprie politiche. Non è un caso che I Monti ed i Letta siano corsi come gatti in fregola a farsi correggere i compiti dalla Cancelliera, supini esecutori del disegno del suo disegno di dominio rimasti economico dell'Europa. Significativamente solo la vecchia Inghilterra (e la Repubblica Ceca) si sono opposte a questo disegno euro-imperialista ed hanno rifiutato di cedere la propria sovranità economica e fiscale al grande capitale tedesco.
In quanto cittadino tedesco potrei da un lato essere grato alla Cancelliera che ha saputo imporre questo disegno (ed anche ad es. ai kapò di turno, i Monti e Letta e altri che seguiranno).
Ma ho sempre detestato chi tradisce il proprio Paese per fare interessi altrui, e in secondo luogo so che un benessere relativo, cioè basato sostanzialmente sul fatto che sembra di star bene solo perché ci sono quelli che stanno peggio, non è una base promettente per realizzare l' Europa dei Popoli e non quella dei Capitali. Anche perché prima o poi le contraddizioni esploderanno e faranno tornare alla ribalta i nazionalismi più feroci, che in questo modo sono stati soltanto accantonati in attesa di occasioni migliori ma covano pericolosamente come il fuoco sotto la cenere.
Dunque le prossime elezioni tedesche non cambieranno nulla. Confermeranno però una cosa decisiva: che per invertire la rotta di disgregazione della UE e delle economie periferiche e sventare il disegno di dominio euro-imperialista del grande capitale tedesco occorreranno cambiamenti radicali nei Paesi mediterranei. I popoli colpiti dal flagello dell'euro e delle politiche disastrose che il suo insensato disegno ha indotto dovranno liberarsi delle loro attuali classi politiche, quelle chi li hanno condotti alla disperata situazione attuale e se non eliminati li condurranno alla sicura rovina.
Venendo al caso dell'Italia, l'unica alternativa possibile pare un ritorno dei cittadini all'impegno politico diretto. Molti che ora si dichiarano delusi di questo Movimento evidentemente erano succubi di un corto-circuito logico: pensavano che bastasse votare un partito nuovo per cambiare tutto. No, per cambiare occorre un grande impegno che non finisce nella cabina elettorale, anche se lí può esserne l'inizio. Occorre a tutti i livelli un impegno diretto, un abbandono dei partiti che hanno fatto della politica uno sconcio mestiere paragonabile a quello più antico.
Occorre prendere atto della realtà e finirla con le illusioni: troppi ancora sono convinti che ad es. il PD sia una forza di opposizione allo sconcio politico italiano. Dimenticano i due passaggi al governo, dove questo sedicente partito di sinistra ha fatto non si sa se più schifo o pietà, e la lunga
e costante posizione di sostegno, fiancheggiamento, subordinazione fino alla sottomissione totale all'altro polo che ovviamente se ne è servito ampiamente.
E che dire degli "intellettuali da manifesto", quel gruppo di cui hanno fatto parte anche personalità per il resto degne di rispetto, ma che si sono lasciate andare a chiedere al M5S di associarsi al PD al fine di eliminare il PDL. Come potevano costoro fingere di non conoscere il più che decennale connubio di falsa sinistra con la destra ? Dov'erano questi ingenui o illusi o più verosimilmente collusi col PD, che non ha mai cessato di lusingare gli intellettuali suoi fedeli conferendo loro la patente di sinistra e tutta una serie di sbocchi professionali dalla scuola all'università passando attraverso le istituzioni culturali, arte e cinema compresi?
Il loro manifesto vale meno della carta su cui è stato scritto, ma cionondimeno rappresenta uno scandaloso tentativo di "istigazione alla prostituzione", poiché nessuna persona di buon senso e con un briciolo di onestà intellettuale può negare che l'alleanza del M5S col PD avrebbe avuto come unico sbocco la continuazione del rivoltante regime attuale con l'unica diversità di avere una foglia di fico applicata sull'etichetta. Di fronte alle lusinghe di queste chimere è confortante constatare come solo un numero sparuto di eletti M5S sia caduta nel trabocchetto facendo la fine dei compagni di Ulisse trasformati in quel tipo di animali al servizio della casta PD.
Se i numerosi illusi che si fanno chiamare “compagni” avessero il coraggio di guardare alla realtà invece di fuggire nell'illusione di un partito che di sinistra non ha più nemmeno l'ombra, e decidessero di gettare a mare i marpioni che li continuano ad illudere, non farebbero la fine dei capponi di Renzo (o Renzi?).
Ma su questo tipo di ravvedimento ci sono poche illusioni da farsi, in Italia si vota come quando si tifa per una squadra di calcio. E dunque, poiché solo la fame induce a ragionare, forse le elezioni tedesche, confermando la cancelliera e la sua politica, forse riusciranno là dove il ragionamento non arriva: ridotti allo stremo, Paesi come l'Italia forse conosceranno una sollevazione popolare – speriamo in termini elettorali e democratici – che sbarazzerà via lo sconcio di una classe politica indegna di questo nome.
Ma Creta che c'entra ? Ebbene, pensavo al Minotauro ed al sacrificio dei 14 giovani ateniesi che ogni anno dovevano essere condotti a Creta per essere dati in pasto al mostro: povera cosa rispetto ai milioni di giovani greci dati in pasto alla Troika che li ha ridotti alla disoccupazione senza speranze di futuro. Di Teseo per ora nemmeno l'ombra, né di Arianna e del suo filo. Al posto del quale sarebbe meglio la corda ... per la Troika ed i figli di Troika che dissanguano le popolazioni mediterranee.
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