Mittwoch, 19. März 2014

  USA & EU ovvero le puttane moraliste




Non vorrei mancare di rispetto alla più antica professione che  è certo meno ipocrita della seconda più antica (la politica). La prostituzione pur nello squallore innegabile ha pur sempre il vantaggio di dare un servizio a favore del cliente, il quale sa che è finzione ciò che riceve ma si accontenta e paga sapendo che cosa compra. 
La seconda professione più antica ha sí molto in comune con la prima, ma a differenza di essa è quasi sempre menzogna a danno del cliente.
La cosa più insopportabile è tuttavia quando le prostitute della seconda professione si mettono anche a fare le moraliste, poiché allora il malcapitato cittadino, parafrasando Émile Zola (Les confessions de Claude) è tentato dal dire: « Toute la saleté politique s’est dressée devant de moi ».
La mia generazione ha vissuto il primo impegno politico negli anni di contestazione della criminosa guerra di aggressione al Vietnam, scatenata dalla cricca militarista (allora come ora) al potere negli USA. Gli storici hanno smascherato le menzogne con cui questa e le tante successive iniziative belliche USA  erano e sono giustificate (dalla falsata aggressione del Tonchino fino alle armi mai possedute dall’Irak). Recentemente la Russia ha sventato un’aggressione “umanitaria” contro la Siria, programmata dai falchi USA ma fermata all’ultimo momento.
Inevitabilmente gli storici scopriranno prima o poi le menzogne più recenti in tutta la loro oscenità (ma già da quanto apertamente ammesso o venuto a galla sappiamo che i 5 miliardi di dollari spesi per “aiutare” l’Ucraina non sono finiti in investimenti produttivi altrimenti quel martoriato Paese non sarebbe sulla soglia della bancarotta (e non avrebbe visto mesi di costose manifestazioni nella piazza Maidan, che certamente non potevano essere autofinanziate dai disoccupati locali).
IL voltastomaco è l’unica reazione sana possibile quando il ministro esteri USA  Kerry senza arrossire si scaglia contro la “violazione del diritto internazionale e l’aggressione russa contro la Crimea”:
costui si è forse dimenticato di essere stato zelantissimo combattente nella guerra di aggressione al Vietnam  dove ricevette ben due medaglie (una d’argento e una di bronzo, come la faccia) ?   O crede che il mondo abbia dimenticato i crimini di quella guerra, con le conseguenze fino ai nostri giorni, con migliaia di bambini che a tutt’oggi nascono deformi per l’”Agent Orange” , il veleno chimico lanciato a tappeto sul Vietnam, intercalato col Napalm? 
Non un centesimo hanno versato finora gli aggressori USA a compensazione dei loro crimini, evidentemente non per mancanza di fondi ma perché servono a preparare e finanziare le future aggressioni. È chiaro che da gente di tal fatta è impossibile anche solo immaginare l’ombra di un microscopico rimorso, è più probabile anzi che ancora cerchino di giustificare il male commesso o addirittura se ne vantino.

Ma ancor più profondo è  ribrezzo che suscitano i servitori UE prostrarsi alle voglie imperialiste USA/NATO e pronti a sottoscrivere tutte le misure antirusse ordinate dalla Casa Bianca, vergognosetti dopo la lavata di capo ricevuta (il noto “ fuck you EU” della “diplomatica” USA Victoria Nuland ).

In particolare per la Germania (che per i noti trascorsi storici dovrebbe avere il pudore di tenere bocca chiusa e mani fuori dall’Ucraina) è penoso vedere come l’attuale cancelliera si pieghi con tanto zelo alle voglie del militarismo statunitense senza averne necessità alcuna, anzi, se le indagini di opinione sono veritiere la maggioranza del popolo tedesco è contrarissima alle sanzioni contro la Russia.
Ma ormai nell’UE le volontà popolari contano nulla, e forse questa è l’unica coerenza: i governanti UE rifiutano di riconoscere la volontà del popolo della Crimea espresso nel referendum esattamente alla stessa stregue di come impongono le proprie decisioni economiche, la moneta unica, i patti di stabilità e gli stessi trattati dellUE senza preoccuparsi minimamente della volontà popolare dei rispettivi Paesi.
Lasciamo a parte il caso italiano  dove ormai vige una radicata dittatura “ope legis” (un parlamento illecitamente formato si riproduce con leggi elettorali più illecite delle precedenti, l’illiceità al quadrato è per costoro la quadratura del cerchio: come legittimare una dittatura). 
Ciò che stupisce e meraviglia è che lo stesso atteggiamento dei governanti a-democratici si riscontri anche in Francia ed in altri Paesi di lunga e consolidata tradizione democratica e libertaria.
Ma forse non tutto il male viene per nuocere. Se i cittadini europei apriranno gli occhi e faranno uno sforzo per comprendere, esaminando criticamente le informazioni disponibili si renderanno inevitabilmente conto di essere vittima di una propaganda vergognosa basata su menzogne e al più mezze verità, e alle prossime elezioni europee presenteranno il conto.
La seconda speranza è che il caso Crimea faccia scuola, e che Scozia e Catatonia facciano la stessa cosa e si dichiarino indipendenti. Solo una riconquista delle autonomie regionali e la riduzione dei poteri di cui si sono appropriati i burocrati di Bruxelles ormai al servizio delle lobby finanziarie e militariste in vece che delle popolázioni che dovrebbero rappresentare.  
Vale dunque il rimprovero citato, ma per opposti motivi, e  dunque “fuck you again, EU” !!





Dienstag, 11. März 2014

   Eurobond come James Bond ?!


Ogni tanto si risente parlare di "Eurobond" come di una medicina favolosa o toccasana per i mali dell'euro.
Quasi viene da pensare che più di uno associ il termine al superlativo agente segreto capace di missioni impossibili, una specie di "Goldfinger" per salvare la moneta unica. Vana illusione! 
Gli "eurobond" altro non sarebbero che prestiti obbligazionari garantiti in teoria da tutti gli Stati dell'eurozona ma di fatto equivalenti ad una fideiussione di Germania e pochi altri a sostegno degli Stati economicamente malconci,  i cosiddetti PIIGS.
Se per ipotesi si introducesse questo tipo di obbligazioni, senza un riassetto delle economie malfunzionanti il problema del debito non verrebbe risolto ma unicamente attenuato: gli Stati PIIGS pagherebbe meno interessi sui prestiti, ma continuerebbero ad avere posizioni debitorie insostenibili e molto probabilmente crescenti più di quanto già sta avvenendo. Il problema di fondo non è infatti il debito ma la concorrenza, e di fronte a Stati come la Germania che hanno praticato la moderazione nsalariale e con essa conquistato i mercati mettendo fuori gioco gli altri Stati PIIGS, questi ultimi non hanno la minima chance di ^risollevare le proprie economie finché non potranno riprendere le quote di mercato perdute utilizzando gli strumenti di aggiustamento monetari, cioé la svalutazione delle proprie motete nazionali: e sono appunto queste che mancano. Restando dendtro la prigionen dell'euro non ci può essere salvezza, sarebbe come fare una trasfusione di sangue senza bloccare l'emorragia.
I debiti italiani o greci, ad esempio, anche se garantiti dagli altri Stati dell'eurozona, resterebbero pur sempre debiti italiani o greci, e dovrebbero essere pagati con vendita di oro o beni statali e con aumento del prelievo fiscale,senza escludere il rischio di veder salire il debito statale ancor di più, grazie alla maggior facilità di prestito con interessi ridotti.
Queste sono unicamente speculazinni astratte e teoriche, poiché non esiste nemmeno una delle condizioni che potrebbero consentire l'introduzione di obbligazioni europee: né fiscalità coordinata, né politiche per l'armonizzazione o la cooperazione delle singole economie, né controlli del settore finanziario degne di questo nome e comunque non la minima volontà o fattibiltà politica.
Impensabile ad esempio che la Germania sia disposta a garantire per i debiti di altri Paesi quando al suo interno le due regioni (Baviera e Baden-Württemberg) che pagano compensazioni a tutte le altre ogni anno già presentano ricorsi al tribunale federale per pagare di meno!
Insomma, se si vuole risolvere il problema del debito e rilanciare le economie PIIGS, l'unica soluzione sensata è reintrodurre le monete nazionali, finire la farsa dell'euro e risanare le economie con strategie monetarie prima e ristrutturazioni sensate e non penalizzanti sui redditi dei lavoratori.  
E su quest'ultimo punto c'è ampio spazio per agire, le misure per rilanciare un'economia possono essere diverse, non vi è una strada unica salvo quella sbagliata che è quella che stiamo percorrendo in Europa, cioé il sentiero perduto dell'austerità. 
Finché il debito viene visto come  problema fondamentale e prioritario esso continuerà inevitabilmente a crescere, le politiche di risparmio, come provano i fatti,  servono unicamente a distruggere la potenziale produttività, favorire le posizioni di rendita, spostare ricchezza dal basso verso l'alto impoverendo le classi meno abbienti. 
Ogni economista dotato di buon senso sa che i debiti non si pagano riducendo l'occupazione ma aumentandola, anche se ciò crea in un primo tempo un aumento del debito. Mai ancora si è assistito ad una ripresa economica senza aumento di investimenti. 
Il vero problema dell' Europa e della sua sciagurata moneta unica è appunto questo: l'ingente spreco di potenziale produttivo, gli oltre 25 milioni di disoccupati che, se avessero potuto lavorare, avrebbero ampiamente prodotto più dell'ammontare del debito di tutti gli Stati dell'Unione europea. 
Qualcuno potrebbe obiettare: "Ma se fosse cosí facile rilanciare l'economia, perché nessuno ci ha pensato?"
Ebbene, facile non è, ma possibilissimo.
E sono sicuramente in molti ad averlo pensato: soprattutto coloro che hanno preferito però attuare le misure esattamente opposte: aumentando sí la disoccupazione ma anche i profitti di coloro che manovrando i capitali guadagnano di più dalle rendite sui debiti altrui, giocando con la finanza speculativa, piuttosto che rischiare l'investimento produttivo nell'economia reale.