Freitag, 6. Dezember 2013

 Politica e (mala)fede cattolica. Il ruolo del Vaticano oggi, nel 1949 e nel Cinquecento: continuità di una secolare tradizione.


(6.12.2013, Omaggio a San Nicola – con un pensierino a Papa Nicolò V)   

Mentre si attende che nuove elezioni facciano chiarezza e forse speriamo piazza pulita dei corrotti & incapaci al potere non è ozioso esaminare il ruolo che potrà svolgere l’Ente che di fatto ha sempre governato indirettamente l’Italia, traendone benefici e pieno sostentamento grazie ai Patti Lateranensi stipulati con “l’uomo del destino” al secolo Benito Mussolini.  
Se la Francia ha pieno diritto di dichiararsi Stato laico, e la sua tradizione lo conferma in molti casi, l’Italia era ed è uno Stato teocratico di diritto [1] e di fatto poiché in esso il Vaticano svolge un ruolo decisivo in ogni momento storico in cui ne va di scelte che possono mettere in pericolo i privilegi ed i poteri ecclesiastici.

Le speranze di molti cattolici e anche di non credenti (come io sottoscritto) sono giustamente riposte in Papa Francesco, il primo pontefice ad esprimere un chiaro giudizio in materia di economia e sul capitalismo. La Rerum Novarum di Papa Leon XIII del 1891 può essere comparata, per (in)comprensione dei problemi, ai programmi (si fa per dire) politici di Monti e Letta.
L’ Evangelii Gaudium di Papa Francesco rivela invece una profonda riflessione ed una chiara visione delle cause che hanno condotto alla crisi attuale e più in generale alle nefandezze del sistema capitalistico e della mafia finanziaria. Vediamone alcuni eloquenti esempi:

§ 53: “oggi dobbiamo dire “no a un’economia dell’esclusione e della inequità”. Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. Questo è esclusione. Non si può più tollerare il fatto che si getti il cibo, quando c’è gente che soffre la fame. Questo è inequità. Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di uscita. Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare.””

Oppure in relazione al ruolo dela finanza:
“§ 56. Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice. Tale squilibrio procede da ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria. Perciò negano il diritto di controllo degli Stati, incaricati di vigilare per la tutela del bene comune. Si instaura una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone, in modo unilaterale e implacabile, le sue leggi e le sue regole. Inoltre, il debito e i suoi interessi allontanano i Paesi dalle possibilità praticabili della loro economia e i cittadini dal loro reale potere d’acquisto. A tutto ciò si aggiunge una corruzione ramificata e un’evasione fiscale egoista, che hanno assunto dimensioni mondiali.””


Papa Francesco non si limita a petizioni di principio generiche o esortazioni pietistiche ma punta il dito con fermezza:

“” § 58. Una riforma finanziaria che non ignori l’etica richiederebbe un vigoroso cambio di atteggiamento da parte dei dirigenti politici, che esorto ad affrontare questa sfida con determinazione e con lungimiranza, senza ignorare, naturalmente, la specificità di ogni contesto. Il denaro deve servire e non governare! Il Papa ama tutti, ricchi e poveri, ma ha l’obbligo, in nome di Cristo, di ricordare che i ricchi devono aiutare i poveri, rispettarli e promuoverli. Vi esorto alla solidarietà disinteressata e ad un ritorno dell’economia e della finanza ad un’etica in favore dell’essere umano.””

Se avesse scritto queste cose un semplice cattolico nel 1949 sarebbe stato probabilmente tacciato di comunismo e scomunicato, in virtù del decreto del Santo Uffizio:

« Avviso Sacro
Fa peccato grave e non può essere assolto
Chi è iscritto al Partito Comunista.
Chi ne fa propaganda in qualsiasi modo.
Chi vota per esso e per i suoi candidati.
Chi scrive, legge e diffonde la stampa comunista.
Chi rimane nelle organizzazioni comuniste: Camera del Lavoro, Federterra, Fronte della Gioventù, CGIL, UDI, API, ecc…
È scomunicato e apostata
Chi, iscritto o no al Partito Comunista, ne accetta la dottrina atea e anticristiana; chi la difende e chi la diffonde. Queste sanzioni sono estese anche a quei partiti che fanno causa comune con il comunismo.
Decreto del Sant'Uffizio - 28 giugno 1949
N.B. Chi in confessione tace tali colpe fa sacrilegio: può invece essere assolto chi sinceramente pentito rinuncia alle sue false posizioni. »

Una chiara dimostrazione di come andava intesa la Costituzione quando parlava di Stato e Chiesa ciascuno nel suo ambito indipendenti e sovrani. Anche l’eventuale assoluzione previa confessione non deve trarre in inganno: più che per la salvezza dell’anima serviva al conteggio dei voti, in ogni caso non è pensabile che un credente potesse essere cosí ingenuo dal confessare il voto comunista (in barba alla sua segretezza !!) rischiando di essere assolto in confessionale ma denunciato in fabbrica e perdere magari il posto di lavoro. 
Con la minaccia di scomunica il Vaticano non mirava evidentemente a salvare le anime degli elettori di sinistra quanto piuttosto i voti dei partiti di destra, cioè della Democrazia Cristiana, che cosí ebbe la maggioranza per decenni. Il fatto innegabile che i risultati elettorali avessero mostrato come nonostante la minaccia virtualmente circa 1/3 degli elettori italiani se ne fossero infischiati della scomunica venne presto passata sotto silenzio, il risultato elettorale per la DC era ottenuto e quindi si potevano assolvere i peccatori, anche senza confessione. 

Ma le ingerenze ecclesiastiche di parte cattolica hanno ben più lunga e terribile tradizione.
Tutti conoscono i crimini dell’Inquisizione (in particolare di quella spagnola, che però nel Regno di Napoli non venne introdotta grazie alla resistenza popolare). Ma c’è stato di peggio, se anche sembra difficile da immaginare.  
È un aspetto delle ingerenze religiose in politica che val la pena di esaminare poiché confrontato con analoghe situazioni odierne si rivela come meccanismo analogo di giustificazione di crimini bellici dietro nobili finalità. 
Sono cose celate ai credenti oggigiorno, ma  chi si volesse togliere la curiosità può leggere l’intero interessantissimo testo della bolla di Papa Nicola V dell'8 gennaio 1454 (conservata nella Biblioteca Nazionale a Parigi ), che qui cito da uno studio di Assani Fassassi[2] nel quale è riportata sia la traduzione francese che l’originale latino. In essa il pontefice aizza re Alfonso di Spagna a convertire nelle colonie con forza e ridurre in schiavitù perpetua chi si dovesse opporre  ( ad occuparne le terre impossessandosi dei loro beni): 
§ 5: "Nos premissa omnia,& singula debita meditatione, attendentes,quod cum olim prefato Alfonso Regi quoscumque Saracenos, ac paganos,aliosque Christi inimicos ubicumque constitutos,ac Regna,Ducatus,Principatus,dominia, possessiones,& mobilia, & immobilia, bona quaecimque per eos detenta,ac possessa invadendi, conquirendi, expugnandi, debellandi, &subjugandi, illorumque personas in perpetuam servitutem redigendi, (...) plenam, &liberam inter coetera concressimus facultatem,...".

Altri tempi: ora non serve nemmeno più una bolla papale per invadere, rapinare il petrolio, detenere prigionieri di guerra senza processo a Guantanamo, farli torturare in Polonia, massacrare i civili con le "drone": invece della religione basta richiamarsi alla  lotta contro il terrorismo ... che si deve condurre ovviamente con metodi ancor più crudeli e detestabili degli attentati.    

Ma la domanda iniziale merita dopo questa digressione una risposta: quale sarà la posizione della chiesa Cattolica o meglio del Vaticano nei confronti della politica italiana giunta ormai al completo sfacelo ?
La domanda non è oziosa poiché il Vaticano sa di contare ancora su un cospicuo esercito di riserva: perduti i credenti veri e  coscienti che la pensano più o meno come … Papa Francesco, resta la maggioranza di finti praticanti che da sempre hanno guardato ai consigli politici del Vaticano come ad una una bussola nella sensazione – rivelatasi giusta – che le indicazioni di là provenienti avrebbero garantito se non i miglioramenti almeno i diritti acquisiti, che sono la vera religione del popolo italiano (che non è l’unico a praticarla ma certo il più osservante).
Gli italiani sono conservatori nel voto non per convinzione, ma perché ben sanno, per lunghissima tradizione, che ogni cambiamento finisce per peggiorare le cose, e che alla fine se anche avviene un miglioramento sperato, considerato ciò che si perde il bilancio risulta negativo. Per questo restano legati al partito che hanno sempre votato, magari da generazioni, sconcertati al più dai continui cambiamenti di etichetta ma confortati nel vedere poi sempre gli stessi personaggi dietro di esse.
Ed è esattamente su questo atteggiamento che il Vaticano gioca le proprie carte, in maniera spudorata ma addirittura scusabile vista la facilità con la quale gli elettori sono pronti a farsi circuire.  



[1] Benché nel 1984 il primato della religione cattolica come “religione di Stato” sia stato cancellato dalla Costituzione, e nonostante la petizione di principio secondo cui (art.8) “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.” purtuttavia è altrettanto innegabile che esiste una religione “più uguale” della altre, i cui rapporti con lo Stato  (art. 7)  sono regolati dai Patti Lateranensi.” Nessun altra religione gode del privilegio di un concordato di rango costituzionale, le cui modifiche non sono è vero soggette a ratifica costituzionale ma solo se “accettate dalle due parti”.  In altri termini, per eliminare i privilegi di cui unica gode la Chiesa cattolica in Italia la procedura parlamentare è ben più ardua che per qualunque altra legge. Cosa che invece non vale per le altre religioni. “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani  (art. 8  va dunque inteso nel senso che la Chiesa può interferire nella politica(come ha sempre fatto)  mentre la politica non ha il diritto di interferire nelle cose ecclesiastiche.


[2]  Le péché du Pape contre l’Afrique. Ed.Al Qualam, Parigi 2002

Donnerstag, 28. November 2013

Berlusconi fuori dal Senato non cancella la vergogna italiana di un ventennio.

 

C’è poco da festeggiare per un provvedimento che in qualunque altro Paese del mondo sarebbe stato pacifico o superfluo (qualunque politico con un minimo di dignità nella medesima situazione avrebbe dato da lungo le dimissioni).
E se si leggono le reazioni, anche fatta la debita tara della mirata disinformazione operata ddai media, vengono i brividi a sentire quanta gente ancora è convinta (senza poter fornire argomenti poiché non conosce i fatti) che l’ancora amato Silvio sia innocente e perseguitato dal giudici non imparziali.
E questa è la vera vergogna del Paese, che spiega la voragine di servilismo ed impudicizia in cui è sprofondato e dalla quale ben difficilmente  potrà riemergere.
Mai come in questi istanti è apparso chiaro come un cambiamento in Italia è difficile se non impossibile. Mentre da un lato i servili stallieri del Cavaliere pur sgolandosi in dichiarazioni di fedeltà al capo caduto già sono indaffarati a cercare un altro padrone da servire, la falsissima sedicente “opposizione” – in realtà altri servitori dello stesso capo soltanto sotto altra bandiera (PD) si mette nelle mani di personaggi che ben pochi conoscendoli vorrebbe avere nemmeno come vicini di casa, tanto meno come rappresentanti politici.
Fuori da questa finta alternativa – in realtà mistura di ingredienti complementari per produrre    
un velenoso intruglio politico – resta unicamente il Movimento 5 Stelle, contro il quale si è da lungo scagliata la stampa tutta e gli organi di disinformazione di massa.
Il successo del M5S alle ultime elezioni è stato un miracolo difficile da ripetersi, e solo un supermiracolo potrebbe portare al governo questi cittadini incensurati non venduti alla politica di mestiere.
La vera ragione della riluttanza degli italiani a cambiare partito, quindi la perennità delle scelte, è conseguenza di un atteggiamento che equipara le scelte elettorali a quelle sportive, quasi che si trattasse di una squadra di calcio da sostenere indipendentemente dai risultati e non di partiti  da giudicare sulla base dei programmi e della loro applicazione.
La maggioranza vota evidentemente per “partito preso”, chi a destra chi a sinistra, con fedeltà suprema alle etichette e disinteresse se non dispregio profondo dei contenuti: questa attitudine è apparsa con tutta la sua sconfortante evidenza quando all’indomani delle elezioni a gran voce intellettuali e votanti PD si appellavano al M5S affinché violando le promesse elettorali si associasse al PD: un “vogliamoci bene” che aveva tanto il sapore dell’abbraccio di Tosca.   
Il prima ignorato e poi vituperato M5S, se si fosse inchinato alla bisogna, era divenuto di colpo un partito serio e rispettabile. E di converso, subito dopo il rifiuto al patto indecente, rieccolo divenuto un movimento populista, pilotato da un comico se non da buffone che piloterebbe dall’esterno come un dittatore i parlamentari (quasi che gli eletti degli altri partiti tutti non fossero tenuti al ferreo obbligo della disciplina di partito !!). E dunque piuttosto di questo comico  era da preferire - come infatti prontamente avvenuto - un grande evasore e delinquente con condanna definitiva.

Il governo Letta, uscito dalla commistione di PDL e PD, è di tutte le alternative  quanto l’Italia di meno aveva bisogno. Unico dato positivo è che, indaffarato a sostenere fino all’ultimo il Cavaliere per non affondare insieme a lui, questo governo non ha trovato il tempo di procedere ad alcuna riforma, che visto avrebbe unicamente peggiorato quanto già disastrosamente fatto dal precedente governo Monti nella cui rovinosa scia comunque procederà se non si mette presto fine a questa deleteria esperienza.

Ma ancora una volta, a salvare il Paese sarà probabilmente la particolarità che rende l’Italia unica al mondo: il saper fare senza bisogno o meglio CONTRO ogni governo.
Quello che appare come qualunquismo e che sopra abbiamo descritto come politica del “partito preso” , in un ambiente dove lo Stato è considerato da secoli il primo e peggior nemico e dove l’unica identificazione con il potere è a livello di città o regione al massimo, 
diviene essenziale, per non affondare, o venire a patti localmente col potere, non importa di quale colore, o contestarlo sul territorio. E quindi le convinzioni politiche si concretizzano puntualmente nell’appoggio o rifiuto degli interventi statali nell’area in cui si vive.
Ed ecco quindi l’acerrima resistenza dei valligiani di Val Susa contro lo scempio della loro valle con un’ inutile ferrovia TAV, ecco le proteste nell’area napoletana come in tanti altri Comuni contro le discariche, gli inceneritori cancerogeni e altri progetti assurdi utili unicamente a mantenere i partiti tramite lo scambio di tangenti prelevate dai costi puntualmente ingigantiti di ogni opera pubblica. 

Sono esattamente queste le civili forme di resistenza popolari che coprono un po’ la vergogna del sistema politico italiano, il più costoso già soltanto per le diete ed i privilegi ufficiali dei parlamentari, senza contare le appropriazioni indebite e i numerosi altri reati per i quali non pochi delinquenti con condanna definitiva siedono impuniti in Parlamento.  

Una svolta ed un risanamento della politica italiana non possono certo arrivare dalle alchimie politiche, né dalla sostituzione di segretari di partito con improvvisati leader che poi (v. Veltroni) si rivelano nullità politiche,  né dai giochi di alleanze che ricordano da vicino la compravendita dei calciatori.
Solo il passaggio dalla resistenza a livello locale ad un livello nazionale potrebbe far rifiorire l’Italia: che con un governo sano che mettesse fine allo sconcio attuale e degli ultimi 20 e più anni in brevissimo tempo non soltanto sarebbe presto risanata, ma diverrebbe una delle prime se non la prima economia d’Europa, non mancando a livello individuale né l’ingegno né la capacità ora dispersa dei giovani che devono lasciare a malincuore il Paese per andare ad arricchire col proprio lavoro le altre nazioni europee.       

Samstag, 2. November 2013

   Il banco dell’asino  

Da mesi tutta la politica parlamentare italiana gira intorno ad un solo punto: come salvare capra e cavoli, cioè come tenere in piedi un governo privo di senso (ma che dall’estero è visto come il male minore) e non sputtanarsi definitivamente concedendo la grazia ad un noto evasore fiscale che dovrebbe da tempo essere dietro le sbarre ma che ricatta appunto il governo mendicando miserabilmente l'impunitá. 
Da una cattiva pedagogia forse una buona soluzione. Ai tempi dei nostri nonni era una prassi nelle scuole elementari il “banco dell’asino”: si metteva a turno l’alunno considerato peggiore o per comportamento o per incapacità. 
Un’idiozia pedagogica ma utile in politica: il delinquente evidentemente privo anche di un minimo di dignità si aggrappa ad ogni stratagemma pur di restare a piede libero?
Ebbene, se non altro per rispetto ai comuni delinquenti che certo hanno più dignità del citato e stanno scontando le loro pene, non sarebbe bene contaminare questi tristi luoghi di espiazione con la presenza di un tale individuo impenitente. Meglio lasciarlo in Parlamento, in compagnia di tanti altri condannati definitivi che scaldano quei banchi. Lo si dovrebbe però mettere in un banco speciale, come appunto un tempo nelle scuole. Sarebbe un castigo più efficace e metterebbe fine alla indecente commedia che vista dall’estero fa giudicare l’Italia un Paese di buffoni.