Imparare dalle
„primavere arabe”.
Cos’ hanno in
comune (e cosa no) i “Fratelli musulmani” e il Vaticano e purtroppo l’Italia.
E’ probabilmente dire cosa
scontata e risaputa che la Chiesa cattolica cioè il Vaticano ha già deciso
le sorti del prossimo governo italiano – cioè la dirigenza di Monti con
l’appoggio di non importa quali altri partiti
purché sottomessi. Bersani sarebbe il candidato migliore, poiché
presenta tutte le doti del docile portatore d’acqua ai padroni; non possiamo
giudicare le sue doti intellettuali ma da quanto dice in pubblico possiamo
almeno attestargli una grande modestia nel non farne sfoggia: in questo si
dimostra superiore ad altri che le loro presunte doti le sVendola(no) o le vorrebbero far Ing/r/oiare a tutti).
“Non ci curiam di lor… ma guarda e
passa.”
Esulo qui da ogni
considerazione di natura religiosa (anche perché con la vera religione ha ben poco o nulla a che fare),
limitandomi a considerare il Vaticano sotto l’aspetto giuridico e politico di
monarchia assoluta (senza nemmeno il correttivo di un parlamento o di una
costituzione, come le altre monarchie ancora esistenti in altre nazioni).
Lo Stato della
Chiesa, teologicamente giustificato dalla “Donazione di Costantino” (rivelata
per merito di un linguista quale volgare e malaccorta falsificazione documentale)
aveva conosciuto tempi migliori nel corso della sua storia millenaria, ma nel
1861 era finanziariamente sfinito
e militarmente impotente.
Spossessato
territorialmente nella campagna di aggressione militare e colonizzazione
sabauda contro il Regno delle due Sicilie (per opera di Vittorio Emanuele II e
di un avventuriero privo di scrupoli di nome Garibaldi) e divenuto poi Stato del Vaticano), trovò il
modo di governare indirettamente tutta l’Italia facendo rifiorire le proprie
finanze (IOR), acquisendo gradualmente sull’intera penisola un potere di ingerenza politica
che non ha eguale nel resto del mondo.
Nessun altro
Paese come l’Italia è soggetto infatti alle ingerenze politiche di un altro
Stato né sacrifica una parte così grande delle proprie risorse per finanziarlo.
Sotto questo
aspetto, storicamente nemmeno i Paesi dell’Est sotto l’occupazione sovietica o
quelli dell’America Latina soggetti al neocolonialismo USA si sono trovati in
una situazione comparabile di dipendenza come attualmente l’Italia dal Vaticano.
Forse un giorno
sapremo qualcosa di più sul vero motivo delle recenti dimissioni del Papa tedesco.
Ma
indipendentemente da altri motivi costui, sebbene conservatore e dogmatico come
pochi altri, ben conoscendo per lunga e diretta convivenza con l’apparato finanziario
del Vaticano le losche operazioni ivi condotte, probabilmente per un residuo di teutonica dignità ha sentito la
nausea di questo indegno apparato e anche per questo ha deciso di non voler
legare più a lungo il proprio nome all’apparato IOR.
Anche perché si
deve essere reso conto che modificarlo è impossibile: Papa Luciani durò solo un
mese, il Papa polacco durò a lungo, ma evidentemente solo perché lasciò
fare: in fondo una parte dei fondi IOR,
non importa quanto sporchi e grondanti di sangue (ricordiamo il banchiere
impiccato sotto il ponte londinese, il mandato di cattura contro il cardinale
poi fuggito negli USA per il crack del banco ambrosiano), giustamente gli
servivano per finanziare “Solidarnosc” e avviare il processo di indipendenza della
Polonia dall’Unione Sovietica.
Ma ora, visto che
i profitti IOR servono soprattutto a comperare il silenzio delle vittime di
abusi sessuali da parte di preti e vescovi, probabilmente il Papa ha
giustamente deciso di non voler più aver a che fare con questo sistema. Se l’
ha fatto anche solo in parte per questo motivo, merita la stima anche da parte
dei non credenti.
Che cosa
c’entrano i “Fratelli Musulmani” con questo? Certo nulla, se si guarda alla
corruzione ed alle operazioni losche dello IOR. L’organizzazione egiziana e
quelle analoghe in Tunisia ed altri Paesi non sono nemmeno lontanamente corrotte
come lo IOR.
Hanno in comune solo la copertura religiosa: manovrano cioè il voto con richiamo alle coscienze
e possiedono, a differenza di tutti gli altri partiti e movimenti, una rete
fitta e onnipresente che copre tutto il territorio ed a tutti i livelli,
attraverso tutte le classi sociali. E questo spiega perché i giovani che in
Tunisia ed in Egitto hanno dimostrato e rischiato la vita per trasformare le
loro corrotte dittature in Stati democratici e laici, si sono poi trovati
elettoralmente battuti e derubati dalle
loro “rivoluzioni” da un'organizzazione religiosa.
Analogamente,
sarà il Vaticano in Italia a profittare dei piccoli terremoti elettorali
causati dall’insostenibile corruzione dei partiti esistenti, tutti compresi e
nessuno escluso.
Il Movimento a 5
Stelle in quanto tale è per alcuni aspetti paragonabile alle intenzioni che
hanno condotto alle “primavere arabe”:
movimento dal basso, contro la corruzione, organizzazione in rete
(internet), attori principali “non politici”, leader fuori della nomenclatura
politica (ovviamente in Italia non poteva che
essere un “comico” in contrapposizione ai “buffoni” dei partiti
esistenti).
Indipendentemente
dal suo successo elettorale, che non sarà marginale ma non porterà ad un cambio di
potere, il Movimento getterà certo un po’ di scompiglio nell’incancrenito
sistema politico italiano. Ed ecco il ruolo del Vaticano e della sua
invincibile rete di ingerenze e influenze politiche: cambio di cavallo sí, ma
stesso percorso. E nessun esperimento,
il rischio di perdere il controllo o di veder diminuita l’influenza politico
economica è troppo grosso.
Anche il Vaticano
impara, e quindi sa che non può ripetere esperienze che storicamente non hanno
funzionato se non per breve tempo (con Mussolini andò bene solo fino al 1929,
Patti lateranensi e Concordato, poi si doveva cambiare cavallo e invece si finì
con essere conniventi con un dittatore che patteggiava con Hitler, con tutte le
relative compromissioni compresi i passaporti ai gerarchi nazisti emessi dal
Vaticano per consentirne la fuga in America Latina).
Ricavato dunque
dall’era Berlusconi tutto quanto poteva in termine di privilegi (esenzione
imposte, finanziamenti scuole cattoliche private ecc.), il Vaticano ha capito
da tempo che dovendo scegliere fra le opzioni esistenti, non potendo puntare su un novello Prodi,
doveva accontentarsi di Monti.
E se necessario anche l’alleanza di Monti
con Bersani andrà benissimo, visto che servirà a bloccare ogni cambiamento che potrebbe mettere in pericolo
l’egemonia vaticana sull’Italia.
La si può girare
come si vuole: solo Stati che hanno saputo opporsi più o meno energicamente
all’influenza del potere religioso sono divenuti democrazie vere: l’Inghilterra
creando la propria indipendenza da Roma con la chiesa Anglicana, la Francia togliendosi dalle b.. i papi
allontanandoli da Avignone e mettendo paletti ben fermi fra Chiese e Stato (e
garantendone una pluralità: non a caso quando Napoleone restituì le chiese confiscate
dalla rivoluzione francese, no le diede tutte alla chiesa cattolica ma ne assegnò alcune anche ai protestanti e ad altri
riti).
La Germania si è
assicurata una relativa autonomia statale rispetto alle ingerenze religiose con
la Riforma: due Chiese fra loro concorrenti sono meglio di una sola dominante.
Gran parte
delle altre nazioni europee invece
altro non sono che Stati teocratici dissimulati, cioè dipendenze di poteri
religiosi che decidono quando e come loro fa comodo.
Con discrezione,
finché possibile, dietro la facciata democratica (come ora per l’investitura di
Monti), ma anche in guerra aperta e senza risparmio di mezzi (vedi a suo tempo
la campagna cattolica contro il divorzio o l’aborto).
Ci sono
ovviamente anche altre situazioni nel mondo che consentono l’emancipazione di uno
Stato dalle ingerenze teocratiche (ad es. in Boemia il 90 % della popolazione
si dichiara atea), nei paesi scandinavi le chiese protestanti rispettano lo
Stato e si astengono dalle ingerenze ben sapendo che la scomparsa graduale ma
inarrestabile dell’influenza religiosa sulla vita dei cittadini si può
combattere non con l’ingerenza politica ma con l’esempio e l’appello alla
spiritualità, non certo col potere finanziario o politico.
Potrà essere
interessante vedere le decisioni della Chiesa ortodossa in Russia, che ora
appoggi incondizionatamente Putin, ma che rischia grosso il giorno in cui
costui sparisca dalla scena politica.
Chiaro invece è
il caso USA: pur con una miriade di chiese di tutti i gusti e colori,
presbiteriani, mormoni, evangelici di tutte le ore, battisti, anabattisti e
anche cattolici, la religione ha una funzione incontestata: serve a
giustificare le scelte politiche ed in particolare quelle militari.
Che si tratti
della guerra di aggressione al Vietnam, del fattuale genocidio in Cambogia, con
500000 vittime dei bombardamenti a tappeto, o dell’aggressione all’Irak spacciata come “crociata” contro il male da
Bush jr., (e tralasciamo tutte le altre aggressioni completate o in corso)
sempre il motivo è spacciato come “lotta del Bene contro il Male”: dunque più
teocratico di cosi è impossibile.
Di fronte a
questo esempio anche la situazione in Italia appare meno tragica: uno Stato
giustamente visto dal cittadino come il peggior nemico, non potrà mai
raccogliere unanimità nella lotta
del “Bene contro
il Male” o simili castronerie: spoglierà i cittadini ma non avrà mai il loro
appoggio.
Non potendolo cambiare, meglio uno Stato debole e una classe politica oggetto
di meritato scherno e dileggio piuttosto che uno Stato nel quale i cittadini credono,
si identificano e si lasciano condurre alla rovina.