Mittwoch, 21. November 2018

Come l’Italia e altri Paesi mediterranei finirono nel baratro dell’euro.                   E come potrebbero cominciare a preparare vie d’uscita.

E perché l’UE non ha né moralmente né economicamente alcun diritto di sanzionare il bilancio presentato dall’attuale governo italiano.



Tesi:
1)     La moneta unica fu una decisione politica priva di fondamento economico, anzi contraria a tutti gli argomenti che possono giustificare un accordo monetario. Non fu un matrimonio d’amore né tanto meno d’interesse ma una prostituzione organizzata da una banda di ruffiani (gli stessi che ora dominano l’UE tramite troika e simili marchingegni).

2)   La decisione espressamente politica venne presa per favorire alcuni Stati a danno di altri (Germania e – ma si illudeva - Francia) .

3)  L’uscita dall’euro è altamente problematica. Al limite impossibile senza un metodo miracoloso. Se si  paragona l’UE ad una baldracca (vogliano le baldracche scusare il  paragone), l’euro è l’AIDS che si contrae nel rapporto sconcio con essa. Solo alcuni Stati si sono saggiamente astenuti da un rapporto completo senza precauzioni (Paesi scandinavi e dell’Europa dell’Est (Rep. Ceca, Polonia, Romania) : tutti questi Stati hanno subito meno disastri nel momento della crisi 2008. Come per l’AIDS, in attesa di un farmaco miracoloso si possono unicamente combattere le conseguenze dell’infezione e mantenere in vita l’economia dei Paesi vittime dell’infezione. 

4)      Le misure palliative indispensabili fino alla soluzione definitiva (cioè della fine dell’insensato esperimento dell’euro) devono essere prese nell’ottica della de-eurizzazione delle economie europee. 

5)    Qualora un’uscita concordata dall’euro non sia realizzabile per le evidenti resistenze di chi dall’esperimento ha tratto profitto, occorre prevedere scenari alternativi (che non mancano).  Due sono immediatamente possibili senza entrare in conflitto con l’UE:

a)      poiché il problema maggiore (e di qui lo la speculazione sullo “spread”) è il debito detenuto da stranieri (infatti il Giappone che ha un debito sovrano del 200 % del PIL non ha problemi poiché è praticamente tutto debito interno), l’emissione di obbligazioni a termine fra gli uno ed i cinque anni, in euro ma acquisibili e commerciabili soltanto da residenti in Italia, con garanzia del valore nominale alla scadenza, trasferibili in qualsiasi momento ma sempre e soltanto in Italia. Per la commercializzazione di queste obbligazioni l’Italia potrebbe aprire una “good bank” (l’UE ha permesso alla Germania di trasferire i debiti delle banche in bancarotta nel 2008 alle  “bad bank”, dunque non potrebbe certo opporsi a questo progetto).

b)     Emissione di serie di obbligazioni parzialmente convertibili in oro (es. al 50 %) per  durate decennali o maggiori, anch’esse garantite per il valore nominale alla scadenza e commerciabili soltanto in Italia. È chiaro che essendo riconvertibili o nell’euro o nella nuova lira (a scelta ), queste obbligazioni sarebbero il passaggio finale dall’euro alla lira. Un passaggio sul quale i detentori di obbligazioni avrebbero ampia possibilità di scelta dei tempi. La convertibilità in euro o in oro sarebbe una garanzia per i sottoscrittori e un rischio minore per lo Stato rispetto alle semplici obbligazioni in euro sulle quali gli speculatori istituzionali possono lanciare i loro attacchi.    

Qui, per rinfrescare la memoria, come l’Italia è finita nell’euro, quali i personaggi che hanno organizzato questa prostituzione e perché l’UE, che sapeva benissimo, non ha alcun diritto di sanzionare il governo italiano per un ridicolo aumento della spesa pubblica. Nemmeno dal punto di vista economico poiché la falsificazione dei bilanci a suo tempo per l’ingresso nell’euro fu molto più massiccia ma benvenuta.



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