Illazioni sulla prossima crisi economica e finanziaria (e che fare) .
Osservazioni sul procedere del ciclo capitalístico.
Che nel sistema
capitalistico le crisi cicliche siano
fisiologiche, cioè elemento costitutivo e non fenomeni accidentali patologici
lo si sa da lungo (1) e nessun economista serio tenta di negarlo poiché sarebbe
negare l’evidenza storica. Al più alcuni tentano di scoprire – per lo più a
posteriori e con scarsi risultati pratici di previsione – le cause che
scatenano queste crisi cicliche. I migliori studi sono di Kondratiev e di
Schumpeter (2), ma se ne contano a centinaia. Ma la ripetizione a tempi sempre
più brevi delle crisi ha condotto al risultato paradossale per cui se ne può
più facilmente prevedere l’arrivo, anche se le manovre governative servono
sostanzialmente a far poi cadere gli effetti negativi sulla maggioranza della
popolazione e a garantire nel contempo il profitto ai pochi attori
dell’oligarchia finanziaria di fatto al potere.
I fatti hanno
ampiamente confermato quanto scriveva Lenin esattamente un secolo or sono nel
suo “L’imperialismo quale fase suprema del capitalismo” (3), uno studio
condotto su centinaia di documenti ed articoli specialistici pubblicato
nell’estate del 1917, in versione ancora soggetta alla censura zarista ma
comunque ben comprensibile
nell’impianto generale.
Il capitale
finanziario e quello industriale di cui Lenin mostrava la tendenza a fondersi
sono da lungo le due facce della medesima medaglia, e le concentrazioni
monopolistiche sono a loro volta la forza trainante dell’ imperialismo
economico e politico (4).
Le c risi degli
ultimi anni sono per il Capitale occasioni di ulteriore concentrazione e la
cosiddetta “globalizzazione” o “mondializzazione” (che altro non sono che un
imperialismo militarizzato camuffato da “libertá di commercio” ) servono a
giustificare far cadere i
rimanenti vincoli a tutela dei diritti
dei lavoratori, dell’ ambiente e non ultima della pace nel mondo. La
concentrazione dei profitti e del dominio dei mezzi di produzione (compresi
quelli finanziari) in un numero sempre più ridotto di gruppi oligarchici va di
pari passo con l’incremento delle spese militari (ricerca e produzione) e della
sperimentazione dei nuovi armamenti sempre più disumanizzati (“drone”, “robot”,
programmi cibernetici ecc.).
L’appropriazione
delle risorse energetiche è a sua volta uno dei moventi se non quello
principale di tutti i conflitti in corso. Quelli che infine vengono spacciati
ipocritamente come interventi “umanitari” … a mano armata servono soprattutto,
oltre agli altri scopi sopraelencati (ed in primo luogo ad accrescere i
profitti delle industrie belliche) a garantire oltre al saccheggio delle
risorse naturali ed energetiche dei malcapitati Paesi invasi anche
l’appropriazione di mercati per i prodotti degli Stati che intervengono
militarmente e che creano colà aree controllate verso le quali possono
essere delocalizzati gli impianti
produttivi sfruttando la manodopera
locale a buon mercato.
Le migrazioni
forzate dai Paesi distrutti in seguito agli interventi “umanitari” o di
“democratizzazione” servono parimenti a
creare da un lato un serbatoio inesauribile di manodopera per mantenere bassi i
livelli salariali ed in secondo luogo a
dirottare le lotte operaie verso i falsi obiettivi di una “guerra fra
poveri” facendo leva su paure esagerate
ad arte e su atteggiamenti xenofobi
nutriti da campagne di stampa e dai media più diffusi che sono poi
quelli governativi o controllati dai grandi gruppi finanziari, cioè da coloro
che di fatto gestiscono il potere
politico e possono manovrare le masse degli elettori con grande
facilità.
Nel caso
specifico dell’Unione Europea, un’ organizzazione non SOVRA-nazionale ma
ANTI-Nazionale, cioè negatrice non del nazionalismo di matrice fascista (che di
fatto fomenta) ma dei diritti di autodeterminazione e di sovranità democratica
delle singole nazioni che gradualmente ha espropriato e ridotto a dipendenza di
una cricca di marionette prive di
legittimità democratica. Infatti nell’ UE la Commissione europea non è organo
elettivo (!) e la fizione democratica
si nasconde dietro un fasullo Parlamento Europeo privo di potere legislativo
(!!), il tutto gestito e controllato, attraverso decine di migliaia di
lobbisti, dal capitale finanziario internazionale e segnatamente da quello
nordamericano (non a caso l’UE voleva a tutti i costi l’approvazione del TTIP,
il trattato che avrebbe segnato la resa definitiva dei governi europei al
diktat delle multinazionali). Ironia della storia, questo trattato è stato
bloccato dal nuovo Presidente USA Trump per salvaguardare gli interessi di
lobby statunitensi meno potenti di quelle che appoggiavano il TTIP: una lotta
fra gansters che una volta tanto almeno in questa prima tappa ha salvato l’
Europa da un male peggiore.
Un terzo circa
dei deputati del Parlamento Europeo sono agli ordini di finanzieri come un
certo Soros (tramite la sua fondazione “Open Society”), individuo già ben noto
per i suoi interventi a finanziamento delle “rivoluzioni colorate” per
destabilizzare i governi nei Paesi
dell’ex-Unione sovietica, interventi finalizzati al rovesciamenti di governi
legittimi per sostituirli con marionette agli ordini del Capitale finanziario e
dell’ imperialismo occidentale, guidato dagli USA e di cui la supina Unione
Europea è serva obbediente (e “fu… you” se non obbedisce immediatamente !). Che
essendo ostaggio delle forze di occupazione coloniale statunitensi (alias
NATO) l’Unione Europea debba
forzatamente obbedire ciecamente a
tutti gli ordini che provengono d’oltre Atlantico non risponde ad una legge
naturale immodificabile ma unicamente alla follia e viltà dei suoi governanti
prezzolati.
L’Africa e
l’America del Sud e Centrale, la Cina, l’India ed il Vietnam, tanto per citarne
alcuni, hanno saputo liberarsi dal giogo del colonialismo: gli Stati europei
sono forse per legge di natura destinati ad essere perennemente servi e
complici del potere e degli interessi coloniali statunitensi ?
Gli operai della
Siemens tedesca , tanto per citare un fatto
attuale e significativo, sono indignati per la chiusura degli
stabilimenti in Sassonia, nei quali venivano prodotte turbine per centrali
elettriche. La perdita di oltre 6000 posti di lavoro è un colpo grave per la
regione.
Regione in cui,
pur contandosi un numero irrisorio di immigranti e rifugiati, nelle recenti elezioni politiche il partito xenofobo
è divenuto il primo e più votato (27 %) con percentuali fino al 40 % nelle
circoscrizioni operaie. Nessuno sembra ricordarsi che le turbine non vengono
più prodotte perché il maggior cliente (Federazione Russa) è stato colpito da
sanzioni imposte dagli USA. Sanzioni che colpiscono appunto gli operai tedeschi
che però sono istigati a sfogare contro gli immigrati la loro giusta collera
per la perdita del lavoro.
Ma se anche le
marionette politiche cercano di dissimulare la loro impotenza di fronte ai problemi
che non hanno il coraggio di affrontare, le crisi in arrivo li costringeranno a
gettare la maschera ed ammettere il proprio colpevole servilismo ad interessi
altrui contrari a quelli degli elettori che hanno ingannato.
Quando e come
arriverà la crisi ? (5)
Chi lo sapesse con certezza anche con modesti
mezzi finanziari grazie ai prodotti
speculativi disponibili sul mercato si potrebbe costruire in brevissimo tempo
una fortuna (a spese di altri speculatori).
Gli scenari più
probabili sono che la probabile crisi finanziaria verrà innescata dalla
svendita dei bond spazzatura. Che qui
vi sia un pericolo reale lo dimostra la riduzione del “Quantitative Easing”
della stessa BCE (banca centrale europea) per decisione di Draghi.
Prevedibile che
il suo probabile successore stringerà ancor più la liquidità. Ma ormai la
liquidità in circolazione ha dimensioni tali da renderne impossibile il
controllo qualora parta un attacco speculativo e i grandi investitori decidano
di portare a casa i profitti e spostare poi i loro capitali dalle obbligazioni
statali (in gran parte spazzatura poiché emesse da Stati che sono già
virtualmente insolventi) ad altre attività.
Che fare per il
cittadino?
Siccome le borse
sono già ampiamente sopravvalutate e gli immobili in odore di “bolla”, uno dei più probabili settori saranno i
metalli preziosi e le materie prime, segnatamente quelle ricercate dalle
industrie belliche.
Il semplice
cittadino che avesse ancora qualche risparmio, ha qualche possibilità di tutela
o è condannato alla spoliazione ? La
frase precedente dovrebbe dare qualche indicazione, comprare oro o rame, a
secondo della coscienza individuale. E
ovviamente restano le banche etiche
(molto meno colpite dalle crisi poiché escludono prodotti speculativi) e
gli investimenti nelle energie cosiddette “rinnovabili”: una differenziazione
fra queste tre opzioni in ragione di 1/3 ciascuna dovrebbe costituire un buon
posizionamento in attesa e durante la crisi prossima a venire. Durante la
crisi, al momento propizio quando i titoli azionari saranno scesi
sensibilmente, uno spostamento degli utili dalla vendita dei metalli preziosi
potrà fornire buoni profitti, da reinvestire in titoli di aziende che producono
beni utili e non artefatti di lusso o che danneggiano l’ambiente, o
direttamente nei progetti delle banche etiche se oltre alla riduzione del
rischio si desidera tranquillizzare la coscienza.
Annotazioni:
(1) È il concetto
di “accumulazione capitalistica” ben descritto da K. Marx e sotto gli occhi di
tutti. Un processo che non dipende dalla buona o cattiva volontà degli attori
implicati ma dal sistema stesso e che conduce inesorabilmente al dominio
monopolistico.
Per una veloce
sintesi sulla teoria di Schumpeter v, http://areadocenti.eco.unicas.it/nistico/NAP-RAN%20SECONDO%20CICLO.pdf
in cui è citata anche la critica di Sraffa che
integra il concetto di concorrenza imperfetta con l’aspetto della limitatezza
della domanda (e quindi evidenzia la sovrapproduzione come elemento di crisi)
(3) Sull’opera fondamentale di V. Lenin per una
prima informazione essenziale v. https://it.wikipedia.org/wiki/L%27Imperialismo,_fase_suprema_del_capitalismo
(4) v. Rosa
Luxemburg su capitalismo e imperialismo
(in contrasto per alcuni punti con Lenin): http://it.internationalism.org/node/1014 ; un articolo “neutrale”:
e su Baran-Sweezy, capitale monopolistico, con
presentazione e critica: http://ojs.uniroma1.it/index.php/monetaecredito/article/viewFile/13071/12867
5) Qui una prima informazione:
Per approfondire
fra gli innumerevoli articoli v. i due seguenti
Pubblicato dalla
Banca d’Inghilterra:
Pubblicato su RT
, ma di uno specialista canadese:
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