Sonntag, 19. November 2017

Illazioni sulla prossima crisi economica e finanziaria (e che fare) . 

Osservazioni sul procedere del ciclo capitalístico.

Che nel sistema capitalistico le  crisi cicliche siano fisiologiche, cioè elemento costitutivo e non fenomeni accidentali patologici lo si sa da lungo (1) e nessun economista serio tenta di negarlo poiché sarebbe negare l’evidenza storica. Al più alcuni tentano di scoprire – per lo più a posteriori e con scarsi risultati pratici di previsione – le cause che scatenano queste crisi cicliche. I migliori studi sono di Kondratiev e di Schumpeter (2), ma se ne contano a centinaia. Ma la ripetizione a tempi sempre più brevi delle crisi ha condotto al risultato paradossale per cui se ne può più facilmente prevedere l’arrivo, anche se le manovre governative servono sostanzialmente a far poi cadere gli effetti negativi sulla maggioranza della popolazione e a garantire nel contempo il profitto ai pochi attori dell’oligarchia finanziaria di fatto al potere.
I fatti hanno ampiamente confermato quanto scriveva Lenin esattamente un secolo or sono nel suo “L’imperialismo quale fase suprema del capitalismo” (3), uno studio condotto su centinaia di documenti ed articoli specialistici pubblicato nell’estate del 1917, in versione ancora soggetta alla censura zarista ma comunque  ben comprensibile nell’impianto generale.
Il capitale finanziario e quello industriale di cui Lenin mostrava la tendenza a fondersi sono da lungo le due facce della medesima medaglia, e le concentrazioni monopolistiche sono a loro volta la forza trainante dell’ imperialismo economico e politico (4).
Le c risi degli ultimi anni sono per il Capitale occasioni di ulteriore concentrazione e la cosiddetta “globalizzazione” o “mondializzazione” (che altro non sono che un imperialismo militarizzato camuffato da “libertá di commercio” ) servono a giustificare far cadere  i rimanenti  vincoli a tutela dei diritti dei lavoratori, dell’ ambiente e non ultima della pace nel mondo. La concentrazione dei profitti e del dominio dei mezzi di produzione (compresi quelli finanziari) in un numero sempre più ridotto di gruppi oligarchici va di pari passo con l’incremento delle spese militari (ricerca e produzione) e della sperimentazione dei nuovi armamenti sempre più disumanizzati (“drone”, “robot”, programmi cibernetici ecc.).
L’appropriazione delle risorse energetiche è a sua volta uno dei moventi se non quello principale di tutti i conflitti in corso. Quelli che infine vengono spacciati ipocritamente come interventi “umanitari” … a mano armata servono soprattutto, oltre agli altri scopi sopraelencati (ed in primo luogo ad accrescere i profitti delle industrie belliche) a garantire oltre al saccheggio delle risorse naturali ed energetiche dei malcapitati Paesi invasi anche l’appropriazione di mercati per i prodotti degli Stati che intervengono militarmente e che creano colà aree controllate verso le quali possono essere  delocalizzati gli impianti produttivi  sfruttando la manodopera locale a buon mercato.
Le migrazioni forzate dai Paesi distrutti in seguito agli interventi “umanitari” o di “democratizzazione”  servono parimenti a creare da un lato un serbatoio inesauribile di manodopera per mantenere bassi i livelli salariali ed in secondo luogo a  dirottare le lotte operaie verso i falsi obiettivi di una “guerra fra poveri”  facendo leva su paure esagerate ad arte e su atteggiamenti xenofobi  nutriti da campagne di stampa e dai media più diffusi che sono poi quelli governativi o controllati dai grandi gruppi finanziari, cioè da coloro che di fatto gestiscono il potere  politico e possono manovrare le masse degli elettori con grande facilità. 
Nel caso specifico dell’Unione Europea, un’ organizzazione non SOVRA-nazionale ma ANTI-Nazionale, cioè negatrice non del nazionalismo di matrice fascista (che di fatto fomenta) ma dei diritti di autodeterminazione e di sovranità democratica delle singole nazioni che gradualmente ha espropriato e ridotto a dipendenza di una cricca di  marionette prive di legittimità democratica. Infatti nell’ UE la Commissione europea non è organo elettivo (!)  e la fizione democratica si nasconde dietro un fasullo Parlamento Europeo privo di potere legislativo (!!), il tutto gestito e controllato, attraverso decine di migliaia di lobbisti, dal capitale finanziario internazionale e segnatamente da quello nordamericano (non a caso l’UE voleva a tutti i costi l’approvazione del TTIP, il trattato che avrebbe segnato la resa definitiva dei governi europei al diktat delle multinazionali). Ironia della storia, questo trattato è stato bloccato dal nuovo Presidente USA Trump per salvaguardare gli interessi di lobby statunitensi meno potenti di quelle che appoggiavano il TTIP: una lotta fra gansters che una volta tanto almeno in questa prima tappa ha salvato l’ Europa da un male peggiore.
Un terzo circa dei deputati del Parlamento Europeo sono agli ordini di finanzieri come un certo Soros (tramite la sua fondazione “Open Society”), individuo già ben noto per i suoi interventi a finanziamento delle “rivoluzioni colorate” per destabilizzare i governi  nei Paesi dell’ex-Unione sovietica, interventi finalizzati al rovesciamenti di governi legittimi per sostituirli con marionette agli ordini del Capitale finanziario e dell’ imperialismo occidentale, guidato dagli USA e di cui la supina Unione Europea è serva obbediente (e “fu… you” se non obbedisce immediatamente !). Che essendo ostaggio delle forze di occupazione coloniale statunitensi (alias NATO)  l’Unione Europea debba forzatamente obbedire  ciecamente a tutti gli ordini che provengono d’oltre Atlantico non risponde ad una legge naturale immodificabile ma unicamente alla follia e viltà dei suoi governanti prezzolati.
L’Africa e l’America del Sud e Centrale, la Cina, l’India ed il Vietnam, tanto per citarne alcuni, hanno saputo liberarsi dal giogo del colonialismo: gli Stati europei sono forse per legge di natura destinati ad essere perennemente servi e complici del potere e degli interessi coloniali statunitensi ?
Gli operai della Siemens tedesca , tanto per citare un fatto  attuale e significativo, sono indignati per la chiusura degli stabilimenti in Sassonia, nei quali venivano prodotte turbine per centrali elettriche. La perdita di oltre 6000 posti di lavoro è un colpo grave per la regione.
Regione in cui, pur contandosi un numero irrisorio di immigranti  e rifugiati, nelle recenti elezioni politiche il partito xenofobo è divenuto il primo e più votato (27 %) con percentuali fino al 40 % nelle circoscrizioni operaie. Nessuno sembra ricordarsi che le turbine non vengono più prodotte perché il maggior cliente (Federazione Russa) è stato colpito da sanzioni imposte dagli USA. Sanzioni che colpiscono appunto gli operai tedeschi che però sono istigati a sfogare contro gli immigrati la loro giusta collera per la perdita del lavoro.   

Ma se anche le marionette politiche cercano di dissimulare la loro impotenza di fronte ai problemi che non hanno il coraggio di affrontare, le crisi in arrivo li costringeranno a gettare la maschera ed ammettere il proprio colpevole servilismo ad interessi altrui contrari a quelli degli elettori che hanno ingannato.    
   
Quando e come arriverà la crisi ? (5)
 Chi lo sapesse con certezza anche con modesti mezzi finanziari  grazie ai prodotti speculativi disponibili sul mercato si potrebbe costruire in brevissimo tempo una fortuna (a spese di altri speculatori). 
Gli scenari più probabili sono che la probabile crisi finanziaria verrà innescata dalla svendita dei bond  spazzatura. Che qui vi sia un pericolo reale lo dimostra la riduzione del “Quantitative Easing” della stessa BCE (banca centrale europea) per decisione di Draghi.
Prevedibile che il suo probabile successore stringerà ancor più la liquidità. Ma ormai la liquidità in circolazione ha dimensioni tali da renderne impossibile il controllo qualora parta un attacco speculativo e i grandi investitori decidano di portare a casa i profitti e spostare poi i loro capitali dalle obbligazioni statali (in gran parte spazzatura poiché emesse da Stati che sono già virtualmente insolventi) ad altre attività.


Che fare per il cittadino?
Siccome le borse sono già ampiamente sopravvalutate e gli immobili in odore di “bolla”,  uno dei più probabili settori saranno i metalli preziosi e le materie prime, segnatamente quelle ricercate dalle industrie belliche.
Il semplice cittadino che avesse ancora qualche risparmio, ha qualche possibilità di tutela o è condannato alla spoliazione ?  La frase precedente dovrebbe dare qualche indicazione, comprare oro o rame, a secondo della coscienza individuale.   E ovviamente restano le banche etiche  (molto meno colpite dalle crisi poiché escludono prodotti speculativi) e gli investimenti nelle energie cosiddette “rinnovabili”: una differenziazione fra queste tre opzioni in ragione di 1/3 ciascuna dovrebbe costituire un buon posizionamento in attesa e durante la crisi prossima a venire. Durante la crisi, al momento propizio quando i titoli azionari saranno scesi sensibilmente, uno spostamento degli utili dalla vendita dei metalli preziosi potrà fornire buoni profitti, da reinvestire in titoli di aziende che producono beni utili e non artefatti di lusso o che danneggiano l’ambiente, o direttamente nei progetti delle banche etiche se oltre alla riduzione del rischio si desidera tranquillizzare la coscienza.           



Annotazioni:

(1) È il concetto di “accumulazione capitalistica” ben descritto da K. Marx e sotto gli occhi di tutti. Un processo che non dipende dalla buona o cattiva volontà degli attori implicati ma dal sistema stesso e che conduce inesorabilmente al dominio monopolistico. 
Per una veloce sintesi sulla teoria di Schumpeter v, http://areadocenti.eco.unicas.it/nistico/NAP-RAN%20SECONDO%20CICLO.pdf
in cui è  citata anche la critica di Sraffa che integra il concetto di concorrenza imperfetta con l’aspetto della limitatezza della domanda (e quindi evidenzia la sovrapproduzione come elemento di crisi)
(3)  Sull’opera fondamentale di V. Lenin per una prima informazione essenziale v. https://it.wikipedia.org/wiki/L%27Imperialismo,_fase_suprema_del_capitalismo
(4) v. Rosa Luxemburg  su capitalismo e imperialismo (in contrasto per alcuni punti con Lenin): http://it.internationalism.org/node/1014  ; un articolo “neutrale”:
e   su Baran-Sweezy, capitale monopolistico, con presentazione e critica:  http://ojs.uniroma1.it/index.php/monetaecredito/article/viewFile/13071/12867

5)  Qui una prima informazione:

Per approfondire fra gli innumerevoli articoli v. i due seguenti
Pubblicato dalla Banca d’Inghilterra:
Pubblicato su RT , ma di uno specialista canadese:


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