Il rasoio di Occam per comprendere la secessione catalana e quelle analoghe in corso.
Il caso
dell’indipendenza della Catalonia, di cui non si conoscono per ora gli esisti
immediati né tanto meno, qualunque la “soluzione”, gli effetti a medio e lungo
termine si associa ad una lunga serie di analoghe formazioni di Stati
indipendenti. Anzi, la storia ci insegna che quasi tutti gli Stati moderni sono
di fatto nati per effetto di secessioni, in alcuni casi come annullamento di
precedenti annessioni, in altri casi come smembramento di Stati unitari
comprendenti però etnie, lingue, popolazioni eterogenee la cui pacifica
convivenza non aveva avuto tempo di consolidarsi in forme giuridiche che
potessero garantire i reciproci diritti.
Non raramente lo
smembramento di questi Stati unitari avviene in modo violento, con guerre
fratricide, fomentate spesso da parte di altri Stati interessati per
motivi economici o geostrategici (o ambedue, come nel caso della ex-Jugoslavia,
dove gli Stati dell’Unione europea si sono affannati a riconoscere
immediatamente le dichiarazioni di indipendenza pur sapendo benissimo i
risultati tragici che ciò avrebbe comportato e gli USA si sono assicurati con la secessione del Kosovo la più grande base militare nei Balcani).
Se non lo fanno
ora per la Catalonia non è per motivi di diritto internazionale, che non
c’entrano minimamente come vedremo più avanti, ma unicamente perché temono
giustamente che il trionfo della volontà popolare contro il centrismo
antidemocratico potrebbe essere l’inizio di uno smembramento della stessa
Unione Europea, un organismo antidemocratico per eccellenza, accentratore e
annientatore delle sovranità nazionali, anche giuridicamente una vera e propria
piovra mostruosa e l’esatto opposto di ciò che era nelle intenzioni dei suoi
Padri Fondatori.
Grottesca è
inoltre la giustificazione dei burocrati di Bruxelles di “non interferenza
negli affari interni di uno Stato membro” per apparentemente lavarsi le mani
del problema catalano.
Infatti l’UE se
da un lato finge di non intervenire nei fatti “interni” si sente in dovere
intervenire sempre ed ovunque fomentando conflitti dove poi progetta la propria
espansione: cosí intervenne a spada tratta (col suo braccio armato, la NATO)
nell’ex-Jugoslavia, in Libia, in Ucraina, per non citare che i casi più noti.
Attualmente alla chetichella sta ripetendo con la Serbia il medesimo sporco
gioco già praticato in Ucraina, facendo dipendere i trattati di collaborazione con l’UE dal taglio netto dei rapporti
con la Federazione russa.
Perché le
secessioni
Se non avessero
trionfato nella loro secessione cioè nella guerra d’indipendenza
dall’Inghilterra (con l’aiuto di altri Stati – nel caso la Francia) gli Stati
Uniti d’America non esisterebbero. Ma nemmeno esisterebbero se avesse poi
trionfato la Secessione degli Stati del Sud: e fu una tragedia, gli Stati Uniti
attuali esistono unicamente grazie ai 600.000 morti di quella guerra.
Ci sono state
secessioni meno cruente (Pakistan,
India) , ma comunque non certo pacifiche.
L’unico caso di
secessione reciproca, consensuale, pacifica e rapida (condotta a termine in un
fine settimana, compresa la creazione di monete separate) è quello della
Repubblica Ceca e della Slovacchia.
In altri
casi ad una secessione pacifica seguono
poi conflitti per cause esogene, come nel caso dello smembramento dell’Unione Sovietica. La separazione e le
dichiarazioni di indipendenza delle varie Repubbliche che la componevano erano
avvenute sostanzialmente senza scontri armati, ma si è visto presto che si
trattava unicamente di un cambio di dominio: invece che da un Politburo
sovietico i Paesi “indipendenti” dall’Unione Sovietica sono semplicemente
passati sotto il dominio della NATO (che impone loro di accogliere un crescente
apparato militare a proprie spese) e dagli Stati Uniti, per essere precisi dal
Pentagono, che li utilizzerà per la guerra in preparazione contro la
Federazione Russa.
Va da sé che
l’Unione Europea doveva preparare e rafforzare questo dominio e si è prestata
pienamente consenziente ad assicurarlo, a proprie spese e chiudendo gli occhi
anche di fronte alle più eclatanti violazioni dei diritti umani scritti
solennemente nei propri trattati (es. libertà linguistica, oggi cancellata dalla legge in Ucraina che impone quale
unica lingua nell’insegnamento l’ucraino vietando il russo parlato come lingua
materna da milioni di abitanti: una mossa prettamente fascista che ricorda la
persecuzione del catalano nella Spagna franchista, del francese in Val d’Aosta
nell’Italia mussoliniana, per non citare che esempi a tutti noti).
La sola
eterogeneità linguistica e di tradizioni non impedirebbe la convivenza in uno
Stato unitario di etnie o regioni per motivi storici ed economici molto diverse,
ma ciò unicamente a condizione che la struttura di potere centrale fosse
regolata in forma federale, garantendo il rispetto delle diversità (come è il
caso della Germania e della Svizzera). E’ un processo che richiede tempi lunghi
e non è mai definitivamente concluso: si veda ad es. nel caso tedesco la
divisione del partito maggioritario in CDU per l’intero territorio salvo la
Baviera, che si definisce “stato libero”
(http://www.bayern.de/freistaat/). E dove lo stesso partito si chiama CSU. Le singole regioni (Länder”) tedesche hanno parlamenti e Costituzioni proprie, ovviamente non in contrasto con quella federale, ma che garantiscono ampie autonomie.
(http://www.bayern.de/freistaat/). E dove lo stesso partito si chiama CSU. Le singole regioni (Länder”) tedesche hanno parlamenti e Costituzioni proprie, ovviamente non in contrasto con quella federale, ma che garantiscono ampie autonomie.
Secessioni come
rimedio estremo
Le secessioni non
sono inevitabili né sono sempre la migliore soluzione. Divengono inevitabili
laddove non esiste né la volontà né l’interesse ad eliminare le cause che le
producono.
L’antidoto alle
secessioni che palesemente funziona (v. Germania e Svizzera) esiste ed è
l’autonomia federale. Ma a tal fine occorre rinunciare al centralismo, e questo
nel caso della Spagna significherebbe voltare definitivamente la pagina della
dittatura franchista. Una cosa che mai come ora è apparsa così difficile, visto che la struttura dello
Stato è stata concepita come garanzia di continuazione aggiornata della
dittatura franchista, con una monarchia i cui regnanti hanno come unica
legittimità la “grazia del Caudillo Francisco Franco” e il potere centrale ha
l’obiettivo primario di impedire e soffocare ogni anelito di indipendenza.
Raramente nel
corso della storia si sono visti Stati nascere da secessioni non violente di
Stati unitari: all’origine vi sono sempre conflitti interni, ma non raramente
questi sono fomentati dall’estero da parte di altri Stati interessati al loro
smembramento.
Inutilità dei
ragionamenti sul diritto internazionale
Nel caso della
secessione due principi di diritto internazionale sono in aperto contrasto: da
un lato il diritto all’autodeterminazione (primo articolo della Carta Nazioni
Unite) ed il diritto degli Stati alla propria integrità territoriale (dall’art. 2, comma 4 Carta Nazioni Unite) .
Per semplice
motivo logico la secessione non può dunque essere regolata dal diritto
internazionale poiché esso riguarda i rapporti fra Stati diversi e non già fra
parti di uno stesso Stato che intendono separarsi. Il diritto internazionale
entra in funzione unicamente “post quem” cioè a secessione avvenuta.
La secessione
come si è visto è quasi sempre stata il
risultato di controversie sfociate in guerre al cui termine la situazione di
fatto (rapporti fra vincitori e vinti e creazione di nuovi Stati riconosciuti
dalla maggioranza o almeno da un insieme importante di altri Stati). Unico caso
a tutti noto di secessione pacifica consensuale è stata la spartizione della
Cecoslovacchia in Repubblica Ceca e Slovacchia. Forse gli Slovacchi non hanno
avuto il medesimo successo dei Cechi, ma la secessione ha comunque evitato
conflitti prevedibili (ad es. la
Slovacchia ha adottato l’euro e no
sembra che sia stata una decisione fortunata) mentre i Cechi non ne vogliono
sapere (e hanno economicamente ragione: hanno la più rapida crescita economica
dell’intera UE !).
Per la Catalonia
la secessione non sarà senza problemi, e possiamo immaginare che se anche
riuscisse a realizzarsi da parte dell’UE subirebbe il medesimo ricatto che ora
vediamo in atto verso la Gran Bretagna dopo il Brexit (per l’uscita infatti
Bruxelles pretende un riscatto, esattamente come pratica la mafia per rimettere
in libertà le vittime di rapimenti).
Che gli
indipendentisti catalani si siano dichiarati fedeli all’Unione Europea ed
all’euro va compreso sotto le costrizioni attuali: se nonostante questo atto di
sottomissione a Bruxelles ed alla BCE vengono trattati come vediamo
dall’oligarchia al potere nell’UE, figuriamoci se avessero messo altra carne al
fuoco dichiarandosi contrari all’UE ed alla moneta unica.
Che cosa poi
vogliano fare in seguito non riguarda il giudizio da dare sull’indipendenza.
Per questo basta
ricorrere ad OCCAM ed al suo rasoio: sfrondati tutti gli aspetti secondari e
non decisivi ne resta uno solo ma decisivo, che da solo impone l’unica
valutazione onesta e logica: la Catalonia vuole un’indipendenza di fatto.
Per questo basta
trasformare la Spagna in Stato Federale vero, con autonomie per tutte le 17
regioni, con rispetto delle diversità culturali e linguistiche (catalano,
basco), e il problema è avviato alla sua unica naturale e pacifica soluzione.
Cosí come la Baviera, anche la Catalonia potrebbe divenire “Freistaat
Catatonien” , restare nell’UE e nella moneta unica oppure uscirne.
Ma se invece il
governo centralista spagnolo, in omaggio alla tradizione franchista su cui si
fonda ed aizzato dagli oligarchi dell’UE, continua a voler essere l’epigono del
Caudillo, allora non ci si dovrà stupire nemmeno se un giorno malaugurato si
arriverà alla guerra civile: facciamo gli scongiuri.
Mutatis mutandis,
lo stesso vale per le richiesta di indipendenza dei Curdi in Irak, Siria e
Turchia, per la difesa delle minoranze perseguitate (i Rohingya in Myanmar, di cui i media parlano unicamente come
“tragedia umanitaria” mentre oltre a ciò si tratta di una crassa violazione dei
diritti umani da parte di un adittatora che si nasconde per opportunismo dietro
l’immeritato Nobel Pace Suu Kyi, l’ineffabile marionetta della giunta al potere
che finora ha prima minimizzato e poi giustificato il genocidio in corso qualificandolo come antiterrorismo.
E la lista è lunga, ma per tutti i casi vale lo stesso
ragionamento: o si prende sul serio la richiesta di autodeterminazione dei
popoli o è meglio cancellare l’articolo corrispondente dalla Carta delle Nazioni Unite, Capitolo I, articolo 1, paragrafo 2, che individua come
fine delle Nazioni Unite:
"Sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto e
sul principio dell'eguaglianza dei diritti e dell'auto-determinazione dei
popoli..." sostituendolo con
un richiamo alla legge della giungla e del diritto del più forte, legalizzando
a posteriori i crimini commessi negli ultimi decenni (invasione Afganistan,
Irak, Libia, sostegno ai colpi di Stato da parte degli USA un po’ in tutto il
mondo, ecc. ecc.) e reinterpretando il titolo: “fine” delle Nazioni Unite intesa non come scopo ma come fine vera e propria, vista l’inutilità di questa
organizzazione per evitare i conflitti.
Per
approfondimenti:.
Apetti giuridici
La secessione secondo il diritto
internazionale: [10] A. Tancredi, La secessione nel diritto
internazionale, Padova, CEDAM, 2001, p. 8. (http://www.gbv.de/dms/spk/sbb/toc/345541170.pdf)
La “dottrina Prodi” il primo marzo
2004, rispondendo ad una interrogazione
dell'europarlamentare laburista Eluned Morgan concernente le secessioni in
Paesi appartenenti all’UE, l’allora presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, aveva affermato: «I trattati
non si applicherebbero più a quel territorio. In altre parole, una nuova
regione indipendente [...] diventerebbe un Paese terzo rispetto all'Unione
europea».
Politica governativa spagnola
Lo sporco gioco del governo spagnolo e
del re (per grazia del caudillo)
Felipe … Felippe Fapippe, che censura la libertà d’espresssione in Catatonia
per manipolare ed impedire la
manifestazione della volontà popolare anche nel resto della Spagna: come e
peggio delle più luride dittature:
L’indifferenza
dell’opinione pubblica europea manipolata dai media al servizio dell’oligarchia
che domina l’ UE è anche colpa del silenzio degli intellettuali : “Se l’Europa tace è anche perché sarebbe singolare che
il mandante denunciasse il suo aguzzino. “(dal Blog di Lello Voce, Il Fatto quotidiano)
Non poteva
ovviamente mancare la posizione ipocrita di chi giustifica l’apparente
“neutralità” dell’UE : V. Mario Monti sul Corriere Sera del 7 Ottobre 2017):
Sarebbe d’altra
parte estremamente ingenuo e ridicolo pretendere nel conflitto fra legittime aspirazioni indipendentiste
catalane e interessi governativi
nazionali intervenisse come mediatrice proprio l’UE che un’organizzazione
imperial-burocratica priva di legittimità democratica p, er i suoi propri
statuti (governa di fatto e di diritto la Commissione, che non è eletta mentre
l’unico organo elettivo, il Parlamento, NON ha nemmeno il diritto di proporre
leggi ma solo di ratificare le decisioni della Commissione). L’unione Europea
poi è di fatto tutt’altro che indipendente nel conflitto fra Castiglia e
Catalonia: chiaramente la posizione è in pieno dalla parte del governo di
Madrid. Immaginiamo per un attimo che le repressioni e il tentativo
(fortunatamente solo parzialmente riuscito) di impedire il referendum catalano
fossero avvenute in Russia: dalla prima
all’ultima le marionette di Bruxelles si sareb bero stracciate le vesti gridando al rispetto dei diritti umani.
Invece non più di una blanda preghiera di evitare violenze (e solo dopo che
esse erano state pienamente consumate, cioè ad obiettivo raggiunto)
accompagnata da una strizzatine d’occhio al neo-Caudillo Rajoy, vale a dire
siamo diplomaticamente obbligati a farti una sgridatina ma non ti preoccupare,
fa pure, ti sosteniamo al 100%.
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