Sonntag, 29. Oktober 2017

Il rasoio di Occam per comprendere la secessione catalana e quelle analoghe in corso.

Il caso dell’indipendenza della Catalonia, di cui non si conoscono per ora gli esisti immediati né tanto meno, qualunque la “soluzione”, gli effetti a medio e lungo termine si associa ad una lunga serie di analoghe formazioni di Stati indipendenti. Anzi, la storia ci insegna che quasi tutti gli Stati moderni sono di fatto nati per effetto di secessioni, in alcuni casi come annullamento di precedenti annessioni, in altri casi come smembramento di Stati unitari comprendenti però etnie, lingue, popolazioni eterogenee la cui pacifica convivenza non aveva avuto tempo di consolidarsi in forme giuridiche che potessero garantire i reciproci diritti.
Non raramente lo smembramento di questi Stati unitari avviene in modo violento, con guerre fratricide, fomentate spesso da parte di altri Stati interessati per motivi economici o geostrategici (o ambedue, come nel caso della ex-Jugoslavia, dove gli Stati dell’Unione europea si sono affannati a riconoscere immediatamente le dichiarazioni di indipendenza pur sapendo benissimo i risultati tragici che ciò avrebbe comportato e gli USA si sono assicurati con la secessione del Kosovo la più grande base militare nei Balcani). 
Se non lo fanno ora per la Catalonia non è per motivi di diritto internazionale, che non c’entrano minimamente come vedremo più avanti, ma unicamente perché temono giustamente che il trionfo della volontà popolare contro il centrismo antidemocratico potrebbe essere l’inizio di uno smembramento della stessa Unione Europea, un organismo antidemocratico per eccellenza, accentratore e annientatore delle sovranità nazionali, anche giuridicamente una vera e propria piovra mostruosa e l’esatto opposto di ciò che era nelle intenzioni dei suoi Padri Fondatori.
Grottesca è inoltre la giustificazione dei burocrati di Bruxelles di “non interferenza negli affari interni di uno Stato membro” per apparentemente lavarsi le mani del problema catalano.  
Infatti l’UE se da un lato finge di non intervenire nei fatti “interni” si sente in dovere intervenire sempre ed ovunque fomentando conflitti dove poi progetta la propria espansione: cosí intervenne a spada tratta (col suo braccio armato, la NATO) nell’ex-Jugoslavia, in Libia, in Ucraina, per non citare che i casi più noti. Attualmente alla chetichella sta ripetendo con la Serbia il medesimo sporco gioco già praticato in Ucraina, facendo dipendere i  trattati di collaborazione con l’UE dal taglio netto dei rapporti con la Federazione russa.


Perché le secessioni

Se non avessero trionfato nella loro secessione cioè nella guerra d’indipendenza dall’Inghilterra (con l’aiuto di altri Stati – nel caso la Francia) gli Stati Uniti d’America non esisterebbero. Ma nemmeno esisterebbero se avesse poi trionfato la Secessione degli Stati del Sud: e fu una tragedia, gli Stati Uniti attuali esistono unicamente grazie ai 600.000 morti di quella guerra. 
Ci sono state secessioni meno  cruente (Pakistan, India) , ma comunque non certo pacifiche.
L’unico caso di secessione reciproca, consensuale, pacifica e rapida (condotta a termine in un fine settimana, compresa la creazione di monete separate) è quello della Repubblica Ceca e della Slovacchia. 
In altri casi  ad una secessione pacifica seguono poi conflitti per cause esogene, come nel caso dello  smembramento dell’Unione Sovietica. La separazione e le dichiarazioni di indipendenza delle varie Repubbliche che la componevano erano avvenute sostanzialmente senza scontri armati, ma si è visto presto che si trattava unicamente di un cambio di dominio: invece che da un Politburo sovietico i Paesi “indipendenti” dall’Unione Sovietica sono semplicemente passati sotto il dominio della NATO (che impone loro di accogliere un crescente apparato militare a proprie spese) e dagli Stati Uniti, per essere precisi dal Pentagono, che li utilizzerà per la guerra in preparazione contro la Federazione Russa.  
Va da sé che l’Unione Europea doveva preparare e rafforzare questo dominio e si è prestata pienamente consenziente ad assicurarlo, a proprie spese e chiudendo gli occhi anche di fronte alle più eclatanti violazioni dei diritti umani scritti solennemente nei propri trattati (es. libertà linguistica, oggi cancellata  dalla legge in Ucraina che impone quale unica lingua nell’insegnamento l’ucraino vietando il russo parlato come lingua materna da milioni di abitanti: una mossa prettamente fascista che ricorda la persecuzione del catalano nella Spagna franchista, del francese in Val d’Aosta nell’Italia mussoliniana, per non citare che esempi a tutti noti).

La sola eterogeneità linguistica e di tradizioni non impedirebbe la convivenza in uno Stato unitario di etnie o regioni per motivi storici  ed economici molto diverse,  ma ciò unicamente a condizione che la struttura di potere centrale fosse regolata in forma federale, garantendo il rispetto delle diversità (come è il caso della Germania e della Svizzera). E’ un processo che richiede tempi lunghi e non è mai definitivamente concluso: si veda ad es. nel caso tedesco la divisione del partito maggioritario in CDU per l’intero territorio salvo la Baviera, che si definisce “stato libero” 
(http://www.bayern.de/freistaat/). E dove lo stesso partito si chiama CSU. Le singole regioni (Länder”) tedesche hanno parlamenti e Costituzioni proprie, ovviamente non in contrasto con quella federale, ma  che garantiscono ampie autonomie.  


Secessioni come rimedio estremo 

Le secessioni non sono inevitabili né sono sempre la migliore soluzione. Divengono inevitabili laddove non esiste né la volontà né l’interesse ad eliminare le cause che le producono.
L’antidoto alle secessioni che palesemente funziona (v. Germania e Svizzera) esiste ed è l’autonomia federale. Ma a tal fine occorre rinunciare al centralismo, e questo nel caso della Spagna significherebbe voltare definitivamente la pagina della dittatura franchista. Una cosa che mai come ora è apparsa così  difficile, visto che la struttura dello Stato è stata concepita come garanzia di continuazione aggiornata della dittatura franchista, con una monarchia i cui regnanti hanno come unica legittimità la “grazia del Caudillo Francisco Franco”   e  il potere centrale ha l’obiettivo primario di impedire e soffocare ogni anelito di indipendenza.   
Raramente nel corso della storia si sono visti Stati nascere da secessioni non violente di Stati unitari: all’origine vi sono sempre conflitti interni, ma non raramente questi sono fomentati dall’estero da parte di altri Stati interessati al loro smembramento.  

Inutilità dei ragionamenti sul diritto internazionale

Nel caso della secessione due principi di diritto internazionale sono in aperto contrasto: da un lato il diritto all’autodeterminazione (primo articolo della Carta Nazioni Unite) ed il diritto degli Stati alla propria integrità territoriale (dall’art. 2, comma 4 Carta Nazioni Unite) .
Per semplice motivo logico la secessione non può dunque essere regolata dal diritto internazionale poiché esso riguarda i rapporti fra Stati diversi e non già fra parti di uno stesso Stato che intendono separarsi. Il diritto internazionale entra in funzione unicamente “post quem” cioè a secessione avvenuta.
La secessione come si è visto è quasi sempre stata  il risultato di controversie sfociate in guerre al cui termine la situazione di fatto (rapporti fra vincitori e vinti e creazione di nuovi Stati riconosciuti dalla maggioranza o almeno da un insieme importante di altri Stati). Unico caso a tutti noto di secessione pacifica consensuale è stata la spartizione della Cecoslovacchia in Repubblica Ceca e Slovacchia. Forse gli Slovacchi non hanno avuto il medesimo successo dei Cechi, ma la secessione ha comunque evitato conflitti prevedibili   (ad es. la Slovacchia ha  adottato l’euro e no sembra che sia stata una decisione fortunata) mentre i Cechi non ne vogliono sapere (e hanno economicamente ragione: hanno la più rapida crescita economica dell’intera UE !). 
Per la Catalonia la secessione non sarà senza problemi, e possiamo immaginare che se anche riuscisse a realizzarsi da parte dell’UE subirebbe il medesimo ricatto che ora vediamo in atto verso la Gran Bretagna dopo il Brexit (per l’uscita infatti Bruxelles pretende un riscatto, esattamente come pratica la mafia per rimettere in libertà le vittime di rapimenti).
Che gli indipendentisti catalani si siano dichiarati fedeli all’Unione Europea ed all’euro va compreso sotto le costrizioni attuali: se nonostante questo atto di sottomissione a Bruxelles ed alla BCE vengono trattati come vediamo dall’oligarchia al potere nell’UE, figuriamoci se avessero messo altra carne al fuoco dichiarandosi contrari all’UE ed alla moneta unica.
Che cosa poi vogliano fare in seguito non riguarda il giudizio da dare sull’indipendenza.

Per questo basta ricorrere ad OCCAM ed al suo rasoio: sfrondati tutti gli aspetti secondari e non decisivi ne resta uno solo ma decisivo, che da solo impone l’unica valutazione onesta e logica: la Catalonia vuole un’indipendenza di fatto.
Per questo basta trasformare la Spagna in Stato Federale vero, con autonomie per tutte le 17 regioni, con rispetto delle diversità culturali e linguistiche (catalano, basco), e il problema è avviato alla sua unica naturale e pacifica soluzione. Cosí come la Baviera, anche la Catalonia potrebbe divenire “Freistaat Catatonien” , restare nell’UE e nella moneta unica oppure uscirne. 

Ma se invece il governo centralista spagnolo, in omaggio alla tradizione franchista su cui si fonda ed aizzato dagli oligarchi dell’UE, continua a voler essere l’epigono del Caudillo, allora non ci si dovrà stupire nemmeno se un giorno malaugurato si arriverà alla guerra civile: facciamo gli scongiuri.

Mutatis mutandis, lo stesso vale per le richiesta di indipendenza dei Curdi in Irak, Siria e Turchia, per la difesa delle minoranze perseguitate  (i Rohingya in Myanmar, di cui i media parlano unicamente come “tragedia umanitaria” mentre oltre a ciò si tratta di una crassa violazione dei diritti umani da parte di un adittatora che si nasconde per opportunismo dietro l’immeritato Nobel Pace Suu Kyi, l’ineffabile marionetta della giunta al potere che finora ha prima minimizzato e poi giustificato il genocidio in corso  qualificandolo come  antiterrorismo.   
E la lista è lunga, ma per tutti i casi vale lo stesso ragionamento: o si prende sul serio la richiesta di autodeterminazione dei popoli o è meglio cancellare l’articolo corrispondente dalla Carta delle Nazioni Unite, Capitolo I, articolo 1, paragrafo 2, che individua come fine delle Nazioni Unite: "Sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto e sul principio dell'eguaglianza dei diritti e dell'auto-determinazione dei popoli..." sostituendolo  con un richiamo alla legge della giungla e del diritto del più forte, legalizzando a posteriori i crimini commessi negli ultimi decenni (invasione Afganistan, Irak, Libia, sostegno ai colpi di Stato da parte degli USA un po’ in tutto il mondo, ecc. ecc.) e reinterpretando il titolo: “fine” delle Nazioni Unite  intesa non come  scopo ma come fine vera e propria, vista l’inutilità di questa organizzazione per evitare i conflitti. 


Per approfondimenti:.    

Apetti giuridici
La  secessione secondo il diritto internazionale: [10] A. Tancredi, La secessione nel diritto internazionale, Padova, CEDAM, 2001, p. 8. (http://www.gbv.de/dms/spk/sbb/toc/345541170.pdf)

La “dottrina Prodi”  il primo marzo 2004,  rispondendo ad una interrogazione dell'europarlamentare laburista Eluned Morgan concernente le secessioni in Paesi appartenenti all’UE, l’allora presidente della Commissione Europea,  Romano Prodi, aveva affermato: «I trattati non si applicherebbero più a quel territorio. In altre parole, una nuova regione indipendente [...] diventerebbe un Paese terzo rispetto all'Unione europea».

Politica governativa spagnola
Lo sporco gioco del governo spagnolo e del re (per grazia del caudillo) Felipe … Felippe Fapippe, che censura la libertà d’espresssione in Catatonia per manipolare ed impedire  la manifestazione della volontà popolare anche nel resto della Spagna: come e peggio delle più luride dittature: 

L’indifferenza dell’opinione pubblica europea manipolata dai media al servizio dell’oligarchia che domina l’ UE è anche colpa del silenzio degli intellettuali : Se l’Europa tace è anche perché sarebbe singolare che il mandante denunciasse il suo aguzzino. “(dal Blog di Lello Voce, Il Fatto quotidiano)

Non poteva ovviamente mancare la posizione ipocrita di chi giustifica l’apparente “neutralità” dell’UE : V. Mario Monti sul Corriere Sera del 7 Ottobre 2017):
Sarebbe d’altra parte estremamente ingenuo e ridicolo pretendere  nel conflitto fra legittime aspirazioni indipendentiste catalane  e interessi governativi nazionali intervenisse come mediatrice proprio l’UE che un’organizzazione imperial-burocratica priva di legittimità democratica p, er i suoi propri statuti (governa di fatto e di diritto la Commissione, che non è eletta mentre l’unico organo elettivo, il Parlamento, NON ha nemmeno il diritto di proporre leggi ma solo di ratificare le decisioni della Commissione). L’unione Europea poi è di fatto tutt’altro che indipendente nel conflitto fra Castiglia e Catalonia: chiaramente la posizione è in pieno dalla parte del governo di Madrid. Immaginiamo per un attimo che le repressioni e il tentativo (fortunatamente solo parzialmente riuscito) di impedire il referendum catalano fossero avvenute in Russia:  dalla prima all’ultima le marionette di Bruxelles si sareb bero stracciate le vesti  gridando al rispetto dei diritti umani. Invece non più di una blanda preghiera di evitare violenze (e solo dopo che esse erano state pienamente consumate, cioè ad obiettivo raggiunto) accompagnata da una strizzatine d’occhio al neo-Caudillo Rajoy, vale a dire siamo diplomaticamente obbligati a farti una sgridatina ma non ti preoccupare, fa pure, ti sosteniamo al 100%.  

Approfondimenti economici:






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