Parole e lezioni della storia per interpretare il presente: dīvide et īmpera
Divide and rule
(inglese)
Divide og regla
(islandese)
Splitt og hersk
(norvegese)
Del og hersk
(danese)
Verdeel en
heers (olandese)
Aqsam u l-istat (Maltese)
Teile und herrsche, (Teedesco)
Divide y
vencerás (Castigliano)
Divideix i venceràs
(Catalano) *
Dividir para
reinar (Portogallo)
Diviser pour
régner : (Francia), (Belgio), (Lussemburgo), (Canada)
Jaga ja valitse
(estone)
Skaldi un valdi
lettone)
Skaldyk ir
valdyk (lituano)
|
Dziel i rządź
(polacco)
Rozděl a panuj
(ceco)
Rozdeľ a panuj
(slovacco)
Oszd meg és
uralkodj (ungherese)
Divide și
regula (rumeno)
Разделяй и владей (bulgaro)
Διαίρει και
βασίλευε (greco)
Böl ve yönet
(turco)
Parve bike û hikm
(curdo) **
|
(*) nell’auspicabile previsione di una
secessione della Catatonia, di sicura fede antifranchista e antifascista
(come repubblica, lasciando il re
alla Pastiglia.)
(**) una secessione non appare desiderabile per
ragioni storiche, geografiche e demografiche, ma una larga autonomia tipo scozzese sarebbe la soluzione
migliore per porre fine al quasi secolare conflitto etnico altrimenti senza
vie di uscita..
|
In realtà in
tutti i Paesi sopraelencati i pappagalli ai rispettivi governi ripetono nelle loro varie lingue una
sola litania, quella appunto del dīvide
et īmpera, la vecchia e sempre
nuova religione imposta dal capo-bastone della NATO (2),
gli USA.
Questo mostro di
organizzazione militare, sopravvissuto alla Guerra Fredda - erroneamente
considerata conclusa con la dissoluzione dell’Unione Sovietica - ha la sua
ragion d’essere unicamente grazie allo spauracchio di una fantomatica
aggressione di uno di questi Stati da parte della Federazione Russa. Se il
compito della NATO fosse stato veramente quello di proteggere l’Occidente da un
attacco sovietico, con lo smembramento del Patto di Varsavia (3)
sarebbe cessata la sua ragion d’essere. Al contrario, a partire dalla
riunificazione tedesca, la NATO non ha fatto altro che inglobare altri Stati
confinanti o comunque strategicamente rilevanti per vicinanza alla Federazione
Russa. Un argomento fasullo viene spesso avanzato dai pirla per giustificare
questo allargamento: Gorbaciov avrebbe ricevuto sì una promessa di non allargamento
NATO ai confini russi, ma non venne mai stipulato alcun accordo vincolante in
questo senso.
Per capire la stupidità di tale ragionamento basta immaginarsi il caso
del vicino di casa che vi piazza una mitragliatrice di fronte alla porta e alle
vostre rimostranze si giustifica dicendo che non avete stipulato con lui nessun
accordo che glielo vieti.
Qualcuno potrebbe ribadire che in passato vi erano stati interventi
dell’Unione Sovietica (Ungheria 1957, Repubblica Ceca 1968): chiaramente vanno
letti nel loro terribile contesto di lotta per la sopravvivenza del blocco
ex-comunista, che si confrontava attraverso “guerre per procura” con le
invasioni USA di ben altra portata in
quasi tutto il resto del mondo: Corea, Vietnam, senza contarne gli interventi diretti o pilotati in America
Latina o altrove.
Chiaramente non vi sono stati interventi armati USA
nell’area europea sotto l’egemonia statunitense: bastavano le truppe di
occupazione NATO a garantire l’obbedienza cieca “perinde ac cadaver” di tutti i governi nell’Europa Occidentale. La Federazione Russa, certo perché non in grado di contestarle a causa della propria crisi interna in quel periodo, aveva rinunciato ad opporsi sia allo smembramento
violento dell’Ex-Jugoslavia da parte dell’Occidente, USA e NATO che alla successiva invasione criminale di
tipo hitleriano dell’ Irak (una guerra preventiva basata su menzogne appositamente costruite dall'accoppiata Bush & Blair) per ingannare sia i
propri cittadini che il resto del mondo .
E si era addirittura astenuta
dall’impedire la distruzione della Libia, operazione giustificata con argomenti
dello stesso valore di quelli usati per l’Irak. Soltanto nel caso più clamoroso e perfido, cioè lo sfruttamento delle
cosiddette “primavere arabe” da parte del militarismo statunitense per
destabilizzare la Siria, l’ultimo alleato russo rimasto nell’area, la
Federazione Russa aveva finalmente posto il veto: a quel punto erano ben
note e documentate le manovre
(finanziamenti, addestramento di mercenari, fornitura di armamenti) per
destabilizzare il regime siriano (un regime né più né meno autoritario o se si
vuole dittatoriale ma che almeno per lunga tradizione (orientamento religioso
“alevitico”) rifiutava e combatteva il fondamentalismo islamico.
E non deve meravigliare che mentre l’Occidente soggiogato dalla
narrazione del militarismo statunitense si stracciava ipocritamente le
vesti sulle repressioni siriane, nella
più tetra e peggiore dittatura islamista-fondamentalista non si vedesse nemmeno
l’ombra di un qualsivoglia movimento di protesta: un regime armato fino ai
denti grazie alle forniture militari immense di Germania, Inghilterra e Stati
Uniti: un ricco acquirente di armamenti, di sicura solvibilità grazie al petrolio
non poteva certo essere accantonato e quindi il discorso sui diritti umani
degli ipocriti governanti occidentali si è sempre fermato ai confini sauditi.
Il discorso sui diritti umani è un’utile arma contro i regimi detestati e quindi va benissimo contro Russia, Cina ed altri, ma non certo contro il cliente migliore (Saudi Arabia) o contro l’alleato più fedele (Israele).
Il discorso sui diritti umani è un’utile arma contro i regimi detestati e quindi va benissimo contro Russia, Cina ed altri, ma non certo contro il cliente migliore (Saudi Arabia) o contro l’alleato più fedele (Israele).
Il recente viaggio in Europa del nuovo commesso viaggiatore
dell’industria bellica USA, nelle sue funzioni di ministro degli Esteri, ha un
chiaro messaggio, “comprate più armi”, una parte maggiore del PIL dei Paesi
europei deve essere destinata alla difesa, quasi che nella maggioranza di
questi Paesi con truppe di occupazione NATO non vi fossero altri problemi e
l’economia fosse in pieno sviluppo, senza la spaventosa disoccupazione ben
nota.
Ovviamente come tutte le campagne pubblicitarie, anche questa è stata
preparata professionalmente e da lunga data:
viste inutili le altre precedenti provocazioni antirusse, di cui cito
qui soltanto a titolo esemplificativo
l’aggressione georgiana in Ossiezia (4), significativa poiché già allora, nel 2008, l’Ucraina aveva giocato una parte tanto vergognosa quanto importante:
evidentemente per diktat USA aveva cercato di impedire alla flotta russa
l’ingresso nei porti in Crimea (che la Russia aveva in affitto) durante il breve conflitto russo-georgiano.
Dunque non è difficile da comprendere perché quando nel 2014 il pericolo di perdere definitivamente le
basi militari in Crimea – unica difesa russa nell’area- e vederle cedere alla
flotta USA come apertamente programmato dai golpisti di Kiev, il governo della
Federazione Russa fu costretto a riprendersi esattamente quella parte del
territorio storicamente appartenente alla Russia dal 1783 e temporaneamente
ceduta all’Ucraina – allora parte dell’UDSSR - da Kruscev nel 1954 (costui lo
fece per i propri interessi di potere personali, per i quali fra l’altro venne di conseguenza destituito).
La cosa che maggiormente colpisce è l’assoluta incapacità di USA e NATO (non è necessario menzionale l’UE, che in questi casi è semplicemente esecutrice degli ordini che riceve dagli suddetti) di imparare dagli errori e dai fallimenti ripetuti del più recente passato.
L’identico tentativo di destabilizzazione ed incorporamento
dell’Ucraina, per la quale la NATO e gli USA avevano mandato avanti la
prostituta UE sempre più vergognosamente al loro servizio, lungi dal consentire
l’accerchiamento finale della Federazione Russa ha consentito ad essa di recuperare
legittimamente un territorio che culturalmente, linguisticamente, etnicamente e
storicamente era parte integrante della nazione russa.
Anche in questo caso i più servili difensori dell’imperialismo USA hanno
gridato alla violazione del “diritto internazionale”, gli stessi vermi che
avevano osannato all’invasione USA in Irak ed a tutte le ingerenze statunitensi nel mondo,
benedicendo le secessioni “buone” come quelle del Kosovo, anche se ottenute con
non poche vittime civili nei bombardamenti
sulle città serbe, ma dichiarando illegali quelle avvenute con referendum
e senza spargimento di sangue come appunto in Crimea.
E siccome non potevano mandar giù il rospo di
aver perduto stupidamente l’occasione di soffiare le basi navali alla
Russia, eccoli scatenare i loro fedeli cani da guardia
ovvero i golpisti ucraini, in larga
misura di fede neonazista ed antisemita, oltre che guidati dal più acerbo odio
razziale antirusso (ricordiamo per citarne una la Timoschenko, prima della
rivolta “Maidan” immobilizzata su sedia a rotelle che si lamentava del duro
carcere inflittole, poi dopo il golpe miracolata più che se fosse andata a
Lourdes, e pronta nelle sue testuali parole ad annientare tutti i russi che le
fossero capitati a tiro: questi gli eroi che in Occidente i media impongono ai cittadini
di osannare.
Un’ultima obiezione, quella della violazione del
trattato di Helsinki (5) da
parte della Russia: già uno sguardo alla data di firma del trattato
(1975, cioè quando ancora esisteva l’Unione Sovietica e quindi non c’era un
confine fra Russia ed Ucraina) basterebbe a spiegare che talel trattato non può essere invocato per i fatti d'Ucraina. Ma va anche aggiunto che dei vari principi in
esso stabiliti, tutti i seguenti sono stati per primi violati dagli USA e dalla
NATO:
I. Integrità territoriale degli stati: (vedi: Irak)
II. Risoluzione pacifica delle controversie: (vedi Irak, Serbia, Kosovo)
III. Non intervento negli affari interni: l’elenco sarebbe
lunghissimo, è più semplice elencare quel pugno di Stati nei quali non sono
documentati interventi USA.
V. Eguaglianza dei diritti ed autodeterminazione dei popoli: ricordiamo
che il Kosovo non soltanto venne strappato dal territorio nazionale serbo con
atti di guerra, ma non venne nemmeno svolto un referendum, contrariamente al
ritorno pacifico come conseguenza di un referendum della Crimea.
A rigore si potrebbe affermare che il vero attacco all’integrità
territoriale è quello avvenuto con lo smembramento dell’UDSSR prima, e della Ex-Jugoslavia poi.
Ma anche formalmente, chi parla di violazione di diritto internazionale per la secessione della Crimea, dimostra di non conoscere la materia nemmeno per sentito dire, poiché nel
diritto internazionale non è assolutamente contemplato il caso della
“secessione”, e ciò per almeno una ragione indiscutibile: la secessione è un
fatto “interno ad UNO Stato” e quindi
non può logicamente essere regolata da norme che contemplano unicamente i
rapporti fra “Stati diversi”.
Che poi alla secessione sia seguita un'annessione di comune accordo e senza guerra, nn si vede come e con quale diritto Stati da sempre aggressori ed invasori per rapina come gli USA possano aver il benché minimo diritto di contestare tali decisioni.
Che questa favola della violazione del diritto internazionale o prova di un' ignoranza profonda dei più elementari
concetti giuridici sia stata ripresa da tutti i media Occidentali è un'ulteriore dimostrazione dello scadimento di questi servi del potere prezzolati per mentire
e disorientare i cittadini spingendoli a credere le scemenze che diffondono agli ordini altrui.
Ma per concludere con una nota meno pessimista: sia lo spauracchio di future uscite dall’UE, innescate dal Brexit come
pure la prossima prevedibile crisi finanziaria (default delle banche italiane e
trascinamento nel baratro di buona parte dell’economia europea e mondiale)
potrebbero suggerire un cambiamento almeno provvisorio, cioè la fermata
temporanea del meccanismo che inevitabilmente porta ad un conflitto militare di
grandi dimensioni, per dedicarsi a risollevare le
economie più colpite dall’insensata politica neoliberista.
Essa è sí funzionalissima al disegno imperialista, ma se sfugge al controllo rischia di compromettere il progetto perverso di assoggettamento del resto del mondo ad una sola super(pre)potenza.
Essa è sí funzionalissima al disegno imperialista, ma se sfugge al controllo rischia di compromettere il progetto perverso di assoggettamento del resto del mondo ad una sola super(pre)potenza.
Per quanto possano essere mal digeribili gli altri concorrenti nella lotta per il dominio globale, finché ce ne sono, non tutto è perduto. Per parafrasare il noto motto italico dei tempi delle dominazioni straniere della Penisola (“Francia o Spagna, purché se magna”), si è tentati di dire: “Russia o Cina, purché la guerra non sia vicina”.
1) Belgio, Bulgaria, Canada, Danimarca, Estonia, Francia,
Germania, Grecia, Islanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia,
Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania,
Slovenia, Slovacchia, Spagna, Stati Uniti,
Turchia, Ungheria.
(2) Trattato stipulato nel 1949 fra: Belgio, Bulgaria, Canada, Danimarca,
Estonia, Francia, Germania, Grecia, Islanda, Italia, Lettonia, Lituania,
Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito,
Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Slovacchia, Spagna, Stati Uniti, Turchia, Ungheria. Scioglimento:
non previsto, al contrario continuo allargamento probabile fino all’inizio
della WWIII.
(3) Trattato stipulato nel 1955 fra: URSS, Polonia,
Cecoslovacchia, Repubblica Democratica Tedesca, Romania, Bulgaria, Ungheria e
Albania. Scioglimento:
definitivamente nel 1994 col ritiro delle truppe sovietiche da tutti i
Paesi aderenti al patto (L’Albania era uscita già nel 1961, la RDT nel
1992).
(4)
Sicuramente la più nota provocazione antirussa prima dei fatti d’Ucraina e ad
essi molto simile. Commissionata nel 2008 presidente georgiano Mikhail Saakashvili, in concomitanza coi Giochi
Olimpici di Pechino (si contava evidentemente sulla distrazione dell’opinione
pubblica mondiale), fu una provocazione che causò moltissime vittime ed ingenti distruzioni in Ossiezia,
ma non ottenne lo scopo desiderato dai suoi mandanti, anzi piuttosto il
contrario.
La regione era
già stata teatro di conflitti etnici fra cittadini russo-etnici e governo
georgiano negli anni 1991-92 (quando per scampare alle persecuzioni georgiane
già erano fuggiti in Russia 100.000 cittadini) erano già presenti per trattato
internazionale truppe di pacificazione to di pace ora è praticamente sotto controllo russo . Saakaschwili dovette poi
fuggire negli USA poiché ricercato in patria con mandato di cattura. Nonostante
il sostegno di Hillary Clinton und John McCain, che lo avevano proposto per il
Nobel della Pace (sarebbe stata una decisione perfettamente in linea col
medesimo premio concesso ad Obama !)
invece del premio venne unicamente riciclato in Ucraina ed omaggiato di
passaporto locale per combattere come governatore di Odessa la corruzione
locale – anche questa una scelta logica, visto che il mandato di cattura nei
suoi confronti è stato emesso esattamente per reati di corruzione).
L’articolo di
Wikipedia ( https://it.wikipedia.org/wiki/Seconda_guerra_in_Ossezia_del_Sud)
in italiano è
abbastanza equilibrato per una prima informazione, anche se per meglio comprendere l’ipocrisia dei
commentatori Occidentali si dovrebbero leggere i risultasti delle successive
iniziative (commissioni per le indagini sui crimini di guerra attribuiti ad
ambo le parti) che hanno confermato sostanzialmente che si era trattato di
un’aggressione bella e buona da parte della Georgia. E poiché le forze di cui
essa disponeva erano ridicole rispetto a quelle russe, evidentemente il
presidente Saakashvili doveva aver ricevuto promesse di aiuto da parte degli
USA /NATO, un aiuto che venne a mancare anche perché Gli USA si trovavano a
loro volta molto mal messi in Irak. Evidentemente era stata un tentativo che se
fosse andato a buon fine (occupazione dell’Ossiezia) avrebbe consentito di
realizzare il disegno dell’espansione NATO in Georgia, vero obiettivo
dell’operazione. E nel caso fosse andata male, come appunto avvenne, ne
avrebbero pagato le conseguenze unicamente i georgiani. Una situazione
“win-win” per USA/ NATO, e questo
dovrebbe far riflettere gli scimuniti e probabili futuri emuli di Saakashvili,
cioè i governanti dei Paesi Baltici, che continuando ad angariare i cittadini
russo-etnici nel loro territorio e ad ammassare armamenti e soldati NATO ai
confini russi rischiano un intervento che potrebbe avvenire sul modello di
azione USA in “Afganistan” (finanziamento ed armamento dei “patrioti”
talibani”) o su quello “Siriano” (armando ribelli e definendoli ”moderati”, un
neologismo questo della stessa valenza logica delle “vergini dai candidi manti,
rotte di dietro ma sane davanti”.
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