CREAPOPULISMO :
SINDROME SENILE DEL CAPITALISMO
Nella sua attuale fase di involuzione il capitalismo è dominato da
oligarchie economiche, un numero sempre più ristretto di operatori
(multinazionali industriali e finanziarie) in competizione fra di loro. Ciascuno
di essi, per non essere fagocitato dagli
altri, deve aizzare i propri cani da guardia, cioè le istituzioni
politiche al proprio servizio, contro gli altri competitori. Le istituzioni
politiche a loro volta irreparabilmente delegittimate si sforzano di rendere
credibile la finzione democratica con
cui si auto-giustificano, ma ciò comporta continue contraddizioni che non
riescono ormai più a dissimulare e che alienano fasce e gruppi sempre più
numerosi di oppositori.
E dunque il sistema finisce inevitabilmente per creare i populismi, sue
creature che poi disprezza fino a che non riesce a fagocitarle.
Il disorientamento di tutti coloro che contestano il sistema è esattamente
ciò che caratterizza questa fase: non potendo più contare su ideologie sistematiche
o almeno basate su tradizioni di lotta con precisi obiettivi, le opposizioni si
formano per reazione a singoli problemi spesso esasperati da coloro che colgono
l’occasione per porsi alla testa dei movimenti di rabbia e rancore popolare
limitato tuttavia ad aspetti superficiali, in mancanza di una visione profonda
in grado di spiegare l’origine dei problemi e fornire strumenti per la loro
soluzione, anche perché la vera soluzione è lo smantellamento dell’intero
sistema.
Ecco dunque gli effimeri “Occupy Wall Street”, “Occupy Frankfurt” ecc.
nati sulla base di una constatazione indiscutibile (l’1% della
popolazione che possiede il 90 % delle risorse) ma priva di qualunque strategia
degna di questo nome e quindi destinata a fallire miseramente come sfogo tollerato
dal sistema, un breve carnevale per pochi seguito da una lunga quaresima di
pentimento per le masse soggiogate ed istupidite dalla propaganda di regime.
In altri casi, come ad es. i rifugiati che dai Paesi distrutti dalle
invasioni o ingerenze statunitensi o NATO cercano scampo nell’Unione Europea,
si tratta di un’emergenza che volendo si potrebbe risolvere facilmente ma che a
troppi è convenuto lasciar crescere a dismisura e nella confusione per seminare
paura fra i cittadini e deviare l’attenzione dai veri problemi e soprattutto
dalle loro cause e responsabilità, fra le quali figura ai primi posti la
vendita di armi. In un solo anno la Germania – ma altri Paesi non sono da meno-
ha raddoppiato le esportazioni di armamenti, che sono andati a finire
esattamente là, dove si combattono le guerre civili per istigazione dell’Occidente,
per lucro delle proprie industrie belliche che hanno tutto l’interesse a
fornire i mezzi per continuare all’infinito.
I rifugiati in ogni caso sono piuttosto una soluzione che un problema:
fossero anche 5 milioni, distribuiti
fra i 500 milioni di cittadini dell’UE sarebbe come se in un cinema con 500 posti arrivassero altre cinque persone:
sarebbe impossibile trovare cinque sedie in più ?
In gran parte dei Paesi dell’Unione la popolazione invecchia ed è in calo,
e l’arrivo di giovani quali appunto sono nella stragrande maggioranza i
rifugiati era e resta l’unica soluzione per poter mantenere il livello di
sviluppo industriale e dei servizi.
Ecco invece sorgere come funghi i movimenti xenofobi che hanno trovato come
in Germania ed in Gran Bretagna e Francia i loro portavoce alla destra dei
partiti conservatori.
I manifestanti che in molte città tedesche marciano sbraitando la propria
ignoranza xenofoba contro i rifugiati sono in realtà i perdenti del sistema, poiché in particolare nella ex- Germania
dell’Est si rendono conto, ad un quarto di secolo dalla riunificazione, di
essere stati ingannati finendo come esercito di riserva di disoccupati o
sottoccupati, precari o subappaltanti
da agenzie che lucrano dando in affitto lavoratori a ditte che se ne servono
senza dover offrire tutela alcuna dei posti di lavoro. I diritti che i
lavoratori avevano conquistato con dure lotte nella seconda metà del secolo
scorso sono stare vanificate in vari Paesi d’Europa, ad iniziare
dall’Inghilterra della Thacher (i governanti ne gano lo scotto ora col Brexit)
per passare poi in modo sistematico ed esemplare in Germania dal governo
socialdemocratico con la nota “Agenda 2010” Risultati: enorme crescita delle
sperequazioni sociali, aumento dei milionari da un lato e dei diseredati dall’altro, un lavoratore
su quattro in condizioni di precarietà e basso salario, aumento esponenziale
delle istituzioni di soccorso per sfamare gli indigenti (la prima “Tafel”, cioè
cucina popolare venne aperta a Berlino nel 1993, attualmente sono giá 2100, con
60.000 volontari, v. http://www.tafel.de/die-tafeln/zahlen-fakten.html).
Un problema destinato ad aggravarsi poiché colpiti sono già i bambini: già per
uno su sette l’esistenza dignitosa è garantita unicamente dalle sovvenzioni
statali (Harz IV: http://www.spiegel.de/politik/deutschland/armut-in-deutschland-jedes-siebte-kind-von-hartz-iv-abhaengig-a-1094973.html).
La povertà colpisce in gran percentuale anche i pensionati, secondo recenti
proiezioni statistiche nel 2030 circa la metà dei pensionati in Germania sarà costretta a
chiedere sovvenzioni statali per integrare la pensione. Lo Stato avrà certo
interesse a provvedere e quindi si confermerebbe la cinica affermazione secondo
cui “i poveri dovrebbero essere grati e felici
di poter vivere ... in un Paese ricco”,
tuttavia in numero crescente costoro cominciano a capire che la loro povertà
non è la conseguenza di una calamità naturale ma invece di una perfida
spoliazione a vantaggio di una cerchia sempre più ristretta di profittatori, che
coi capitali accumulati possono comprare i cani da guardia o le marionette
politiche al loro servizio. E queste marionette non hanno più altro mezzo che cercare di deviare
le responsabilità su capri espiatori: attualmente i rifugiati, prima erano i
Greci spendaccioni, presto saranno gli Italiani che non restituiscono i
prestiti alle banche, e via di questo passo con la vecchia ma sempre
funzionante strategia della guerra fra poveri.
Ma l'Unione Europea non sarebbe quell'organizzazione di stampo oligarchico-mafioso che è diventata se le peggiori sperimentazione di politica economica "in corpore vili" non venissero imposte a tutti i Paesi cher disgraziatamente hanno accettato di farne parte.
Identiche leggi contro i diritti dei lavoratori sono state infatti introdotte in
Italia: risultato disoccupazione che i governanti hanno cercato di dissimulare
ma che alla fine come era prevedibile sta colpendo al cuore il sistema, poiché
la recessione è entrata nella fase finale
ed irreversibile e sarà sanzionata dagli imminenti fallimenti delle
banche (unicamente procrastinabile con un ulteriore regalo governativo, cioè un
furto a danno dei contribuenti). In Francia vi è stata resistenza, ma dove non
erano arrivati mai i governi di destra ci ha pensato il sedicente socialista
Hollande, grottesca caricatura di quello che era un partito di sinistra. La
Grecia ed il Portogallo hanno dovuto semplicemente licenziare lo stuolo di
addetti inutili assunti per clientelismo senza tuttavia poter rilanciare
l’economia ed assorbire questa forza lavoro sprecata poiché impossibilitati
dalle regole dell’UE a limitare l’indebitamento, con la conseguenza che invece
è cresciuto sia il debito pubblico che il nuovo indebitamento poiché se non c’è
attività economica non esistono redditi da tassare. E per colmo disprezzo
arrivano ora le sanzioni dell’UE per Portogallo e Spagna (ch eha commesso gli stessi errori), come a dire: non avete bevuto abbastanza
della medicina micidiale che vi abbiamo imposto, ora ve ne aumentiamo la dose.
Sono questi fatti noti e ampiamente documentati che chiunque può facilmente verificare, ma che tuttavia i governanti
fingono di ignorare poiché il riconoscerli comporterebbe un’inversione
di rotta che non possono compiere senza sparire nella pattumiera della storia
(che è comunque il loro destino
inevitabile).
La percezione delle vere cause della propria miseria non è facile, la
disinformazione costante rende difficile alle masse comprendere i meccanismi economici che
sono alla radice del male, e quindi non sorprende che invece di scendere nelle piazze a combattere i veri
responsabili della propria miseria la rabbia popolare venga ad arte diretta
contro falsi obiettivi come “ l’islamizzazione dell’Occidente”.
È ad esempio il colmo che poveracci dichiarino in tutta
serietà di temere l’introduzione della
“scharia” da parte dei predicatori nelle moschee senza rendersi conto che molto concretamente
uno dei pilastri della legge islamica, il divieto di esigere interessi sui capitali,
è stato introdotto invece dai propri governanti con l’euro, la vacca
sacra dell’UE.
E mentre da un lato i piccoli risparmi dei cittadini non ricevono più
retribuzione alcuna (o addirittura tassi negativi) e si assottigliano, le
banche continuano a incassare e speculare spietatamente con la garanzia
dell’aiuto che comunque sarà loro sempre garantito coi proventi dalla
tassazione: una doppia truffa a danno dei cittadini.
I cosiddetti “populismi” sono dunque
un’inevitabile creazione del capitalismo in questa fase storica e compito delle
forze progressiste che volessero anche soltanto rimediare ai guasti del sistema
senza volerlo capovolgere sarebbe di trasformare i populismi in organizzazioni
in grado di contestare e poi conseguire il potere politico ed opporsi alle
oligarchie al potere e restituire legittimità democratica nel governo della
cosa pubblica.
Le sinistre tradizionali hanno miseramente
fallito per quello spirito elitario di "mer…. sotto il naso" che li
contraddistingue ed in base al quale disdegnano le alleanze coi … populisti
! A costoro che disprezzano lasciano
però libero il campo, scandalizzandosi che avanzino i nazionalismi che
avrebbero potuto combattere se soltanto avessero capito la differenza fra bieco
nazionalismo xenofobo e legittime aspirazioni alla sovranità ed autonomia (che
sono il pendant necessario ad ogni cooperazione ed intesa internazionale).
Una Confederazione Europea Stati liberi e sovrani
che mantenesse intatte le identità nazionali rispettandone le diversità
storiche ed economiche avrebbe avuto un successo sicuro ed evitato gran parte dei problemi attuali (e
degli incipienti e più gravi nuovi drammi).
Non si vede tuttavia quali sedicenti forze di sinistra potrebbero
comprendere la situazione ed agire di conseguenza, nell’assoluta maggioranza
costoro continuano a riempirsi la bocca di “più Europa” e di vaghi appelli ad
un internazionalismo che per primi hanno volgarmente e stupidamente svuotato di
ogni significato non rendendosi conto che ad esempio l’UE è internazionalista unicamente
per consentire sempre maggiori profitti alle multinazionali, le stesse che foraggiano
il sistema politico asservito di cui fanno parte.
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