In difesa della pecora nera. Un pensiero domenicale
Per un diffuso e
comun pregiudizio
alla pecora nera
associato è ogni vizio
e senza aver sul
perché meditato
è fatta simbolo
d’ogni peccato.
Si dà per
scontato che la natura
solo ha previsto
la lana pura
come se il manto
di tutto il gregge
bianco lo fosse
per la sua legge.
Chi ci riflette e
un poco indaga
sa che il pastore
lo scotto paga
se il nero
agnello, per lui un guaio
non porta subito
dal macellaio.
Soltanto questa è
la ragione
che mai si vede
un nero montone
tutti i pastori
stan ben attenti
e fanno strage di
neri innocenti
Il bianco e il
nero natura prevede
in parti uguali
come si vede
nelle altre
razze, quelle bovine
come altrettanto
per quelle equine.
Ben si comprende
che pur le ovine
varietà avrebbero
senza fine
se il color nero
che mette paura
non fosse odiato
contro natura.
Per poter tingere
d’ogni tinta
la lana bianca
serve, e incinta
giammai la pecora
esser non deve
d’un nero
montone, ma come neve
anche il suo manto
è obbligatorio
per questo il
nero va all’obitorio:
“Pulizia” etnica
con gli animali
come fa l’uomo
coi suoi uguali:
è detestabile sia
questa che quella.
Io trovo la
pecora nera più bella
e ancor di più
quella mulatta:
spezzo una
lancia, giustizia sia fatta
E dunque il
gregge sia ben variegato
il nero certo non
è peccato
anzi è gradevole
in ogni regione
dal bianco al
nero la gradazione.
Chi più rispetta
la vera natura
del pelo nero non
ha paura
anzi lo trova ben
più attraente:
del pelo bianco ormai
senescente.
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