Donnerstag, 4. Mai 2017

Le vestali dell'euro in allarme ...

... si stracciano le vesti fantasticando sulle tragedie che secondo loro causerebbe la fine di questo esperimento chiaramente fallito. 

Da alcuni giorni sul Keynes blog si alternano guru ed àuguri del male con articoli che ipotizzano disgrazie in caso di uscita dall'euro: (https://keynesblog.com)
Mi rifiuto di leggere e studiare simile robaccia: mi pare tempo perduto correre dietro a gente che partendo dalla convinzione indimostrata che l'euro sia una conquista fantastica si affrettano ad ipotizzare senza fondamento alcuno (quod gratis asseritur gratis negatur) scenari  stampalati  per dimostrare che dalla prigione dell'euro non c'è uscita. 
Il problema degli  Stati rovinati dall'euro, come Grecia, Spagna, Portogallo, Italia (ed in misura minore Francia) è ovviamente il debito spaventoso (che era privato ma è divenuto in larga misura pubblico grazie ai salvataggi delle banche).
Orbene, questo debito è destinato inevitabilmente a crescere finché si resta nell'euro: cosí è stato finora, tutte le iniziative di austerità hanno avuto esattamente l'effetto opposto a quanto vantato da Monti & successori, grandi professori ma dilettanti o conniventi con le truffe a vantaggio della Goldman &Sachs.
Per la fine dell'esperimento dell'euro le alternative sono due sostanzialmente: la via islandese (non si pagano i debiti e si mettono in galera i politici che hanno causato la tragedia) che condurrebbe però ad un crollo dell'economia europea con effetto domino (e forse non sarebbe alla fine nemmeno tanto male, meglio una fine nel terrore che un terrore senza fine). 
L'altra via è la separazione consensuale graduale: si accumulano riserve in euro o meglio anche in altre valute  e si restituiscono i debiti in euro gradualmente. Chiaramente non sarebbe più possibile ottenere prestiti dall'estero, ma questo sarebbe un effetto collaterale positivo: gradualmente i BOT in lire acquistati dai risparmiatori italiani invece del "quantitavie easing"  che serve unicamente a far crescere il debito pubblico.
L'Italia infine non deve temere troppo l'attacco della speculazione internazionale: ha le terze più grandi riserve d'oro al mondo. Ridicolo pensare che non possano essere poste a garanzia di prestiti in caso estremo, se si dovesse assistere ad una speculazione contro  (o peggio, a favore) della lira. 
Un governo intelligente potrebbe cominciare, in preparazione dell'uscita dall'euro, a venderne una parte in cambio di valuta pregiata e magari anche euro, creando quella riserva (20-30 % del PIL) necessaria a soddisfare i creditori stranieri, mandandoli poi cortesemente a quel paese, con un solenne "a de via  'l c...".   
Certo, sperare in un governo intelligente è  a sua volta illusione, visto che quasi due milioni di italiani si sono affrettati a seguire l'invito di un partito fallimentare come il PD e da "primati" (razza precedente a quella dell'homo sapiens") hanno partecipato alle "primarie" per scegliere un  personaggio sul quale sono ormai stati sprecati tutti gli aggettivi poco lusingheri esistenti nella lingua italiana. Ma il Paese non è ancora del tutto privo di algternative.   
In continuazione assistiamo da anni alla svendita del patrimonio industriale italiano: meglio ipotecare le riserve auree e  dei mezzi di produzione vendere unicamente il minimo indispensabile. 
Ovviamente occorrerebbe per un periodo limitato bloccare la fuga di capitali: un crimine per i neoliberisti, mentre il vero  crimine è invece la fuga dei cervelli e della manodopera giovanile qualificata che è il salasso più grave poiché preclude inesorabilmente la ripresa economica.  

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