Freitag, 22. Januar 2016

Quale futuro per l’ Europa e per l’Italia ? 



Alla crisi economica in cui l’Unione Europea è precipitata e dalla quale non riesce a trovare vie d’uscita da ormai un settennio si è aggiunta nel 2015 l’emergenza dei rifugiati e – anche se i governanti tutti dichiarano il contrario e vendono fiducia a buon prezzo, nessun analista onesto ed informato si azzarderebbe a dichiarare superabile l’emergenza finanziaria che si sta abbattendo sull’Europa e probabilmente a livello planetario nell’anno in corso.
L’Unione Europea si sta frantumando in una lotta fra egoismi nazionalistici dimostrando l’incapacità assoluta di affondare con spirito solidale il doveroso accoglimento di profughi in fuga dai Paesi che l’UE ha in larga misura contribuito a destabilizzare con interventi militari privi di senso dopo averli inondati di armamenti. La posizione di totale vassallaggio dell’UE nei confronti del braccio militare statunitense in Europa (NATO) è arcinota e se ne è fatto apertamente vanto lo stesso vice presidente USA dichiarando di essere riuscito ad imporre all’UE le sanzioni antirusse.
La crisi economica, fatte le debite proporzioni,  ha riportato l’Europa a livelli simili a quelli del dopoguerra. A differenza di allora tuttavia non sono stati tentati né “Piani Marshall” né, per quanto riguarda l’Italia, piani di investimenti degni di questo nome come quelli iniziati nel 1954 (Vanoni), al cui confronto gli attuali DEF (documenti di Economia e Finanza o le “Spending Review” - alias patetici conti della serva per diminuire l’indebitamento pubblico  - sono strumenti spuntati che infatti non hanno avuto il minimo impatto sull’economia se non in forma negativa.    
La finanza speculativa internazionale si rivela sempre più come il potere vero e nemmeno più tanto occulto, al quale anche la BCE (Banca Centrale Europea) ed il suo officiante Mario Draghi si inchina con lo strumento altrettanto stravagante quanto fallimentare del “quantitative easing”, cioè inondare con carta moneta i mercati cercando – inutilmente – di provocare inflazione e con essa far ripartire gli investimenti: finora l’unico risultato è stato di facilitare le speculazioni e provocare piuttosto fallimenti a catena di istituti finanziari. Evidentemente il “bail out” cioè il salvataggio con fondi pubblici (i famosi “ombrelli” non viene più ritenuto – ed a ragione ! – sufficiente, per cui si ricorre ora all’esproprio dei risparmi col cosiddetto “bail in”  che altro non è se non il pignoramento dei risparmi per soddisfare i creditori di un istituto bancario in fallimento. Interessante l’uso dei termini: “to bail” in inglese significa “depositare una cauzione”: è esattamente questo in futuro lo status dei depositi bancari !  
Non è necessario essere economisti (o forse è addirittura meglio non esserlo se ciò significa essere unicamente indottrinati dalle teorie neoliberiste e non conoscere altro) per comprendere che nessuna delle misure attuate in Europa è in grado di risolvere i problemi economici e che,
per deviare l’attenzione dai propri fallimenti in questo settore, i politici tutti cercano in ogni modo di tematizzare altri problemi veri o falsi o da essi stessi causati: che si tratti di bombardare la Libia, imporre sanzioni alla Federazione Russa, dichiarare guerra al terrorismo con sistemi che invece piuttosto lo favoriscono, o infine di manipolare la parte meno informata e più sprovveduta di cittadini facili preda della xenofobia aizzandoli contro i rifugiati.
Il caso della CSU contro la cancelliera Merkel è sintomatico: ogni anno emigrano DALLA Germania 800.000 cittadini, le associazioni degli industriali e le camere di commercio calcolano il fabbisogno di manodopera immigrata in 500.000 annuali già soltanto per mantenere gli attuali livelli di produzione. Dunque il milione di profughi arrivati nel 2015 rispetto a queste cifre sono una quantità più che accettabile se non addirittura necessaria.
Invece il Primo Ministro bavarese, per evidente calcolo elettorale e di potere, si scaglia contro la  cancelliera e con toni ed argomenti da Oktoberfest per spaventare i cittadini e fomentare l’odio contro gli stranieri e gli immigrati, quasi che ce ne fosse ancora bisogno in un Paese che si è sempre rifiutato contro ogni evidenza contraria di considerarsi terra di immigrazione. I neonazisti hanno giustamente fiutato il vento loro favorevole e stanno avvelenando il clima politico e sociale. Fortunatamente si contano  altrettante e più numerose iniziative spontanee di cittadini che si adoperano per dare ai rifugiati un’accoglienza dignitosa e preparare loro un futuro in Germania, compensando il fallimento delle pubbliche istituzioni e l’atteggiamento xenofobo di larga parte dei propri politici, segnatamente quelli che addirittura vantano immeritatamente nella sigla del partito l’attributo “cristiano”.
La vergogna maggiore tocca d’altra parte esattamente ai Paesi dell’ex blocco comunista, dai quali i cittadini finché esisteva la “Cortina di Ferro” cercavano in ogni modo di fuggire, esattamente come gli attuali profughi, che loro invece rifiutano ora di accettare,  esattamente come il villano arricchito che una volta uscito dalla propria miseria egoisticamente non vuole più vedere quella altrui.   

La mancanza di solidarietà nell’Unione Europea è la causa principale se non unica del perdurare della crisi e blocca ogni serio tentativo di uscita, ed ha un suo simbolo, l’ EURO ed  un suo tempio, il sontuoso quanto inutile edificio della BCE a Francoforte.
Per ironia della storia, è esattamente l’unione monetaria ad aver creato la frattura crescente e probabilmente insanabile come gli antagonismi fra i Paesi dell’Unione Europea.
Non è infatti pensabile che senza una completa inversione di indirizzo si possa anche soltanto alleviare la crisi in corso. Non serviranno certo i palliativi ridicoli del tipo “jobs act”: significativo l’uso di termini stranieri per ingannare sul vero significato, spesso come in questo caso di opposto valore, che infatti si tratta di misure atte unicamente a rendere precari e temporanei i posti di lavoro, non già a crearne di nuovi.
Non si è ancor visto nessun imprenditore aumentare gli investimenti soltanto perché ha facilità di licenziare, la molla che spinge all’investimento è la possibilità di smerciare i prodotti ed i servizi, e finché la domanda non cresce né la cosiddetta “flessibilità del mercato del lavoro” né i prestiti a tasso zero hanno la minima possibilità di invogliare chiunque ad investire.
La cosa più strabiliante è che sia economisti che politici sembrano aver dimenticato (se mai l’ hanno capito) come funziona il Capitalismo, cioè il sistema in cui viviamo in Europa e gran parte del mondo. Che lo si accetti o lo si rifiuti, che lo si voglia migliorare o distruggere, bisogna innanzi tutto comprendere come funziona.
E finora nessuno l’ ha saputo descrivere meglio di Marx, i cui obiettivi rivoluzionari si possono benissimo rifiutare, ma la cui analisi non ha perso nulla della propria validità: il profitto o plusvalore era e resta la molla del sistema, chi lo ignora si preclude non soltanto la possibilitá di capire ma anche di “salvare” questo sistema, nel caso lo voglia.    

Chi scrive è del parere che si tratti di un sistema disumano ed estremamente pericoloso, poiché come scrisse Jean JaurèsIl capitalismo porta in sè la guerra come la nube porta l'uragano”.  I cavalli però non si cambiano mai a metà del guado: prima di pensare di migliorare o cambiare questo sistema si tratta urgentemente di rimetterlo in funzione.

E sono esattamente coloro che lo dichiarano insostituibile a dimostrare di non averne compreso il funzionamento, a partire dai più alti responsabili della finanza (sí, anche Mario Draghi),  fino ai sedicenti riformisti Presidenti del Consiglio à la Monti o ai “rottamatori” à la Renzi).

Di “austerità” l’Europa sta morendo, e costoro  continuano a vender fumo ed a giostrarsi con artifici statistici per spacciare miglioramenti occasionali e privi di futuro che nulla hanno a che vedere con le misure legislative vantate. Ad ogni “rimbalzo borsistico” segue una caduta sempre più rovinosa dell' economia reale e a pagarne lo scotto sono soprattutto i giovani ed i meno abbienti. Il sistema sembra funzionare unicamente in una direzione: per spostare ricchezza dal basso verso l’alto, da chi ha sempre di meno a chi accumula sempre di più: un meccanismo che prima o poi si inceppa con le gravissime conseguenze che due guerre mondiali dovrebbero aver insegnato. 

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