Donnerstag, 8. August 2013

 
Dove il risparmio strapiomba : spreco e spese inutili non servono a nessuno, ma il risparmio  fine a sè stesso danneggia tutti. Considerazioni euro/Europa-critiche di un piemontese divenuto tedesco.  


L’appello rivolto dal FMI  al governo tedesco affinché metta fine al proprio dumping salariale che si è rivelato rovinoso per il resto d’Europa ed è una delle cause della crisi in corso sembra destinato a cadere nel vuoto. E’ chiaro che a sei settimane dalle elezioni politiche nessuno dei due maggiori partiti, né i conservativi CDU-CSU della cancelliera Merkel né i socialdemocratici  della SPD possono permettersi il rischio di perdere voti disorientando i presunti propri elettori cominciando ad ammettere di aver finora mentito sulle vere ragioni della crisi. Gli elettori tedeschi, salvo una parte irrilevante, sono pro-euro finché si agita lo spauracchio dei Paesi euro-danneggiati come la Grecia e gli altri PIIGS. 
Per quanto irrazionale possa apparire (ma è una conseguenza  di una lunga catena di menzogne), l’euro rappresenta per la maggioranza degli elettori tedeschi una sicurezza contro l’inflazione, che continua ad essere vista come il pericolo maggiore. A nulla serve ricordare che il calo del potere d’acquisto è comunque avvenuto, poiché l’inflazione benché ridotta non è stata compensata da un corrispondente aumento dei salari e che con l’attuale politica di bassi interessi della BCE i risparmi (che la maggioranza dei tedeschi tengono sui libretti bancari), lentamente ma inesorabilmente si volatilizzano, poiché i grandi profittatori di questa politica, cioè le banche, pagano interessi ben a di sotto del tasso di inflazione.

La politica di risparmio statale imposta al resto d’Europa viene intanto accelerata anche in Germania. Ma non alla cieca: con calcolo. In questo sia il governo federale che quelli delle 16 regioni dimostrano di osservare attentamente quanto avviene nel resto d’Europa e di agire con lungimiranza degna di miglior causa, cominciando appunto dalla cultura, che è di esclusiva competenza regionale. Se il tentativo di ridurre il corso di studi che conduce alla maturità  di un anno ripartendo i contenuti in otto invece che in nove anni (dopo il corso elementare di quattro anni nella maggioranza delle regioni)  è oggetto di revisione non avendo dato i risultati sperati, in altri settori le forbici del risparmio non … risparmiano la cultura.
Prendiamo l’esempio di una regione pilota sia economicamente che come numero di abitanti, il Baden-Württemberg, fra l’altro il  maggior partner per gli scambi economici con l’Italia.
Qui i Verdi governano da due anni insieme ai socialdemocratici avendo spodestato i conservatori della CDU che avevano governato fino ad allora dal dopoguerra. Ci si sarebbe atteso che il nuovo Primo Ministro appartenente al partito dei Verdi avrebbe potenziato le istituzioni culturali. Sta avvenendo esattamente il contrario, con riduzione del numero degli insegnanti e … chiusura di conservatori musicali, primo colpito quello di Trossingen, nella Foresta Nera. Candidamente la motivazione è “formiamo troppi musicisti”,  risparmiamo dunque questi costi … improduttivi. Se in Grecia si licenzia l’orchestra di Stato, in Baden-Württemberg ci si premunisce in tempo: si formano meno musicisti. E nonostante le proteste, si riducono anche le orchestre (quella di Friburgo e di Stoccarda prima autonome sono state unificate).   Dove invece non si risparmia è nelle “Grandi Opere Inutili & Dannose”  come l’insensato seppellimento della storica ma perfettamente funzionante stazione ferroviaria di Stoccarda  (“Stuttgart 21”, i cui oppositori sono partner della NO TAV in Val Susa).
 Anni di dimostrazioni non hanno condotto all’abbandono del progetto, confermato da un dubbio referendum il cui risultato, come si è saputo in seguito, è stato pilotato con falsi dati: ad oggi non si conoscono i costi reali t dell’opera faraonica il cui unico scopo è la speculazione edilizia sulle aree in superficie. Un progetto che personalmente sono certo non verrà mai realizzato poiché il terreno in cui si vorrebbero scavare i tunnel  è altamente problematico. Significativamente i lavori non sono iniziati dalle opere più difficili (presumibilmente poiché impossibili) ma con la distruzione della stazione esistente, per creare un fatto compiuto e rendere irreversibile il progetto insensato, che divora risorse immense.
Risorse che come vediamo cominciano ad essere reperite tagliando la cultura.
In un certo senso si tratta di una razionalizzazione: risparmiare a spese altrui. Infatti i musicisti è più conveniente che si formino a spese di altri Stati e poi vengano a suonare in Germania: il direttore dell’orchestra di Costanza è un greco, e  un gran numero dei suoi componenti provengono dall’estero: la musica giustamente non conosce confini, sarebbe una situazione lodevole,  se non fosse che la motivazione più che internazionalista è “krematistica”, cioè dettata da meno nobili scopi, sostanzialmente il risparmio (a spese altrui).
Come a spese altrui invece si espande in modo  spettacolare l’industria degli armamenti: nella sola regione del Golfo (Katar, Arabia Saudita) la Germania ha raddoppiato le esportazioni negli ultimi anni: la Grecia poveretta no n ce la fa più a comperare altre armi, senza le spese militari a profitto dell’ industria tedesca non avrebbe probabilmente dovuto licenziare tanti addetti come la Troika l’ ha obbligata a fare.
Certamente detto tutto questo e nonostante tantissime altre  critiche legittime che potrebbero essere documentatamene rivolte, la politica tedesca è lontanissima dallo sconcio di quella italiana. Non mi pento di aver cambiato passaporto, anche se la Germania dove mi sono trasferito 40 anni or sono faceva prevedere allora uno sviluppo più democratico.

Ma resta pur sempre una grande democrazia, dove i politici colti in fallo se ne vanno senza esitazione e non offrono lo spettacolo rivoltante di certi personaggi innominabili che hanno devastato l’Italia e la cui incoscienza è pari soltanto all’arroganza illimitata, possibile grazie all’ignoranza diffusa fra gli elettori che da lungo sono stati privati di reali possibilità di informazione non taroccata. 

In Germania l’accesso all’informazione è pluralistico, e in questo risiede uno dei motivi per cui, a differenza dell’Italia,  si possono fermare in tempo gli spropositi e ci può essere alternanza politica.
Ciò che mi auguro è ovviamente una modifica del corso politico attuale, e chissà che una buona lezione ai partiti maggioritari non possa avviare un ripensamento: il Fiscal Compact e tutti gli altri marchingegni micidiali della burocrazia europea non sono immodificabili, lo stesso trattato di Lisbona può essere rivisto. Ciò che temo invece è il discorso sugli “Stati Uniti d’Europa”: se il modello è quello d’oltre Atlantico è proprio meglio che non si arrivi mai ad un  tale regime.
Meglio le nazioni in cooperazione, un’Europa  delle differenze e non dell’Unificazione a tutti i costi, che ovunque è avvenuta è stata frutto di un’imposizione: il percorso verso le costruzioni di Stati nazionali è disseminato di cadaveri e distruzioni.
Senza l’annientamento della cultura occitana, i massacri di Albí, la revoca dell’Editto di Nantes nemmeno la Francia sarebbe la nazione che ora conosciamo, senza la Guerra di Secessione – 600.000 morti - non ci sarebbero gli USA; senza la “Riconquista Cattolica”  con la deportazione di Ebrei ed Arabi (che prima convivevano pacificamente coi cristiani) la Spagna non avrebbe le dimensioni – né probabilmente i problemi attuali. Ci sono anche esempi meno cruenti: la Germania è uno di questi.
Ma è stata un’unificazione che ha lasciato intatti i Länder coi loro parlamenti e le loro istituzioni diversissime. Cosí la Svizzera:  la Confederazione per eccellenza, dove  nessuna legge nazionale può essere imposta contro la volontà popolare  pena l’annullamento tramite uno dei frequentissimi referendum. 
In altre parole: una nazione può anche esistere lasciando quasi tutti i poteri a livello locale e quindi senza uniformare le istituzioni alla moda militare. L’attuali crisi potrebbe essere l’occasione per rivedere uno sviluppo centralizzante, che per ignoranza storica e pigrizia mentale è sproloquiato come scontato ed irreversibile, ma che sulla strada intrapresa sta avendo conseguenze disastrose che prima o pi colpiranno tutti i Paesi vittima dell’illusione paneuropeistica.

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