Montag, 8. April 2013

   L'altipiano dell' EURO 



Le immagini parlano più delle parole, ma le parole possono parlare per immagini.
E dunque per capire il problema proviamo ad immaginare che il traguardo da raggiungere per l'introduzione indolore e sostenibile di una moneta unica in Europa fosse appunto un altipiano. Raggiungibile con una strada sicura ma lunghissima (un ex direttore della Bundesbank interrogato negli anni '90 del secolo scorso sui tempi prevedibili aveva risposto scherzosamente ma significwativamente "nei prossimi 100 anni").

Oppure, in alternativa, salendo una breve parete di sesto grado superiore in cordata. Per alcuni noti motivi (il più famoso: "accelerare il processo di integrazione europea": ma sta avvenendo l'opposto !), ma soprattutto per molti altri motivi (sostanzialmente consentire alle politiche economiche neoliberiste è a Reagan, Thacher e Schröder di ridisegnare i rapporti di potere fra capitale e lavoro), la scelta è stata la parete rocciosa.
A trainare la cordata c'è la Germania, dove le politiche neoliberiste sono divenute realtà, con un allargamento della forbice fra ricchi ed indigenti, precarizzazione del lavoro, lavoro in subappalto ("Leiharbeit"), ma che i cittadini tedeschi sopportano con stoicismo e soprattutto con l'impressione di star meglio degli altri europei, a ragione delle tragedie maggiori causate dall'incoscienza politica, dalla burocrazia sclerotizzata e dalla corruzione sfrenata garantita dal malgoverno nei Paesi dell'Europa del Sud (ma anche in Irlanda e come fra poco vedremo, in Slovenia e altri incauti Paesi entrati nell'area euro).

In alpinismo vale la regola: "il capocordata non deve mai cadere". In economia ancora di più. In alpinismo il rischio si riduce aumentando il numero di chiodi di sicurezza. In "euro-economia" aumentando gli "ombrelli di salvataggio", cioé aumentando i rischi ed i debiti sovrani allo scopo di "salvare le banche". E si giustifica il salvataggio delle banche con l'argomento che altrimenti "a perderci sarebbero i risparmiatori".
Orbene queste sono da un lato illusioni, dall'altro semplici menzogne. I risparmiatori privati che avevano acquistato titoli di stato greci hanno infatti perduto gran parte dei loro capitali, e fin qui nulla da eccepire, poiché chi investe in titoli che promettono un rendimento più alto si assume ovviamente maggiori rischi. Ciò che non è lecito tuttavia, è il prelievo forzoso dai conti anche di coloro che nessun rischio volevano correre.
Ciò è avvenuto ad esempio in Italia con l'IMU, con l'inasprimento fiscale, con il taglio delle pensioni, e con lo smantellamento dello Stato Sociale un po' in tutta Europa.
Il contribuente dunque e non solo i piccoli incauti risparmiatori sono stati puniti. Si sono invece salvati ed hanno tratto immensi profitti le banche ed i grandi gruppi finanziari. I dividendi delle grandi imprese sono cresciuti, i bonus ai dirigenti altrettanto (solo gli Svizzeri hanno bloccato questi eccessi con un referendum). Dunque tornando alla nostra immagine, la cordata si è fermata a metà parete e sta cercando di piazzare chiodi su chiodi per evitare la caduta. In una simile situazione gli alpinisti, consci che nessuna sicurezza serve quando cominciano a venir meno le forze, avrebbe preso la decisione del ritorno, graduale, uno dopo l'altro, senza precipitazione (nel vero senso della parola).

I governi europei al contrario pur di fronte all'evidente fallimento della loro incauta decisione non vogliono rinunciare alla via scelta.
Cresce la disoccupazione? Quando avremo ridotto i debiti la faremo risalire investendo.
Il debito pubblico nonostante tutte le misure di austerià continua a salire poiché gli introiti fiscali evidentemente calano?
Aumentiamo l'austerità (cioé come un medico impazzito che contiua ad aumentare le dosi della medicina pur di non ammettere che é quella sbagliata).
Le imprese chiudono e sempre più famiglie non arrivano alla fine del mese? Che emigrino se non trovano lavoro nei loro Paesi.
Ed è esattamente ciò che sta avvenendo, e sono soprattutto i giovani qualificati, cioé le migliori risorse dei Paesi mediterranei, che vanno nei Paesi del Nord, soprattutto in Germania.
L'ironia della Storia è impressionante: l'Europa del Sud assomiglia sempre di più alla Germania dell' Est nella sua fase finale prima della caduta del muro: governanti corrotti, inamovibili dalle poltrone immeritatamente occupate e sordi ad ogni ragionamento economico sensato, "Betonköpfe".
E non illudiamoci: quando la Germania avrà fatto il pieno a costo zero di manodopera specializzata e formata professionalmente a spese dei Paesi mediterranei si porrà la domanda: "a chi vendere" le merci prodotte con grande efficienza ed a costi concorrenziali: ai Paesi mediterranei dissanguati?
Evidentemente anche in Germania la politica economica è guidata da prospettive miopi, vuoi per motivi elettorali vuoi perché il neoliberismo imperante non ha fra i propri concetti quello di sostenibilità, cioè funziona secondo l'imperativo del "mordi e fuggi".

L'uscita programmata dall'euro consentirebbe alle economie dei Paesi mediterranei di poter ritornare alla crescita ed all'occupazione svalutando le proprie monete nazionali. Come da sempre avveniva. La svalutazione comporta sí un'inflazione nei primi tempi, ma è meglio un'inflazione controllata che una svalutazione interna dei salari e delle pensioni, che come stiamo vedendo conduce unicamente alla recessione ed al crollo delle economie con l'effetto esattamente opposto a quello che si voleva raggiungere.
Non sarebbe la prima volta che un'unione monetaria in Europa fallisce. L'ultima volta toccò all' "Unione Monetaria Latina".
Non fu una catastrofe (a quei tempi c'erano altre catastrofi belliche in corso, ma non fu per colpa delle guerre che l'unione fallí, bensí ... per gli stessi identici motivi che attanagliano ora l'euro: la storia evidentemente non insegna nulla agli economisti).

E' curioso e nel contempo patetico osservare le strampalate argomentazioni con le quali i politici al potere in tutti gli Stati europei, evidentemente in mancanza di migliori ragioni, si attaccano all'euro come se da esso dipendesse il destino del mondo, come l'alpinista che si lega al chiodo pur di non discendere e muore assiderato in parete.
La di gran lunga più assurda minaccia agli euro-scettici è l'inflazione. "Se usciamo dall'euro l'inflazione divorerà i vostri risparmi".
Falso e ridicolo: ad esempio in Giappone il nuovo governo sta facendo tutto il possibile per aumentare l'inflazione ed uscire finalmente dal quasi ventennio di deflazione e stagnazione economica. Lo fa aumentando il debito pubblico: che è già al 200 % del PIL, quindi più alto di quello della Grecia e degli altri Paesi europei in recessione. La Federal Reserve statunitense non fa che stampare incessantemente dollari, il debito sovrano è fuori controllo ma intanto l'economia non è più in recessione.
I politici europei hanno dimenticato che l'inflazione, se controllata, altro non è che un incentivo economico: per i compratori che acquistano oggi per non pagare più caro domani. Per gli investitori che hanno interesse a produrre solo se la gente acquista. Per coloro che investono nell'economia reale, in azioni e titoli che danno ossigeno all'economia. A perderci sono coloro che vivono di rendita, che parcheggiano i risparmi in titoli di Stato o su libretti bancari: cioé gli stessi che comunque anche senza inflazione, coi tassi attuali già ora perdono costantemente ed inesorabilmente i loro risparmi (0,5 % di interesse contro 2 % di inflazione attuale dànno 1,5 % di perdita netta annuale).

Benché fior di economisti di levatura mondiale abbiano dimostrato in tutti i modi che l'euro è insostenibile e continuare con esso condurrà veramente ad una tragedia col rischio di frantumare anche la già fragile Europa Unita facendo anche crescere i movimenti politici autoritari e razzisti, non vedo il minimo indizio di un ripensamento da parte dei responsabili politici europei. E' difficile dire la verità ed ammettere un errore dopo che si èw mentito tanto a lungo e con pervicacia.
Dunque, come sempre nel corso della storia umana, per evitare una tragedia se ne dovrà purtroppo subire un'altra. I latini commentavano l'ottusità e la testardaggine di chi continua sulla strada sbagliata dicendo "fiat lex pereat mundus". Attualizzato il motto potrebbe essere "fiat euro pereat Europa".

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