Sonntag, 15. Juli 2018

Postilla semiseria sull’abuso politico del fenomeno religioso, sull'insensatezza della politica e … sul senso dell'esistenza.


Premessa

La  buffonata di un certo Matteo Salvini ha scatenato le previste reazioni non soltanto dei benpensanti ma soprattutto dei malpensanti, cioè di coloro che detestano la coalizione che il M5S ha dovuto accettare con la Lega per poter mettere in piedi un governo capace di cambiamento. I malpensanti si celano dietro i soliti luoghi comuni che reggono con la vuota retorica del “buonismo”,  dei “diritti umani” dell’internazionalismo, della “fratellanza umana” scomodando il Vangelo per contestare decisioni  che solo un’ipocrisia illimitata può contestare. Se ci fosse in costoro un barlume di onestà,  invece di contestare la decisione inevitabile del suddetto governo essi dovrebbero adoperarsi per il prelievo dei rifugiati direttamente nei porti libici. Certo, ciò significherebbe avviare un processo enorme di travaso del continente africano in Europa, cosa che nessuno evidentemente vuole perché impraticabile e soprattutto insostenibile (oltre che distruttiva per i Paesi di partenza, che finirebbero privati delle risorse umane necessarie allo sviluppo).
Invece è  molto più comoda la farsa tragica che vede poveri disgraziati depredati dei loro averi dalle mafie libiche e gettati in mare su ridicoli natanti che a malapena riescono a raggiungere le  navi ben pronte ad attenderli per la prossima tappa di questa moderna tratta degli schiavi. Sembra che per coloro che contestano il governo l’unica cosa importante sia il prelievo dei derelitti in mare, altri problemi non esisterebbero. C'è da chiedersi che cosa escogiterebbero se questo problema non esistesse pur di affondare il governo del cambiamento loro inviso.
Certamente è tragico dover dar ragione a personaggi come il suddetto buffone della Lega:
ma se invece di ragionare per partito preso si ragiona sui fatti, allora quando qualcuno dice che fuori piove – e si vede che è vero – si deve ammettere che dice il vero, fosse anche il demonio in persona. La tragedia è che per incapacità e per perdita di contatto coi veri problemi della gente e dell’Italia in quanto “nazione” (ahi che brutta parola per costoro!) i sedicenti progressisti, democratici, sinistrorsi (sinistri-orsi !) hanno lasciato il campo vuoto ed aperto a  coloro che invece  - certo per interessi di bottega e sulla base di ideologie tutt’altro che condivisibili – parlano dei problemi che la gente vuole veder risolti o almeno affrontati.
Non sappiamo se questo governo riuscirà a invertire la rotta verso la decadenza del Paese percorsa dai governi berlusconiani e PD che l’ hanno preceduto. Ma è innegabile che a parte le contraddizioni interne una grande ostacolo viene proprio dai suddetti ipocriti che hanno acclamato i fallimentari governi precedenti. 


Politica e religione

Ma come se non bastasse, in aggiunta a tutti i mali che affliggono il presente momento storico arriva un rigurgito di finta devozione religiosa: in Baviera il Presidente del Land ha reso obbligatoria l’affissione di crocefissi in tutti gli uffici , con tanto di controllo poliziesco in caso di inadempienza, in Italia un ministro degli interni brandisce il rosario come anatema contro chi critica il suo operato. In ambedue i casi le autorità ecclesiastiche si dichiarano contrarie all’abuso che ridicolizza i due simboli della religione cattolica, anche se , per la solita ironia della storia, i due politici hanno rispettivamente il nome di battesimo di due evangelisti (Matteo qui, Markus là).
Prontamente si sono alzate in ambedue i casi le condanne dei “laicisti”, che deplorano la commistione del sacro col profano e precisamente l’uso della religione a fini politici.
Il laicismo, la separazione netta fra religione e potere politico è tuttavia un’illusione. Nemmeno in Francia, dove è sancita per legge (1905: libertà di coscienza, fine finanziamento alle Chiese e 2004, divieto esposizione simboli religiosi nelle scuole), esiste una vera separazione fra potere temporale e religioso. Il concordato napoleonico del 1801 aveva sì limitato le ingerenze ecclesiastiche nella vita pubblica ma non le aveva certo eliminate. A differenza di Carlo Magno che aveva ricevuto la corona dal Papa, Napoleone si era infatti auto-incoronato, ma come si vede nel famoso dipinto di Jacques-Louis David esposto al Louvre, nella basilica di Notre Dame ed alla presenza del Papa Pio VII benedicente.
E questa “laicità a responsabilità limitata” è rimasta tradizione, le cerimonie pubbliche sono spesso accompagnate da riti religiosi cattolici.
Inutile negarlo, le istituzioni religiose (che dal punto di vista economico e finanziario sono tutte vere e proprie imprese multinazionali) fanno parte della vita politica come ogni altro attore finanziario ed economico, spesso inserendo clausole che garantiscono loro il “monopolio del credo” (cioè conferendo il titolo di “religione dello Stato”) con appositi concordati col potere temporale - non a caso quasi sempre stipulati con dittatori e con regimi fascisti. La storia conferma che le Chiese tutte, in quanto imprese economiche dotate di imponenti capitali sono per loro natura affini al potere temporale in forma autoritaria, meglio se direttamente fascista, poiché ambedue perseguono come fine ultimo la sottomissione dei fedeli al credo indiscusso – quello politico del regime e quello teologico della Chiesa.
Questa commistione di interessi è osservabile in tutti i continenti e per tutte le religioni.
Ci sono in effetti graduazioni di assoggettamento dei “fedeli”: il caso peggiore cioè il dominio assoluto, è quello praticato dalle religioni monoteistiche (che sono infatti quelle  che hanno maggior diffusione, grazie ad un meccanismo molto semplice, geniale ed insuperabile). Riassumo qui il concetto monoteistico con un termine volutamente volgare per sottolinearne la perversità: “Il nostro  Dio è l’unico vero, tutte le altre divinità sono soltanto delle merde”!!  
Con una simile convinzione si possono muovere le masse degli imbecilli e fanatici a compiere qualunque efferatezza, dalle Crociate (“dieux el vult” come è corretto citare in provenzale) fino al “Gott mit uns” delle SS naziste.   

Excursus storico-teologico-finanziario

Premetto che escludo qualunque collegamento fra religione ed etica: è vero che ogni religione ha una serie di precetti e comandamenti per regolare la vita sociale e individuale, ma onestà e giustizia sono caratteristiche che considero, se non innate (infatti ben pochi le possiedono), comunque non conseguenza automatica di credenza religiosa o appartenenza ad una Chiesa.
Dunque morale e religione non hanno nulla in comune: direi anzi che spesso è esattamente l’opposto, e notoriamente glli individui più bigotti sono anche i più mascalzoni.
Torno invece sul fenomeno religioso dal punto di vista organizzativo, cioè quando la religione diviene Chiesa. Premetto senza addurre qui argomenti (lo do per scontato alla luce dei fatti storici a tutti noti), che le chiese monoteiste sono state quelle che hanno causato le maggiori tragedie all’umanità. Chiunque abbia letto la Bibbia deve ammettere che le stragi di infedeli ivi descritte sono tanto numerose quanto aberranti.       
Per di più, ovviamente anche fra le Chiese monoteiste c’è stata sempre concorrenza, come fra ogni impresa che persegue un profitto, quindi le carneficine in nome della fede sono divenute sempre più frequenti. Il diverso successo economico delle chiese a sua volta ha spiegazioni logiche e verificabili. La preminenza della Chiesa cattolica ad esempio ha soprattutto spiegazione nel potere finanziario accumulato, e ciò deriva, oltre che dall’obbligo del celibato dei sacerdoti (e quindi dell’impossibilità di trasmettere patrimoni in eredità), grazie soprattutto alla geniale invenzione del Purgatorio (che non ha base teologica in alcun testo  biblico) e quindi  alla facoltà cosí garantita di poter  raccogliere soldi promettendo sconti sulle pene nell’aldilà, e di rimettere i peccati previa confessione (un controllo poliziesco dei fedeli ora superfluo, ma escogitato in tempi in cui non esisteva la possibilità di intercettazione elettronica delle comunicazioni). Quella della Chiesa cattolica è una preminenza costata cara (soprattutto agli altri: guerra dei Trent’anni, devastazione dell’Europa Centrale, scisma Luterano). Anche questo scisma è stata una conferma dello stretto legame di interdipendenza fra potere temporale e impresa religiosa. Le stesse tesi luterane contro la vendita delle indulgenze erano state avanzate dal boemo  Jan Hus,  ma questi non aveva ricevuto l’appoggio del potere temporale. L’imperatore Sigismondo, da vile e volgare spergiuro, gli aveva promesso un salvacondotto ma poi  lo aveva lasciato bruciare vivo durante il Concilio di Costanza. Bene ha fatto lo scultore Peter Lenk a piazzare su una gigantesca statua nel porto di Costanza la prostituta Imperia (finzione letteraria di Balzac) con le braccia allargate su cui tiene in mano da un lato l’imperatore e dall’altro il Papa (ambedue nudi con le parti intime al vento). Jan Hus era stato bollato come eretico ingiustamente anche da un punto di vista teologico (per di più le sue tesi furono falsificate ad arte per poterlo condannare in un processo simile a quelli di stampo stalinista), ma ovviamente la Chiesa cattolica fino ad oggi non ha ritrattato questo crimine, poiché ciò significherebbe mettere in dubbio le decisioni di un Concilio. Il rogo di Jan Hus servì però di lezione sia Lutero che all’imperatore  Carlo V: quest’ultimo non volle comportarsi come il suo vergognoso predecessore Sigismondo e lasciò libero Lutero, che però per sua sicurezza cercò l’alleanza coi conti tedeschi, alleanza confermata anche durante la rivolta dei contadini, quando Lutero prese la parte dei nobili che soffocarono nel sangue la rivolta. Lutero aveva bene individuato il movente per costruire una chiesa alternativa: i conti e marchesi tedeschi erano stanchi di dover tollerare  i commessi viaggiatori di indulgenze papali che raccoglievano fondi fra i loro sudditi/ servi della gleba, e quindi accolsero con entusiasmo la riforma protestante che era un  potente antidoto che annullava l’invenzione del purgatorio e quindi vanificava la rapina cattolica  basata sulla credulità popolare (e dove non bastava, come spesso documentato, l’estorsione delle indulgenze a pagamento era praticata con costrizioni materiali). 
La raccolta di capitali con ogni mezzo non è certo prerogativa delle imprese religiose, corrisponde alla pratica della raccolta delle tasse da parte dei governanti e del pizzo da parte delle mafie, identico principio (costrizione assoluta) ma praticato in modo diverso dai rispettivi attori, anche se spesso in stretta alleanza o almeno in cooperazione. 
Per comprendere l’errore di coloro che si illudono sulla possibilità di tenere separate in assoluto religione e politica occorre però menzionare ancora una confusione, questa volta  fatale ma radicata: che occorrano le Chiese e quindi le religioni codificate ed organizzate come imprese per rispondere alla domanda sul senso dell’esistenza.
Che infatti di questo si tratta: una questione discutibile ma legittima nascosta sotto una risposta falsa ma indiscutibile. Sfruttando ignobilmente un’umanissima, comprensibile quanto angosciosa domanda senza possibile risposta, individui  privi di scrupolo, in tutto il corso della storia umana si sono autonominati “sacerdoti” ed hanno tratto profitto e soddisfatto la propria sete di dominio costruendo le suddette imprese commerciali denominate Chiese.
Inevitabilmente a tal fine si sono sempre dovuti alleare indissolubilmente col potere politico-statale, che è unicamente l’altro partner nel dominio delle masse.   


La difficile ed illusoria separazione fra Stato e Chiesa (o politica e religione)

Per comprendere quanto difficile se non illusoria sia questa logica aspirazione (“libera Chiesa in libero Stato” come scriveva Camillo Cavour) occorre comprendere perché esistono le religioni.
Partendo da un dato di fatto: nelle più svariate forme le religioni sono presenti in tutte le epoche, in tutti i popoli e sotto tutte le latitudini, quindi appare lecito ipotizzare che esse siano la risposta ad un’esigenza umana universale.
In altre parole, a differenza degli animali, per i quali il senso della vita trova naturale e piena risposta in tre verbi: “mangiare, dormire e procreare”, per la razza umana questa risposta è  insufficiente: ed ecco la ricerca di un qualcosa ad di là dell’esistenza terrena.
In prima istanza la scienza e l’osservazione oltre che il buon senso suggerirebbero di accontentarsi del suddetto senso dell’esistenza come fanno gli animali. Ciò eviterebbe di cercare il dominio sugli altri (di qui le guerre) e sulla natura (di qui la sua conseguente distruzione dell'ambiente, come appunto sta avvenendo).  Il buon senso animale non conosce queste efferatezze: si mangiano fra di loro, ma seguendo le leggi della natura, e per applicarle non hanno bisogno né giudici né di avvocati né di tribunali.
Resta però una domanda, io me la ponevo da bambino e so che non può avere risposta: “perché esistiamo, da dove veniamo, dove andiamo ?” o anche più concretamente, “come è cominciato il mondo e l’universo e come e dove finirà.”
Alla scuola di catechismo ero stato ridicolizzato quando avevo chiesto “Se Dio ha creato il mondo, chi ha creato Dio?” e soprattutto quando non avevo espresso gratitudine alla risposta: “Dio c’è sempre stato”, poiché allora come ora, la categoria a-priori che guida la mia percezione del mondo mi impone di credere che tutte le cose abbiano un inizio. 

Ho sempre trovato ridicole le spiegazioni scientifiche sull’origine dell’universo: d’accordo, il “big bang”, e sia pure, ma anch’esso ha avuto un inizio. Che cosa c’era prima? Chi e/o  che cosa?   Per quanto si possa risalire all’indietro nel tempo (e nello spazio, visto che questo si dilata in continuazione) si arriverà sempre ad un punto iniziale
La risposta pragmatica naturalmente esiste: “ignoramus et ignorabimus” cioè non sappiamo né potremo mai sapere. A me è sempre bastata. Meglio ammettere di non sapere che credere senza prove. Nemmeno qualora  le spiegazioni, come divenuto di moda, fossero “highly-likely” (ma per le religioni ne siamo ben lungi). 
Tuttavia  “ignoramus et ignorabimus” come risposta, benché sensata è insoddisfacente e ci rimanda giocoforza alla pragmatica e più modesta ed intelligente conclusione suggerita dalla natura (viviamo per “mangiare, dormire e procreare”, magari su quest’ultimo punto separando la pratica dalla finalità).
Come compensazione quindi all'impossibilità di trovare una risposta al senso dell'esistenza, giustamente l’umanità ha trovato altre attività per soddisfare le capacità innate (arte, musica, letteratura, filosofia, matematica, ecc.). che pare gli animali non possiedano se non in forma primitiva – anche se ad es. la tela del ragno è uno stupefacente  modello matematico-tecnico-tecnologico ed estetico difficile da eguagliare.
Nemmeno questo tuttavia bastava: serviva una speranza che andasse al di là dell’esistenza, e questo è il meccanismo psicologico sfruttato da tutti gli impostori che nel corso della storia umana hanno creato nuove religioni. Scrivo “impostori” come comportamento oggettivo e non soggettivo, poiché molto probabilmente molti dei sedicenti profeti erano intimamente convinti di aver ricevuto da un essere superiore la missione di predicare le loro religioni.  Su questo fenomeno la psicologia ha cercato di fornire qualche spiegazione, probabilmente l’autosuggestione è una delle chiavi.
Si comprende a questo punto che credere o sperare nell’esistenza di un essere superiore e quindi in una continuazione dell’esistenza dopo la vita terrena, se da un lato oggettivamente è  priva di significato, da un punto di vista psicologico è un aiuto a sopportare il travaglio dell’esistenza. Non necessariamente è da paragonare alla follia: un’utile illusione può aiutare ad  organizzare la vita. Così come non è il bersaglio che materialmente guida la freccia, ma nel contempo esso è indispensabile per prendere la mira e serve ad indicare la traiettoria, così il credere nell’esistenza di un’ istanza superiore creatrice ed in un senso dell’esistenza al di là di quelli sopra indicati può essere utile individualmente .
E dunque si deve accettare e rispettare la posizione di coloro che trovando un rifugio-conforto nella religione, la desiderano riconosciuta anche laddove – nella vita politica – sarebbe meglio non avesse posto. L’utilità si trasforma però in tragedia quando le illusioni suddette vengono codificate in sistemi teologici e imposti con la forza dalle istituzioni che se ne sono appropriate.
E’  il tragico passaggio dal “senso del divino”  al “divino senza senso” che è proprio di tutte le religioni codificate che direttamente o indirettamente procedono al consolidamento se non all’espansione del loro dominio con metodi coercitivi se non direttamente il più delle volte manu armata,  comportamento che accomuna le pratiche crudeli di conversioni coatte e la distruzione delle culture precolombiane da parte dei missionari cristiani all’imposizione della sharia ed alla distruzione dei templi buddisti da parte dei talebani / Isis e simili.


… e dunque ecco perché religione e potere politico si attraggono come calamite

Imporre crocifissi e agitare rosari per giustificare le campagne islamofobe in Europa è dunque l’ espressione contemporanea di una tendenza perenne insita nel connubio indissolubile Potere temporale + religione.
Si può ridicolizzare sia crocifissi che rosari, ma non si potrà mai impedire che i dirigenti delle rispettive imprese (partiti e Chiese) sfruttino le credenze popolari per i loro rispettivi fini.

Ciò che si può fare è limitare i danni di questo male che è impossibile sradicare. Nel caso bavarese il problema si risolverà da solo:  una trovata elettorale non dura nel tempo.
Nel caso italiano la questione è più difficile: essendo il reale potere politico in parte non nota ma sicuramente in ampia misura direttamente in mano vaticana, posizioni apertamente anticlericali sono controproducenti.
 Quello che serve è mettere in evidenza le contraddizioni di chi fa uso della credenza religiosa per i propri innominabili fini.
Ma in questo caso il curiosum è che i comportamenti aperti (proclamazioni di accoglienza umanitaria di rifugiati) non corrispondono ai comportamenti elettorali. Questa disparità un tempo si chiamava ipocrisia. Ora chiamatela come volete, si tratta di una forse irrazionale ma concreta reazione ad un feroce inganno: i governi italiani hanno accettato in cambio di promesse di chiusura occhi sui disastrosi bilanci e quindi sulla benevolenza dell’UE,  di essere terra di accoglienza illimitata (che poi diviene segmento di una ignobile ancorché dissimulata , moderna tratta degli schiavi, che dopo il passaggio in Italia ripartono per altre destinazioni).
Dunque non umana pietà, ma meschino calcolo di bottega per non dover ammettere il fallimento delle proprie disastrose politiche che hanno ridotto l’Italia a ruota di scorta dell’ UE. Un calcolo però che è stato fatto male, poiché i cittadini hanno compreso l’inganno ed alle ultime elezioni hanno spazzato via  questi ignobili ed incapaci servi della finanza e delle lobby di Bruxelles.
Ora quindi qualunque cosa facciano coloro che sono usciti vincitori dalle elezioni per i suddetti è negativa ipse facto, non necessita giustificazioni né argomenti. 
Certo i nuovi al potere non sono i migliori, ma hanno vinto perché hanno ascoltato i veri problemi della gente: accoglienza va bene, ma non ignorando il 40 % di disoccupazione giovanile ed il  12 % in generale, problemi che vanno affrontati con misure adeguate, certo difficili e foriere di conflitti con la cupola mafiosa dell’ UE ma l’alternativa sono le briciole finora gettate da Bruxelles per tenere a galla i governi Quisling italiani affinché obbedissero al diktat franco-tedesco.
La rabbia dei perdenti, analoga a quella dei democratici USA dopo l’elezione di Trump, rivela nella sua grettezza la povertà anche intellettuale di questi figuri che hanno condotto l’Italia nelle attuali condizioni deplorevoli, e che volevano continuare sulla medesima strada attaccandosi al potere. Ne sono stati cacciati, e non saranno né stracciamento di vesti per il volgare uso del rosario da parte di un pulcinella leghista né le magliette rosse indossate dagli ipocriti per sfoggiare l’internazionalismo umanitario  a fermare il cambiamento.

Facit: meglio sarebbe se i rosari rimanessero nelle tasche ed i crocifissi nelle chiese, ciò che conta è evitare di cadere nel tranello e scendere in campo in questa finta battaglia di “religione”.       
 




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