Postilla semiseria sull’abuso politico del fenomeno religioso, sull'insensatezza della politica e … sul senso dell'esistenza.
Premessa
La buffonata di un certo Matteo Salvini ha
scatenato le previste reazioni non soltanto dei benpensanti ma soprattutto dei
malpensanti, cioè di coloro che detestano la coalizione che il M5S ha dovuto
accettare con la Lega per poter mettere in piedi un governo capace di
cambiamento. I malpensanti si celano dietro i soliti luoghi comuni che reggono
con la vuota retorica del “buonismo”,
dei “diritti umani” dell’internazionalismo, della “fratellanza umana”
scomodando il Vangelo per contestare decisioni
che solo un’ipocrisia illimitata può contestare. Se ci fosse in costoro
un barlume di onestà, invece di contestare
la decisione inevitabile del suddetto governo essi dovrebbero adoperarsi per il
prelievo dei rifugiati direttamente nei porti libici. Certo, ciò
significherebbe avviare un processo enorme di travaso del continente africano
in Europa, cosa che nessuno evidentemente vuole perché impraticabile e
soprattutto insostenibile (oltre che distruttiva per i Paesi di partenza, che
finirebbero privati delle risorse umane necessarie allo sviluppo).
Invece è molto più comoda la farsa tragica che vede
poveri disgraziati depredati dei loro averi dalle mafie libiche e gettati in
mare su ridicoli natanti che a malapena riescono a raggiungere le navi ben pronte ad attenderli per la
prossima tappa di questa moderna tratta degli schiavi. Sembra che per coloro
che contestano il governo l’unica cosa importante sia il prelievo dei derelitti
in mare, altri problemi non esisterebbero. C'è da chiedersi che cosa
escogiterebbero se questo problema non esistesse pur di affondare il governo
del cambiamento loro inviso.
Certamente è
tragico dover dar ragione a personaggi come il suddetto buffone della Lega:
ma se invece di
ragionare per partito preso si ragiona sui fatti, allora quando qualcuno dice
che fuori piove – e si vede che è vero – si deve ammettere che dice il vero,
fosse anche il demonio in persona. La tragedia è che per incapacità e per
perdita di contatto coi veri problemi della gente e dell’Italia in quanto
“nazione” (ahi che brutta parola per costoro!) i sedicenti progressisti,
democratici, sinistrorsi (sinistri-orsi !) hanno lasciato il campo vuoto ed
aperto a coloro che invece - certo per interessi di bottega e sulla
base di ideologie tutt’altro che condivisibili – parlano dei problemi che la
gente vuole veder risolti o almeno affrontati.
Non sappiamo se
questo governo riuscirà a invertire la rotta verso la decadenza del Paese
percorsa dai governi berlusconiani e PD che l’ hanno preceduto. Ma è innegabile
che a parte le contraddizioni interne una grande ostacolo viene proprio dai
suddetti ipocriti che hanno acclamato i fallimentari governi precedenti.
Politica e religione
Ma come se non bastasse,
in aggiunta a tutti i mali che affliggono il presente momento storico arriva un
rigurgito di finta devozione religiosa: in Baviera il Presidente del Land ha
reso obbligatoria l’affissione di crocefissi in tutti gli uffici , con tanto di
controllo poliziesco in caso di inadempienza, in Italia un ministro degli
interni brandisce il rosario come anatema contro chi critica il suo operato. In
ambedue i casi le autorità ecclesiastiche si dichiarano contrarie all’abuso che
ridicolizza i due simboli della religione cattolica, anche se , per la solita
ironia della storia, i due politici hanno rispettivamente il nome di battesimo
di due evangelisti (Matteo qui, Markus là).
Prontamente si
sono alzate in ambedue i casi le condanne dei “laicisti”, che deplorano la
commistione del sacro col profano e precisamente l’uso della religione a fini
politici.
Il laicismo, la
separazione netta fra religione e potere politico è tuttavia un’illusione.
Nemmeno in Francia, dove è sancita per legge (1905: libertà di coscienza, fine
finanziamento alle Chiese e 2004, divieto esposizione simboli religiosi nelle
scuole), esiste una vera separazione fra potere temporale e religioso. Il
concordato napoleonico del 1801 aveva sì limitato le ingerenze ecclesiastiche
nella vita pubblica ma non le aveva certo eliminate. A differenza di Carlo
Magno che aveva ricevuto la corona dal Papa, Napoleone si era infatti
auto-incoronato, ma come si vede nel famoso dipinto di Jacques-Louis David
esposto al Louvre, nella basilica di Notre Dame ed alla presenza del Papa Pio
VII benedicente.
E questa “laicità
a responsabilità limitata” è rimasta tradizione, le cerimonie pubbliche sono
spesso accompagnate da riti religiosi cattolici.
Inutile negarlo,
le istituzioni religiose (che dal punto di vista economico e finanziario sono
tutte vere e proprie imprese multinazionali) fanno parte della vita politica
come ogni altro attore finanziario ed economico, spesso inserendo clausole che
garantiscono loro il “monopolio del credo” (cioè conferendo il titolo di “religione
dello Stato”) con appositi concordati col potere temporale - non a caso quasi
sempre stipulati con dittatori e con regimi fascisti. La storia conferma che le
Chiese tutte, in quanto imprese economiche dotate di imponenti capitali sono
per loro natura affini al potere temporale in forma autoritaria, meglio se
direttamente fascista, poiché ambedue perseguono come fine ultimo la
sottomissione dei fedeli al credo indiscusso – quello politico del regime e
quello teologico della Chiesa.
Questa
commistione di interessi è osservabile in tutti i continenti e per tutte le
religioni.
Ci sono in
effetti graduazioni di assoggettamento dei “fedeli”: il caso peggiore cioè il
dominio assoluto, è quello praticato dalle religioni monoteistiche (che sono
infatti quelle che hanno maggior
diffusione, grazie ad un meccanismo molto semplice, geniale ed insuperabile).
Riassumo qui il concetto monoteistico con un termine volutamente volgare per
sottolinearne la perversità: “Il nostro
Dio è l’unico vero, tutte le altre divinità sono soltanto delle merde”!!
Con una simile
convinzione si possono muovere le masse degli imbecilli e fanatici a compiere
qualunque efferatezza, dalle Crociate (“dieux el vult” come è corretto
citare in provenzale) fino al “Gott mit uns” delle SS naziste.
Excursus
storico-teologico-finanziario
Premetto che
escludo qualunque collegamento fra religione ed etica: è vero che ogni
religione ha una serie di precetti e comandamenti per regolare la vita sociale
e individuale, ma onestà e giustizia sono caratteristiche che considero, se
non innate (infatti ben pochi le possiedono), comunque non conseguenza automatica di
credenza religiosa o appartenenza ad una Chiesa.
Dunque morale e
religione non hanno nulla in comune: direi anzi che spesso è esattamente
l’opposto, e notoriamente glli individui più bigotti sono anche i più
mascalzoni.
Torno invece sul
fenomeno religioso dal punto di vista organizzativo, cioè quando la religione
diviene Chiesa. Premetto senza addurre qui argomenti (lo do per scontato alla
luce dei fatti storici a tutti noti), che le chiese monoteiste sono state quelle
che hanno causato le maggiori tragedie all’umanità. Chiunque abbia letto la
Bibbia deve ammettere che le stragi di infedeli ivi descritte sono tanto numerose
quanto aberranti.
Per di più, ovviamente
anche fra le Chiese monoteiste c’è stata sempre concorrenza, come fra ogni
impresa che persegue un profitto, quindi le carneficine in nome della fede sono
divenute sempre più frequenti. Il diverso successo economico delle chiese a sua volta ha
spiegazioni logiche e verificabili. La preminenza della
Chiesa cattolica ad esempio ha soprattutto spiegazione nel potere finanziario
accumulato, e ciò deriva, oltre che dall’obbligo del celibato dei sacerdoti (e quindi dell’impossibilità
di trasmettere patrimoni in eredità), grazie soprattutto alla geniale invenzione
del Purgatorio (che non ha base teologica in alcun testo biblico) e quindi alla facoltà cosí garantita di poter raccogliere soldi promettendo sconti sulle pene nell’aldilà, e di
rimettere i peccati previa confessione (un controllo poliziesco dei fedeli ora
superfluo, ma escogitato in tempi in cui non esisteva la possibilità di intercettazione
elettronica delle comunicazioni). Quella della Chiesa cattolica è una
preminenza costata cara (soprattutto agli altri: guerra dei Trent’anni,
devastazione dell’Europa Centrale, scisma Luterano). Anche questo scisma è
stata una conferma dello stretto legame di interdipendenza fra potere temporale
e impresa religiosa. Le stesse tesi luterane contro la vendita delle indulgenze
erano state avanzate dal boemo Jan
Hus, ma questi non aveva ricevuto
l’appoggio del potere temporale. L’imperatore Sigismondo, da vile e volgare spergiuro, gli aveva promesso un salvacondotto ma poi
lo aveva lasciato bruciare vivo durante il Concilio di Costanza. Bene ha
fatto lo scultore Peter Lenk a piazzare su una gigantesca statua nel porto di
Costanza la prostituta Imperia (finzione letteraria di Balzac) con le braccia
allargate su cui tiene in mano da un lato l’imperatore e dall’altro il Papa
(ambedue nudi con le parti intime al vento). Jan Hus era stato bollato come
eretico ingiustamente anche da un punto di vista teologico (per di più le sue
tesi furono falsificate ad arte per poterlo condannare in un processo simile a
quelli di stampo stalinista), ma ovviamente la Chiesa cattolica fino ad oggi non
ha ritrattato questo crimine, poiché ciò significherebbe mettere in dubbio le
decisioni di un Concilio. Il rogo di Jan Hus servì però di lezione sia Lutero
che all’imperatore Carlo V:
quest’ultimo non volle comportarsi come il suo vergognoso predecessore
Sigismondo e lasciò libero Lutero, che però per sua sicurezza cercò l’alleanza
coi conti tedeschi, alleanza confermata anche durante la rivolta dei contadini,
quando Lutero prese la parte dei nobili che soffocarono nel sangue la rivolta. Lutero aveva bene individuato il movente per costruire una chiesa alternativa: i conti
e marchesi tedeschi erano stanchi di dover tollerare i commessi viaggiatori di indulgenze papali che raccoglievano
fondi fra i loro sudditi/ servi della gleba, e quindi accolsero con entusiasmo
la riforma protestante che era un
potente antidoto che annullava l’invenzione del purgatorio e quindi
vanificava la rapina cattolica basata
sulla credulità popolare (e dove non bastava, come spesso documentato,
l’estorsione delle indulgenze a pagamento era praticata con costrizioni
materiali).
La raccolta di
capitali con ogni mezzo non è certo prerogativa delle imprese religiose,
corrisponde alla pratica della raccolta delle tasse da parte dei governanti e
del pizzo da parte delle mafie, identico principio (costrizione assoluta) ma
praticato in modo diverso dai rispettivi attori, anche se spesso in stretta
alleanza o almeno in cooperazione.
Per comprendere
l’errore di coloro che si illudono sulla possibilità di tenere separate in
assoluto religione e politica occorre però menzionare ancora una confusione,
questa volta fatale ma radicata: che
occorrano le Chiese e quindi le religioni codificate ed organizzate come
imprese per rispondere alla domanda sul senso dell’esistenza.
Che infatti di
questo si tratta: una questione discutibile ma legittima nascosta sotto una
risposta falsa ma indiscutibile. Sfruttando ignobilmente un’umanissima,
comprensibile quanto angosciosa domanda senza possibile risposta,
individui privi di scrupolo, in tutto
il corso della storia umana si sono autonominati “sacerdoti” ed hanno tratto
profitto e soddisfatto la propria sete di dominio costruendo le suddette
imprese commerciali denominate Chiese.
Inevitabilmente a
tal fine si sono sempre dovuti alleare indissolubilmente col potere
politico-statale, che è unicamente l’altro partner nel dominio delle
masse.
La difficile
ed illusoria separazione fra Stato e Chiesa (o politica e religione)
Per comprendere
quanto difficile se non illusoria sia questa logica aspirazione (“libera Chiesa
in libero Stato” come scriveva Camillo Cavour) occorre comprendere perché
esistono le religioni.
Partendo da un
dato di fatto: nelle più svariate forme le religioni sono presenti in tutte le
epoche, in tutti i popoli e sotto tutte le latitudini, quindi appare lecito
ipotizzare che esse siano la risposta ad un’esigenza umana universale.
In altre parole,
a differenza degli animali, per i quali il senso della vita trova naturale e
piena risposta in tre verbi: “mangiare, dormire e procreare”, per la
razza umana questa risposta è
insufficiente: ed ecco la ricerca di un qualcosa ad di là dell’esistenza
terrena.
In prima istanza
la scienza e l’osservazione oltre che il buon senso suggerirebbero di
accontentarsi del suddetto senso dell’esistenza come fanno gli animali. Ciò
eviterebbe di cercare il dominio sugli altri (di qui le guerre) e sulla natura
(di qui la sua conseguente distruzione dell'ambiente, come appunto sta avvenendo). Il buon senso animale non conosce queste
efferatezze: si mangiano fra di loro, ma seguendo le leggi della natura, e per
applicarle non hanno bisogno né giudici né di avvocati né di tribunali.
Resta però una
domanda, io me la ponevo da bambino e so che non può avere risposta: “perché
esistiamo, da dove veniamo, dove andiamo ?” o anche più concretamente, “come è
cominciato il mondo e l’universo e come e dove finirà.”
Alla scuola di
catechismo ero stato ridicolizzato quando avevo chiesto “Se Dio ha creato il
mondo, chi ha creato Dio?” e soprattutto quando non avevo espresso gratitudine
alla risposta: “Dio c’è sempre stato”, poiché allora come ora, la categoria
a-priori che guida la mia percezione del mondo mi impone di credere che tutte le cose
abbiano un inizio.
Ho sempre trovato
ridicole le spiegazioni scientifiche sull’origine dell’universo: d’accordo, il
“big bang”, e sia pure, ma anch’esso ha avuto un inizio. Che cosa c’era prima?
Chi e/o che cosa? Per quanto si possa risalire all’indietro
nel tempo (e nello spazio, visto che questo si dilata in continuazione) si
arriverà sempre ad un punto iniziale
La risposta
pragmatica naturalmente esiste: “ignoramus et ignorabimus” cioè non sappiamo né
potremo mai sapere. A me è sempre bastata. Meglio ammettere di non sapere che
credere senza prove. Nemmeno qualora le
spiegazioni, come divenuto di moda, fossero “highly-likely” (ma per le
religioni ne siamo ben lungi).
Tuttavia “ignoramus et ignorabimus” come risposta,
benché sensata è insoddisfacente e ci rimanda giocoforza alla pragmatica e più
modesta ed intelligente conclusione suggerita dalla natura (viviamo per
“mangiare, dormire e procreare”, magari su quest’ultimo punto separando la
pratica dalla finalità).
Come
compensazione quindi all'impossibilità di trovare una risposta al senso dell'esistenza, giustamente l’umanità ha trovato altre attività per
soddisfare le capacità innate (arte, musica, letteratura, filosofia,
matematica, ecc.). che pare gli animali non possiedano se non in forma
primitiva – anche se ad es. la tela del ragno è uno stupefacente modello matematico-tecnico-tecnologico ed
estetico difficile da eguagliare.
Nemmeno questo
tuttavia bastava: serviva una speranza che andasse al di là dell’esistenza, e
questo è il meccanismo psicologico sfruttato da tutti gli impostori che nel
corso della storia umana hanno creato nuove religioni. Scrivo “impostori” come
comportamento oggettivo e non soggettivo, poiché molto probabilmente molti dei
sedicenti profeti erano intimamente convinti di aver ricevuto da un essere
superiore la missione di predicare le loro religioni. Su questo fenomeno la psicologia ha cercato di fornire qualche
spiegazione, probabilmente l’autosuggestione è una delle chiavi.
Si comprende a
questo punto che credere o sperare nell’esistenza di un essere superiore e
quindi in una continuazione dell’esistenza dopo la vita terrena, se da un lato
oggettivamente è priva di significato,
da un punto di vista psicologico è un aiuto a sopportare il travaglio
dell’esistenza. Non necessariamente è da paragonare alla follia: un’utile illusione
può aiutare ad organizzare la vita.
Così come non è il bersaglio che materialmente guida la freccia, ma nel contempo esso è indispensabile per prendere la mira e serve ad indicare la traiettoria, così
il credere nell’esistenza di un’ istanza superiore creatrice ed in un senso
dell’esistenza al di là di quelli sopra indicati può essere utile
individualmente .
E dunque si deve
accettare e rispettare la posizione di coloro che trovando un rifugio-conforto
nella religione, la desiderano riconosciuta anche laddove – nella vita politica
– sarebbe meglio non avesse posto. L’utilità si trasforma però in tragedia
quando le illusioni suddette vengono codificate in sistemi teologici e imposti
con la forza dalle istituzioni che se ne sono appropriate.
E’ il tragico passaggio dal “senso del
divino” al “divino senza senso”
che è proprio di tutte le religioni codificate che direttamente o
indirettamente procedono al consolidamento se non all’espansione del loro
dominio con metodi coercitivi se non direttamente il più delle volte manu
armata, comportamento che accomuna
le pratiche crudeli di conversioni coatte e la distruzione delle culture
precolombiane da parte dei missionari cristiani all’imposizione della sharia ed
alla distruzione dei templi buddisti da parte dei talebani / Isis e simili.
… e dunque
ecco perché religione e potere politico si attraggono come calamite
Imporre
crocifissi e agitare rosari per giustificare le campagne islamofobe in Europa è
dunque l’ espressione contemporanea di una tendenza perenne insita nel connubio
indissolubile Potere temporale + religione.
Si può
ridicolizzare sia crocifissi che rosari, ma non si potrà mai impedire che i
dirigenti delle rispettive imprese (partiti e Chiese) sfruttino le credenze
popolari per i loro rispettivi fini.
Ciò che si può
fare è limitare i danni di questo male che è impossibile sradicare. Nel caso bavarese il
problema si risolverà da solo: una
trovata elettorale non dura nel tempo.
Nel caso italiano
la questione è più difficile: essendo il reale potere politico in parte non
nota ma sicuramente in ampia misura direttamente in mano vaticana, posizioni
apertamente anticlericali sono controproducenti.
Quello che serve è mettere in evidenza le
contraddizioni di chi fa uso della credenza religiosa per i propri innominabili
fini.
Ma in questo caso
il curiosum è che i comportamenti aperti (proclamazioni di accoglienza
umanitaria di rifugiati) non corrispondono ai comportamenti elettorali. Questa
disparità un tempo si chiamava ipocrisia. Ora chiamatela come volete, si tratta
di una forse irrazionale ma concreta reazione ad un feroce inganno: i governi
italiani hanno accettato in cambio di promesse di chiusura occhi sui disastrosi
bilanci e quindi sulla benevolenza dell’UE,
di essere terra di accoglienza illimitata (che poi diviene segmento di
una ignobile ancorché dissimulata , moderna tratta degli schiavi, che dopo il
passaggio in Italia ripartono per altre destinazioni).
Dunque non umana
pietà, ma meschino calcolo di bottega per non dover ammettere il fallimento
delle proprie disastrose politiche che hanno ridotto l’Italia a ruota di scorta
dell’ UE. Un calcolo però che è stato fatto male, poiché i cittadini hanno
compreso l’inganno ed alle ultime elezioni hanno spazzato via questi ignobili ed incapaci servi della
finanza e delle lobby di Bruxelles.
Ora quindi
qualunque cosa facciano coloro che sono usciti vincitori dalle elezioni per i
suddetti è negativa ipse facto, non necessita giustificazioni né
argomenti.
Certo i nuovi al potere non sono i migliori, ma hanno vinto perché hanno ascoltato i veri problemi della gente: accoglienza va bene, ma non ignorando il 40 % di disoccupazione giovanile ed il 12 % in generale, problemi che vanno affrontati con misure adeguate, certo difficili e foriere di conflitti con la cupola mafiosa dell’ UE ma l’alternativa sono le briciole finora gettate da Bruxelles per tenere a galla i governi Quisling italiani affinché obbedissero al diktat franco-tedesco.
Certo i nuovi al potere non sono i migliori, ma hanno vinto perché hanno ascoltato i veri problemi della gente: accoglienza va bene, ma non ignorando il 40 % di disoccupazione giovanile ed il 12 % in generale, problemi che vanno affrontati con misure adeguate, certo difficili e foriere di conflitti con la cupola mafiosa dell’ UE ma l’alternativa sono le briciole finora gettate da Bruxelles per tenere a galla i governi Quisling italiani affinché obbedissero al diktat franco-tedesco.
La rabbia dei
perdenti, analoga a quella dei democratici USA dopo l’elezione di Trump, rivela
nella sua grettezza la povertà anche intellettuale di questi figuri che hanno
condotto l’Italia nelle attuali condizioni deplorevoli, e che volevano
continuare sulla medesima strada attaccandosi al potere. Ne sono stati
cacciati, e non saranno né stracciamento di vesti per il volgare uso del
rosario da parte di un pulcinella leghista né le magliette rosse indossate
dagli ipocriti per sfoggiare l’internazionalismo umanitario a fermare il cambiamento.
Facit: meglio
sarebbe se i rosari rimanessero nelle tasche ed i crocifissi nelle chiese, ciò
che conta è evitare di cadere nel tranello e scendere in campo in questa finta
battaglia di “religione”.
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