Montag, 26. Juni 2017

Cezanne e la sua profezia (1992) sul fallimento della moneta unica europea.

   Uno dei pittori dei quali come copista ho riprodotto finora più quadri è Paul Cézanne, che anch’io considero il padre della pittura moderna. 
C’è tuttavia un altro Cezanne (senza accento acuto, ma acuto economista), Wolfgang, professore tedesco di economia che ha insegnato in svariate università tedesche e che è stato uno dei firmatari del famoso Manifesto/Memorandum dell’ 11 giugno 1992, ignorato o al più menzionato per venire volgarmente denigrato dai media, benché firmato dai più qualificati economisti tedeschi dell’epoca : quelli indipendenti e non venduti al potere beninteso. Il testo originale si trova qui:
e a rileggerlo oggi, quando tutti i mali allora ravvisati si sono puntualmente avverati e nel peggiore e più grave  dei modi, ci si rende conto di quanto fosse lungimirante e fondata la critica al trattato di Maastricht di questo manifesto. Traduco qui i tre punti fondamentali: 

<< 8. I paesi partner europei economicamente più deboli con una moneta comune vengono esposti ad una accresciuta pressione concorrenziale, e attraverso ciò essi subiranno l'aumento della disoccupazione a causa della loro minore produttività e competitività. Divengono quindi necessari elevati trasferimenti finanziari  quali 'compensazione” (1) . Dal momento che finora non esiste alcun accordo sulla struttura di un'unione politica, manca a tal fine un sistema di controllo sufficientemente legittimato democraticamente.

9. Attualmente, pertanto, non v'è alcun argomento economico convincente per imporre  dall'alto un’ unità monetaria ad un’ Europa ancora disunita economicamente, socialmente e  per diversi interessi politici. Il completamento del mercato interno della Comunità europea non impone in alcun modo una moneta comune europea.

10. L'introduzione affrettata di un'Unione monetaria europea esporrà l'Europa occidentale a forti tensioni economiche che nel prossimo futuro potrebbero portare ad un conflitto lacerante, mettendo così a repentaglio l'obiettivo di integrazione.>>

   Come e forse meglio degli altri numerosi firmatari del manifesto, Cezanne aveva studiato già nella sua dissertazione del 1972 Gleichgewichtstheorien und Wechselkurse, (Teorie dell’equilibrio e cambi monetari) e sapeva benissimo che l’euro sarebbe stata una se non LA catastrofe dell’Unione Europea.  Beninteso: era un sostenitore di una futura unione anche monetaria in Europa, ma previa realizzazione di tutte le condizioni necessarie e sufficienti, delle quali NEMMENO UNA SOLA  vedeva allora anche solo abbozzata.
In un primo momento viene spontaneo chiedersi se i politici che presero la completamente insensata decisione di imporre al resto d’Europa il giogo dell’euro (Kohl e Mitterand) fossero totalmente digiuni di economia o incapaci di compiere un semplice ragionamento basato sul buonsenso. 
Non potevano infatti ignorare che i Paesi deboli economicamente in Europa si erano fino ad allora destreggiati appunto svalutando quando necessario le proprie monete per reggere la concorrenza spietata dei Paesi con economie più aggressive. Uso questo termine poiché più rappresentativo della realtà dei fatti: l’economia tedesca ad esempio non è più “forte” nel senso di una maggiore abilità produttiva, o comunque questa non è la caratteristica decisiva.
Quello che si definisce con arroganza il “campione mondiale di esportazione” è il Paese dello smontaggio dei diritti dei lavoratori, della precarizzazione degli impieghi, della crescente  diffusione dei contratti a tempo determinato, del lavoro in subappalto, in una parola della divisione dei lavoratori per imporre e mantenere moderazione salariale, alla quale fa da controparte una fortissima unità della confederazione industriale e dell’oligarchia finanziaria in crescente misura dominante (una tendenza già individuata e descritta da Lenin (2) come fusione del capitale finanziario con quello industriale. 

Dunque i maledetti padri dell’euro non potevano non sapere, cioè non si può credere che lo abbiano fatto per ignoranza o per ingenuità: si deve ammettere amaramente che lo hanno fatto ESATTAMENTE per ottenere gli effetti negativi ben illustrati e documentati dai migliori economisti dell’epoca. 
In altre parole si è trattato di una mossa imperialistica di Francia e Germania per imporre una scala gerarchica in Europa che avrebbe visto Paesi dominanti: eufemisticamente in Germania si parla di “Paese Guida”, in tedesco “Führungsrolle”, un termine che non suscita propriamente ricordi rassicuranti. 
Che poi la Francia sia a sua volta scaduta anch'essa a Paese portatore d’acqua, subordinato alla Germania, era cosa prevedibile: il brigante più debole finisce sempre, prima o poi,  di subire lo stesso trattamento  delle vittime da parte del brigante più forte e più spregiudicato.
Il progetto pangermanico infine, era ed è un progetto a tutto campo e non certo limitato all’economia:  ad intervalli regolari le destre ripropongono infatti il ritornello della “Leitkultur” tedesca, “cultura guida”, se non fosse preoccupante sarebbe tutto da ridere, viste le banalità più becere espresse come fossero dogmi inviolabili, come ha fatto recentemente il Ministro degli Interni De Maizière: (3). La “Leitkultur” si tira fuori dal sacco quando serve attingere i voti dalle destre estreme e dagli elettori più ignoranti e xenofobi, i cui voti, parafrasando Vespasiano, anch’essi come la moneta “non olet” , non puzzano.
Che purtroppo i Paesi vittime di questa rapina non siano in grado di darsi governanti capaci di riconquistare la sovranità monetaria e democratica regalata per un piatto di lenticchie è la tragedia di cui gli storici avranno ampiamente modo di dibattere in futuro:  come spiegare infatti che Paesi come Grecia, Italia, e Francia, che erano stati capaci a difendersi ed a liberarsi dall’occupazione manu armata nazista siano poi divenuti cosí docili agnelli sacrificali incapaci di opporsi all’occupazione manu oeconomica ?


(1)    „Finanzausgleich“  è il termine tedesco indicato dalla legge federale che regola la redistribuzione del gettito fiscale e quindi serve a compensare i deficit delle regioni (Länder) : che già all’interno della Germania lo sviluppo economico sia enormemente disuguale lo si deduce dal fatto che sono sempre soltanto tre le regioni a pagare compensazioni a tutte le altre, alcune delle quali hanno indebitamenti non lontani da quelli di Italia o Grecia.   
(2)    ‘”L’imperialismo fase suprema del capitalismo”, pubblicato nell’estate 1917 (un anniversario significativo).
(3)    Th. De Maizières, http://www.faz.net/aktuell/politik/inland/de-maizieres-zehn-punkte-plan-14994262.html  (per traduzione servirsi di google).

   

Keine Kommentare:

Kommentar veröffentlichen