Renzi: un genio politico misconosciuto?
L’Europa se non
il mondo intero osservano gli avvenimenti politici italiani con stupita
ammirazione per l’estro del nuovo astro italico, degno erede del grande
Segretario fiorentino il cui “Principe”
continua ad essere l’insuperabile manuale dell’arte del governare.
Di tutti gli
aforismi e le massime machiavelliche il
Nostro ha giustamente scelto la più sicura e radicale: “Sono tanto semplici gli uomini, e tanto obbediscano alle necessità
presenti, che colui che inganna troverrà sempre chi si lascerà ingannare.”
Grande errore sarebbe tuttavia tacciarlo di
menzogna: egli è all’avanguardia del movimento politico internazionale che potremmo definire della “post-verità”, cioè il superamento
della artificiosa dicotomia “verità –menzogna”.
Il nostro è
indubbiamente anche un grande conoscitore della filosofia, da quella greca fino
a Nietzsche (“non
esistono fatti ma unicamente interpretazioni“),ed
infatti ha coniugato l’insegnamento di Gorgia secondo cui ciò che conta è il possesso
dell’arte oratoria, con la quale si può dimostrare “tutto ed il contrario di
tutto”. Una dottrina che il nostro
giustamente coniuga con quella di Protagora, secondo il quale appunto “giusto è ciò che appare tale alla maggioranza”.
In quanto a
sapere se le scelte politiche praticate sono giuste, il Nostro umilmente non è
difensore ad oltranza di certezze assolute, e probabilmente in omaggio a
De Crescenzo affermerebbe che “Soltanto
gli imbecilli non hanno dubbi”, pronto a zittire chi gli contestasse questa
affermazione, chiedendogli se ne è sicuro, con la perentoria formula “Certo,
non ho alcun dubbio”.
In aggiunta ai principi fondamentali suesposti il Nostro giustamente ha sfondato un ulteriore confine artificiale dell’arte politica, cioè l’assurdo imperativo che imponeva ai governanti di essere capiti dagli elettori. Giustamente un politico moderno non deve sprecare il proprio tempo prezioso per spiegare ai sudditi la bontà delle proprie scelte, ma deve unicamente preoccuparsi di essere creduto, un risultato indubbiamente molto più sicuro e stabile che non appunto la comprensione, che sempre continua a richiedere l’analisi dei fatti, e questi come sappiamo non esistono. In armonia con Ludwig Wittgestein (“Se un leone potesse parlare, non lo capiremmo comunque “) il Nostro – generalizzando ed applicando al suo caso l’affermazione per tutti gli animali compreso appunto quello che prendeva a calci il morente re della foresta nella favola di Esopo, ha fatto dell’incomunicabilità una virtù: il sorriso dice più di mille parole e quindi questo deve bastare ai suoi sostenitori.
In aggiunta ai principi fondamentali suesposti il Nostro giustamente ha sfondato un ulteriore confine artificiale dell’arte politica, cioè l’assurdo imperativo che imponeva ai governanti di essere capiti dagli elettori. Giustamente un politico moderno non deve sprecare il proprio tempo prezioso per spiegare ai sudditi la bontà delle proprie scelte, ma deve unicamente preoccuparsi di essere creduto, un risultato indubbiamente molto più sicuro e stabile che non appunto la comprensione, che sempre continua a richiedere l’analisi dei fatti, e questi come sappiamo non esistono. In armonia con Ludwig Wittgestein (“Se un leone potesse parlare, non lo capiremmo comunque “) il Nostro – generalizzando ed applicando al suo caso l’affermazione per tutti gli animali compreso appunto quello che prendeva a calci il morente re della foresta nella favola di Esopo, ha fatto dell’incomunicabilità una virtù: il sorriso dice più di mille parole e quindi questo deve bastare ai suoi sostenitori.
Grazie al suo genio politico che ancora troppi si ostinano
ottusamente a contestare e denigrare, l’Italia è avviata a divenire
l’avanguardia del movimento di rinnovamento sociale ed economico dell’area casino-capitalista. In economia le riforme da lui avviate rappresentano l’ unica reale
possibilità di far uscire la società contemporanea dalla spirale del consumismo verso il roseo orizzonte della decrescita. Le politiche di austerità tanto
ingiustamente criticate riducendo i salari permettono ai cittadini di
concentrarsi sui valori che contano (cioè quelli che consentono la
sopravvivenza) invece di disperdere i guadagni in acquisti di
cose inutili. Inoltre la riduzione del
tenore di vita in generale è un
validissimo strumento di guida dell’economia che consente un risparmio
energetico che è un concreto passo
verso quello sviluppo economico sostenibile da molti invocato ma da pochissimi
praticato.
Non va infine dimenticato il risvolto
immediato di questa geniale politica economica: la liberazione dal lavoro,
invano perseguita da generazioni di marxisti dogmatici sta divenendo realtà per un crescente numero di
giovani grazia al”Jobs act” , un altro geniale strumento per realizzare la
decrescita teorizzata dai gruppi ecologisti.
Stoltamente i critici che non riescono a
comprendere il grandioso e futuristico disegno politico del Nostro criticano
queste scelte bollando col termine spregiativo
“disoccupazione crescente” quella che invece è appunto la marxiana
“liberazione dal lavoro” . Anche l’infame accusa di aver provocato la “fuga dei
cervelli” e un’emigrazione inaudita di giovani con alta formazione
professionale si rivela ad una più attenta analisi come gretta visione rivolta
ad un passato per sempre scomparso: ed è invece un ritorno ai secoli d’oro della
civiltà italiana, quando grandi artisti, scienziati e letterati soltanto
all’estero trovavano il giusto riconoscimento delle proprie doti e capacità (da
Leonardo da Vinci a Colombo fino ad Enrico Fermi, per non citare che nomi
universalmente conosciuti).
Il Nostro dunque sta riportando l’Italia
alla pristina grandezza, e come ulteriore prova valga un confronto: i piccoli
Paesi si sviluppano esattamente in direzione opposta, anche se cercano di
dissimulare l’errata direzione che perseguono. La Repubblica Ceca ad esempio, il cui governo aveva previsto (volutamente sottovalutando per non intimorire gli elettori) una crescita del solo 2,5 % nel primo
quadrimestre 2015, ha avuto invece una crescita del ben 3,8 %, la più alta di
tutti i Paesi europei, con tutte le perniciose conseguenze che può addurre
l’aumento dei salari e del potere d’acquisto dei cittadini, spinti cosí ad un
consumismo sfrenato anche dalla conseguente piena occupazione che a sua volta aumenta la
propensione alla spesa e finisce tragicamente per favorire un’ulteriore
crescita economica.
Nell'emblematico caso ceco si vede bene in quali pericoli incorre uno Stato che ha rifiutato la moneta unica europea e si ostina a mantenere la sovranità monetaria !
Nell'emblematico caso ceco si vede bene in quali pericoli incorre uno Stato che ha rifiutato la moneta unica europea e si ostina a mantenere la sovranità monetaria !
Al contrario, il Nostro ha umilmente dissimulato una inevitabile
crescita dello 0,3 % per l'Italia, ma in realtà tale risultato è unicamente virtuale, un mero
artificio contabile per accontentare l’UE, poiché fortunatamente in realtà non vi è stata nello stesso periodo in
Italia crescita alcuna.
Un merito che il Nostro, lungi dal vantarsene, generosamente dichiara
conseguenza delle scelte politiche dei governanti che l’hanno preceduto. Infine,anche le riforme delle
procedure elettorali sono una conquista di importanza storica. L’obsoleta
contrapposizione fra democrazia e autoritarismo (se non fascismo) è stata
finalmente superata garantendo la cosiddetta "governabilità" con premi di maggioranza ed evitando l’assurda
pretesa dei cittadini di partecipare alla scelta dei candidati, prerogativa che
giustamente compete esclusivamente ai segretari di partito.
La nuova concezione si riassume in una
parola “governabilità”, la versione attuale del concetto classico di "ab legibus solutis" , `cioè dell'assolutismo, che nella moderna accezione significa – e come
potrebbe essere diversamente -
razionalizzare il potere decisionale evitando di disperdere in
discussioni cosiddette democratiche le capacità decisionali, che invece
giustamente devono essere concentrate in poche se non appunto (come nel caso ottimale), in un'unica pesona per garantire l’efficienza. Anche qui si vede chiaramente la genialità del Nostro nell'aver riconosciuto immediatamente la tendenza della "new politics": se nell' UE apparentemente le decisioni in superficie sono prese da un triumvirato chiamato "Troika", in realtà si tratta di tre persone "uguali e distinte" in senso trinitario, quindi di fatto una formidabile concentrazione di potere.
In conclusione si può sintetizzare il nuovo corso di stampo renziano come trasformazione delle logore diatribe democratiche in un nuovo modo di governare, cioè "in efficace ed efficiente” azionismo politico (una formula da pronunciare separando bene sia la preposizione iniziale che la congiunzione dai rispettivi aggettivi che seguono sottolineando la doppia effe per evitare malintesi).
Non ci resta che augurarci che i
velenosi critici si ravvedano e inizino a comprendere come l’Italia è fortunata
ad avere finalmente un nuovo genio politico di tale levatura alle leve di comando. Un genio che,
a differenza di quello di Aladino, difficilmente riusciranno a far rientrare nella
lampada.
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