Dove il risparmio
strapiomba : spreco e spese inutili non servono a nessuno, ma il risparmio fine a sè stesso danneggia tutti. Considerazioni
euro/Europa-critiche di un piemontese divenuto tedesco.
L’appello rivolto
dal FMI al governo tedesco affinché
metta fine al proprio dumping salariale che si è rivelato rovinoso per il resto
d’Europa ed è una delle cause della crisi in corso sembra destinato a cadere
nel vuoto. E’ chiaro che a sei settimane dalle elezioni politiche nessuno dei
due maggiori partiti, né i conservativi CDU-CSU della cancelliera Merkel né i
socialdemocratici della SPD possono
permettersi il rischio di perdere voti disorientando i presunti propri elettori
cominciando ad ammettere di aver finora mentito sulle vere ragioni della crisi.
Gli elettori tedeschi, salvo una parte irrilevante, sono pro-euro finché si
agita lo spauracchio dei Paesi euro-danneggiati come la Grecia e gli altri
PIIGS.
Per quanto
irrazionale possa apparire (ma è una conseguenza di una lunga catena di menzogne), l’euro rappresenta per la maggioranza
degli elettori tedeschi una sicurezza contro l’inflazione, che continua ad
essere vista come il pericolo maggiore. A nulla serve ricordare che il calo del
potere d’acquisto è comunque avvenuto, poiché l’inflazione benché ridotta non è
stata compensata da un corrispondente aumento dei salari e che con l’attuale
politica di bassi interessi della BCE i risparmi (che la maggioranza dei
tedeschi tengono sui libretti bancari), lentamente ma inesorabilmente si
volatilizzano, poiché i grandi profittatori di questa politica, cioè le banche,
pagano interessi ben a di sotto del tasso di inflazione.
La politica di
risparmio statale imposta al resto d’Europa viene intanto accelerata anche in
Germania. Ma non alla cieca: con calcolo. In questo sia il governo federale che
quelli delle 16 regioni dimostrano di osservare attentamente quanto avviene nel
resto d’Europa e di agire con lungimiranza degna di miglior causa, cominciando
appunto dalla cultura, che è di esclusiva competenza regionale. Se il tentativo
di ridurre il corso di studi che conduce alla maturità di un anno ripartendo i contenuti in otto
invece che in nove anni (dopo il corso elementare di quattro anni nella
maggioranza delle regioni) è oggetto di
revisione non avendo dato i risultati sperati, in altri settori le forbici del
risparmio non … risparmiano la cultura.
Prendiamo
l’esempio di una regione pilota sia economicamente che come numero di abitanti,
il Baden-Württemberg, fra l’altro il
maggior partner per gli scambi economici con l’Italia.
Qui i Verdi
governano da due anni insieme ai socialdemocratici avendo spodestato i
conservatori della CDU che avevano governato fino ad allora dal dopoguerra. Ci
si sarebbe atteso che il nuovo Primo Ministro appartenente al partito dei Verdi
avrebbe potenziato le istituzioni culturali. Sta avvenendo esattamente il
contrario, con riduzione del numero degli insegnanti e … chiusura di
conservatori musicali, primo colpito quello di Trossingen, nella Foresta Nera.
Candidamente la motivazione è “formiamo troppi musicisti”, risparmiamo dunque questi costi …
improduttivi. Se in Grecia si licenzia l’orchestra di Stato, in
Baden-Württemberg ci si premunisce in tempo: si formano meno musicisti. E
nonostante le proteste, si riducono anche le orchestre (quella di Friburgo e di
Stoccarda prima autonome sono state unificate). Dove invece non si risparmia è nelle “Grandi Opere Inutili &
Dannose” come l’insensato seppellimento
della storica ma perfettamente funzionante stazione ferroviaria di
Stoccarda (“Stuttgart 21”, i cui
oppositori sono partner della NO TAV in Val Susa).
Anni di dimostrazioni non hanno condotto
all’abbandono del progetto, confermato da un dubbio referendum il cui
risultato, come si è saputo in seguito, è stato pilotato con falsi dati: ad
oggi non si conoscono i costi reali t dell’opera faraonica il cui unico scopo è
la speculazione edilizia sulle aree in superficie. Un progetto che
personalmente sono certo non verrà mai realizzato poiché il terreno in cui si
vorrebbero scavare i tunnel è altamente
problematico. Significativamente i lavori non sono iniziati dalle opere più
difficili (presumibilmente poiché impossibili) ma con la distruzione della
stazione esistente, per creare un fatto compiuto e rendere irreversibile il
progetto insensato, che divora risorse immense.
Risorse che come
vediamo cominciano ad essere reperite tagliando la cultura.
In un certo senso
si tratta di una razionalizzazione: risparmiare a spese altrui. Infatti i
musicisti è più conveniente che si formino a spese di altri Stati e poi vengano
a suonare in Germania: il direttore dell’orchestra di Costanza è un greco,
e un gran numero dei suoi componenti
provengono dall’estero: la musica giustamente non conosce confini, sarebbe una
situazione lodevole, se non fosse che
la motivazione più che internazionalista è “krematistica”, cioè dettata da meno
nobili scopi, sostanzialmente il risparmio (a spese altrui).
Come a spese
altrui invece si espande in modo
spettacolare l’industria degli armamenti: nella sola regione del Golfo
(Katar, Arabia Saudita) la Germania ha raddoppiato le esportazioni negli ultimi
anni: la Grecia poveretta no n ce la fa più a comperare altre armi, senza le
spese militari a profitto dell’ industria tedesca non avrebbe probabilmente
dovuto licenziare tanti addetti come la Troika l’ ha obbligata a fare.
Certamente detto
tutto questo e nonostante tantissime altre
critiche legittime che potrebbero essere documentatamene rivolte, la
politica tedesca è lontanissima dallo sconcio di quella italiana. Non mi pento
di aver cambiato passaporto, anche se la Germania dove mi sono trasferito 40
anni or sono faceva prevedere allora uno sviluppo più democratico.
Ma resta pur
sempre una grande democrazia, dove i politici colti in fallo se ne vanno senza
esitazione e non offrono lo spettacolo rivoltante di certi personaggi
innominabili che hanno devastato l’Italia e la cui incoscienza è pari soltanto
all’arroganza illimitata, possibile grazie all’ignoranza diffusa fra gli
elettori che da lungo sono stati privati di reali possibilità di informazione
non taroccata.
In Germania
l’accesso all’informazione è pluralistico, e in questo risiede uno dei motivi
per cui, a differenza dell’Italia, si
possono fermare in tempo gli spropositi e ci può essere alternanza politica.
Ciò che mi auguro
è ovviamente una modifica del corso politico attuale, e chissà che una buona
lezione ai partiti maggioritari non possa avviare un ripensamento: il Fiscal
Compact e tutti gli altri marchingegni micidiali della burocrazia europea non
sono immodificabili, lo stesso trattato di Lisbona può essere rivisto. Ciò che
temo invece è il discorso sugli “Stati Uniti d’Europa”: se il modello è quello
d’oltre Atlantico è proprio meglio che non si arrivi mai ad un tale regime.
Meglio le nazioni
in cooperazione, un’Europa delle
differenze e non dell’Unificazione a tutti i costi, che ovunque è avvenuta è
stata frutto di un’imposizione: il percorso verso le costruzioni di Stati
nazionali è disseminato di cadaveri e distruzioni.
Senza
l’annientamento della cultura occitana, i massacri di Albí, la revoca
dell’Editto di Nantes nemmeno la Francia sarebbe la nazione che ora conosciamo,
senza la Guerra di Secessione – 600.000 morti - non ci sarebbero gli USA; senza
la “Riconquista Cattolica” con la deportazione
di Ebrei ed Arabi (che prima convivevano pacificamente coi cristiani) la Spagna
non avrebbe le dimensioni – né probabilmente i problemi attuali. Ci sono anche
esempi meno cruenti: la Germania è uno di questi.
Ma è stata
un’unificazione che ha lasciato intatti i Länder coi loro parlamenti e le loro
istituzioni diversissime. Cosí la Svizzera:
la Confederazione per eccellenza, dove
nessuna legge nazionale può essere imposta contro la volontà popolare pena l’annullamento tramite uno dei
frequentissimi referendum.
In altre parole:
una nazione può anche esistere lasciando quasi tutti i poteri a livello locale
e quindi senza uniformare le istituzioni alla moda militare. L’attuali crisi
potrebbe essere l’occasione per rivedere uno sviluppo centralizzante, che per
ignoranza storica e pigrizia mentale è sproloquiato come scontato ed
irreversibile, ma che sulla strada intrapresa sta avendo conseguenze disastrose
che prima o pi colpiranno tutti i Paesi vittima dell’illusione paneuropeistica.
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