Freitag, 29. Juni 2018

Il summit europeo  del 28 giugno  su immigrazione e rifugiati:  la montagna ha partorito il topolino. 


Su qualche testata giornalistica i risultati di questo summit sono presentati come un successo dell'Italia.  Direi invece che si è trattato di un successo della Germania e della Francia, che hanno venduto promesse garantendosi nella sostanza il mantenimento dello status quo.
Per l'Italia non cambierà nulla in meglio: forse non peggiorerà, questo potrebbe essere il successo vantato, ma mi pare poco chiamare successo il mantenimento dello status quo.
La cancelliera tedesca doveva salvare il cu.... poiché messa alle strette dal suo alleato al governo (CSU bavarese) che chiedeva il blocco delle frontiere per i rifugiati: di fatto l’ha ottenuto senza esporsi troppo e perdere, oltre ai voti degli elettori xenofobi, anche quelli dei favorevoli all’accoglienza illimitata.
Dei 10 punti dell’accordo uno potrebbe essere visto come svolta: aiuti all'Africa progettati per lo sviluppo delle economie locali e non per la mera assistenza come ora. Ma questo indirizzo andrebbe grandemente a scapito delle multinazionali che ingrassano sulla miseria del continente africano, e siccome queste sono le stesse che condizionano con i loro lobbisti e coi finanziamenti ai partiti sia i governi europei che la Commissione Europea, non vedo come i suddetti potrebbero cambiare politica. 

Come ottimista penso che le cose continueranno più o meno come ora. 
Come pessimista penso che si arriverà a nuovi scontri armati ed invio di truppe "umanitarie" in Africa (per difendere i territori sottratti ai governi locali dalle multinazionali) ed a ulteriori misure restrittive in Europa (e quindi valanghe di voti a partiti xenofobi).
 Ciò a sua volta giustificherà un sempre maggiore arroccamento dei governi su posizioni conservatrici e un peso crescente della burocrazia dell'UE.

Questo potrebbe a sua volta per ironia della storia condurre alla fine dell'UE nelle sue attuali forme mostruose e preludere ad una ricostruzione dei rapporti fra gli Stati Europei su basi di rispetto della reciproca sovranità. 
Gli interessi in gioco sono enormi e ben dissimulati, con tanto di ricatti reciproci ad ogni mossa in qualunque direzione (se un governo qualsiasi avvia una politica di minore "austerità" insorge il governo tedesco, pungolato dalle banche che guadagnano dall'indebitamento crescente dei Paesi infestati dall'euro ed in particolare i cosiddetti PIIGS).  E se i Paesi disastrati dall'  "austerità" continuano ad obbedire ciecamente al diktat delle banche tedesche, aumenta il rischio di crescita di una dissidenza che potrebbe sfuggire al controllo e condurre alla fine dell'euro come strumento di impoverimento delle masse ed arricchimento delle oligarchie, con l'immediata conseguenza dello sgretolamento dell'UE che appunto dell'euro ha fatto la sua pressocché unica ragione di esistenza. 
Tutta l'attuale politica europea è fortemente impegnata a nascondere i veri interessi  ed a creare capri espiatori contro i quali dirigere la rabbia delle masse. 
Gli strumenti variano a seconda degli strati di popolazione a cui la propaganda è diretta, ma verso tutti lo strumento principale è il comodissimo spauracchio del  "populismo", un termine che non ha significato univoco e nel quale facilmente si fanno rientrare tutti i vizi e l'assenza totale di virtù.
Con una politica tanto miope, lo status quo -disastroso a medio e lungo termine-  può essere mantenuto nell'immediato soltanto con compromessi a catena, ecco perché i "summit" dei pagliacci al governo negli stati europei si susseguono allo stesso ritmo ... dei party Erasmus. E quando anche i compromessi sono troppo impossibili, un bel mercato delle vacche che si conclude ritualmente con... promesse. 

Il futuro appare sempre più fosco, difficile reperire basi solide ed affidabili per rischiare previsioni, purtroppo siamo tutti sepolti da una montagna di notizie false, tendenziose o parziali, scelte ad arte per distrarre dai fatti veri e decisivi e fomentare i conflitti e le "guerre fra poveri" impedendo la costruzione di movimenti alternativi: la crisi delle sinistre in tutta Europa non è un fenomeno atmosferico, ma ha le sue profonde radici oltre che nella saccenza di molti esponenti lontani dalle masse, nella campagna di disinformazione che nemmeno tanti sedicenti professoroni riescono ad individuare poiché incapaci di levarsi gli occhiali ideologici che impediscono loro di vedere la realtà quando essa non corrisponde alle loro convinzioni. 

Ma per tornare al punto di partenza, cioè al summit del 28 giugno scorso, uan valutazione immediata è purtroppo abbastanza facile: l’accordo uscito dal teatrino delle marionette non vale la carta su cui è stato scritto.  

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