Freitag, 17. Februar 2017

Parole e lezioni della storia per interpretare il presente:   dīvide et īmpera


Un ripasso della storia recente per cercare di comprendere i motivi per cui i media occidentali da anni seminano in un crescendo pauroso un odio sempre più irrazionale contro la Russia, cercando in ogni modo di dividere ed inimicare la Federazione Russa dal resto d’Europa, senza badare ai costi enormi (vedi effetti deleteri delle contro-sanzioni, cioè alla risposta russa alle sanzioni  imposte dagli USA e fatte accettare ai governanti europei). 
Alla più completa e cadaverica obbedienza e sottomissione di costoro non deve essere estraneo lo spionaggio NSA: evidentemente gli USA possiedono sufficiente materiale per ricattare tutti i governanti dell'UE, a cominciare dalla cancelliera Merkel, di cui avevano captato addirittura il telefono.    
Ora, per ironia della storia, lo stesso metodo viene usato “in famiglia”, cioè all’interno degli USA fra i due partiti che si spartiscono quasi dinasticamente il potere. Credo che sia proprio questa una delle motivazioni principali dell’odio verso Trump:  ha interrotto una tradizione, l’alternanza dei clan Bush e Clinton.  Tutto sommato non tutto il male vien per nuocere: almeno avendo anche loro il “pazzo in famiglia” saranno costretti a preoccuparsi un pochino di più dei loro affari interni e il resto del mondo potrebbe godere di una piccola pausa per tirare il fiato.

Inizio dal noto detto  attribuito fra i tanti a Machiavelli, di cui riporto la traduzione nelle maggiori lingue parlate nei 26 Paesi membri della NATO (1):
Divide and rule (inglese)
Divide og regla (islandese)
Splitt og hersk (norvegese)
Del og hersk (danese)
Verdeel en heers (olandese)
Aqsam u l-istat (Maltese)
Teile und herrsche, (Teedesco)
Divide y vencerás (Castigliano)
Divideix i venceràs (Catalano) *
Dividir para reinar (Portogallo)
Diviser pour régner : (Francia), (Belgio), (Lussemburgo), (Canada)
Jaga ja valitse (estone)
Skaldi un valdi lettone)
Skaldyk ir valdyk (lituano)
Dziel i rządź (polacco)
Rozděl a panuj (ceco)
Rozdeľ a panuj (slovacco)
Oszd meg és uralkodj (ungherese)
Divide și regula (rumeno)
Разделяй и владей (bulgaro)
Διαίρει και βασίλευε (greco)
Böl ve yönet (turco)
Parve bike û hikm (curdo) **
(*) nell’auspicabile previsione di una secessione della Catatonia, di sicura fede antifranchista e antifascista (come  repubblica, lasciando il re alla Pastiglia.)
(**) una secessione non appare desiderabile per ragioni storiche, geografiche e demografiche,  ma una larga autonomia tipo scozzese sarebbe la soluzione migliore per porre fine al quasi secolare conflitto etnico altrimenti senza vie di uscita.. 

In realtà in tutti i Paesi sopraelencati i pappagalli ai rispettivi  governi ripetono nelle loro varie lingue una sola litania, quella appunto del  dīvide et īmpera, la  vecchia e sempre nuova religione imposta dal capo-bastone della NATO (2), gli USA.
Questo mostro di organizzazione militare, sopravvissuto alla Guerra Fredda - erroneamente considerata conclusa con la dissoluzione dell’Unione Sovietica - ha la sua ragion d’essere unicamente grazie allo spauracchio di una fantomatica aggressione di uno di questi Stati da parte della Federazione Russa. Se il compito della NATO fosse stato veramente quello di proteggere l’Occidente da un attacco sovietico, con lo smembramento del Patto di Varsavia (3) sarebbe cessata la sua ragion d’essere. Al contrario, a partire dalla riunificazione tedesca, la NATO non ha fatto altro che inglobare altri Stati confinanti o comunque strategicamente rilevanti per vicinanza alla Federazione Russa.  Un argomento fasullo viene  spesso avanzato dai pirla per giustificare questo allargamento: Gorbaciov avrebbe ricevuto sì una promessa di non allargamento NATO ai confini russi, ma non venne mai stipulato alcun accordo vincolante in questo senso.
Per capire la stupidità di tale ragionamento basta immaginarsi il caso del vicino di casa che vi piazza una mitragliatrice di fronte alla porta e alle vostre rimostranze si giustifica dicendo che non avete stipulato con lui nessun accordo che glielo vieti. 
Qualcuno potrebbe ribadire che in passato vi erano stati interventi dell’Unione Sovietica (Ungheria 1957, Repubblica Ceca 1968): chiaramente vanno letti nel loro terribile contesto di lotta per la sopravvivenza del blocco ex-comunista, che si confrontava attraverso “guerre per procura” con le invasioni USA di ben altra  portata in quasi tutto il resto del mondo: Corea, Vietnam, senza contarne  gli interventi diretti o pilotati in America Latina o altrove. 
Chiaramente non vi sono stati interventi armati USA nell’area europea sotto l’egemonia statunitense: bastavano le truppe di occupazione NATO a garantire l’obbedienza cieca “perinde ac cadaver”  di tutti i governi nell’Europa Occidentale. La Federazione Russa, certo perché non in grado di contestarle a causa della propria crisi interna in quel periodo,  aveva rinunciato ad opporsi sia allo smembramento violento dell’Ex-Jugoslavia da parte dell’Occidente, USA e NATO  che alla successiva invasione criminale di tipo hitleriano dell’ Irak (una guerra preventiva basata su menzogne appositamente costruite dall'accoppiata Bush & Blair) per ingannare sia i propri cittadini che il resto del mondo . 
E si era addirittura astenuta dall’impedire la distruzione della Libia, operazione giustificata con argomenti dello stesso valore di quelli usati per l’Irak. Soltanto nel caso più clamoroso e perfido, cioè lo sfruttamento delle cosiddette “primavere arabe” da parte del militarismo statunitense per destabilizzare la Siria, l’ultimo alleato russo rimasto nell’area, la Federazione Russa aveva finalmente posto il veto: a quel punto erano ben note  e documentate le manovre (finanziamenti, addestramento di mercenari, fornitura di armamenti) per destabilizzare il regime siriano (un regime né più né meno autoritario o se si vuole dittatoriale ma che almeno per lunga tradizione (orientamento religioso “alevitico”) rifiutava e combatteva il fondamentalismo islamico.
E non deve meravigliare che mentre l’Occidente soggiogato dalla narrazione del militarismo statunitense si stracciava ipocritamente le vesti  sulle repressioni siriane, nella più tetra e peggiore dittatura islamista-fondamentalista non si vedesse nemmeno l’ombra di un qualsivoglia movimento di protesta: un regime armato fino ai denti grazie alle forniture militari immense di Germania, Inghilterra e Stati Uniti: un ricco acquirente di armamenti, di sicura solvibilità grazie al petrolio non poteva certo essere accantonato e quindi il discorso sui diritti umani degli ipocriti governanti occidentali si è sempre fermato ai confini sauditi.
Il discorso sui diritti umani è un’utile arma contro i regimi detestati e quindi va benissimo contro Russia, Cina ed altri, ma non certo contro il cliente migliore (Saudi Arabia) o contro l’alleato più fedele (Israele).
 Il recente viaggio in Europa del nuovo commesso viaggiatore dell’industria bellica USA, nelle sue funzioni di ministro degli Esteri, ha un chiaro messaggio, “comprate più armi”, una parte maggiore del PIL dei Paesi europei deve essere destinata alla difesa, quasi che nella maggioranza di questi Paesi con truppe di occupazione NATO non vi fossero altri problemi e l’economia fosse in pieno sviluppo, senza la spaventosa disoccupazione ben nota.

Ovviamente come tutte le campagne pubblicitarie, anche questa è stata preparata professionalmente e da lunga data:  viste inutili le altre precedenti provocazioni antirusse, di cui cito qui  soltanto a titolo esemplificativo l’aggressione georgiana in Ossiezia (4), significativa poiché già allora, nel 2008, l’Ucraina aveva giocato una parte tanto vergognosa quanto importante: evidentemente per diktat USA aveva cercato di impedire alla flotta russa l’ingresso nei porti in Crimea (che la Russia aveva in affitto) durante il breve conflitto russo-georgiano.

Dunque non è difficile da comprendere perché quando nel 2014 il pericolo di perdere definitivamente le basi militari in Crimea – unica difesa russa nell’area- e vederle cedere alla flotta USA come apertamente programmato dai golpisti di Kiev, il governo della Federazione Russa fu costretto  a  riprendersi esattamente quella parte del territorio storicamente appartenente alla Russia dal 1783 e temporaneamente ceduta all’Ucraina – allora parte dell’UDSSR - da Kruscev nel 1954 (costui lo fece per i propri interessi di potere personali,  per i quali fra l’altro venne di conseguenza destituito). 

La cosa che maggiormente colpisce è l’assoluta incapacità di USA e NATO (non è necessario menzionale l’UE, che in questi casi  è semplicemente esecutrice degli ordini che riceve dagli suddetti) di imparare dagli errori e dai fallimenti ripetuti del più recente passato.
L’identico tentativo di destabilizzazione ed incorporamento dell’Ucraina, per la quale la NATO e gli USA avevano mandato avanti la prostituta UE sempre più vergognosamente al loro servizio, lungi dal consentire l’accerchiamento finale della Federazione Russa ha consentito ad essa di recuperare legittimamente un territorio che culturalmente, linguisticamente, etnicamente e storicamente era parte integrante della nazione russa. 
Anche in questo caso i più servili difensori dell’imperialismo USA hanno gridato alla violazione del “diritto internazionale”, gli stessi vermi che avevano osannato all’invasione USA in Irak ed a tutte le  ingerenze statunitensi nel mondo, benedicendo le secessioni “buone” come quelle del Kosovo, anche se ottenute con non poche vittime civili nei bombardamenti  sulle città serbe, ma dichiarando illegali quelle avvenute con referendum e senza spargimento di sangue come appunto in Crimea. 
E siccome non potevano mandar giù il rospo di aver perduto stupidamente l’occasione di soffiare le basi navali alla Russia,  eccoli  scatenare i loro fedeli cani da guardia ovvero i golpisti ucraini,  in larga misura di fede neonazista ed antisemita, oltre che guidati dal più acerbo odio razziale antirusso (ricordiamo per citarne una la Timoschenko, prima della rivolta “Maidan” immobilizzata su sedia a rotelle che si lamentava del duro carcere inflittole, poi dopo il golpe miracolata più che se fosse andata a Lourdes, e pronta nelle sue testuali parole ad annientare tutti i russi che le fossero capitati a tiro: questi gli eroi che in Occidente i media impongono ai cittadini di osannare. 
Un’ultima obiezione, quella della violazione del trattato di Helsinki (5)  da parte della Russia: già uno sguardo alla data di firma del trattato (1975, cioè quando ancora esisteva l’Unione Sovietica e quindi non c’era un confine fra Russia ed Ucraina) basterebbe a spiegare che talel trattato non può essere invocato per i fatti d'Ucraina. Ma va anche aggiunto che dei vari principi in esso stabiliti, tutti i seguenti sono stati per primi violati dagli USA e dalla NATO:

I. Integrità territoriale degli stati: (vedi: Irak)
II. Risoluzione pacifica delle controversie: (vedi Irak, Serbia, Kosovo)
III. Non intervento negli affari interni: l’elenco sarebbe lunghissimo, è più semplice elencare quel pugno di Stati nei quali non sono documentati  interventi USA.
V. Eguaglianza dei diritti ed autodeterminazione dei popoli: ricordiamo che il Kosovo non soltanto venne strappato dal territorio nazionale serbo con atti di guerra, ma non venne nemmeno svolto un referendum, contrariamente al ritorno pacifico come conseguenza di un referendum della Crimea. 

A rigore si potrebbe affermare che il vero attacco all’integrità territoriale è quello avvenuto con lo smembramento dell’UDSSR  prima, e della Ex-Jugoslavia poi.

Ma anche formalmente, chi parla di violazione di diritto internazionale per la secessione della Crimea, dimostra di non conoscere la materia nemmeno per sentito dire, poiché nel diritto internazionale non è assolutamente contemplato il caso della “secessione”, e ciò per almeno una ragione indiscutibile: la secessione è un fatto “interno ad UNO Stato”  e quindi non può logicamente essere regolata da norme che contemplano unicamente i rapporti fra “Stati diversi”.
Che poi alla secessione sia seguita un'annessione di comune accordo e senza guerra, nn si vede come e con quale diritto Stati da sempre aggressori ed invasori per rapina come gli USA possano aver il benché minimo diritto di contestare tali decisioni.  
Che questa favola della violazione del diritto internazionale o prova di un' ignoranza profonda dei più elementari concetti giuridici sia stata ripresa da tutti i media Occidentali è un'ulteriore dimostrazione dello scadimento di questi servi del potere prezzolati per mentire e disorientare i cittadini spingendoli a credere le scemenze che diffondono agli ordini altrui.

Ma per concludere con una nota meno pessimista:  sia lo spauracchio di future uscite dall’UE, innescate dal Brexit come pure la prossima prevedibile crisi finanziaria (default delle banche italiane e trascinamento nel baratro di buona parte dell’economia europea e mondiale) potrebbero suggerire un cambiamento almeno provvisorio, cioè la fermata temporanea del meccanismo che inevitabilmente porta ad un conflitto militare di grandi dimensioni, per dedicarsi a risollevare le economie più colpite dall’insensata politica neoliberista.
Essa è  sí funzionalissima al disegno imperialista,  ma se sfugge al controllo rischia di compromettere il progetto perverso di assoggettamento del resto del mondo ad una sola super(pre)potenza.

Per quanto possano essere mal digeribili gli altri concorrenti nella lotta per il dominio globale, finché ce ne sono, non tutto è perduto. Per parafrasare il noto motto italico dei tempi delle dominazioni straniere della Penisola (“Francia o Spagna, purché se magna”), si è tentati di dire:  “Russia o Cina, purché la guerra non sia vicina”.  

 Annotazioni

 1) Belgio, Bulgaria, Canada, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Islanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Slovacchia, Spagna, Stati Uniti, Turchia, Ungheria.

(2) Trattato stipulato nel 1949 fra:  Belgio, Bulgaria, Canada, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Islanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Slovacchia, Spagna, Stati Uniti, Turchia, Ungheria. Scioglimento: non previsto, al contrario continuo allargamento probabile fino all’inizio della WWIII.

(3) Trattato stipulato nel 1955 fra: URSS, Polonia, Cecoslovacchia, Repubblica Democratica Tedesca, Romania, Bulgaria, Ungheria e Albania. Scioglimento:  definitivamente nel 1994 col ritiro delle truppe sovietiche da tutti i Paesi aderenti al patto (L’Albania era uscita già nel 1961, la RDT nel 1992).  

(4) Sicuramente la più nota provocazione antirussa prima dei fatti d’Ucraina e ad essi molto simile. Commissionata nel 2008 presidente georgiano Mikhail Saakashvili, in concomitanza coi Giochi Olimpici di Pechino (si contava evidentemente sulla distrazione dell’opinione pubblica mondiale), fu una provocazione che causò moltissime  vittime ed ingenti distruzioni in Ossiezia, ma non ottenne lo scopo desiderato dai suoi mandanti, anzi piuttosto il contrario.
La regione era già stata teatro di conflitti etnici fra cittadini russo-etnici e governo georgiano negli anni 1991-92 (quando per scampare alle persecuzioni georgiane già erano fuggiti in Russia 100.000 cittadini) erano già presenti per trattato internazionale truppe di pacificazione to di pace  ora è praticamente sotto controllo russo . Saakaschwili dovette poi fuggire negli USA poiché ricercato in patria con mandato di cattura. Nonostante il sostegno di Hillary Clinton und John McCain, che lo avevano proposto per il Nobel della Pace (sarebbe stata una decisione perfettamente in linea col medesimo premio concesso ad  Obama !) invece del premio venne unicamente riciclato in Ucraina ed omaggiato di passaporto locale per combattere come governatore di Odessa la corruzione locale – anche questa una scelta logica, visto che il mandato di cattura nei suoi confronti è stato emesso esattamente per reati di corruzione).
in italiano è abbastanza equilibrato per una prima informazione, anche se  per meglio comprendere l’ipocrisia dei commentatori Occidentali si dovrebbero leggere i risultasti delle successive iniziative (commissioni per le indagini sui crimini di guerra attribuiti ad ambo le parti) che hanno confermato sostanzialmente che si era trattato di un’aggressione bella e buona da parte della Georgia. E poiché le forze di cui essa disponeva erano ridicole rispetto a quelle russe, evidentemente il presidente Saakashvili doveva aver ricevuto promesse di aiuto da parte degli USA /NATO, un aiuto che venne a mancare anche perché Gli USA si trovavano a loro volta molto mal messi in Irak. Evidentemente era stata un tentativo che se fosse andato a buon fine (occupazione dell’Ossiezia) avrebbe consentito di realizzare il disegno dell’espansione NATO in Georgia, vero obiettivo dell’operazione. E nel caso fosse andata male, come appunto avvenne, ne avrebbero pagato le conseguenze unicamente i georgiani. Una situazione “win-win” per  USA/ NATO, e questo dovrebbe far riflettere gli scimuniti e probabili futuri emuli di Saakashvili, cioè i governanti dei Paesi Baltici, che continuando ad angariare i cittadini russo-etnici nel loro territorio e ad ammassare armamenti e soldati NATO ai confini russi rischiano un intervento che potrebbe avvenire sul modello di azione USA in “Afganistan” (finanziamento ed armamento dei “patrioti” talibani”) o su quello “Siriano” (armando ribelli e definendoli ”moderati”, un neologismo questo della stessa valenza logica delle “vergini dai candidi manti, rotte di dietro ma sane davanti”.  



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