La scoperta del secolo: era tutto colpa della "Rigidità del mercato del lavoro", trovata la soluzione alla crisi finanziaria.
In una recensione su IL Sole 24 Ore è citata una frase tratta dal libro della neo-eletta alla Corte Costituzionale Silvana Sciarra, L'Europa e il lavoro, Solidarietà e conflitto in tempi di crisi:
""È indubbio, infatti, che la rigidità dei mercati del lavoro europei, impedendo la mobilità tra Stati membri in cui c'è carenza di lavoratori ed altri in cui c'è carenza di lavoro, abbia costituito un fattore di esacerbazione della disoccupazione generata dall'attuale crisi finanziaria.""
Non so dove viva questo personaggio poiché pare non conoscere minimamente l'enorme flusso di giovani laovratori in cerca di lavoro in fuga dai Paesi mediterranei vero quelli dell'Europa Centrale, compresi quelli ex comunisti. Altro che rigidità: la Germania ha da lungo organizzato il reclutamento direttamente in questi Paesi, cosí come fece nel primo dopoguerra quando grazie ai fondi del Piano Marshall stava rimettendo in piedi le industrie e aveva bisogno di manodopera di bassa manovalanza (infatti in Italia reclutava preferibilmente lavoratori privi di mestiere e meglio ancora se privi anche di titolo di studio o addirittura analfabeti, poiché più facili da addomesticare). L'unica differenza è che ora recluta preferibilmente giovani altamente specializzati di cui ha carenza in patria.
La cecità dell'autrice citata è condivisa dai governanti al potere, da quelli nazionali fino al "Politburò" presieduto da Junkers a Bruxelles, che continuano a vedere l'origine della crisi o l'ostacolo al suo superamento unicamente nella "rigidità del mercato del lavoro" mentre osannano alla libertà di movimenti di capitali e sedi fiscali delle imprese (non a caso proprio il lussemburghese Junker è salito al potere nell'UE - grazie forse alle agevolazioni fiscali "legalizzate" concesse a oltre 300 multinazionali che sono state cosí praticamente esonerate dalla contribuzione !).
Costoro evidentemente erano in profondo letargo quando scoppiò la crisi dei "subprime", della "Lehmann-Brother" e la catena di speculazioni che avviarono la crisi finanziaria. Oppure sono convinti che siano stati i lavoratori a speculare coi derivati tossici, non le banche, che poverette dovettero poi essere salvate ed indennizzate per i danni loro causati da questi "lavoratori-speculatori" ultraprotetti appunto dalla "rigidità del mercato del lavoro".
Un'interpretazione della crisi che se fosse vera meriterebbe il Nobel dell'economia.
E dunque la medicina proposta da questi sciamani o stregoni della politica economica è la demolizione dei diritti dei lavoratori e la totale liberalizzazione dei diritti delle imprese, fino al loro esonero dal pagamento delle tasse. Interessantissimo quanto è appena emerso circa le pratiche lussemburghesi per far risparmiare imposte alle multinazionali che ivi avevano trasferito la loro sede, oltre 300 casi: ma la Troika non era andata in Grecia ad imporre un sistema più efficiente di prelievo fiscale dichiarando che era l'inefficienza del fisco locale ad aver causato l'indebitamento irrimediabile del Paese? Costoro dirigevano l'attenzione del pubblico sull'operazione di chiusura della falla fiscale in Grecia mentre nello stesso tempo allargavano a dismisura quella da sempre già esistente in Lussemburgo! Falsità, ipocrisia e sfacciataggine vanno sempre insieme, ma in questo caso sembra che costoro abbiano anche perduto il senso della misura. O credono che i cittadini europei siano dei perfetti sprovveduti creduloni minchionabili senza sforzo. I lavoratori dovranno dunque scendere in piazza e con le loro democratiche proteste risvegliare dal letargo sia i governanti europei che il Politburò a Bruxelles, cosí come avvenne 25 anni or sono per far cadere un altro Politburò a Berlino Est.
Una rivoluzione democratica appare ormai inevitabile, poiché se dovesse prevalere questa sciagurata concezione dell' Europa si cementerebbe ed aggraverebbe la disparità di sviluppo fra i Paesi membri: alcuni avviati verso uno sviluppo accelerato fondato sulla moderazione salariale dei propri lavoratori garantita dall'esistenza di "gabbie salariali" (in Germania ad es. le regioni dell'ex RDT) mentre gli altri Paesi finirebbero per essere equiparati appunto alla RDT e trasformati in serbatoi di manodopera "a domanda" ed a basso prezzo.
Che il PD sia per questa linea è chiarissimo da lungo, avendo cessato (se mai lo è stato) di essere partito dei lavoratori. Se a questa fallimentare e cinica politica si associasse come sembra di capire anche il M5S, lo spazio per una difesa democratica dei diritti sparirebbe e rimarrebbe unicamenete la via di una rivoluzione democratica. La situazione non appare migliore nemmeno negli altri Paesi colpiti dalla crisi, e non occorre essere é profeti né spie dei servizi segreti per capire che dietro le manovre politiche scoperte è in corso uno svuotamento della democrazia e dei diritti civili senza precedenti.
Per l'Europa tutta manca soltanto più la firma sotto il trattato di "resa incondizionata" al modello economico USA (il famigerato TTIP) e poi l'EU sarà a pieno titolo una colonia americana sostituendosi in questo ruolo all'America Latina che dopo un secolo di servitù è riuscita in larga parte ad emanciparsi e liberarsi dal giogo yankee.