Montag, 24. Juni 2013

  „Cupio dissolvi“ : ecco l’obiettivo vero dei governanti italiani.



Premessa
Chiunque con distaccato interesse e non coinvolto nelle prevedibili conseguenze del degrado politico italiano dovesse valutare in due parole l’operato dei governanti durante gli anni più recenti non dovrebbe cercare a lungo, anzi basterebbe una parola sola: autodistruzione.
Tuttavia la locuzione latina è più efficace poiché rileva il desiderio compiaciuto di estinguersi. Chiaramente non servirà a raggiungere un obiettivo più alto, come nell’epistola dell’apostolo Paolo da cui è tratta, cioè a ricongiungersi con la divinità, ma per andare all’inferno, cioè nella pattumiera della storia (già piena di governanti italiani privi del benché minimo scrupolo ed indegni nel modo più assoluto delle funzioni di cui abusano vergognosamente).
Curiosamente, nella loro maggioranza gli italiani continuano a sostenere e legittimare questo marciume, segno che o si sono adattatati ad esso o non riescono ad immaginare alternativa, come i maiali che non conoscono altro che il loro porcile, nel quale infatti restano o ritornano anche se si lascia la porta aperta. 
Dunque nel loro insieme i politici italiani sono innegabilmente legittimati a continuare come ora. Per chi non ha ancora perduto il senso dell’olfatto e non concorda con la maggioranza insensibile al fetore politico, la cosa che più infastidisce dei politici e dei loro servitori (giornalisti e commentatori foraggiati dai partiti, portaborse, fiancheggiatori, raccoglitori di briciole, e altri vermi)  è tuttavia l’arroganza irresponsabile, che in bocca a mentitori, corrotti, e comunque inetti suona ancor più intollerabile. 


Alla ricerca di spiegazioni
Dei sostenitori dei partiti di destra, Lega, PDL  e simili è inutile oltre che superfluo parlare.
Serve a poco anche parlare delle sedicenti sinistre, che ormai si sono auto-escluse da ogni possibile redenzione (PD in testa) ma è utile per capire il perché appunto la politica italiana viaggia all’insegna del “cupio dissolvi”.
Il successo delle destre in Italia è stato sempre dovuto al fallimento delle sinistre, dal 1921 in poi, se non prima. Ma quali sono i tratti distintivi ed i meccanismi che conducono regolarmente a questi fallimenti? Fallimenti che non sono nella natura delle cose
Poiché abbiamo esempi storici di governi di sinistra giunti al potere con elezioni indubbiamente democratiche e che solo colpi di Stato hanno potuto liquidare (v. 11 settembre 1973 in Cile ad es.).
Dunque il caso italiano ha peculiarità che necessitano spiegazione. Una è sicuramente la staticità del voto: una gran percentuale vota per l’uno o l’altro schieramento per “partito preso”  così come si tifa per una squadra di calcio (non importano i giocatori ma la maglietta che indossano). O scelgono un partito non per convinzione ma per odio verso quello avversario. O semplicemente perché hanno un “compaesano” influente nel partito e questo è quanto loro interessa per ottenere eventuali favori, del programma e di tutto il resto non importa loro nulla. In questo sconsolante paesaggio confermato dalle ricerche sociologiche l’unica nota positiva è l’aumento costante dei non votanti, che altrove sarebbe
un problema ma che  in Italia già è un passo avanti poiché almeno dimostra che nessuna delle motivazioni negative sopra ricordate fa più presa.


Partiti e Movimenti
Ovviamente i partiti politici non sono indifferenti a questa tendenza al non voto anche se in certa misura, finché non perdono terreno, della maggiore o minore legittimazione non si curano. Al contrario sono invece tutti uniti e preoccupatissimi per la tendenza opposta: il voto ai Movimenti non omologati al loro modo indegno e corrotto di far politica.  
La novità inattesa dell’ultima tornata elettorale è stato il successo innegabile del Movimento 5 Stelle (M5S), che fra gli elettori in Italia è risultato il primo partito (il PD l’ ha superato ottenendo più seggi in parlamento grazie unicamente ad una legge elettorale  indegna di un Paese civile e grazie ai voti degli italiani all’estero tendenzialmente più conservatori degli elettori metropolitani (anche dunque a prescindere dai documentati boicottaggi o escludendo la ripetizione dei brogli in grande stile della tornata precedente).
In periodo pre-elettorale la TV di regime (che per la stragrande maggioranza degli italiani è l’unica fonte di informazione) e la parimenti  corrotta stampa (tenuta in vita solo grazie ai regali del regime che quindi deve sostenere senza rispetto alcuno per la verità) avevano scelto di ignorare semplicemente il  M5S.
Preso atto a malincuore dei risultati, la prima reazione dei media è stata il disprezzo  verso i neo-eletti  del M5S, subito definiti inesperti o incapaci: in un certo senso a ragione poiché essi non possiedono effettivamente le qualità dei parlamentari dei partiti tradizionali, che sono invece grandi “esperti”: di corruzione, menzogne, e certo “capaci” … di tutto, pur di restare al potere).  
E’ pur vero che fra gli eletti del M5S non sono capitati sempre i migliori, ma per lo meno non si registra alcun delinquente, cosa scontata in tutto il mondo ma contraria alla tradizione italica, dove i partiti tradizionali mandando in Parlamento delinquenti altrimenti in galera senza il regalo dell’immunità, si garantiscono da costoro l’obbedienza più cieca ed il silenzio assoluto.
 La reazione dei media e la loro strategia successiva ed in corso è stata la diffamazione continua del M5S, (volgare e infantile ma efficace su un pubblico ormai assuefatto alle menzogne e reso incapace di valutare): interviste a sedicenti elettori pentiti, con distorsione di fatti e manipolazione di dichiarazioni  dei parlamentari neo-eletti e certo non esperti nel tacere e mentire.
I partiti della destra e la Lega hanno reagito con insulti e minacce, una prova confortante che non hanno altri argomenti, oltre che una conferma del loro basso livello.
 Il PD come partito e molti suoi veri o sedicenti elettori hanno invece mal reagito al rifiuto del M5S di coalizione (che poi significava semplice sottomissione agli obiettivi non tutti dichiarabili di questo aborto di sinistra).
Sono ancora in largo numero i “delusi” che si erano illusi di vedere un rinnovamento della politica italiana in una collaborazione PD e M5S. Sarebbe stata la fine ingloriosa del M5S e la conferma che in Italia soltanto vale la legge del Gattopardo “cambiare tutto affinché tutto resti come prima”. Il M5S non avrebbe mai potuto coprire tutte le oscenità ed i compromessi, le connivenze col PDL di cui il PD si era e si rende colpevole ingannando i suoi stessi elettori.
Quella del M5S è stata una scelta logica ed onesta (hanno mantenuto la promessa elettorale di non coalizzarsi con alcuno dei partiti tradizionali).
In altre occasioni una soluzione sarebbe stata possibile, come più volte sperimentato, con un governo di minoranza col sostegno esterno del M5S, che avrebbe votato solo i provvedimenti coerenti con le proprie promesse elettorali. Ma evidentemente questo non andava bene al PD, poiché i suoi dirigenti avevano alle spalle troppi anni di collusione col PDL e troppi scheletri negli armadi probabilmente, per rischiare di presentare provvedimenti che poi il M5S avrebbe rifiutato poiché riconoscibilmente disonesti.
L’unica opzione per il PD è stata quella logica di continuare come prima, con l’unica novità di farlo apertamente, cioè vendendosi pubblicamente al PDL. Manca soltanto più l’ultimo e culminante atto della vergogna, ma sta arrivando ed è inevitabile: l’assoluzione del delinquente. Sarà la prima volta che in un Paese nominalmente democratico un partito di sinistra assolve un delinquente di destra definitivamente condannato garantendogli immunità.  La classe operaia che ai tempi della Rivoluzione russa doveva “dirigere tutto” in Italia dovrà invece ingoiare anche questo ennesimo rospo e “digerire” tutto come mi ha argutamente ricordato l’amico Mirco.    
 
Ultima a morire, la logica.
C’è infine un aspetto curioso che per va ricordato per concludere, dimostrando che oltre alla democrazia, ai principi morali, alla verità, perfino la logica sparisce quando la corruzione non ha freni.  
Non passa giorno che da qualche parte in rete o sulla stampa di regime qualcuno non attacchi il M5S con la formula “tutta colpa di Grillo”.
Siamo al caso ricordato nella favola del lupo e dell’agnello, che bevendo a valle avrebbe inquinato l’acqua a monte: Grillo ed il M5S si sono attivati politicamente soltanto da un triennio ed alle elezioni politiche si sono presentati soltanto quest’anno.
Attribuire loro gli errori e la rovina dell’Italia, con governanti in odore di mafia con la quale sembra abbiano trattato le più alte (formalmente) autorità,  uno sfacelo economico e morale causato da decenni di malgoverno e collusioni delle sinistre col potere corrotto, è un’offesa alla logica, che richiede una causa anteriore per piegare gli effetti successivi.
Se dunque si prescinde anche dalla logica, cade anche l’ultimo criterio per poter giudicare le argomentazioni, quindi tutte le opinioni si equivalgono, conta chi sa mentire più elegantemente o spudoratamente. Ed in questo sappiamo che l’ignobile gara è da lungo aperta in parlamento come nel Paese: se per le menzogne esistesse un libro dei Guinness, i pariti italiani l’avrebbe assicurato.     

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